La Thomson Reuters Foundation e il Barilla Center for Food and Nutrition hanno annunciato i finalisti del Media Sustainability Food Award 2018, un premio che mira a valorizzare il lavoro svolto da parte di giornalisti professionisti e talenti emergenti provenienti da tutto il mondo sul tema delle sfide del sistema alimentare globale.
Una giuria di esperti - composta da professionisti di spicco nel campo del giornalismo, della fotografia, delle politiche alimentari, della sostenibilità agricola e della ricerca - ha selezionato un totale di 12 finalisti nelle 4 categorie di premi; giornalismo e multimedia, sia pubblicati che inediti, basati su una serie di criteri tra cui la sostanza, l'originalità e la creatività.
I vincitori saranno annunciati in occasione del 9 ° “Forum internazionale su Alimenti e Nutrizione” del Barilla Center for Food and Nutrition il 27 novembre prossimo.
Per visualizzare i lavori dei finalisti, clicca qui
... dalla Divina Commedia ad Harry Potter, passando per Gutenberg, gli e-books, i social-media, la grammatica italiana e le recensioni, la poesia e i classici, la letteratura per i bambini di ieri, oggi e domani, la fotografia e l'arte, le nuove forme di comunicazione... e giù giù fino all'editoria, alle biblioteche, agli incipit, agli appuntamenti letterari, alle mostre, alle novità, agli esordienti. Per i quali - non lo nego - ho un debole...
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giovedì 18 ottobre 2018
La sostenibilità alimentare raccontata da giornalisti, fotografi, videoreporter, storyteller: ecco i finalisti del Premio Barilla & Thomson Reuters
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venerdì 16 giugno 2017
"Premio Gran Giallo Città di Cattolica" - la finale della 44a edizione
Giunto alla 44ª edizione, torna puntuale il "Premio Gran Giallo Città di Cattolica", primo e più antico concorso rivolto al miglior racconto inedito del mondo del giallo e del mistero organizzato dal Comune di Cattolica Assessorato alla Cultura in collaborazione con Il Giallo Mondadori.
Nato nel 1973 dall'estro creativo di Enzo Tortora con Alberto Tedeschi e Oreste del Buono si fonda sulla passione per il giallo e il noir di tanti italiani e sul lavoro, l'analisi attenta, l'esperienza e il fiuto di una giuria d'eccezione formata da: Cristiana Astori, Annamaria Fassio, Franco Forte, Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi, Marinella Manicardi, Andrea G. Pinketts e Simonetta Salvetti.
Da sempre per i partecipanti il Premio diventa una trampolino di lancio verso il mondo della narrativa italiana di genere: Secondo Signoroni, Loriano Macchiavelli, Carlo Lucarelli e Andrea G. Pinketts sono solo alcuni dei nomi dei grandi che annoverano la vittoria del Premio Cattolichino nel loro palmarès. La pregiuria formata da Michele Catozzi, Diego Di Dio, Antonino Fazio, Diego Lama e Ilaria Tuti, ha selezionato la rosa dei 10 finalisti. Tra questi si nasconde il vincitore, che verrà incoronato alla fine di una manifestazione interamente dedicata al Giallo e al noir, con un programma ricco e articolato.
L'apertura del festival, mercoledì 21 giugno vedrà il Gran Giallo diventare “piccolo” ma solo per il target di riferimento del pubblico. Nasce infatti dalla collaborazione con la collana Piccoli Brividi Mondadori un giallo itinerante per bambini. Kids Corner e photocall saranno collocati nei principali luoghi della città con regali e sorprese per giallisti in erba. I piccoli detective troveranno i punti gialli al Parco della Pace il 21 giugno alle ore 17.00 e in Piazza Mercato alle ore 20.00 e in Piazza I Maggio il 22 e 23 Giugno alle ore 21.00. Al True Crime e al processo mediatico sarà invece dedicata la serata di giovedì 22 giugno. Dalla cronaca nera al giallo in TV e al cinema, protagoniste saranno le vicende criminali che hanno diviso l'opinione pubblica. Sul palco della principale piazza della Regina, alle ore 21, saliranno lo psichiatra Alessandro Meluzzi, il criminologo e investigatore Fabio Federici e il critico cinematografico Valerio Caprara che affronterà il tema della trasposizione televisiva e cinematografica del crimine. Il dibattito sarà moderato dalla giornalista Ilaria Mura, volto femminile della trasmissione Quarto Grado. Come nei miglior topos letterari anche gli scrittori tornano sempre sul luogo del delitto ovvero al Premio che per molti di loro ha rappresentato l'inizio della carriera letteraria. Venerdì 23 giugno alle ore 21, in Piazza I Maggio, Diego Di Dio, Diego Lama e Andrea Franco presenteranno i loro ultimi lavori e al dibattito, moderato da Franco Forte, direttore de I Gialli Mondadori parteciperanno anche Cristiana Astori e Gianfranco Marzano autori della nuova serie a fumetti The Professor e Andrea G. Pinketts, storico giurato del Premio che ci farà conoscere il suo nuovo romanzo Sangue di Yogurt. La serata proseguirà varcando idealmente La porta rossa. La fortunatissima serie tv firmata Carlo Lucarelli sarò lo spunto per parlare del poliziesco, del romance e del paranormale insieme allo scrittore e al protagonista della fiction, l'attore Lino Guanciale.
Le cerimonie di premiazione caratterizzeranno la prima parte della sera di sabato 24 giugno. Verranno infatti premiati il racconto vincitore del Premio Gran Giallo città di Cattolica. Ma come solo nei migliori thriller, noir e gialli, un colpo di scena caratterizzerà l'ultima serata del Premio. Il festival si chiuderà infatti con un' apertura. Il 24 giugno in collaborazione con il Circolo del Cinema Toby Dammit e Giometti Cinema verrà presentato il progetto della nuova arena cinematografica Snaporaz che verrà in seguito allestita in Piazzetta Pritelli e che trasformerà Cattolica in un cinema sotto le stelle per tutta l'estate. Per celebrare l'evento, in Piazza Mercato arriverà il cinema e i festeggiamenti di un compleanno cinematografico: Suspiria, celebre pellicola del maestro dell'horror italiano Dario Argento che compie 40 anni. Per l'occasione verrà proiettato il film in una veste inedita. In arrivo a Cattolica infatti un evento epico di quelli che capitano una volta ogni decade, i Goblin di Claudio Simonetti si esibiranno dal vivo eseguendo l'intera colonna sonora dal vivo. Il cinema tornerà anche domenica 25 giugno, alle 21 in Piazza Mercato con l'anteprima del film In a Lonely Place del regista riminese Davide Montecchi.
Non mancheranno enigmi e misteri, divertimento, approfondimento. Intanto, ecco i 10 racconti finalisti e i loro autori in ordine alfabetico: Puntaspilli - Alessio Barbieri; Il caso della mortale commedia - Elisa Bertini; Baionetta - Marco Bertoli; Mors tua vita mea - Gianluca d'Aquino; Metropolitana - Lidia Del Gaudio; La calda notte dell'ispettore Murtas - Luca di Gialleonardo, Liudmila Gospodinoff; La legge delle cose - Francesco Grimandi; Signorina Maestra - Antonella Mecenero; La croce nel cuore - Michele Scoppetta; Dentro al Mirino - Elena Vesnaver.
Per informazioni Simonetta Salvetti Ufficio Cinema-Teatro Comune di Cattolica 0541-966778 www.mystfest.com www.cattolica.net

Nato nel 1973 dall'estro creativo di Enzo Tortora con Alberto Tedeschi e Oreste del Buono si fonda sulla passione per il giallo e il noir di tanti italiani e sul lavoro, l'analisi attenta, l'esperienza e il fiuto di una giuria d'eccezione formata da: Cristiana Astori, Annamaria Fassio, Franco Forte, Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi, Marinella Manicardi, Andrea G. Pinketts e Simonetta Salvetti.
Da sempre per i partecipanti il Premio diventa una trampolino di lancio verso il mondo della narrativa italiana di genere: Secondo Signoroni, Loriano Macchiavelli, Carlo Lucarelli e Andrea G. Pinketts sono solo alcuni dei nomi dei grandi che annoverano la vittoria del Premio Cattolichino nel loro palmarès. La pregiuria formata da Michele Catozzi, Diego Di Dio, Antonino Fazio, Diego Lama e Ilaria Tuti, ha selezionato la rosa dei 10 finalisti. Tra questi si nasconde il vincitore, che verrà incoronato alla fine di una manifestazione interamente dedicata al Giallo e al noir, con un programma ricco e articolato.
