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sabato 23 ottobre 2021

Con "Mare Omis" la poetica fotografica delle costellazioni marine di Francesco Zizola approda a Bolzano

Dal 26.10 al 27.11.2021 presso Foto-Forum-Südtiroler Gesellschaft für Fotografie, di via Weggenstein 3f a Bolzano, è visitabile "Mare Omnis", una mostra fotografica di Francesco Zizola. 

Il tema indagato dal noto fotografo è il rapporto dell’uomo con la natura e della sua influenza sul mare, declinato attraverso un linguaggio visivo articolato e complesso. Il mare di Zizola è un mare di sottrazione, nel quale emergono segni, analogie, cose che richiamano altre cose. Il mare diventa cielo e così diviene costellazione che rinvia ad archetipi all’origine del tempo. 


Nelle fotografie scattate appaiono disegni, figure umane, rappresentazioni antiche, segni nella notte, immagini lontanissime di una natura potente in stretto contatto con l’uomo. Come ricorda Barthes: “Qualunque cosa essa dia a vedere e quale che sia la sua maniera, una foto è sempre invisibile: ciò che noi vediamo non è lei.” Le costellazioni lontanissime in realtà sono reti da pesca inserite nel grande mare mediterraneo, reti che i “tonnarotti” -coloro che si occupano della mattanza- installano per catturare i tonni nella loro migrazione verso la costa, i punti bianchi sono boe e i fili argentati di strisce d’acqua sono le cime che assicurano le parti galleggianti ai fondali. Zizola sceglie di allontanarsi dai topoi narrativi classici del reportage per un altro tipo di immagine che si discosta da ogni referenzialità del reale per andare verso un linguaggio poetico e astratto. Cosa guardiamo veramente quando vediamo un’immagine? Cosa riconoscono i nostri occhi davanti ad esse? Sono le domande che ci poniamo osservando le fotografie di Mare Omnis. L’ambiguità è totale e Zizola sceglie di ragionare sul paradigma del fotografico sapendo che le immagini hanno il meraviglioso compito di creare percorsi di significato dando origine a processi di consapevolezza nello spettatore. Le fotografie non sono solo ciò che mostrano, suggerisce Zizola, ma sono molto altro, parte attiva di un processo che pone domande e va oltre al visibile, verso l’immaginazione in un movimento interno tra autore e spettatore. 

“C'è una verità estatica, poetica. È misteriosa e inafferrabile, e può essere raggiunta solo attraverso l'immaginazione e la stilizzazione. La fotografia ha il compito di aprire nuove possibili comprensioni della complessità della realtà” commenta il fotografo nel processo che lo ha portato a creare queste immagini.

Il lavoro iniziato nel 2016 si compone di 22 fotografie in bianco e nero di formato 90x120 e raccontano il rapporto ormai capovolto e andato perduto dell’ uomo con il mare nella sua forma di sostentamento naturale. É un atto di denuncia poetico, un atto d’amore verso la rottura di un equilibrio, di un tempo in cui il mare era fiorente di vita, l’appello a ritrovare nuovamente la perduta relazione con il sacro.

mercoledì 27 novembre 2019

In biblioteca, la fotografia di Robert Frank letta da Sandro Iovine

Recentemente scomparso, Robert Frank è considerato uno dei più influenti fotografi contemporanei. Il suo libro «The Americans», «scritto» con uno stile rivoluzionario che cambiò il modo di vedere il reportage, è tuttora uno dei progetti più significativi della fotografia mondiale. La biblioteca civica «Bruno Emmert» di Arco propone sabato 30 novembre «Fotografia, istruzioni per l’uso», serata in cui Sandro Iovine leggerà le 83 immagini che compongono il testo di un’opera memorabile. Inizio alle ore 20.45, ingresso libero. 

Lo scrittore, poeta e pittore statunitense Jack Kerouac, di lui e del suo libro scrisse: «Quella folle sensazione in America, quando il sole picchia forte sulle strade e ti arriva la musica di un jukebox o quella di un funerale che passa [....] Robert con l'agilità, il mistero, il genio, la tristezza e lo strano riserbo d'un ombra ha fotografato scene mai viste prima su pellicola [...] se non ami la poesia vai a casa e guarda la tv...».

Chi è Robert Frank?

Scomparso il 10 settembre 2019, di lui, nella storia della fotografia, rimarranno soprattutto 83 immagini scattate durante il suo audace viaggio attraverso l’America degli anni Cinquanta. Un viaggio che Robert Frank si finanzia con la borsa di studio annuale dalla Fondazione Guggenheim di New York che, primo fotografo europeo, vince nel 1955. Sintesi delle migliaia di scatti che colleziona a cavallo di un’automobile scassata, con in mano un Leica più volte usata, quelle 83 immagini compongono il libro «The Americans», pubblicato negli Stati Uniti nel 1959, dopo l’edizione francese «Les Américains» uscita l’anno precedente a Parigi. È il lavoro con cui Robert Frank rende celebre la sua arte. Naturalizzato statunitense, Frank nasce nel 1924 a Zurigo da madre svizzera e da padre tedesco di origini ebraiche. Cresce in Svizzera, nella sua giovinezza vive la minaccia del nazismo e, sfiorato dalla Shoah, sviluppa una sua particolare comprensione per gli oppressi Appassionato, intraprendente, fuori dagli schemi, diventa un’icona della fotografia del Novecento, secolo del quale sperimenta buio e opportunità. Emigra a New York all’età di 23 anni, nel 1947, dove ottiene un lavoro come fotografo di moda per tutte le maggiori testate internazionali, ma è viaggiando, fra Europa e Sud America, che esprime la sua vera passione: il reportage fotografico. Negli anni Cinquanta, sempre negli Stati Uniti, incontra vari esponenti della Beat Generation, con cui condivide parte del suo percorso. Fra questi, il poeta Allen Ginsburg e lo scrittore Jack Kerouac, che scrive l’introduzione di «The Americans» e che rimarrà suo amico per tutta la vita. Negli anni Sessante si dedica al cinema e diviene regista. La vita di Frank è segnata altresì da tragedie personali. Sua figlia Andrea e suo figlio Pablo muoiono in circostanze drammatiche. Dopo la morte di Andrea si dedica di nuovo alla fotografia, creando immagini tramite collage e incisioni sulla pellicola. Nel 1994 dona gran parte del suo materiale artistico, fra cui le preziose migliaia di foto “scartate” da The Americans, alla National Gallery of Art di Washington. Nel 1995 apre la Fondazione Andrea Frank per erogare borse di studio agli artisti. Riceve nell’arco della sua carriera prestigiosi premi e riconoscimenti, fra cui l’Hasselblad Award nel 1996 e il Cornell Capa Award nel 2000. Una sua retrospettiva, organizzata a Londra nel 2004 alla Tate Modern Gallery, fa il giro del mondo.

Chi è Sandro Iovine?

