"Chi si metterà a leggere queste pagine, forse sarà un po' spiazzato, almeno all'inizio. Forse non ritroverà subito la Barbara d'Urso che è abituato a conoscere dalla televisione e dai giornali. Imparerà invece a conoscere Carmelita, la bambina che ero, l'adolescente che sono stata, e poi la giovane donna che ha imparato a mordere la vita, a cadere, a rialzarsi, a fallire, a vincere. Quando ho cominciato a scrivere questo libro, non avevo idea di quello che mi aspettava. Un libro su di me. Che non fosse, però, la mia autobiografia. Che ci vuole, mi sono detta? Ci vuole molto, moltissimo dolore. Per me tutto questo è stato importante, ma difficilissimo. Talmente difficile da dover chiedere un aiuto, un grande aiuto, all'unica persona che poteva darmelo: mia madre, la mia adorata mamma, che mi ha lasciata quando avevo solo undici anni, dopo una malattia devastante durata più di tre anni. Ho chiesto aiuto a lei, cui mi rivolgo in una lunga lettera appassionata e dolorosa, a tratti, divertita e allegra, in altri."
Barbara d'Urso non si era mai messa così tanto in gioco. "Tanto poi esce il sole" è un libro commovente e intenso, porta alla luce le sue ferite più intime, i suoi dolori più segreti. Ma mai la sofferenza è fine a se stessa: in ogni pagina, anche la più tragica, passa una vena di forza, la spinta a reagire, a tirare su la testa, a guardarsi intorno e poi dentro di sé, e a sorridere. A tenere sempre viva la speranza che qualunque cosa accada, alla fine poi esce sempre il sole.
Barbara d'Urso non si era mai messa così tanto in gioco. "Tanto poi esce il sole" è un libro commovente e intenso, porta alla luce le sue ferite più intime, i suoi dolori più segreti. Ma mai la sofferenza è fine a se stessa: in ogni pagina, anche la più tragica, passa una vena di forza, la spinta a reagire, a tirare su la testa, a guardarsi intorno e poi dentro di sé, e a sorridere. A tenere sempre viva la speranza che qualunque cosa accada, alla fine poi esce sempre il sole.
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