L'apertura del festival, mercoledì 21 giugno vedrà il Gran Giallo diventare “piccolo” ma solo per il target di riferimento del pubblico. Nasce infatti dalla collaborazione con la collana Piccoli Brividi Mondadori un giallo itinerante per bambini. Kids Corner e photocall saranno collocati nei principali luoghi della città con regali e sorprese per giallisti in erba. I piccoli detective troveranno i punti gialli al Parco della Pace il 21 giugno alle ore 17.00 e in Piazza Mercato alle ore 20.00 e in Piazza I Maggio il 22 e 23 Giugno alle ore 21.00. Al True Crime e al processo mediatico sarà invece dedicata la serata di giovedì 22 giugno. Dalla cronaca nera al giallo in TV e al cinema, protagoniste saranno le vicende criminali che hanno diviso l'opinione pubblica. Sul palco della principale piazza della Regina, alle ore 21, saliranno lo psichiatra Alessandro Meluzzi, il criminologo e investigatore Fabio Federici e il critico cinematografico Valerio Caprara che affronterà il tema della trasposizione televisiva e cinematografica del crimine. Il dibattito sarà moderato dalla giornalista Ilaria Mura, volto femminile della trasmissione Quarto Grado. Come nei miglior topos letterari anche gli scrittori tornano sempre sul luogo del delitto ovvero al Premio che per molti di loro ha rappresentato l'inizio della carriera letteraria. Venerdì 23 giugno alle ore 21, in Piazza I Maggio, Diego Di Dio, Diego Lama e Andrea Franco presenteranno i loro ultimi lavori e al dibattito, moderato da Franco Forte, direttore de I Gialli Mondadori parteciperanno anche Cristiana Astori e Gianfranco Marzano autori della nuova serie a fumetti The Professor e Andrea G. Pinketts, storico giurato del Premio che ci farà conoscere il suo nuovo romanzo Sangue di Yogurt. La serata proseguirà varcando idealmente La porta rossa. La fortunatissima serie tv firmata Carlo Lucarelli sarò lo spunto per parlare del poliziesco, del romance e del paranormale insieme allo scrittore e al protagonista della fiction, l'attore Lino Guanciale.
Le cerimonie di premiazione caratterizzeranno la prima parte della sera di sabato 24 giugno. Verranno infatti premiati il racconto vincitore del Premio Gran Giallo città di Cattolica. Ma come solo nei migliori thriller, noir e gialli, un colpo di scena caratterizzerà l'ultima serata del Premio. Il festival si chiuderà infatti con un' apertura. Il 24 giugno in collaborazione con il Circolo del Cinema Toby Dammit e Giometti Cinema verrà presentato il progetto della nuova arena cinematografica Snaporaz che verrà in seguito allestita in Piazzetta Pritelli e che trasformerà Cattolica in un cinema sotto le stelle per tutta l'estate. Per celebrare l'evento, in Piazza Mercato arriverà il cinema e i festeggiamenti di un compleanno cinematografico: Suspiria, celebre pellicola del maestro dell'horror italiano Dario Argento che compie 40 anni. Per l'occasione verrà proiettato il film in una veste inedita. In arrivo a Cattolica infatti un evento epico di quelli che capitano una volta ogni decade, i Goblin di Claudio Simonetti si esibiranno dal vivo eseguendo l'intera colonna sonora dal vivo. Il cinema tornerà anche domenica 25 giugno, alle 21 in Piazza Mercato con l'anteprima del film In a Lonely Place del regista riminese Davide Montecchi.
Non mancheranno enigmi e misteri, divertimento, approfondimento. Intanto, ecco i 10 racconti finalisti e i loro autori in ordine alfabetico: Puntaspilli - Alessio Barbieri; Il caso della mortale commedia - Elisa Bertini; Baionetta - Marco Bertoli; Mors tua vita mea - Gianluca d'Aquino; Metropolitana - Lidia Del Gaudio; La calda notte dell'ispettore Murtas - Luca di Gialleonardo, Liudmila Gospodinoff; La legge delle cose - Francesco Grimandi; Signorina Maestra - Antonella Mecenero; La croce nel cuore - Michele Scoppetta; Dentro al Mirino - Elena Vesnaver.
Per informazioni Simonetta Salvetti Ufficio Cinema-Teatro Comune di Cattolica 0541-966778 www.mystfest.com www.cattolica.net
venerdì 7 aprile 2017
Il mondo dell'editoria tra i protagonisti del 65° Trento Film Festival
Il mondo dell'editoria sarà tra i protagonisti della 65. edizione del Trento Film Festival. Per gli autori e per gli aspiranti tali, il programma della manifestazione proporrà due interessanti incontri per conoscere ancora meglio in mondo dell’editoria, i suoi ingranaggi, il dietro le quinte dei libri, partendo dalla scintilla creativa fino all’arrivo in libreria.
Il primo incontro, relativo alla saggistica e alla narrativa, della durate di un giorno, si svolgerà il 29 aprile, dalle 9.30, al Mondadori Bookstore di Trento (Via San Pietro, 19) e vedrà come ospiti Emanuele Basile, consulente editoriale Mondadori e Katia Bernardi, autrice e regista. Il secondo incontro, sull’editoria dei bambini, si svolgerà il 6 maggio, dalle 9.30, sempre al Mondadori Bookstore di Trento, con l'editore Valentina Trentini e l'autrice e l'illustratrice Erika Di Marino e Giulia Braga.
Al termine dei rispettivi incontri, dalle 15.30 in poi, si svolgeranno dei face to face con gli autori, con l’obiettivo di aiutare a strutturare il modo migliore per proporre le proprie opere a una casa editrice. Tra tutte le proposte pervenute, ne saranno poi selezionate, rispettivamente, sei per la saggistica, sei per narrativa e sei per l’editoria per i bambini. Per partecipare alla selezione dei face to face, che avranno ciascuno la durata di circa quindici minuti, gli interessati dovranno inviare a laura.zumiani@trentofestival.it entro il 14 aprile 2017 la seguente documentazione:
•per opere di saggistica: sinossi dell’opera (max 2 cartelle); indice completo (max 1 cartella); un capitolo campione (max 10 cartelle); biografia dell’autore (max 2 cartelle); motivazioni di vendita (max 1 cartella);
•per opere di narrativa: sinossi dell’opera (max 2 cartelle); un capitolo campione (max 20 cartelle); biografia dell’autore (max 2 cartelle);
•per le opere di Narrativa bambini: sinossi dell’opera (max 2 cartelle); un capitolo campione (max 20 cartelle); biografia dell’autore (max 2 cartelle), per gli illustratori alcune tavole a loro scelta. Gli autori che parteciperanno all’incontro saranno contattati via mail entro mercoledì 26 aprile 2017.
Il primo incontro, relativo alla saggistica e alla narrativa, della durate di un giorno, si svolgerà il 29 aprile, dalle 9.30, al Mondadori Bookstore di Trento (Via San Pietro, 19) e vedrà come ospiti Emanuele Basile, consulente editoriale Mondadori e Katia Bernardi, autrice e regista. Il secondo incontro, sull’editoria dei bambini, si svolgerà il 6 maggio, dalle 9.30, sempre al Mondadori Bookstore di Trento, con l'editore Valentina Trentini e l'autrice e l'illustratrice Erika Di Marino e Giulia Braga.
Al termine dei rispettivi incontri, dalle 15.30 in poi, si svolgeranno dei face to face con gli autori, con l’obiettivo di aiutare a strutturare il modo migliore per proporre le proprie opere a una casa editrice. Tra tutte le proposte pervenute, ne saranno poi selezionate, rispettivamente, sei per la saggistica, sei per narrativa e sei per l’editoria per i bambini. Per partecipare alla selezione dei face to face, che avranno ciascuno la durata di circa quindici minuti, gli interessati dovranno inviare a laura.zumiani@trentofestival.it entro il 14 aprile 2017 la seguente documentazione:
•per opere di saggistica: sinossi dell’opera (max 2 cartelle); indice completo (max 1 cartella); un capitolo campione (max 10 cartelle); biografia dell’autore (max 2 cartelle); motivazioni di vendita (max 1 cartella);
•per opere di narrativa: sinossi dell’opera (max 2 cartelle); un capitolo campione (max 20 cartelle); biografia dell’autore (max 2 cartelle);
•per le opere di Narrativa bambini: sinossi dell’opera (max 2 cartelle); un capitolo campione (max 20 cartelle); biografia dell’autore (max 2 cartelle), per gli illustratori alcune tavole a loro scelta. Gli autori che parteciperanno all’incontro saranno contattati via mail entro mercoledì 26 aprile 2017.

giovedì 8 maggio 2014
"Le tv risarciscano i danni fatti alla lettura!"
"Tutte le tv, da Rai a Mediaset e Sky, le pubbliche e le private, hanno fatto tanti danni in questi anni alla lettura che adesso devono risarcire. Come? Facendo più trasmissioni che presentino libri, facendo pubblicità alla lettura".
Lo ha detto il ministro Dario Franceschini all'inaugurazione del Salone del Libro di Torino. "I personaggi della fiction italiana - ha spiegato Franceschini - fanno di tutto, ma non ce n'è mai uno che abbia un libro in mano. Dovete risarcire il danno che avete fatto. Fate tutto ciò che serve per aiutare la lettura". E all'annuncio che verranno proposte, tra un convegno e all'altro del Salone, pillole sul peggio della tv spazzatura, il ministro ha detto: "Chiedo alle tv italiane di mandarle in onda gratuitamente anche se non le ho viste"...
fonte & read more @ Ansa.it
Lo ha detto il ministro Dario Franceschini all'inaugurazione del Salone del Libro di Torino. "I personaggi della fiction italiana - ha spiegato Franceschini - fanno di tutto, ma non ce n'è mai uno che abbia un libro in mano. Dovete risarcire il danno che avete fatto. Fate tutto ciò che serve per aiutare la lettura". E all'annuncio che verranno proposte, tra un convegno e all'altro del Salone, pillole sul peggio della tv spazzatura, il ministro ha detto: "Chiedo alle tv italiane di mandarle in onda gratuitamente anche se non le ho viste"...
fonte & read more @ Ansa.it
mercoledì 8 gennaio 2014
Racconta le tue storie con #TwitterFiction
Sei un appassionato di
letteratura e ti piace scrivere per far conoscere le tue storie? Twitter è lo
strumento che fa per te: iscriviti
entro il 5 febbraio al sito #TwitterFiction
festival e sottoponi il tuo testo narrativo, sotto forma di in una
serie di tweet, anche in italiano avendo cura di inserire l'hashtag #TwitterFiction. Una speciale giuria valuterà se potrai entrare a far parte del programma ufficiale del
TwitterFiction festival, che si
terrà dal 12 al 16 marzo
prossimo.