Giornalista, critico fotografico, è nato nel 1961 a Roma. Dal 1989 al 1998 è stato redattore presso la Editrice Reflex, prima di trasferirsi a Milano dove, dal 1999 al 2014, ha diretto la rivista Il Fotografo. Ha insegnato storia della fotografia a Roma all’ISFCI e dal 2003 fotogiornalismo e comunicazione visiva alla John Kaverdash Accademia di Fotografia. Ha tenuto master alla MIFAV-Università di Tor Vergata (di cui ha condiretto l’organo di stampa F&D) e nelle università di Bologna, Bergamo, Insubria, Palermo, Pavia, Perugia e Siena. Ha collaborato con Rai Radio Uno, Rai Radio Tre, Radio 24 e Radio Svizzera Italiana, Paese Sera, Avvenimenti, Il Giornale di Napoli, Il Manifesto. Ha creato e diretto a Roma lo spazio Centro Fotogiornalismo. Nel 2011 è stato curatore della sezione fotografia di Roma Provincia Creativa e fa parte del comitato di valutazione all’interno del progetto Eyes in Progress. Nel 2007 ha creato il blog «Fotografia: parliamone!» Attualmente dirige la rivista FPmag.


martedì 5 novembre 2019

«Pagine del Garda»: al via la 27ª edizione

Si tiene dal 9 al 17 novembre nel salone delle feste del Casinò municipale di Arco (TN) la 27ª edizione di «Pagine del Garda», la rassegna dell’editoria gardesana organizzata dall'associazione culturale Il Sommolago e dal Comune di Arco. 

Anche quest’anno sono una sessantina gli editori presenti alla mostra del libro, per oltre un migliaio di titoli esposti, dei quali alcuni nuovissimi, molti di difficile reperibilità, tutti di estremo interesse, non solo per il pubblico dei bibliofili. Grazie anche a un programma di presentazioni librarie, di un archivio storico fotografico e di un docufilm (in tutto sei eventi), sono attesi tremila visitatori. L’ingresso è libero a tutte le proposte. 

Una rassegna dedicata all'attività editoriale che ha come tema la valorizzazione del territorio gardesano; un appuntamento che ancora una volta costituisce una preziosa vetrina per le realtà editoriali delle tre province che si affacciano sul lago di Garda e dei territori limitrofi, e in cui è possibile trovare, tra le altre, proposte di nicchia, originali e accattivanti. «Pagine del Garda» quest’anno concentra nella settimana della mostra del libro tutti gli eventi collaterali, presentando cinque novità editoriali e un docufilm di grande interesse. La mostra del libro (aperta al pubblico tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30, sabato 9 novembre solo il pomeriggio) è allestita nel salone delle feste, mentre gli eventi collaterali si tengono nell’attigua sala consiliare. 

La cerimonia di inaugurazione si svolge sabato 9 novembre alle ore 16 nella sala consiliare, dove a seguire si tiene la prima delle presentazioni, quella del libro di Silvia Coraiola «Arco dipinta nel Cinquecento. Palazzo d’Arco-Marchetti e la chiesa di San Rocco a Caneve» (Il Sommolago), presenti l’autrice, Ezio Chini e Romano Turrini. Il volume si occupa degli affreschi legati alla scuola e alla figura di Giulio Romano (in questi giorni celebrato con una bellissima mostra a Mantova), uno dei quali (situato a Palazzo d'Arco-Marchetti) è utilizzato proprio come immagine rappresentativa della edizione di quest'anno della mostra. Al suo interno si propone un esauriente excursus fra diversi affreschi di Arco, per dimostrare il legame con l'illustre artista attivo alla Corte Gonzaga - uno dei riferimenti artistici del Rinascimento. Il volume, edito dall'associazione Il Sommolago, costituisce un importante occasione di approfondimento e di conoscenza di alcuni elementi straordinari del patrimonio cittadino e vedrà la presenza, come correlatori dell'autrice, due esperti di altissimo livello: Ezio Chini, storico dell'arte ed esperto di arte e monumenti trentini, e Romano Turrini, grande studioso delle vicende di Arco e della famiglia dei suoi Conti. 

Gli appuntamenti proseguono poi con un ricco calendario: domenica 10 novembre alle ore 16 Mauro Neri propone una presentazione teatralizzata del suo libro «Le mille e una leggenda del Trentino» (Athesia, 2019), mentre giovedì 14 novembre alle ore 15 Vittorio Colombo propone «Storie d’altri tempi: immagini altogardesane dell’archivio Colombo» (in collaborazione con l’associazione Lega Vita Serena). Venerdì 15 novembre l’appuntamento è con «Noi. Laboratorio di poesia», volume a cura di Beatrice Carmellini, esito del laboratorio «Poesia in biblioteca» tenuto dalla Mnemoteca del Basso Sarca in collaborazione con la biblioteca civica «Bruno Emmert» di Arco (presentazione della curatrice, inizio alle ore 16). Sabato 16 novembre i curatori Paolo Boccafoglio, Romano Turrini e Giorgio Vivori assieme al direttore responsabile Vittorio Colombo presentano i saggi del secondo numero della rivista Il Sommolago, anno 2019 (inizio alle ore 16). La chiusura, domenica 17 novembre, è alle ore 16 con la presentazione del docufilm «Ritorno a Parigi. Renato Ischia, scultore», nell’ambito del progetto «Parigi. Artisti trentini, 1900-1989», a cura di Roberta Bonazza (presentazione della curatrice e di Giancarla Tognoni, in collaborazione con la Casa degli Artisti «Giacomo Vittone» di Canale di Tenno). 

La rassegna dell’editoria gardesana «Pagine del Garda» è organizzata dall'associazione culturale Il Sommolago e dal Comune di Arco, con la collaborazione di Cassa Rurale Alto Garda, Lega Vita Serena, Mnemoteca del Basso Sarca e Casa degli Artisti «Giacomo Vittone». 

Informazioni Comune di Arco telefono 0464 583656 email cultura@comune.arco.tn.itwww.comune.arco.tn.it


domenica 14 aprile 2019

A Merano un'AntologiA fotografica tutta in maiuscolo in memoria di Remo Forcellini

Un'Esposizione, con la E maiuscola, dedicata alla memoria di chi ha gettato le basi per la nascita di un circolo che nel corso del tempo ha saputo crescere e distinguersi nel panorama regionale e nazionale, per qualità, attività, intraprendenza. 


Una Mostra, con la M maiuscola, che raccogliendo i doni lasciati dal passato intende guardare con lungimiranza al futuro, facendo tesoro del contributo che ogni singolo socio può ancora portare, nel proprio piccolo, per far lievitare l'esperienza e la competenza dell'intero gruppo. 

E' l'AntologiA, con le A maiuscole, che il Fotoclub Immagine Merano BFI ha pensato, organizzato, allestito, prodigandosi con impegno, delicatezza, rispetto, umanità, per onorare il ricordo di Remo Forcellini - socio fondatore, artista creativo, fotografo riflessivo, sensibile e attento. 

Ma prima di tutto, quella inaugurata venerdì sera a Merano è stata una vera e propria attestazione d'AFFETTO - sì, tutto maiuscolo - che i soci hanno desiderato dimostrare con senso di riconoscenza e gratitudine verso una persona che ha segnato il percorso di ognuno di loro, tanto in forma singola quanto collettiva. Complimenti davvero, perché l'attività di un'associazione acquisisce valore anche (e soprattutto) grazie ad iniziative come queste.

