domenica 25 dicembre 2011

Giorgio Bocca e il suo contributo al giornalismo...

Si è spento oggi, alla bella età di 91 anni, Giorgio Valentino Bocca, giornalista e scrittore italiano.

La sua storia: studiò alla facoltà di Giurisprudenza a Torino; si iscrisse al Gruppo Universitario Fascista (Guf), in cui divenne piuttosto noto a livello provinciale, anche per i suoi risultati nelle competizioni sciistiche. Allo scoppio della guerra, ormai ventenne, venne chiamato alle armi come allievo ufficiale negli Alpini.

Giorgio Bocca iniziò a scrivere da adolescente, dalla seconda metà degli anni Trenta, su periodici a diffusione locale. Successivamente, dal 1938 al 1943, scrisse per la testata cuneese La Provincia Grande, Sentinella d'Italia.
Alla fine della lotta partigiana, riprense l'attività giornalistica, scrivendo per il giornale di Giustizia e Libertà. Dopo la guerra lavorò per la Gazzetta del Popolo, quindi per L'Europeo e Il Giorno. Negli anni Sessanta si affermò come inviato speciale con inchieste sulla realtà italiana.

Nel 1975 sostenne che l'esistenza delle Brigate Rosse fosse in realtà una favola raccontata agli italiani dagli inquirenti e dai servizi segreti. Qualche anno più tardi rivide pubblicamente queste sue posizioni.

Nel 1976 fu tra i fondatori del quotidiano la Repubblica, con cui da allora collaborò ininterrottamente.

Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta ebbe anche un'esperienza nel giornalismo televisivo: a partire dal 1983 ideò e condusse una serie di trasmissioni per le reti Fininvest: Prima pagina, Protagonisti, 2000 e dintorni, Il cittadino e il potere.
È stato anche opinionista per i programmi Dovere di cronaca e Dentro la notizia. Nel 1989 ha condotto per Canale 5 un'inchiesta sul terrorismo italiano e internazionale degli anni '70-'80 dal titolo «Il mondo del terrore».

L'11 aprile 2008 gli è stato consegnato nella sua casa milanese con una cerimonia privata dal presidente della Giuria Italo Moretti, il Premio Ilaria Alpi alla carriera 2008, giunto ora alla sua quarta edizione (i vincitori delle passate edizioni, sono stati Enzo Biagi (2005), Ryszard Kapuscinski (2006) ed Emilio Rossi (2007)).

Dalla pratica del giornalismo nacque la sua attività di scrittore, con i suoi libri a sfondo sociale e di costume. Il suo interesse si spostò sulla crisi sociale, che - nella sua interpretazione dei fatti - generava il terrorismo, di cui scrisse la storia e intervistò i protagonisti. Si interessò frequentemente di aspetti relativi al divario geografico dell'economia e del sociale d'Italia, scrivendo di fatti inerenti la questione meridionale e l'avvento del fenomeno leghista all'inizio degli anni anni Novanta.

Bocca scrisse anche diverse importanti opere storiche, tra cui alcune sulla sua esperienza partigiana.

Nel 2000 vinse il premio letterario Gandovere-Franciacorta nella sezione testimonianze.

L'orientamento politico nel corso del tempo si è rivelato variegato e percorso da un'analisi acuta ma originale dei fenomeni italiani. Ha fatto molto discutere, e sono stati scritti al riguardo articoli di fuoco, nella prima metà degli anni Novanta, la sua adesione ad alcune mozioni della nascente Lega Nord, che poi contrasterà, tra le menti più lucide al riguardo, con tutta la politica della destra italiana al potere. All'inizio dell'ascesa di Bettino Craxi ai vertici del Partito Socialista Italiano, si ricordano alcuni articoli elogiativi di Bocca, che poi però fu uno dei più accerrimi nemici del modo di fare politica amorale e della cosiddetta Milano da bere incarnata in Craxi. Profondamente critico nei confronti della globalizzazione, nelle sue ultime opere dà una lettura assai negativa dell'ascesa politica di Silvio Berlusconi e della politica statunitense di stampo conservatore.

Negli ultimi anni Bocca - oltre ad essere pervaso da un pessimismo cosmico sulla capacità del suo Paese di rialzare la testa e di riconquistare il pudore perduto - si è contrapposto anche ad alcuni tentativi di revisione critica della Resistenza; in particolare, si ricorda una sua polemica con Giampaolo Pansa, che pure era stato suo compagno d'avventura prima a La Repubblica, poi a l'Espresso. Lancia per questo, dalle pagine del quotidiano la Repubblica, numerosi moniti rivolti alle nuove generazioni perché ricordino i valori fondanti della nostra Repubblica.

Intervistato da l'Espresso, nel 2007, dichiarò: «Sono certo che morirò avendo fallito il mio programma di vita: non vedrò l’emancipazione civile dell’Italia. Sono passato per alcuni innamoramenti, la Resistenza, Mattei, il miracolo economico, il centro-sinistra. Non è che allora la politica fosse entusiasmante, però c’erano principi riconosciuti: i giudici fanno giustizia, gli imprenditori impresa. Invece mi trovo un paese in condominio con la mafia. E il successo di chi elogia i vizi, i tipi alla Briatore».

Nel 2011 in un'intervista ha affermato che nel meridione d'Italia vi sarebbe un "contrasto tra paesaggi meravigliosi e gente orrenda, un'umanità repellente.

fonte: Wikipedia

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