Oggi, infatti, la Association of American Publishers (@AmericanPublish) insieme a Penguin Random House (@PenguinRH_News), in collaborazione con Twitter, ha annunciato la seconda edizione del #TwitterFiction festival, che si svolgerà dal 12 al 16 marzo. Straordinario evento di digital storytelling, il festival avrà una doppia valenza: da un lato darà la possibilità ad autori di ogni genere di dar vita alla propria storia attraverso Twitter, dall’altro, permetterà ai lettori di vivere la narrativa in una maniera del tutto nuova.
Il
#TwitterFiction festival offrirà a chiunque l’opportunità di diventare un
‘featured storyteller’ attraverso la creazione di ‘raffiche’ di fiction
da 140 caratteri a fianco di autori sia affermati che emergenti. Si potranno
creare video su Vine, aprire più account utili al proprio testo narrativo,
servirsi del crowd-sourcing o di qualsiasi altro strumento su Twitter utile a
sviluppare la propria storia.
I
partecipanti da tutto il mondo avranno tempo fino al 5 febbraio per iscriversi
sul sito del festival (http://www.twitterfictionfestival.com/submit/)
e potranno scrivere in qualsiasi lingua. Saranno successivamente valutati da una
giuria di esperti
provenienti dalle aziende appartenenti a @AmericanPublish che valuterà in base
al talento narrativo o agli utilizzi più originai di Twitter chi potrà diventare
‘featured storyteller’ ed entrare a far parte del programma
ufficiale.
Per maggiori informazioni, http://twitterfictionfestival.com e in italiano sul blog https://blog.twitter.com/it/italia
Per maggiori informazioni, http://twitterfictionfestival.com e in italiano sul blog https://blog.twitter.com/it/italia
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lunedì 7 gennaio 2013
Editore più di prima
Quando è stato annunciato l'accordo di fusione tra due giganti dell'editoria anglo-sassone, Random House e Penguin, alcuni giornali italiani hanno titolato: "I grandi editori Usa si alleano contro l'ebook". Eppure gli ebook li fanno gli editori.
Due scrittrici italiane negli ultimi mesi hanno criticato gli editori: una perché ebook di diverse case editrici non avevano le lettere accentate giuste. L'altra perché il proprio ebook era disponibile su alcune piattaforme ma non su altre dove erano disponibili altri ebook del suo editore. Eppure sono disfunzioni tecniche più probabilmente causate dalle piattaforme di distribuzione o dall'hardware, non dagli editori. Dato che nessuno titolerebbe "Le grandi imprese automobilistiche si alleano contro l'automobile" o imputerebbe a chi ha fabbricato la sua automobile se una strada è chiusa o se il meccanico non gliela ripara in tempo, credo ci sia molta confusione anche ad alti livelli.
Con altri editori sono andato a Bruxelles due volte quest'anno. Una volta a confermare al direttore della digital information society, che deve disegnare le policy del futuro su questi temi, che sì, gli editori sono interessati alla diffusione delle opere sulle quali investono, perché qualcuno le aveva messo dei dubbi. Un'altra volta con Donato Carrisi, uno scrittore che pubblica con Longanesi e che fa parte del gruppo Gems di cui sono presidente, e che doveva testimoniare che sì, campa di diritto d'autore, perché anche questo è un dato di fatto contìnuamente messo in dubbio.
Tutti questi lapsus meritano una psicanalisi del sapere che si genera dì solito sul Web.
In parte sono dovuti a un po' di quella leggerezza che gira in Rete, ambito di libertà ma anche di dubbia fonte a volte. In parte agli "Over the Top", cioè alle grandi multinazionali di Internet che hanno assunto un ruolo particolare in questo decennio e che hanno un interesse fortemente egocentrico. Da una parte predicano per omogeneizzare l'Europa perché sia un mercato culturalmente uniforme come gli Usa, dall'altra sono ben contente delie asimmetrie fiscali tra un Paese e l'altro: i loro avvocati si insinuano nelle contraddizioni per pagare tasse irrisone.
Acquisiscono così un vantaggio competitivo rispetto alle imprese nazionali. Da un lato accumulano grandi ricchezze e quotazioni in Borsa mentre dall'altro predicano come profeti quale deve essere il futuro dell'umanità. Per affermare nuovi ecosistemi di distribuzione del sapere che hanno l'ambizione di dominare il mondo manco fossimo in un film di James Bond ne hanno dette di tutti i colori sull'editoria libraria negli anni e sul suo futuro...
fonte Stefano Mauri - GeMS - read more @ Il Libraio.it
Con altri editori sono andato a Bruxelles due volte quest'anno. Una volta a confermare al direttore della digital information society, che deve disegnare le policy del futuro su questi temi, che sì, gli editori sono interessati alla diffusione delle opere sulle quali investono, perché qualcuno le aveva messo dei dubbi. Un'altra volta con Donato Carrisi, uno scrittore che pubblica con Longanesi e che fa parte del gruppo Gems di cui sono presidente, e che doveva testimoniare che sì, campa di diritto d'autore, perché anche questo è un dato di fatto contìnuamente messo in dubbio.
Tutti questi lapsus meritano una psicanalisi del sapere che si genera dì solito sul Web.
In parte sono dovuti a un po' di quella leggerezza che gira in Rete, ambito di libertà ma anche di dubbia fonte a volte. In parte agli "Over the Top", cioè alle grandi multinazionali di Internet che hanno assunto un ruolo particolare in questo decennio e che hanno un interesse fortemente egocentrico. Da una parte predicano per omogeneizzare l'Europa perché sia un mercato culturalmente uniforme come gli Usa, dall'altra sono ben contente delie asimmetrie fiscali tra un Paese e l'altro: i loro avvocati si insinuano nelle contraddizioni per pagare tasse irrisone.
Acquisiscono così un vantaggio competitivo rispetto alle imprese nazionali. Da un lato accumulano grandi ricchezze e quotazioni in Borsa mentre dall'altro predicano come profeti quale deve essere il futuro dell'umanità. Per affermare nuovi ecosistemi di distribuzione del sapere che hanno l'ambizione di dominare il mondo manco fossimo in un film di James Bond ne hanno dette di tutti i colori sull'editoria libraria negli anni e sul suo futuro...
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martedì 1 gennaio 2013
Aiuto, sbarcano i cannibali che ci mangiano la lingua

Poiché ne porto, per mia sventura, il lutto, e lo grido dalle colonne di un giornale, vuol dire che di passione civile non mi sono ancora sbarazzzato del tutto. Ma lo vorrei: perché la passione civile, in Italia, è un malvivere e un mal-di-vivere di troppo...
Lode su tutti gli altari alla lingua di Shakespeare e della Bibbia di Re Giacomo, di Lewis Carroll e di Herberte Geroge Wells, di Malthus e di Keynes, ma dev'essergli contrastata e in tutti i modi ostacolata la penetrazione irresistibile, la pervasività insolente qui dove gloves vorrebbero essere guanti, shoes scarpe, entrance spiccante sulle porte di tutti gli autobus offende l'intelligenza comune...
L'anglomania teleguidata lavora a macchia d'olio su quasi tutto il linguaggio bancario e finanziario. Inglese è già tutta l'espressione informatica, a partire dalla parola stessa. Come un'ideologia totalitaria morbida, l'inglese a poco a poco va imponendo il suo dominio sull'insegnamento scolastico, dalle elementari, dov'è un aggravamento inutile per menti verdi, ai corsi universitari politecnici, le lezioni più importanti impartite direttamente in inglese sono per la lingua patria come una marcatura veterinaria su un animale da macello. Autorizzarli è un gesto di dispregio che ci disonora...
Se si debba o no studiare l'inglese, ovvia è la risposta: va studiato bene e non con corsi celeri più una settimana di turismo. Bisogna impararlo bene per patrimonio mentale e per dargli la caccia meglio dove insidia lingua europee che non ne sono da meno...
fonte: Guido Ceronetti @ La Stampa di ieri - lunedì 31 dicembre 2012
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venerdì 7 dicembre 2012
Censis: crollano lettori di quotidiani e libri, boom di internet e tv
Gli unici mezzi di comunicazione che riscuotono un successo crescente sono quelli che integrano le funzioni dei vecchi media nell'ambiente di Internet, come gli smartphone e i tablet. È quanto si legge nel capitolo del rapporto del Censis dedicato a comunicazione e media.