La mostra "AntologiA di Remo Forcellini" rimarrà visitabile presso la Sala Civica, in via Otto Huber nr.8 a Merano, fino giovedì 18 aprile.








lunedì 14 gennaio 2019

Tutto il fascino dello sviluppo dei negativi in nuovi progetti dedicati alla fotografia analogica

A 19 anni dalla sua nascita il circolo "Il Fotogramma" di Nago Torbole (TN) propone un progetto rivolto sia ai nostalgici della fotografia analogica sia agli appassionati di nuova generazione che avvertono la necessità di approfondire la conoscenza delle tecniche di sviluppo della fotografia su pellicola e la cultura fotografica ad essa collegata. 

Nei mesi scorsi alcuni soci del gruppo altogardesano hanno dunque dato vita a "Il Fotogramma-Darkroom", una sezione che a breve prenderà forma con incontri - sia teorici che pratici - dedicati

Che significato ha una simile scelta, in controtendenza rispetto all'attualità fotografica affidata ormai quasi esclusivamente alla tecnica digitale? "Le motivazioni che hanno indotto alcuni soci a cimentarsi in questa avventura sono molteplici - ci spiega Paolo Benaglio, segretario del Fotogramma e promotore della bella iniziativa - In primo luogo per esigenze di tipo didattico: infatti una delle attività principali svolte dal Fotogramma sul territorio è quella della diffusione della cultura fotografica e per fare questo non è possibile ignorare la tecnica che è stata usata da tutti i fotografi nei primi cento anni di vita dell’arte fotografica. In particolare ci rivolgiamo alla generazione di fotografi più giovani, quelli nati con il digitale che non hanno mai conosciuto la “pellicola. Riteniamo infatti che rendersi conto di cosa si faceva con la pellicola in camera oscura-darkroom sia di fondamentale importanza per usare al meglio gli strumenti di postproduzione digitale. In secondo luogo abbiamo pensato di venire incontro ad alcune richieste di sperimentazione della tecnica "ibrida" che prevede l’utilizzo della pellicola di medio e grande formato in fase di scatto, dello sviluppo della stessa in camera oscura, di una successiva fase di digitalizzazione del negativo e quindi della stampa finale digitale fine-art su carta di alta qualità". 

Altro motivo che ha portato i soci del Fotogramma a questa scelta, è una sempre più diffusa tendenza al “ritorno all’analogico”, che da qualche tempo si sta affermando in termini abbastanza importanti e tali da indurre alcuni produttori di materiale fotografico a riportare sul mercato prodotti ormai scomparsi. Cosa troveremo nelle prossime settimane al Fotogramma di Nago-Torbole? "Semplice - conclude Benaglio - una piccola camera oscura di tipo didattico dove poter apprendere e sperimentare la tecnica dello sviluppo, tra liquidi, pellicole e negativi, con la consulenza nonché aiuto ed entusiasmo di alcuni soci che voglio provare, o più precisamente riprovare, l’incredibile fascino della stampa della fotografia analogica".


lunedì 12 novembre 2018

"Il corpo e l'anima" - si inaugura a Trento la rassegna fotografica che esplora l'Io, tra sogno e realtà

La poetica basata sul difficile rapporto tra corpo e anima è già stata trattata, anche in tempi non lontani, da diversi artisti. Il fascino dell'inedita rassegna fotografica, realizzata con le immagini di Michela Goretti, Carlo Ferrara, Laura Zinetti, e dei tre autori di CrazyClick (alias Paola Santoni, Germana Frizzi e Christian Rossi), interamente curata da Enrico Fuochi e dall'associazione culturale Art Vision, che verrà inaugurata sabato 17 novembre alle ore 17 presso la Galleria "Torre Mirana" - Palazzo Thun - di via Belenzani a Trento, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento, del Comune di Trento e di Riva del Garda, sta non tanto nell'originalità della tematica trattata ma nell'interpretazione che ne viene data dai singoli autori. Che, nel difficile e delicato ruolo di curatore e autore, Enrico Fuochi ha selezionato dopo aver visionato e valutato la capacità interpretativa che emerge da alcune loro immagini.

"Il surrealismo in esse contenuto - spiega - ha fatto nascere in me l'idea di riunirle in una raccolta che, avvalendosi del medium fotografico, affronti una tematica indubbiamente impegnativa e che dia voce alle forze della fantasia, del sogno e dell'irrazionale. Sono fotografie in cui è manifesto il funzionamento reale del pensiero che, al di fuori di ogni vincolo razionale, estetico, morale, s'ispira all'inconscio dell'uomo. L'aver sviluppato questa mia idea, che ha portato ad assemblare la rassegna fotografica, è per me una sfida ai luoghi comuni. Il privilegiare l'aspetto concettuale, parlando del corpo inteso come figura e utilizzarlo come medium per indagare nel contempo l'anima attraverso le sue forme più velate, le sue attività, le sue posture, gli sguardi infantili e non, i giochi, le angosce, la sua voglia di evadere, è cosa non sempre presente nelle contemporanee rassegne".

E' così che nelle immagini dei singoli autori coinvolti nel progetto, il corpo è rappresentato sì come una semplice entità materiale ma anche come un'essenza che fa trasparire un'anima intesa solo come un palpabile ritratto interiore di un sentimento o di un desiderio, che a volte è vera utopia o visione onirica, ma che in ogni caso costituisce una costellazione di micro-narrazioni connesse tra loro da memoria episodica, gestuale o biografica.

"Questa rassegna rappresenta inoltre un originale percorso di approfondimento concettuale del rapporto tra l'etereo e il materiale - scrive il presidente del Consiglio provinciale di Trento Bruno Dorigatti nella prefazione del catalogo - Gli scatti degli autori hanno infatti una valenza che rimanda anche al linguaggio della memoria della nostra storia dell'Autonomia. Una memoria che deve essere sempre rivitalizzata, rinforzata ed evocata su un piano di raccordo costante con la realtà di tutti i giorni. Il concetto di anima ci riporta ad una visione soggettiva dell'Io, quasi a simbolizzare il massimo grado di espressività laddove si unisce alla creatività degli altri".

La mostra fotografica "Il corpo e l'anima" rimarrà visitabile fino al 9 dicembre, con orario 16-19 da martedì a domenica.




Kastellorizo, una mostra fotografica e i ringraziamenti di Salvatores per "L'Isola dell'Oblio" di Davide Pivetti

Sta destando curiosità la mostra fotografica "L'Isola dell'Oblio" ospitata in questi giorni alla galleria "Craffonara" di Riva del Garda (TN) dedicata alla piccola isola greca di Kastellorizo e al film Premio Oscar nel 1992 "Mediterraneo" (per la regia di Gabriele Salvatores; tra gli interpreti, Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Claudio Bigagli, Ugo Conti, Giuseppe Cederna, Antonio Catania, Gigio Alberti ecc.).

La rassegna realizzata dal giornalista rivano Davide Pivetti - 40 immagini inedite e altrettanti brani dal copione originale del film - è stata inaugurata sabato 3 novembre alla presenza di un buon pubblico fatto di cinefili, "grecofili" e soci del circolo culturale "La Firma" che ospita l'iniziativa. Tra i presenti anche appassionati da altre regioni, l'amore per la minuscola e quasi sconosciuta isola greca è più diffuso di quanto si pensi. 


