domenica 4 dicembre 2011

La mia recensione a "L'uomo nero e la bicicletta blu" di E. Baldini

«Ma forse è meglio che adesso vi racconti la storia dall'inizio. Tutto era cominciato a dicembre dell'anno prima, quando Cicognani aveva messo nella vetrina del suo negozio quella bici con le finiture cromate».

Come riesce agli autentici narratori, Eraldo Baldini ci fa vedere il mondo con il gusto della burla e dell'invenzione, con lo stupore di un bambino fantasioso e disperato, costretto a inventarsi ogni giorno il suo posto nel mondo. Ci fa ridere di cuore. Ma ci fa anche rabbrividire, per come racconta la banalità del male. Per la malinconia che ci consegna, per ciò che abbiamo perduto.
Il fratellino furbo riesce sempre a fargli fare brutta figura. Il papà vende bestiame e sogna Marilyn, ma affari non ne fa. Il nonno, reduce di guerra, ha sempre il fucile in mano. La mamma sforna crostate buonissime e riesce a far vivere con dignità la famiglia sempre piú povera. Lui vive in un mare di storie e inventa mille lavori per comprarsi un giorno l'oggetto dei suoi sogni. Poi arriva Allegra, bella e diversa, e Gigi sente finalmente che anche lui può conquistare la Luna. La bellezza e l'amore, il male e il dolore irrompono insieme nella sua vita. E quel meraviglioso 1963 diventa l'anno in cui tutto cambia. Per sempre. Un romanzo che svela il passaggio misterioso e crudele dalla luce dorata dell'infanzia, come una porta che si chiude. E insieme ne mantiene lo splendore.
L'Uomo Nero e la bicicletta blu ci immerge nell'Italia ancora povera degli anni Sessanta. In un mondo rurale affollato di figure comiche, di personaggi sgangherati eredi di una lunga tradizione letteraria di irresistibili folli della pianura, di campioni di una secolare civiltà contadina che comincia appena a essere scossa dal mondo moderno, dalle missioni spaziali, dal cinema in technicolor. Il Morto, dato per defunto dopo l'alluvione e ricomparso. La Rospa, decollata sulla rampa d'ingresso di casa a seguito di un'esplosione e atterrata sul tetto del pollaio. La Tugnina, che infila l'Uomo Nero in ogni favola per fargli mangiare tutti. Ma a Gigi, che ha il dono di trasfigurare il mondo con le sue storie, a Gigi che si nutre di astuzie in un mondo crudo e insieme pieno di magia, toccherà in sorte di capire che l'Uomo Nero non esiste solo nelle fiabe.

Un romanzo da leggere tutto d'un fiato, divertente e struggente allo stesso tempo, dove si fondono magistralmente commedia e tragedia, freschezza e grande mestiere narrativo. Forse il libro più bello di Baldini, uno degli autori italiani più bravi e originali, adorato da molti lettori ma inspiegabilmente mai premiato dal successo che meriterebbe.
La scrittura pulita e fluida rende la lettura scorrevole e fa sì che il lettore venga attratto e coinvolto fino all'ultima pagina. Davvero bello. Fino in fondo.

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