Prosegue l'emorragia della carta stampata: i lettori di quotidiani (-2,3% tra il 2011 e il 2012), che erano il 67% degli italiani cinque anni fa, sono diventati oggi solo il 45,5%. Perde lettori anche l'editoria libraria: ormai meno della metà degli italiani legge almeno un libro all'anno (49,7%), anche se si segnala un +1% per gli e-book. La penetrazione di Internet ha guadagnato 9 punti percentuali nell'ultimo anno ed oggi l'utenza si assesta al 62,1% degli italiani (90,8% tra i giovani).
Continua anche la forte diffusione dei social network: è iscritto a Facebook il 66,6% delle persone che hanno accesso a Internet (il 41,3% dell'intera popolazione). Al tempo stesso i telefoni cellulari (utilizzati ormai da 8 italiani su 10) aumentano ancora la loro utenza complessiva (+2,3%).
La televisione continua ad avere un pubblico che coincide con la totalità della popolazione (il 98,3%: +0,9% rispetto di utenza complessiva rispetto al 2011), ma cambiano i modi guardarla: il 42% degli italiani collegati ad Internet cerca i canali su YouTube per costruirsi i propri palinsesti. Anche la radio resta un mezzo a larghissima diffusione (la ascolta l'83,9% della popolazione: +3,7% in un anno).
fonte: Ansa
Prosegue l'emorragia della carta stampata: i lettori di quotidiani (-2,3% tra il 2011 e il 2012), che erano il 67% degli italiani cinque anni fa, sono diventati oggi solo il 45,5%. Perde lettori anche l'editoria libraria: ormai meno della metà degli italiani legge almeno un libro all'anno (49,7%), anche se si segnala un +1% per gli e-book. La penetrazione di Internet ha guadagnato 9 punti percentuali nell'ultimo anno ed oggi l'utenza si assesta al 62,1% degli italiani (90,8% tra i giovani).
Continua anche la forte diffusione dei social network: è iscritto a Facebook il 66,6% delle persone che hanno accesso a Internet (il 41,3% dell'intera popolazione). Al tempo stesso i telefoni cellulari (utilizzati ormai da 8 italiani su 10) aumentano ancora la loro utenza complessiva (+2,3%).
La televisione continua ad avere un pubblico che coincide con la totalità della popolazione (il 98,3%: +0,9% rispetto di utenza complessiva rispetto al 2011), ma cambiano i modi guardarla: il 42% degli italiani collegati ad Internet cerca i canali su YouTube per costruirsi i propri palinsesti. Anche la radio resta un mezzo a larghissima diffusione (la ascolta l'83,9% della popolazione: +3,7% in un anno).
fonte: Ansa
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domenica 30 settembre 2012
Le 13 cose che non possiamo fare più senza Google
Ricordate la vita prima di Google? Era difficile. Dovevamo utilizzare mappe di carta, imparare le lingue e usare il dizionario (orrore!).
In occasione del 14° compleanno del nostro motore di ricerca preferito, noi di Huffington Post abbiamo compilato una lista di 13 cose per cui non possiamo più fare a meno dell'aiuto di Google. Dagli usi pratici, come trovare il percorso più veloce per arrivare a casa, alle pigre ricerche di eventi casuali, è evidente che Google è sicuramente diventato un punto fermo nella nostra vita quotidiana (sia per il meglio che per il peggio).
Quindi unitevi ai festeggiamenti, e date un'occhiata al link qui sotto per sapere quali sono le (molte) ragioni per cui non possiamo più vivere senza Google...
Huff Post
In occasione del 14° compleanno del nostro motore di ricerca preferito, noi di Huffington Post abbiamo compilato una lista di 13 cose per cui non possiamo più fare a meno dell'aiuto di Google. Dagli usi pratici, come trovare il percorso più veloce per arrivare a casa, alle pigre ricerche di eventi casuali, è evidente che Google è sicuramente diventato un punto fermo nella nostra vita quotidiana (sia per il meglio che per il peggio).
Quindi unitevi ai festeggiamenti, e date un'occhiata al link qui sotto per sapere quali sono le (molte) ragioni per cui non possiamo più vivere senza Google...
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lunedì 23 luglio 2012
Il digitale secondo il libraio

«Nulla sarà come prima» è la frase sottofondo di questi anni, nei libri e nel mondo tutto: eppure continuiamo, finché si può, a fare come prima, come se nulla cambiasse, per esempio come se l'ancien régime dei diritti d'autore non stesse per essere ghigliottinato dal digitale.
Con la solita intelligenza, Pierre Assouline gran blogger di le Monde dice invece: d'accordo, come ogni anno all'inizio dell'estate sappiamo chi e che cosa pubblicherà fra settembre e ottobre, ma la vera cifra della nuova stagione non è 656 (i romanzi in uscita, meno 1,2%) e neppure 69 (gli esordienti), bensì ???. A indicare l'incerta data in cui il sindacato degli editori e quello degli autori troveranno un accordo sul tema cruciale dei diritti digitali: dovranno durare 70 anni al pari degli altri, come dicono gli editori, oppure tre anni come chiedono gli autori? Del futur non v'è certezza …
Del futuro imminente però sì. Il romanzo più atteso e già più discusso non è Le bonheur conjugal di Tahar Ben Jelloun, e neppure la rilettura di Barbablù ad opera di Amélie Nothomb, e forse neanche Rien ne se passe comme prévu di Laurent Binet, l'autore del mirabile Hhhh, che ha seguito e narrato la campagna elettorale di Hollande. È, semmai, La théorie de l'information di Aurélien Bellanger, 32 anni. Faceva il libraio, ora racconta in cinquecento pagine l'epopea immaginaria di un mogul del digitale, provando a leggere e a far leggere come è cambiata la società delle nuove tecnologie. Perché nulla sarà più lo stesso, tranne che sul mondo che cambia qualcuno scrive romanzi.
fonte: Giovanna Zucconi @Tuttolibri de La Stampa online
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giovedì 10 maggio 2012
A Torino la prima vera "Primavera digitale"
Si inaugura oggi la venticinquesima edizione del Salone internazionale del libro di Torino, dedicata quest'anno
alla "Primavera digitale". Per la prima volta nella sua storia tra i 1.200
espositori sarà presente infatti anche Amazon, il colosso americano che sta ridisegnando
il mercato dei libri, sia elettronici che cartacei.
L'azienda di Seattle sarà
una delle protagoniste, di certo la più osservata, della principale fiera
editoriale italiana. Ma non sarà l'unica perché in gioco non c'è solo il futuro
del libro, ma il nostro modo di scrivere, leggere e pensare.
Il taglio del nastro - alle 10 alla presenza del ministro del Lavoro Elsa Fornero, del sindaco Piero Fassino e del presidente della Regione Roberto Cota - darà il via a cinque giorni di incontri con gli autori, mostre, dibattiti, laboratori e tavole rotonde, in cui si discuterà del futuro della lettura, ma anche di quello della scrittura e del nostro modo di pensare. Tantissimi gli autori. Paesi ospiti la Spagna e la Romania...
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Il taglio del nastro - alle 10 alla presenza del ministro del Lavoro Elsa Fornero, del sindaco Piero Fassino e del presidente della Regione Roberto Cota - darà il via a cinque giorni di incontri con gli autori, mostre, dibattiti, laboratori e tavole rotonde, in cui si discuterà del futuro della lettura, ma anche di quello della scrittura e del nostro modo di pensare. Tantissimi gli autori. Paesi ospiti la Spagna e la Romania...
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mercoledì 2 maggio 2012
"Tassatemi, per l'amor del cielo!''
Lo scrittore statunitense Stephen King, maestro dell'horror, stavolta spaventa i ricchi d'America con le sue affermazioni sulla politica fiscale degli Stati Uniti. "Tassatemi, per l'amor del cielo!'': questo il succo del messaggio, scritto in un linguaggio ben più colorito, che l'autore di ''Carrie'' e ''Shining'' ha rivolto al suo Paese attraverso un articolo apparso su ''The Daily Beast'' e rilanciato in Italia dal sito Tropico del Libro.
''Se vuoi pagare di più, paga di più, mi hanno detto. Siamo stanchi di sentirtelo dire, mi hanno detto. Beh, peggio per voi, ragazzi, perchè io non sono stanco di parlarne''. E giù un durissimo attacco contro l'idolatria di cui i ricchi sono oggetto, sul fatto che si arroghino il diritto di investire dove vogliono (e cioè soprattutto fuori dall'America) i propri capitali, sulla concezione della beneficienza come valida alternativa all'equo contributo fiscale.