Trecento le persone che hanno visitato la mostra nella prima settimana di apertura, nonostante maltempo e bassa stagione. Una curiosità, figlia del mondo social in cui anche gli eventi culturali sono ormai immersi: via Instagram è infatti arrivato un breve messaggio dal registra Gabriele Salvatores, autore del film, che ringrazia per l'iniziativa rivana anche "a nome dell'isola a importanza strategica zero", citando copione del film e sottotitolo della mostra. 

L'allestimento si è arricchito di un'installazione con tre opere di Franco Pivetti ("La Grecia in tre vasi") interpretazione moderna dell'arte classica greca. E' la prima volta che padre e figlio partecipano ad un evento assieme. 

"L'Isola dell'Oblio" resta visitabile fino al 28 novembre, tutti i giorni (10-12.30 e 14.30-17) ad ingresso libero.




martedì 3 luglio 2018

Sei un giovane fotografo e hai un progetto nel cassetto? Ecco il concorso che fa per te!

Hai meno di 30 anni e nel tuo cassetto c'è un progetto fotografico che racconta di "Diritti e conflitti"? E' giunto il momento di usarlo! Hai tempo fino al 15 luglio per partecipare alla 6° edizione della Biennale dei giovani fotografi italiani, organizzata dal CIFA-Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena (AR) in collaborazione con FIAF-Federazione Italiana Associazioni Fotografiche e riservata ai giovani fotografi nati a partire dal 01/01/1988, sia con iscrizione individuale (sezione A) che attraverso Scuole di fotografia (sezione B).

Tema della Biennale è, appunto, "Diritti e conflitti - Lavoro, casa, salute, istruzione: il ridimensionamento dello stato sociale".

La partecipazione è gratuita e non è necessario essere soci FIAF. Agli autori selezionati la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche garantirà un contributo economico fino ad un massimo di 200 euro per l’allestimento della propria mostra/istallazione e ampia visibilità sui media e canali social nazionali.

Il bando di concorso è scaricabile a questo link: www.centrofotografia.org/informations/attivita/189


giovedì 14 giugno 2018

Al Forte delle Benne di Levico, il Convegno Regionale dei Circoli Fotografici del Trentino Alto Adige con le mostre di FIAF, workshop e set fotografici

Sarà ospitato nella splendida cornice del Forte Colle delle Benne di Levico, domenica 17 giugno, il Convegno Regionale dei Circoli Fotografici presenti nelle province di Trento e Bolzano, organizzato quest'anno dal Gruppo Fotoamatori Pergine con la coordinazione del Delegato Regionale di FIAF (Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche) Fabrizio Giusti.

Un'intera giornata di attività culturali e di confronto, aperta a tutti, che a partire dalle ore 10 richiamerà al Forte i presidenti di circolo con i relativi associati, così come tanti fotoamatori - principianti e provetti - che qui avranno occasione di interagire fra loro, sbizzarrirsi con l'attrezzatura e dar sfogo a creatività e vena artistica.


«Scopo dei convegni, che ogni anno richiamano i fotoamatori di tutta Italia, è fare il punto della situazione delle attività che capillarmente vengono svolte in ogni regione - spiega Fabrizio Giusti - ma anche divulgare i programmi e i progetti promossi da FIAF (la Federazione nazionale raccoglie a sé più di 550 circoli e coinvolge oltre 45mila appassionati!), incentivare l'organizzazione di iniziative a favore della fotografia amatoriale, anche di tipo collettivo, verificare l'avanzamento dei lavori dei singoli sodalizi, promuovere la diffusione e la crescita della cultura fotografica su tutto il territorio».

In Trentino Alto Adige i Circoli Fotografici sono in tutto una quindicina, di cui sette quelli affiliati a FIAF; i soci sono oltre 500 mentre incalcolabile è il numero di coloro che, per passione, interesse, o semplice curiosità, si avvicinano ogni anno al mondo della fotografia amatoriale. Ecco dunque che il Convegno Regionale, aperto a tutti, iscritti FIAF e non, rappresenta un'opportunità per condividere una passione comune oltre che un coinvolgente momento di formazione-informazione culturale.

A dare il via al ricco programma di lavori, una conferenza con workshop dal titolo «Non solo sassi» a cura di Alberto Bregani - fotografo, scrittore, comunicatore, considerato tra i più puri e validi interpreti della fotografia di paesaggio e di montagna in bianco e nero. Quindi set fotografici in ambiente interno/esterno con modelle, con la partecipazione di Emily Eccel, già Miss Cotonella per il Trentino Alto Adige; un incontro con i fotoamatori 2.0; l'inaugurazione della mostra «La Famiglia In Italia» realizzata con le opere regionali partecipanti al progetto collettivo nazionale messo a punto da FIAF in collaborazione con FujiFilm in occasione del 70° anniversario di fondazione (esposizione che in contemporanea verrà inaugurata in altre 150 città italiane), e della mostra con i migliori scatti realizzati dai soci dei Circoli locali; la proclamazione della «Foto dell'Anno 2018 del Trentino Alto Adige».

Tutte le attività sono aperte e gratuite. Info sul sito www.fotoamatoripergine.it/convegno2018 .


giovedì 31 maggio 2018

"Feed the Change 2.0" - dagli studenti dell'Alberghiera una mostra fotografica sui disturbi alimentari

Un tema delicato, doloroso e più attuale di quel che si pensi, affrontato con un linguaggio semplice, diretto, immediato, mai invasivo né biasimevole, da chi, con quel tema, molto spesso è chiamato a confrontarsi - per via dell'età, la più bella e la più critica, per via di quegli sguardi cui una professione può alle volte portare ad avere un occhio di riguardo. 

E' l'ampia sfera dei disturbi alimentari quella trattata nel progetto "Feed the Change 2.0" elaborato dagli studenti delle classi quinte del Centro di formazione professionale-Alberghiero di Riva del Garda, che attraverso un percorso fotografico sviluppato durante l'attività didattica sulla piattaforma più amata e usata dai giovani, Instagram, hanno sapientemente costruito una mostra vera e propria, restituita in questi giorni sia ai compagni di scuola che alla comunità altogardesana e trentina. 

Mettendosi in gioco in prima persona, i ragazzi hanno prodotto un sapiente ed indovinato mix di contributi video, di didascalici spunti di riflessione, di immagini chiare e dirette, di figure simboliche, con l'intento di invitare il visitatore - adolescente o adulto che sia - a soffermarsi sia sugli aspetti sociali che su quelli sanitari di anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata, senza tuttavia dimenticare mai di focalizzare l'attenzione sulle fragilità, sulla solitudine, sulle insicurezze e su tutte quelle emozioni che costituiscono il bagaglio con cui i giovani di oggi devono con-vivere.