Come molti dei rappresentanti dell'1% di popolazione ricca (la percentuale dei benestanti sul totale di abitanti), King ricorda che dona milioni di dollari l'anno a istituzioni come ''biblioteche, caserme dei pompieri, scuole e una serie di organizzazioni che sostengono le arti''. Ma il punto, asserisce il re del brivido, è che ''la carità dei ricchi non può risolvere il problema del riscaldamento globale, o abbassare di un solo centesimo il prezzo della benzina''. Un maggiore contributo fiscale dei ricchi - quelli veri - è, prosegue King, ''una necessità pratica e un imperativo morale''. Movimenti come quello di Occupy Wall Street non sono che la punta dell'iceberg, assicura l'autore; ma, se la risposta dell'establishment continua a essere in stile ''Maria Antonietta'', il rischio è che qualcuno, prima o poi, ci rimetta la testa.
fonte: AdnKronos

Come molti dei rappresentanti dell'1% di popolazione ricca (la percentuale dei benestanti sul totale di abitanti), King ricorda che dona milioni di dollari l'anno a istituzioni come ''biblioteche, caserme dei pompieri, scuole e una serie di organizzazioni che sostengono le arti''. Ma il punto, asserisce il re del brivido, è che ''la carità dei ricchi non può risolvere il problema del riscaldamento globale, o abbassare di un solo centesimo il prezzo della benzina''. Un maggiore contributo fiscale dei ricchi - quelli veri - è, prosegue King, ''una necessità pratica e un imperativo morale''. Movimenti come quello di Occupy Wall Street non sono che la punta dell'iceberg, assicura l'autore; ma, se la risposta dell'establishment continua a essere in stile ''Maria Antonietta'', il rischio è che qualcuno, prima o poi, ci rimetta la testa.
fonte: AdnKronos
martedì 24 aprile 2012
Nasce "Libreriamo", il primo bookzine a sostegno dei ibri
Sbarca sul web ''Libreriamo'' (www.libreriamo.it), il primo bookzine per la promozione della lettura e dei libri.
Un magazine online rappresenta una vera e propria campagna di sensibilizzazione su Internet a sostegno dei libri. Nasce da un'idea di Saro Trovato, mood maker di professione e presidente di Comunicazione Perbene, il primo movimento italiano di consumatori di media, con l'obiettivo di promuovere il piacere della lettura ad un pubblico di massa.
Il nome della testata ha origine dall’amore per i libri e dalla volontà di liberarli dal tempio della cultura alta, rendendoli accessibili a tutti. Si tratta di una testata online che ha come obiettivo quello di incoraggiare la lettura e rendere i libri più accessibili ad un pubblico di massa. A promuovere ‘Libreriamo’ è una vera e propria comunità culturale formata da amanti della lettura, che vogliono portare i libri tra la gente, dando loro la possibilità di parlare della lettura e mettere in relazione autori, case editrici e critici letterari.
"Libreriamo" viene aggiornato quotidianamente in tutte le sue sezioni, che esploreranno il punto di vista degli scrittori, dei lettori, dei distributori e anche delle case editrici. La sezione “Critichiamo” raccoglie le interviste ai più importanti critici letterari, per capire il loro rapporto con i libri e “carpire” i segreti del loro mestiere. In “Curiosiamo” sono riportate le ultime news e descritte le novità principali relative al mondo della lettura. All’interno di “Scriviamo” vengono pubblicate le interviste agli autori del momento in uscita con le loro ultime opere librarie. Nella sezione “Pubblichiamo” vengono raccolte le interviste ai responsabili delle maggiori case editrice italiane. In “Diffondiamo” sono raccolti dati e novità riguardanti tutto ciò che riguarda la distribuzione e la lettura in Italia. La sezione “Leggiamo” racchiude la classifica dei libri del momento e i consigli per la lettura. Infine, in “Recensiamo” vengono raccolte le stesse recensioni dei lettori, parte attiva all’interno della nostra redazione.
Un magazine online rappresenta una vera e propria campagna di sensibilizzazione su Internet a sostegno dei libri. Nasce da un'idea di Saro Trovato, mood maker di professione e presidente di Comunicazione Perbene, il primo movimento italiano di consumatori di media, con l'obiettivo di promuovere il piacere della lettura ad un pubblico di massa.

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sabato 21 aprile 2012
Giornalismo in rete: sopravvivere è un successo
Ci sono tre francesi, tre italiani e tre tedeschi rimasti sulla torre: non sono i protagonisti dell’ennesima barzelletta, ma le nove realtà più emblematiche del giornalismo indipendente, nato esclusivamente online, dell’Europa occidentale. Per loro e per i loro giornalisti, «Survival is success», ovvero, sopravvivere è il loro successo, almeno per come sono messe le cose nei media di questi tempi.
E proprio su di loro si concentra una ricerca pubblicata oggi dall’università di Oxford e dal suo Risj, Reuters Institute for the Study of Journalism, la prima a esaminare con attenzione il panorama delle start-up giornalistiche dell’ovest europeo, allo scadere di un decennio – quello passato – in cui i modelli e i giornali sono cambiati così tanto da parlare di «distruzione creativa» nel settore dei media...
Nel nostro Paese le testate nate esclusivamente online di respiro nazionale sono molto poche: per anni il mercato è stato dominato da Dagospia, che, a partire dal 2000, è stato per almeno 10 anni il solo esempio, nonostante la sua connotazione tutta dedita a gossip e notizie dai corridoi di palazzo. Dal 2010, con la nascita de Il Post e di Lettera43, e dal 2011, con l’arrivo di Linkiesta, anche l’Italia si è aggregata al resto d’Europa, presentando valide testate giornalistiche online molto più tardi rispetto agli altri Paesi. Per loro, la difficoltà è stata anche maggiore rispetto alle colleghe tedesche o francesi, arrivando in un Paese in cui le testate cartacee tradizionali dominano il mercato anche dell’online, dove il sistema di informazione televisivo è ancora più forte rispetto a quello cartaceo e internet. Per i tre casi esaminati in Italia, come sostengono gli autori della ricerca è ancora molto presto per capire se e quali sopravviveranno o cambieranno il sistema dei media italiani. Spiccano anche le differenze tra le singole testate: un giornalismo di denuncia per Linkiesta, con pochi lettori e una redazione scarna, pochi giornalisti e una copertura globale per Il Post, un po’ a modello di super-blog, capitali forti iniziali e una redazione molto estesa invece per Lettera43, impegnata peraltro a diversificare lanciando nuovi canali e testate verticali nei prossimi tempi...
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fonte: Eva Perasso - Il Corriere della Sera online
E proprio su di loro si concentra una ricerca pubblicata oggi dall’università di Oxford e dal suo Risj, Reuters Institute for the Study of Journalism, la prima a esaminare con attenzione il panorama delle start-up giornalistiche dell’ovest europeo, allo scadere di un decennio – quello passato – in cui i modelli e i giornali sono cambiati così tanto da parlare di «distruzione creativa» nel settore dei media...

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fonte: Eva Perasso - Il Corriere della Sera online
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giovedì 26 gennaio 2012
Libertà di stampa: Italia 61a nel mondo...

Il 2011 è stato un anno grigio per la libertà di stampa e per il lavoro dei giornalisti nei 179 Paesi del mondo, secondo l'ultimo rapporto di Reporter senza Frontiere, reso noto oggi.
Il rapporto segnala che, nell'ultimo decennio, la situazione è peggiorata soprattutto nelle grandi democrazie, come negli Stati Uniti, che dal 20/o posto della classifica 2010 precipitano al 47/o nel 2011. L'Italia è 61/a, la Francia è al 38/o posto.
In Italia
Per quanto riguarda l'Italia "che ha ancora circa una dozzina di giornalisti sotto protezione - si legge nel rapporto -, con le dimissioni di Silvio Berlusconi si è da poco voltato la pagina del conflitto di interesse. Cio nonostante il basso posizionamento in classifica porta ancora i segni del vecchio governo, soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una legge bavaglio e per l'intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti della Rete".
Nel resto del mondo
Nei primi 10, dopo Finlandia e Norvegia, risultano in ordine: l'Estonia e l'Olanda, L'Austria, l'Islanda e il Lussemburgo, la Svizzera, per la prima volta il Capo Verde, il Canada. Negli ultimi dieci posti della classifica figurano invece: il Sudan, lo Yemen, il Vietnam, il Barhein, la Cina, l'Iran, la Siria, il Turkmenistan, la Corea del Nord, e ancora l'Eritrea all'ultimo posto.
Comincia a migliorare la situazione in Tunisia (134/o), mentre l'Egitto, che ha conosciuto numerose violenze ai danni dei giornalisti, perde 39 punti nel 2011 (166/o). Il "trio infernale" resta composto da Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord.
In particolare in Europa, Finlandia e Norvegia confermano il loro primo posto ex aequo, in Europa sono la Bulgaria (80/a) e la Grecia (70/o) ad occupare le peggiori posizioni.
fonte: Rainews24.it
Il rapporto segnala che, nell'ultimo decennio, la situazione è peggiorata soprattutto nelle grandi democrazie, come negli Stati Uniti, che dal 20/o posto della classifica 2010 precipitano al 47/o nel 2011. L'Italia è 61/a, la Francia è al 38/o posto.
In Italia
Per quanto riguarda l'Italia "che ha ancora circa una dozzina di giornalisti sotto protezione - si legge nel rapporto -, con le dimissioni di Silvio Berlusconi si è da poco voltato la pagina del conflitto di interesse. Cio nonostante il basso posizionamento in classifica porta ancora i segni del vecchio governo, soprattutto per il nuovo tentativo di introdurre una legge bavaglio e per l'intenzione di filtrare arbitrariamente i contenuti della Rete".
Nel resto del mondo
Nei primi 10, dopo Finlandia e Norvegia, risultano in ordine: l'Estonia e l'Olanda, L'Austria, l'Islanda e il Lussemburgo, la Svizzera, per la prima volta il Capo Verde, il Canada. Negli ultimi dieci posti della classifica figurano invece: il Sudan, lo Yemen, il Vietnam, il Barhein, la Cina, l'Iran, la Siria, il Turkmenistan, la Corea del Nord, e ancora l'Eritrea all'ultimo posto.
Comincia a migliorare la situazione in Tunisia (134/o), mentre l'Egitto, che ha conosciuto numerose violenze ai danni dei giornalisti, perde 39 punti nel 2011 (166/o). Il "trio infernale" resta composto da Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord.
In particolare in Europa, Finlandia e Norvegia confermano il loro primo posto ex aequo, in Europa sono la Bulgaria (80/a) e la Grecia (70/o) ad occupare le peggiori posizioni.
fonte: Rainews24.it
venerdì 6 gennaio 2012
Nacque 50 anni fa... e fu tutta un'altra musica!

La musicassetta compie 50 anni: la Philips la "invento'" nel 1962 e fu introdotta nel mercato l'anno successivo. Lo strumento ha aperto la strada alla crisi del mercato discografico poiché ha fatto scoprire al mondo la vertigine della riproduzione illegale, dando la possibilità anche di fare delle compilation personali. Con l'avanzare della tecnologia la cassetta è rimasta a metà strada tra il vintage hifi del vinile e la realtà dell'Mp3.
Si tratta di un supporto fonografico a nastro magnetico molto diffuso e popolare fino all'inizio degli anni 2000 per la sua economicità e la semplicità d'uso: un piccolo contenitore con due bobine che raccolgono il nastro su cui può essere registrato materiale sonoro. La microcassetta è usata soprattutto nei registratori vocali o nelle segreterie. In origine era costituita da una certa quantità di nastro magnetico della BASF racchiusa in un guscio protettivo in materiale plastico. Il nastro dispone di quattro tracce, dando la possibilità di registrare due tracce stereo – una riproducibile come lato 'A' posto in alto e l'altra utilizzabile capovolgendola – in modo analogo a quanto avviene con i dischi in vinile. Esistevano altri sistemi a cartuccia di nastro (come lo Stereo 8) ma la musicassetta che si affermò fu quella col supporto della Philips, denominato Compact Cassette.
La produzione di massa cominciò nel 1965 ad Hannover in Germania e contestualmente iniziò la vendita di nastri preregistrati. La musicassetta è stata inizialmente concepita per l'uso nei dittafoni, per i quali la fedeltà della riproduzione non era particolarmente critica, ma presto, grazie alla sua praticità e compattezza divenne uno strumento popolare anche per l'ascolto di musica preregistrata. Dalla metà degli anni '70 la qualità del nastro fu nettamente e progressivamente migliorata passando da supporti magnetici realizzati esclusivamente prima con ferro o ferrite a supporti al cromo, ferricromo e successivamente in lega metallica appositamente studiata (cassette metal). Con il miglioramento del supporto magnetico e la concomitante produzione di sempre più validi apparecchi per la registrazione e riproduzione di compact cassette, la musicassetta riuscì a ridurre la differenza qualitativa rispetto alle classiche e costose bobine, quantomeno negli impianti Hi-fi domestici; inoltre la cassetta rappresentava il modo più conveniente per ascoltare musica al di fuori dell'ambiente domestico, principalmente in automobile.
A partire dal 1979, con l'introduzione del Walkman prodotto da Sony, la popolarità della musicassetta aumentò ulteriormente per poi scemare, prima con l'avvento dei CD masterizzabili e lettori CD portatili, ed in seguito a causa della diffusione del formato MP3 e dei relativi lettori.
Si tratta di un supporto fonografico a nastro magnetico molto diffuso e popolare fino all'inizio degli anni 2000 per la sua economicità e la semplicità d'uso: un piccolo contenitore con due bobine che raccolgono il nastro su cui può essere registrato materiale sonoro. La microcassetta è usata soprattutto nei registratori vocali o nelle segreterie. In origine era costituita da una certa quantità di nastro magnetico della BASF racchiusa in un guscio protettivo in materiale plastico. Il nastro dispone di quattro tracce, dando la possibilità di registrare due tracce stereo – una riproducibile come lato 'A' posto in alto e l'altra utilizzabile capovolgendola – in modo analogo a quanto avviene con i dischi in vinile. Esistevano altri sistemi a cartuccia di nastro (come lo Stereo 8) ma la musicassetta che si affermò fu quella col supporto della Philips, denominato Compact Cassette.
La produzione di massa cominciò nel 1965 ad Hannover in Germania e contestualmente iniziò la vendita di nastri preregistrati. La musicassetta è stata inizialmente concepita per l'uso nei dittafoni, per i quali la fedeltà della riproduzione non era particolarmente critica, ma presto, grazie alla sua praticità e compattezza divenne uno strumento popolare anche per l'ascolto di musica preregistrata. Dalla metà degli anni '70 la qualità del nastro fu nettamente e progressivamente migliorata passando da supporti magnetici realizzati esclusivamente prima con ferro o ferrite a supporti al cromo, ferricromo e successivamente in lega metallica appositamente studiata (cassette metal). Con il miglioramento del supporto magnetico e la concomitante produzione di sempre più validi apparecchi per la registrazione e riproduzione di compact cassette, la musicassetta riuscì a ridurre la differenza qualitativa rispetto alle classiche e costose bobine, quantomeno negli impianti Hi-fi domestici; inoltre la cassetta rappresentava il modo più conveniente per ascoltare musica al di fuori dell'ambiente domestico, principalmente in automobile.
A partire dal 1979, con l'introduzione del Walkman prodotto da Sony, la popolarità della musicassetta aumentò ulteriormente per poi scemare, prima con l'avvento dei CD masterizzabili e lettori CD portatili, ed in seguito a causa della diffusione del formato MP3 e dei relativi lettori.
giovedì 5 gennaio 2012
Parole nuove, che vengono e vanno...
Per conquistare uno spazio sulle pagine di un dizionario «classico», un termine deve affrontare l'esame severo di linguisti e lessicografi e, in generale, supera la prova solo dopo essere entrato da un pezzo nell'uso quotidiano.
Questo scarto fra linguaggio «ufficiale» e linguaggio parlato è destinato ad aumentare nell'era di Internet, visto che il nuovo medium funziona come potente dispositivo di produzione di nuove parole.
Per far fronte a tale sfida è nato Wordnik, un dizionario online di nuova generazione che sfrutta algoritmi che monitorano in tempo reale blogosfera, social network , archivi online e quant'altro in cerca di ogni tipo di innovazione linguistica.
"Il linguaggio evolve quotidianamente", sostengono gli ideatori del progetto "e noi, per essere in sintonia con i suoi mutamenti, aggiungiamo automaticamente i nuovi termini alle nostre voci a mano a mano che entrano in uso, senza sottoporli ad alcun filtro specialistico. Invece che alle tradizionali definizioni, i neologismi vengono associati a esempi tratti dal web per consentire all'utente di comprenderne il significato dal contesto". I linguisti hanno dato pareri contrastanti sull'esperimento: per alcuni si tratta di un lodevole sforzo di creare un dizionario più vicino ai reali interessi della gente; altri sostengono che Wordnik contiene non poche definizioni incomprensibili o scorrette, aggiungendo che non potrebbe essere altrimenti, visto che nessuna macchina può sostituire il lavoro di un esperto lessicografo.
Esiste tuttavia un altro interrogativo che si potrebbe sintetizzare così: è vero che assistiamo al proliferare di nuovi termini, ma è altrettanto vero che molte di queste parole appaiono destinate a sparire con la stessa rapidità con cui si sono diffuse, restando confinate nell'ambito delle mode culturali, ma, se le cose stanno così, elevandole al rango di voci di un dizionario «generalista» non rischiamo di «imbastardire» (riducendone il rigore e la precisione) il linguaggio più che di innovarlo?
fonte: Carlo Formenti - Il Corriere della Sera online
Questo scarto fra linguaggio «ufficiale» e linguaggio parlato è destinato ad aumentare nell'era di Internet, visto che il nuovo medium funziona come potente dispositivo di produzione di nuove parole.
Per far fronte a tale sfida è nato Wordnik, un dizionario online di nuova generazione che sfrutta algoritmi che monitorano in tempo reale blogosfera, social network , archivi online e quant'altro in cerca di ogni tipo di innovazione linguistica.
"Il linguaggio evolve quotidianamente", sostengono gli ideatori del progetto "e noi, per essere in sintonia con i suoi mutamenti, aggiungiamo automaticamente i nuovi termini alle nostre voci a mano a mano che entrano in uso, senza sottoporli ad alcun filtro specialistico. Invece che alle tradizionali definizioni, i neologismi vengono associati a esempi tratti dal web per consentire all'utente di comprenderne il significato dal contesto". I linguisti hanno dato pareri contrastanti sull'esperimento: per alcuni si tratta di un lodevole sforzo di creare un dizionario più vicino ai reali interessi della gente; altri sostengono che Wordnik contiene non poche definizioni incomprensibili o scorrette, aggiungendo che non potrebbe essere altrimenti, visto che nessuna macchina può sostituire il lavoro di un esperto lessicografo.