La bontà del progetto, cui va tutto il mio plauso per l'idea e la realizzazione, può essere riassunta in un intelligente messaggio di speranza e bellezza che dimostra quanto le nuove generazioni siano capaci di generare grazie agli strumenti 2.0, loro congeniali, e al fiducioso appoggio del mondo degli adulti - un messaggio che faccio mio e rilancio in rete a quanti vogliano condividere, riconoscendosi nelle parole: "Migliorare è sempre possibile ma è bene anche imparare ad amarsi e accettarsi!"

martedì 15 maggio 2018

"La lista di Candido" - ovvero la storia di una fabbrica tra magnesia, amianto e lavoro

Venerdì 18 maggio alle 18.00 al Museo di Riva del Garda avranno luogo l'inaugurazione della mostra e la presentazione del libro "La lista di Candido. I lavoratori della Collotta & Cis di Molina di Ledro tra magnesia, amianto e lavoro", frutto di una ricerca storica, socio-economica e sanitaria realizzata nel corso degli ultimi due anni dall'associazione Araba Fenice in collaborazione con il medico Giuseppe Parolari e il Circolo Fotoamatori Valle di Ledro, da cui è nato un volume di oltre duecento pagine edito da MAG-Museo Alto Garda che ripercorre la storia della fabbrica Collotta Cis & Figli di Molina, attiva tra il 1900 e il 1979, e di tutto ciò che riguarda l’epopea "della magnesia” in Valle di Ledro. 

Data la preziosa quantità di materiali raccolti nel corso della ricerca e la disponibilità di una rilevante documentazione fotografica sia storica che contemporanea, si è voluto rendere conto di questo importante spaccato di storia industriale e umana anche attraverso una mostra, nella quale verrà esposta una parte significativa di materiali documentali e fotografici, di video-interviste e reperti raccolti, affiancati da un percorso fotografico contemporaneo realizzato dal Circolo Fotoamatori Valle di Ledro e curato da Luca Chistè. 

Domenica 20 maggio sono previste invece due visite guidate gratuite alla mostra, alle 14.00 e alle 16.00, in occasione dell'iniziativa "Palazzi Aperti".

La mostra rimarrà poi visitabile fino all'8 luglio 2018. 


mercoledì 14 marzo 2018

A "Le avventure di Numero Primo" di Paolini e Bettin il Premio Mario Rigoni Stern 2018

L'edizione 2018 del Premio Mario Rigoni Stern è stata vinta da Marco Paolini e Gianfranco Bettin con «Le avventure di Numero Primo» (Einaudi). Lo ha comunicato ieri la giuria composta da Ilvo Diamanti, Paola Maria Filippi, Mario Isnenghi, Daniele Jalla e Paolo Rumiz, coordinata dalla giornalista Margherita Detomas. La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 24 marzo al Palazzo dei congressi di Riva del Garda (inizio alle ore 17).

«La fantafavola di Paolini e Bettin - si legge nelle motivazioni della giuria - mette in scena un mondo futuro trasformato dalla biotecnologia in cui, però, l'intelligenza artificiale scopre di poter avere, senza saperlo, anche un cuore. In questa realtà la montagna preserva una sua irriducibile differenza rispetto a un mondo globalizzato, in cui Marghera e Venezia invadono la pianura fino alle Alpi e lo stesso mare perde la sua specificità. Dalla montagna viene alla luce Nicola, un Numero Primo come preferisce essere chiamato, lo strano e delizioso protagonista del libro. Emergendo da un ghiacciaio». 

Motivazioni del premio

Le genti alpine hanno creato le proprie comunità in un ambiente naturale unico, all’interno di tradizioni culturali diverse legate alle specificità del loro territorio. Si tratta di un universo culturale affascinante e complesso, ispirato alla tolleranza e alla solidarietà, cerniera tra nord e sud, tra area mediterranea e area mitteleuropea: una vera e propria “civiltà alpina”, collocata nel cuore del Vecchio Continente, con i suoi valori, un suo bagaglio culturale e artistico, che rappresenta oggi, per la futura “Europa dei popoli”, uno straordinario modello di riferimento. Ruolo decisivo nell’incontro e nel confronto fra le diverse culture delle Alpi è certamente quello della Letteratura, nelle sue diverse espressioni: sia attraverso la ricerca e la divulgazione storico-scientifica, sia attraverso il racconto, che della cultura della montagna comunica emozioni e sentimenti, trasmettendo i valori in cui ancora oggi si riconoscono le comunità dei paesi alpini. Nella letteratura italiana del Novecento, Mario Rigoni Stern ha saputo descrivere in modo originale la cultura della gente di montagna, raccontando il legame fra i montanari e il loro ambiente, e proponendo le Alpi quale orizzonte significativo della letteratura e della storiografia contemporanea, del moderno sentimento ecologico e perfino dell’etica. In questo quadro, le Alpi diventano un vero e proprio scrigno di valori, non solo paesaggistici e ambientali, ma soprattutto umani: un universo etico che Mario Rigoni Stern, dal “ritorno a baita” vagheggiato nel gelo di una steppa macchiata dagli orrori della guerra, non ha mai cessato di perseguire, come narratore, ma anche come intellettuale impegnato in un progetto di riscatto e di progresso del proprio mondo.

I temi 

Il Premio, alternandosi fra Trentino e Veneto con cadenza annuale, cercherà di individuare gli elementi di eccellenza della narrativa e della saggistica di ambito alpino all’interno delle opere edite nei due anni precedenti, individuando, in maniera non esclusiva, nelle due rispettive modalità di scrittura, i seguenti specifici settori di interesse: il paesaggio alpino, nei suoi aspetti naturalistici e nella sua estetica; le attività produttive tradizionali, nelle loro specifiche valenze di ecocompatibilità; il contesto socioculturale delle comunità alpine, con le loro istituzioni storiche legate all’uso comunitario dei beni; la caccia, come attività legata a una particolare sensibilità ambientale; la guerra in montagna come scenario particolarissimo e doloroso della storia europea; il patrimonio narrativo dell’arco alpino, con le sue fiabe, le leggende, i suoi miti di ieri e di oggi.

Info: www.premiorigonistern.it

Risultati immagini per fantafavola rigoni stern

lunedì 26 febbraio 2018

"Gli improbabili sposi" - la reinterpretazione fotografica di Enrico Fuochi in una mostra alla "Craffonara"

È allestita dal 27 febbraio all'11 marzo nella sala civica «Giuseppe Craffonara» ai giardini di Porta Orientale a Riva del Garda la mostra fotografica di Enrico Fuochi «Gli improbabili sposi», interpretazione in chiave moderna di alcuni passi tratti dei «Promessi sposi» di Manzoni. 

Perché “Improbabili sposi”? «Sono sempre stato un convinto assertore – spiega Enrico Fuochi - che la fotografia, la vera fotografia, per essere un’arte indipendente e non una semplice rappresentazione di quello che l’occhio vede, debba essere un mezzo per inventare e interpretare storie, e non per riportare storie. Ecco perché per me sarebbe stato oltremodo banale, e quindi di nessun interesse, raffigurare alcuni personaggi del romanzo in modo realistico e quindi riferito all’epoca reale. Mi riferisco non solo agli abiti, ma anche alle posture, alla fisicità e alle descrizioni situazionali. Sarebbe stato come svilire il lavoro del grande Manzoni, che, a ben osservare, non voleva certo ingabbiare la mente del lettore ma aprire nuove visioni, nuove fantasie e nuove interpretazioni. E quale miglior occasione per me di questa per dar sfogo alla mia creatività? Perché non enfatizzare quella sua nascosta modernità rappresentando Lucia come una ragazza discinta con il volto all’interno di una cornice, quasi a voler simboleggiare il ruolo importante che lei riveste nel romanzo, esagerando così quell’aspetto psicologico e quell’idea che io mi sono fatto di lei e che il Manzoni stesso descrive come “modestia un po’ guerriera delle contadine” ma che poi rivela un carattere forte e determinato?». 