Esiste tuttavia un altro interrogativo che si potrebbe sintetizzare così: è vero che assistiamo al proliferare di nuovi termini, ma è altrettanto vero che molte di queste parole appaiono destinate a sparire con la stessa rapidità con cui si sono diffuse, restando confinate nell'ambito delle mode culturali, ma, se le cose stanno così, elevandole al rango di voci di un dizionario «generalista» non rischiamo di «imbastardire» (riducendone il rigore e la precisione) il linguaggio più che di innovarlo?
fonte: Carlo Formenti - Il Corriere della Sera online
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martedì 3 gennaio 2012
Accadde 58 anni fa...

3 gennaio 1954: iniziano ufficialmente in Italia le trasmissioni televisive, in principio diffuse solo in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia, Toscana, Umbria e Lazio, e su un unico canale della Rai - Radio Audizioni Italiane. Gli organi dirigenti sono selezionati all'interno delle gerarchie vaticane e delle associazioni cattoliche: il presidente è Gian Battista Vicentini, ex dirigente vaticano, amministratore delegato è Filiberto Guala, esponente di spicco dell'Azione cattolica.
Quando parte la televisione in Italia è, come nel resto d'Europa, una televisione pubblica gestita dallo Stato in regime di monopolio. Nonostante le numerose richieste eseguite nel corso degli anni da liberi cittadini intenzionati a gestire una propria emittente televisiva, il Parlamento si dimostra non favorevole e anche la Corte Costituzionale, interpellata a proposito, si pronuncia a sfavore.
Solo dopo accese battaglie giudiziarie, nel 1974 viene permessa la televisione privata, prima relativamente alla televisione via cavo e poi anche alla televisione terrestre (entrambe comunque in ambito locale).
A seguito di tale liberalizzazione nascono centinaia di emittenti televisive locali. Tra queste le emittenti del gruppo Fininvest primeggiano e si trasformano da realtà locali a realtà nazionali, ottenendo dapprima l'autorizzazione a coprire tutta l'Italia, e poi l'uso della diretta, fino ad allora non concessa alle televisioni private. Nasce così una nuova realtà aziendale, Mediaset, in grado di rivaleggiare con il servizio pubblico della RAI.
Quando parte la televisione in Italia è, come nel resto d'Europa, una televisione pubblica gestita dallo Stato in regime di monopolio. Nonostante le numerose richieste eseguite nel corso degli anni da liberi cittadini intenzionati a gestire una propria emittente televisiva, il Parlamento si dimostra non favorevole e anche la Corte Costituzionale, interpellata a proposito, si pronuncia a sfavore.
Solo dopo accese battaglie giudiziarie, nel 1974 viene permessa la televisione privata, prima relativamente alla televisione via cavo e poi anche alla televisione terrestre (entrambe comunque in ambito locale).
A seguito di tale liberalizzazione nascono centinaia di emittenti televisive locali. Tra queste le emittenti del gruppo Fininvest primeggiano e si trasformano da realtà locali a realtà nazionali, ottenendo dapprima l'autorizzazione a coprire tutta l'Italia, e poi l'uso della diretta, fino ad allora non concessa alle televisioni private. Nasce così una nuova realtà aziendale, Mediaset, in grado di rivaleggiare con il servizio pubblico della RAI.
fonte: Wikipedia
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domenica 1 gennaio 2012
Sull'abolizione dell'Ordine dei Pubblicisti... parte 4... ovvero il pensiero di Fabrizio Franchi
Che ne sarà di 80 mila pubblicisti?
Scrivo questa nota rivolta a tutti i pubblicisti dell'Ordine del Trentino Alto Adige che in questi giorni - o per telefono o mail o via fb - mi hanno chiesto informazioni o pareri sulla vicenda degli 80 mila pubblicisti che il governo vorrebbe cancellare. Se da me volete una risposta risolutiva e decisiva vi dico subito che non posso darvela. In diversi mi hanno chiesto: che cosa succederà ora? La risposta è: non lo so. Forse vi spiazzerà, ma cerco di spiegarvi quello che so, in sincerità e senza prese in giro. Con una premessa: non ascoltate mestatori o demagoghi di professione o coloro i quali pensano di spiegarvi che cosa sta succedendo. Nessuno, ripeto, nessuno può saperlo. Tanto per essere chiari: nemmeno il governo.
Vi ricostruisco alcuni passaggi. Tutto comincia con la precedente manovra del governo Berlusconi che di fatto impedisce l'iscrizione a un ordine senza un esame di Stato, ma rimanda ogni applicazione a una regolamentazione da approvare entro il 13 agosto 2012 e inoltre toglie i poteri disciplinari all'Ordine demandandoli a una commissione di disciplina presieduta da un magistrato. Il governo Monti recepisce tutto questo, ma fa una aggiunta: anche qualora non si riuscisse a fare i regolamenti entro il 13 agosto la legge entra in vigore.
Vanno aggiunte, per la comprensione, alcune informazioni o retroscena. Una buona parte di colpa nel fare agitare i pubblicisti al punto di dire: "allora io non pago la quota", deriva dalla demagogica e irresponsabile azione di qualche presidente di ordine del sud che ha invitato i suoi pubblicisti a muoversi in tal senso. Anzi, qualcuno di questi mestatori sta pensando di organizzare una sorta di associazione nazionale dei pubblicisti che però non avrebbe alcun valore di legge e tantomeno non sarebbe un ordine professionale, ma solo una associazione. E' bene dire che l'ordine nazionale e il presidente nazionale Iacopino, supportati dalla consulta dei presidenti regionali, da mesi sta trattando, discutendo, rompendosi i maroni con il governo - prima Berlusconi, poi Monti - per trovare un passaggio-ponte per i pubblicisti. Il problema è che abbiamo capito solo una cosa: nessuno al governo sa che cosa fare. Così viaggiamo solo per ipotesi, che sono quelle che leggete nei blog sui giornali etc, ma che - è bene chiarirlo - sono solo ipotesi e al momento nemmeno proposte di legge. E siccome nessuno è così pazzo da abbandonare 80 mila iscritti a un ordine, qualche cosa verrà fatto. Per come l'ho capita io, dopo varie riunioni, l'ipotesi più facile è quella di un "via veloce" per fare sostenere un esame di Stato ad hoc per i pubblicisti che vivono di giornalismo per farli diventare a tutti gli effetti professionisti. E gli altri? Probabilmente resteranno in un albo speciale fino ad esaurimento, cioè fino alla morte naturale di tutti gli iscritti (il che immagino che significhi almeno per i prossimi 50-60 anni). Il che vuole dire che dopo il 13 agosto non si potranno più fare nuovi pubblicisti. Ma c'è anche la possibilità che il governo riconosca - a differenza degli altri ordini - la peculiarità del mondo del pubblicismo. Anche perché al momento sta facendo il suo iter una legge bipartisan - già approvata alla Camera - che riconferma l'albo dei pubblicisti.
Il resto, ripeto, sono solo ipotesi. Questo è uno dei motivi per cui non ho detto nulla ufficialmente. Perché sulle ipotesi diventa difficile dire ai colleghi come devono muoversi e che cosa devono fare. Non appena ci sarà una novità vi sarà comunicata rapidamente.
C'è però un piccolo ma, che vorrei aggiungere. La manovra sui pubblicisti deriva anche da qualche colpa dei pubblicisti, perché molti (diciamo almeno 50 mila su 80 mila) non versano un euro all'Inpgi, l'istituto di previdenza dei giornalisti. Allora delle due l'una: o non esercitano attività e quindi non capisco l'agitazione di questi che andrebbero cancellati semplicemente da un ordine, oppure lavorano in nero e quindi capisco ancora meno l'agitazione di chi vuole appartenere a una categoria evadendo però i contributi. Spero di aver chiarito qualche dubbio. Per il resto l'unica cosa è aspettare. Vi posso garantire che Iacopino è perennemente in contatto con capigruppo parlamentari, presidenti di commissione, sottosegretari e ministri per capirne di più e nonostante questo non ha mai avuto risposte chiare. E se non le ha avute lui che in queste settimane e in questi giorni ha praticamente passato più tempo a Montecitorio che con la sua famiglia, mi chiedo che cosa possono saperne i tanti cialtroni che scrivono cazzate sul web pensando di dare lezioni di giornalismo e politica.
Scusate la franchezza, ma come sapete omen nomen.
di Fabrizio Franchi, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige
Scrivo questa nota rivolta a tutti i pubblicisti dell'Ordine del Trentino Alto Adige che in questi giorni - o per telefono o mail o via fb - mi hanno chiesto informazioni o pareri sulla vicenda degli 80 mila pubblicisti che il governo vorrebbe cancellare. Se da me volete una risposta risolutiva e decisiva vi dico subito che non posso darvela. In diversi mi hanno chiesto: che cosa succederà ora? La risposta è: non lo so. Forse vi spiazzerà, ma cerco di spiegarvi quello che so, in sincerità e senza prese in giro. Con una premessa: non ascoltate mestatori o demagoghi di professione o coloro i quali pensano di spiegarvi che cosa sta succedendo. Nessuno, ripeto, nessuno può saperlo. Tanto per essere chiari: nemmeno il governo.