«Oppure interpretare Geltrude, la monaca di Monza, in modo provocatorio – dice Fuochi - esasperando il contrasto tra la “modernità”, che lei probabilmente avrebbe accettato più volentieri, e il ruolo che invece le è stato imposto da genitori e famigliari? E perché no don Abbondio, travolto da un colpo di vento che allegoricamente parlando rappresenta gli eventi che la sua codardia non ha saputo dominare? E come rappresentare la Provvidenza, quel personaggio misterioso ma presente in ogni pagina dei Promessi Sposi, se non come una grande mano che accoglie e protegge sempre Lucia? Ecco, questi sono solo alcuni esempi di come ho fatto volare la mia fantasia nell’interpretare questo romanzo capolavoro creando una storia dentro una storia. Identità “improbabili” che spero non facciano arrossire di rabbia il Manzoni». La mostra è organizzata dall'associazione culturale Art Vision.

Ingresso libero. Presentazione sabato 3 marzo alle ore 17 con un recital a tre voci di alcuni passi dei «Promessi sposi» (a cura di Alfonso Masi). 

c.s. a cura dell'Ufficio stampa dei Comuni di Arco e Riva



mercoledì 7 febbraio 2018

#altroGARDA, quando il territorio del grande lago diventa una rassegna socio-fotografica

#altroGARDA è il titolo assegnato all’annuale progetto di ricerca fotografica condotto dall’associazione “Il Fotogramma” di Nago-Torbole che, per questa edizione, ha accettato la sfida di confrontarsi con la fotografia di territorio. Un titolo volutamente pensato con l’hashtag per caratterizzarlo in senso moderno, che coniuga una acquisita maturità espressiva dei partecipanti ad un percorso che, filologicamente, riconduce alle radici di una precisa identità culturale, divenendo ricognizione attenta di un luogo, di un paesaggio – antropico, naturalistico, industriale – di volti, figure e azioni che sono l’espressione di un insieme di attività che, sovente, sono ai più sconosciute, perché marginali o perché dedicate agli emarginati. 

Nelle oltre 100 immagini, prodotte dai 24 partecipanti, l’areale geografico compreso fra il lago di Garda e la porzione di territorio che giunge, in latitudine, fino alle marocche di Dro, è stato indagato da parte dei fotografi nel corso dell’intero 2017 che hanno orientato la loro ricerca in una serie molto articolata di tematiche: paesaggio naturalistico, urbano, persistenza e insistenza della dimensione antropica, studi sulle condizioni di vita legate all’uso della città, reti di assistenza a favore dei più deboli, ricerca di lavori e luoghi ormai del tutto perduti o dimenticati dall’immaginario collettivo. La lettura di #altroGARDA, lontana da quella più nota e prevedibile correlata all’evidenza turistica del lago, propone uno storyboard che ha sviluppato due precise linee di azione metodologica: garantire coerenza tematica rispetto agli indirizzi attesi dal progetto e salvaguardare, quanto più possibile, all’interno di una rassegna collettiva, le singole identità, caratterizzate spesso da cifre stilistiche di assoluto interesse espressivo. 

La mostra, curata da Luca Chistè, verrà inaugurata sabato 10 febbraio alle ore 18 al piano terra del Museo di Riva del Garda, visitabile fino al 4 marzo. Due appuntamenti correlati alla rassegna fotografica, a partecipazione gratuita, animeranno inoltre il mese di febbraio al MAG. Si tratta del laboratorio per bambini Fotogiocando!, che si svolgerà il 17 febbraio, e della conferenza dal titolo "Mutamenti di visioni. I fotografi italiani dal dopoguerra a oggi" con la storica della fotografia e photoeditor Giovanna Calvenzi, in programma il 24 febbraio.


mercoledì 31 gennaio 2018

"L'isola dell'oblio" - con Pivetti alla (ri)scoperta della Megisti di Salvatores

Nel 1992, a Los Angeles, una minuscola e dimenticata isola del Dodecaneso greco, divenne improvvisamente celebre in tutto il mondo. E' la forza della settima arte, il cinema. Gabriele Salvatores in quell’edizione degli Academy Awards vinse infatti il Premio Oscar come miglior film straniero con il suo "Mediterraneo", pellicola interamente ambientata sull'isola di Kastellorizo (o Megisti in greco, Meis in turco, Castelrosso in italiano) la più lontana e orientale dell'intero territorio greco, geograficamente già in Asia Minore. Merito di una grande squadra: dal regista ad uno straordinario cast di attori, dalla sceneggiatura di Enzo Monteleone alle musiche di Giancarlo Bigazzi e alla fotografia di Italo Petriccione.

Ma merito, certamente, anche della rara e singolare bellezza di questa isola remota che è davvero l’avamposto greco ed europeo nel mare nostrum orientale. Quel film è diventato un manifesto culturale per almeno un paio di generazioni di italiani (e non solo visto il successo internazionale che ebbe). I suoi dialoghi, brillanti, sono diventati patrimonio collettivo. Inoltre gli italiani hanno scoperto la Grecia e il piacere della "fuga" sui suoi lidi più remoti. Ma pochi in realtà sono coloro che si sono spinti fin là, che hanno veramente messo piede a Kastellorizo.

Davide Pivetti, giornalista e fotografo trentino, già autore di un libro dedicato alle isole del Mediterraneo (“Emersioni - Isole di giovani racconti”) e di una mostra omonima, pochi mesi fa ha realizzato un progetto cullato da molti anni. Visitare la Megisti di Salvatores, ritrovare le locations del film, incontrare la gente del posto che si prestò a fare da comparsa nei due mesi di riprese concluse nell’estate del 1990. Scoprendo che nonostante i quasi tre decenni trascorsi molti degli aspetti caratterizzanti l’isola si sono conservati. Con qualche mano di colore in più o in meno rispetto a come fu magistralmente raccontata in quel celebre lungometraggio dedicato "a tutti quelli che stanno scappando". Così è nata “L’Isola dell’oblio - Megisti. Importanza strategica zero”. In questa mostra - che ha ricevuto il Patrocinio del Consolato di Grecia per l’Emilia Romagna ed è arricchita da un’intervista in esclusiva con l’attore Giuseppe Cederna (l’attendente Antonio Farina del film) - c'è al tempo stesso un racconto di viaggio, la ricerca di un cinefilo, un reportage giornalistico e la realizzazione del piccolo ma vibrante sogno di un viandante isolano.

La mostra sarà allestita dal 3 al 25 febbraio 2018 presso il Circolo degli Artisti e Centro studi “Ludovico Muratori” in via Castel Maraldo, 21/A - Modena, con inaugurazione sabato 3 febbraio alle ore 16. Orari di apertura: 16.30 - 19 (chiuso lunedì e martedì). Ingresso: libero.


sabato 21 ottobre 2017

"Menù letterari" - una grafica che fa perder l'appetito

I Menù letterari di Céline Girard in due parole. Ovvero, come da prefazione dell'autrice.
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I romanzi raccontano di storie di vite, di amori, di guerra e di faide familiari, di denaro, di inquietudini, di abitudini ma anche di cibo. Pure i grandi protagonisti dei grandi classici della letteratura mangiano: per fame, per disperazione, per curiosità; poco, di gusto, raramente, avidamente. Ma cosa mangiano?

Menù letterari è un viaggio nella letteratura alla scoperta dei cibi, dei profumi di cucina, dei sapori, dei piatti, delle atmosfere che fanno da sfondo e da “contorno” ai libri più famosi di sempre, con qualche incursione in testi meno noti. All'interno, stralci di romanzi, aneddoti e curiosità sugli scrittori e sulle loro opere. Oltre alle ricette delle pietanze in esse contenute, citate, narrate.

Insomma, un libro insolito, curioso e interessante per quanti abbiano voglia di approfondire e mescolare insieme gli ingredienti principali: arte culinaria e letteratura.
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Peccato però che la grafica pensata per questo volume renda il libro a dir poco inguardabile: testi sovrapposti, scritti con almeno una decina di font e dimensioni di carattere diversi fra loro, impaginazioni assurde, una miscellanea senza criterio di colori, fotografie, formattazioni che rende la lettura difficile ed arzigogolata, che stanca il lettore a cominciare già dalle prime pagine. In sostanza, una grafica che fa perder l'appetito, oltre che la voglia di mettersi ai fornelli o anche solo di sfogliare pagine, ricette, curiosità. 

mercoledì 28 giugno 2017

"Nuovi Sguardi Gardesani" - tre fotografi indagano il paesaggio contemporaneo

A dieci anni dall'ultima campagna fotografica di "Sguardi gardesani", il MAG propone un nuovo progetto pluriennale sulla fotografia d'autore volta a indagare il paesaggio contemporaneo nella zona del lago di Garda. Con i lavori di Edoardo Delille, Gabriele Galimberti e Paolo Woods, il Museo dell'Alto Garda inaugura un nuovo percorso espositivo ed editoriale, chiamato per continuità con l'esperienza stessa del museo "Nuovi sguardi gardesani", curato dalla storica della fotografia e photo-editor Giovanna Calvenzi. Le opere di Edoardo Delille, Gabriele Galimberti e Paolo Woods saranno esposte negli spazi del Museo di Riva del Garda dal 1° luglio al 5 novembre 2017. L'inaugurazione della mostra è prevista per venerdì 30 giugno alle ore 21.00. Seguirà festa con dj set a cura di Lorenzo Hugolini, in collaborazione con Consorzio RivainCentro. 

 Sguardi Gardesani è stato un progetto del Museo Civico di Riva del Garda (oggi MAG Museo Alto Garda) che ha prodotto nel corso del decennio a cavallo tra il Novecento e il Duemila cinque mostre e altrettante pubblicazioni. Dal 1997 al 2007 sono stati invitati, per le cinque edizioni realizzate, dieci fotografi di fama internazionale i quali, in un confronto a due, hanno documentato e indagato attraverso le loro visioni diversi aspetti del paesaggio gardesano. Nell'ordine, Gabriele Basilico e Massimo Vitali, John Davies e Martin Parr, Vincenzo Castella e Toni Thorimbert, Jordi Bernadó e Luca Campigotto, Mimmo Jodice e Bernard Plossu. 

L'idea di riprendere, attualizzandolo in questo secondo decennio del nuovo millennio, il progetto Sguardi Gardesani (denominandolo non a caso Nuovi sguardi gardesani), si inserisce nel percorso di indagine mai interrotto del MAG sul paesaggio attraverso la produzione artistica di autori contemporanei, i quali ne sappiano cogliere e interpretare possibili declinazioni e visioni. La ricerca dei tre fotografi proposti da Giovanna Calvenzi per il primo ciclo dei Nuovi sguardi gardesani ha prodotto tre personali narrazioni del paesaggio dell'Alto Garda, frutto delle diverse suggestioni individuali e professionali di ognuno di loro. I lavori di Delille, Galimberti e Woods si traducono infatti in inattese iconografie dei paesaggi umani e naturali, indagati in profondità, che aprono a nuove prospettive sugli istanti fermati nelle immagini di cui riferisce nel seguente testo la curatrice stessa. 

«L’indagine del territorio, nell’edizione 2017 dei Nuovi sguardi gardesani, è stata affidata a tre autori che fanno parte del collettivo Riverboom, non nuovi a raccontare e a mettere a confronto la vita e i paesaggi di Paesi diversi e lontani. Con sguardo allegro, disincantato, ironico, contemplativo, a seconda dei luoghi, delle intenzioni, delle finalità. Per questo progetto hanno deciso tuttavia di non lavorare insieme e hanno scelto tre diversi itinerari. Edoardo Delille ha messo al centro della sua esperienza fotografica il lago di Garda e i suoi frequentatori. Protagoniste del suo lavoro dal titolo Full Immersion sono l’esperienza fisica dell’immersione e l’attesa dell’impatto con l’acqua, affrontate con la collaborazione dei bagnanti che hanno condiviso le sue sperimentazioni visive. Con Vista lago, Gabriele Galimberti ha messo in scena una rappresentazione quasi teatrale nella quale reali agenti immobiliari lo hanno accompagnato a visitare gli appartamenti che vengono offerti ai turisti e che garantiscono la possibilità, appunto, di vedere almeno un pezzetto di lago. Paolo Woods, incuriosito dal luogo comune che vuole che gli abitanti di Riva, per la connotazione del territorio, non vedano né albe né tramonti, ha fotografato il paesaggio dall’alto, affascinato dalle “spade d’ombra” (titolo anche della sua ricerca) che sezionano la visione e disegnano sul paesaggio due campiture nette, di ombra e di luce. Se nei loro progetti precedenti il linguaggio utilizzato dai tre autori tendeva a essere simile, in un dialogo di visioni e di punti di vista, sul Garda ognuno ha scelto un diverso modo di raccontare. Le immagini di Edoardo Delille si concentrano sulla sospensione e sul ritratto, giocano sulla complicità con i suoi soggetti. Gabriele Galimberti utilizza il linguaggio della fotografia di interni per mettere in scena una rappresentazione nella quale il lago e gli agenti immobiliari si contendono il ruolo di protagonista. Paolo Woods realizza immagini secondo la lezione classica della fotografia di paesaggio in grande formato, nella quale i dettagli, nitidissimi, sono da scoprire nelle zone coperte dall’ombra che come una spada sembra sezionare le vallate. Il loro contributo ci regala modi nuovi e diversi di leggere il territorio, ci aiuta a vedere quello che quotidianamente non vediamo, ci insegna anche a sorridere di quello che osserviamo attorno a noi.» Giovanna Calvenzi, 2017

c.s. a cura dell'Ufficio stampa del Museo dell'Alto Garda


lunedì 10 aprile 2017

In lungo e in largo per l'Italia - per Panini Comics tornano Asterix e Obelix

Asterix e Obelix sbarcano in Italia, in un'avventura che li porterà in tante regioni del nostro Paese, da nord a sud, ma non a Roma. Accadrà nell'album numero 37, il terzo firmato da Jean-Yves Ferri, autore dei testi, e Didier Conrad, autore dei disegni, di cui sono stati svelati il titolo, Asterix e la corsa d'Italia e l'uscita nel nostro Paese, il 26 ottobre 2017, per Panini Comics nella traduzione di Vania Vitali e Andrea Toscani, nell'ambito della "Fiera del Libro per Ragazzi" di Bologna. 