Vi ricostruisco alcuni passaggi. Tutto comincia con la precedente manovra del governo Berlusconi che di fatto impedisce l'iscrizione a un ordine senza un esame di Stato, ma rimanda ogni applicazione a una regolamentazione da approvare entro il 13 agosto 2012 e inoltre toglie i poteri disciplinari all'Ordine demandandoli a una commissione di disciplina presieduta da un magistrato. Il governo Monti recepisce tutto questo, ma fa una aggiunta: anche qualora non si riuscisse a fare i regolamenti entro il 13 agosto la legge entra in vigore.
Vanno aggiunte, per la comprensione, alcune informazioni o retroscena. Una buona parte di colpa nel fare agitare i pubblicisti al punto di dire: "allora io non pago la quota", deriva dalla demagogica e irresponsabile azione di qualche presidente di ordine del sud che ha invitato i suoi pubblicisti a muoversi in tal senso. Anzi, qualcuno di questi mestatori sta pensando di organizzare una sorta di associazione nazionale dei pubblicisti che però non avrebbe alcun valore di legge e tantomeno non sarebbe un ordine professionale, ma solo una associazione. E' bene dire che l'ordine nazionale e il presidente nazionale Iacopino, supportati dalla consulta dei presidenti regionali, da mesi sta trattando, discutendo, rompendosi i maroni con il governo - prima Berlusconi, poi Monti - per trovare un passaggio-ponte per i pubblicisti. Il problema è che abbiamo capito solo una cosa: nessuno al governo sa che cosa fare. Così viaggiamo solo per ipotesi, che sono quelle che leggete nei blog sui giornali etc, ma che - è bene chiarirlo - sono solo ipotesi e al momento nemmeno proposte di legge. E siccome nessuno è così pazzo da abbandonare 80 mila iscritti a un ordine, qualche cosa verrà fatto. Per come l'ho capita io, dopo varie riunioni, l'ipotesi più facile è quella di un "via veloce" per fare sostenere un esame di Stato ad hoc per i pubblicisti che vivono di giornalismo per farli diventare a tutti gli effetti professionisti. E gli altri? Probabilmente resteranno in un albo speciale fino ad esaurimento, cioè fino alla morte naturale di tutti gli iscritti (il che immagino che significhi almeno per i prossimi 50-60 anni). Il che vuole dire che dopo il 13 agosto non si potranno più fare nuovi pubblicisti. Ma c'è anche la possibilità che il governo riconosca - a differenza degli altri ordini - la peculiarità del mondo del pubblicismo. Anche perché al momento sta facendo il suo iter una legge bipartisan - già approvata alla Camera - che riconferma l'albo dei pubblicisti.
Il resto, ripeto, sono solo ipotesi. Questo è uno dei motivi per cui non ho detto nulla ufficialmente. Perché sulle ipotesi diventa difficile dire ai colleghi come devono muoversi e che cosa devono fare. Non appena ci sarà una novità vi sarà comunicata rapidamente.
C'è però un piccolo ma, che vorrei aggiungere. La manovra sui pubblicisti deriva anche da qualche colpa dei pubblicisti, perché molti (diciamo almeno 50 mila su 80 mila) non versano un euro all'Inpgi, l'istituto di previdenza dei giornalisti. Allora delle due l'una: o non esercitano attività e quindi non capisco l'agitazione di questi che andrebbero cancellati semplicemente da un ordine, oppure lavorano in nero e quindi capisco ancora meno l'agitazione di chi vuole appartenere a una categoria evadendo però i contributi. Spero di aver chiarito qualche dubbio. Per il resto l'unica cosa è aspettare. Vi posso garantire che Iacopino è perennemente in contatto con capigruppo parlamentari, presidenti di commissione, sottosegretari e ministri per capirne di più e nonostante questo non ha mai avuto risposte chiare. E se non le ha avute lui che in queste settimane e in questi giorni ha praticamente passato più tempo a Montecitorio che con la sua famiglia, mi chiedo che cosa possono saperne i tanti cialtroni che scrivono cazzate sul web pensando di dare lezioni di giornalismo e politica.
Scusate la franchezza, ma come sapete omen nomen.
di Fabrizio Franchi, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige
Da oggi in vigore la Carta di Firenze...
Carta deontologica sulla precarietà nel lavoro giornalistico
approvata dal Consiglio nazionale l'8 novembre 2011
CARTA DI FIRENZE
della deontologia sulla precarietà nel lavoro giornalistico
approvata dal Consiglio nazionale l’8 novembre 2011
in memoria di Pierpaolo Faggiano
PREMESSA - Lo scenario della precarietà lavorativa nel giornalismo
Mai come negli ultimi anni il tema della qualità del lavoro si è offerto alla riflessione pubblica quale argomento di straordinaria e, talvolta, drammatica attualità. A preoccupare, in particolare, è la crescente precarizzazione lavorativa di intere fasce della popolazione che, per periodi sempre più lunghi, vengono costrette ai margini del sistema produttivo e professionale, con pesanti ricadute economiche, sociali, psicologiche ed esistenziali. Il giornalista infatti, costretto nel limbo di opportunità capestro, per lo più prive di prospettive a lungo termine, è a tutti gli effetti un cittadino di serie B, che non può costruire il proprio futuro, e nemmeno contribuire allo sviluppo del Paese, e ciò in netto contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione:
Art. 3, comma 2: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Nello specifico del lavoro giornalistico, in qualsiasi forma e mezzo sia declinato (stampa, radio, TV, web, uffici stampa, etc.) la situazione appare anche più grave. Un giornalista precarizzato, poco pagato, con scarse certezze e prospettive e talvolta, per carenza di risorse economiche, anche poco professionalizzato, è un lavoratore facilmente ricattabile e condizionabile, che difficilmente può mantenere vivo quel diritto insopprimibile d’informazione e di critica posto alla base dell’ordinamento professionale.
Un giornalista precario e sottopagato – soprattutto se tale condizione si protrae nel tempo – viene di fatto sospinto a lavorare puntando alla quantità piuttosto che alla qualità del prodotto informativo, e con poca indipendenza, sotto l’ombra di un costante ricatto che dal piano economico e professionale passa presto a quello dei più elementari diritti, a partire da quelli costituzionalmente riconosciuti.
La condizionabilità e ricattabilità dei giornalisti sono inoltre strettamente correlate alla possibilità di trasmettere una buona e corretta informazione, andando a inficiare uno dei capisaldi del sistema democratico (Cfr. Corte Cost. n. 84 del 1969, Corte Cost. n. 172 del 1972, Corte Cost. n. 138 del 1985).
La professione giornalistica negli ultimi anni ha subito profondi mutamenti, e molti altri ne dovrà subire con il progredire della tecnologia e delle nuove aspettative delle aziende editoriali.
Quello che resta e resterà inalterato è però il ruolo del giornalista e gli obblighi che questi ha nei confronti dei lettori e della pubblica opinione.
CARTA DI FIRENZE
della deontologia sulla precarietà nel lavoro giornalistico
approvata dal Consiglio nazionale l’8 novembre 2011
in memoria di Pierpaolo Faggiano
PREMESSA - Lo scenario della precarietà lavorativa nel giornalismo
Mai come negli ultimi anni il tema della qualità del lavoro si è offerto alla riflessione pubblica quale argomento di straordinaria e, talvolta, drammatica attualità. A preoccupare, in particolare, è la crescente precarizzazione lavorativa di intere fasce della popolazione che, per periodi sempre più lunghi, vengono costrette ai margini del sistema produttivo e professionale, con pesanti ricadute economiche, sociali, psicologiche ed esistenziali. Il giornalista infatti, costretto nel limbo di opportunità capestro, per lo più prive di prospettive a lungo termine, è a tutti gli effetti un cittadino di serie B, che non può costruire il proprio futuro, e nemmeno contribuire allo sviluppo del Paese, e ciò in netto contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione:
Art. 3, comma 2: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Nello specifico del lavoro giornalistico, in qualsiasi forma e mezzo sia declinato (stampa, radio, TV, web, uffici stampa, etc.) la situazione appare anche più grave. Un giornalista precarizzato, poco pagato, con scarse certezze e prospettive e talvolta, per carenza di risorse economiche, anche poco professionalizzato, è un lavoratore facilmente ricattabile e condizionabile, che difficilmente può mantenere vivo quel diritto insopprimibile d’informazione e di critica posto alla base dell’ordinamento professionale.
Un giornalista precario e sottopagato – soprattutto se tale condizione si protrae nel tempo – viene di fatto sospinto a lavorare puntando alla quantità piuttosto che alla qualità del prodotto informativo, e con poca indipendenza, sotto l’ombra di un costante ricatto che dal piano economico e professionale passa presto a quello dei più elementari diritti, a partire da quelli costituzionalmente riconosciuti.
La condizionabilità e ricattabilità dei giornalisti sono inoltre strettamente correlate alla possibilità di trasmettere una buona e corretta informazione, andando a inficiare uno dei capisaldi del sistema democratico (Cfr. Corte Cost. n. 84 del 1969, Corte Cost. n. 172 del 1972, Corte Cost. n. 138 del 1985).
La professione giornalistica negli ultimi anni ha subito profondi mutamenti, e molti altri ne dovrà subire con il progredire della tecnologia e delle nuove aspettative delle aziende editoriali.
Quello che resta e resterà inalterato è però il ruolo del giornalista e gli obblighi che questi ha nei confronti dei lettori e della pubblica opinione.
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