Risultati immagini per panini comics asterix ferri conrad«Ci sarà più humour, più azione. Piacerà soprattutto ai più piccoli. Abbiamo trovato la chiave per visitare più regioni italiane, ma eviteremo Roma. Non necessariamente Asterix e Obelix si scontreranno con i legionari romani anche se nelle regioni li incontreranno. Non sono stato fedele alla storia in modo pedissequo, ho dovuto un po' barare. Ovviamente con Didier abbiamo scelto le città italiane più conosciute all'estero. Facciamo apparire Firenze nel momento dell'antichità romana e c'è anche Venezia in omaggio ad Albert Uderzo che è veneziano», spiega Ferri che ha 57 anni ed è già nonno. 

Il terzo album di Ferri e Conrad arriva in un anno speciale, il 2017, in cui Albert Uderzo compie 90 anni e in cui viene ricordato il 40° anniversario della morte di Renè Goscinny, i due grandi maestri creatori del successo francofono e mondiale. «Credo che il pubblico resterà sorpreso e sono convinto che la traduzione italiana potrà giocare sulle inflessioni dialettali dei vari personaggi più di quella francese. Possiamo poi ritradurre l'italiano in francese» dice scherzando Ferri. «È una vera e propria traversata dell'Italia, ma non è stata una scelta facile. L'Italia è un Paese difficile da riassumere, è talmente complessa e ricca che avremmo potuto fare tre album», racconta Didier Conrad. Insomma, in questa scorribanda - che in Francia uscirà il 19 ottobre per Hachette - che riserva molte sorprese, ambientata nel 50 a.C., con Cesare che sogna un'Italia unificata, gli eroi Galli tornano a stupire.

giovedì 23 febbraio 2017

Il libro e il suo contenuto: la gemmazione dell'idea secondo Mary Ellen Bartley

Mary Ellen Bartley è un'artista newyorkese nata nel Bronx. La sua opera (non solo fotografica) si caratterizza per la continua ricerca sul libro come oggetto in sé, e sulla valenza di “materiale creativo” per un’opera di astrazione, che esso possiede in quanto corpo, superficie, piano, colore. 


Ecco perché quello di “Standing Open” non è solo un calambour fotografico ma un vero e proprio lavoro di metafotografia: con questo progetto l’autrice sviluppa un discorso sul libro fotografico, e ne fa materiale per la propria creazione. L’effetto è quello di una gemmazione: dalle opere dei fotografi nascono libri; nell’epoca della smaterializzazione dell’immagine, dall’esperienza cartacea, tattile e visiva allo stesso tempo, propria del libro fotografico, nasce a sua volta un valore estetico autonomo e tutto nuovo di quest’ultimo.
In sostanza, l’idea di un contenuto che svelandosi a tratti stimola un atto voyeuristico, che si perde nell’istante stesso in cui si genera, stemperato dalla fisicità della carta, dalla tridimensionalità che consegue alla metodica scelta creativa (ogni libro fotografato in close-up, ponendolo in piedi di fronte all’obiettivo, e illuminandolo con luce naturale), dal ritmo visivo (a volte matematico come in un codice a barre, ma spesso reso più vivo da un sapiente senso di casualità) delle pagine, del gioco fra i loro piani e la loro terza dimensione.

fonte: Paolo Borghi/Fiaf & www.maryellenbartley.com/top-stain

lunedì 14 novembre 2016

Fantascienza, fumetti e letteratura: un convegno ad hoc a Rovereto

Il 18 e il 19 novembre presso la Sala delle Conferenze della Fondazione Museo Civico di Rovereto (Trento) si terrà il seminario "Sognare l’impossibile… La fantascienza in Italia (con sconfinamenti) tra letteratura e fumetti, tra scienza e utopia". Il seminario biennale dedicato alla letteratura disegnata e scritta e le loro reciproche relazioni, ha scelto per questa edizione il tema fantascientifico prendendo come spunto il lavoro condotto dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto che da sempre si interessa di astronomia e di robotica e che ospita i seminari fin dalla prima edizione del 2006. 

 Il seminario inizierà venerdì 18 alle 14.30 con i saluti di Giovanni Anichini, vicepresidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto, Franco Finotti, direttore del Museo Civico, e di Fabrizio Rasera, presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati, ente organizzatore e promotore del seminario curato da Nicola Spagnolli, Claudio Gallo e Antonio Serra. Si analizzeranno i rapporti tra scienza, fantasia letteraria, capacità utopica di immaginare il mondo futuro - senza dimenticare le influenze provenienti dall’estero, specie dagli Stati Uniti e dal Giappone - e la relazione sempre più intensa del fumetto con il cinema, con le serie televisive di genere e i linguaggi informatici e tecnici. Come nelle precedenti edizioni i lavori seminariali riguarderanno le fonti e i passaggi importanti seguendo un itinerario che dalla seconda parte dell’Ottocento giunge al Nuovo Millennio, nella convinzione di offrire un contributo originale alla ricerca e alla riflessione sulle inquietudini umane che percorrendo lo spazio infinito si interrogano sulle ragioni ultime dell’esistenza. 

 Le varie sessioni "Le origini del fantascientifico", "Robot e immaginario fantascientifico", "Della scienza e dell’utopia", "Visioni del futuro", "Il nuovo romanzo popolare contemporaneo: serie televisive, cinema, fumetto", ospiteranno interventi di scrittori, autori di fumetti, giornalisti, docenti e giovani ricercatori universitari, studiosi di chiara fama come Quinto Antonelli, Paolo Bacilieri, Adriano Barone. Carlo Bordoni, Marco Ciardi, Gianfranco De Turris, Valerio Evangelisti, Pier Luigi Gaspa, Giulio Giorello, Renato Giovannoli, Giuseppe Lippi, Davide Martinucci, Renato Pallavicini, Guido Andrea Pautasso, Marco Pellitteri, Matteo Rima, Alessandro Scarsella, Antonio Serra, Giulio Giorello, Stefano Tani. 

 Il seminario è organizzato con la collaborazione della Biblioteca Civica “G. Tartarotti” di Rovereto, della Biblioteca Civica di Verona, del Laboratorio per lo studio letterario del fumetto dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, della rivista “Fumo di China”, della Sergio Bonelli Editore e del Premio “Emilio Salgari” di Letteratura Avventurosa. 

Il programma completo è consultabile sul sito e sulla pagina facebook dell’Accademia Roveretana degli Agiati. Per informazioni: Accademia Roveretana degli Agiati di Scienze, Lettere e Arti, tel. 0464.436663, e-mail: organizzazione@agiati.org.

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