Giorni fa ho scritto una lettera aperta a Franco Abruzzo, esponente di rilievo del giornalismo lombardo e italiano, che di fronte all'imminente chiusura dell'albo dei pubblicisti propone di ammettere all'esame di stato da professionisti solo chi guadagna abbastanza per dimostrare che vive di giornalismo. Io gli ho fatto presente che c'e' gente sottopagata, pagata in nero o non pagata affatto, e che per molti precari sarebbe difficile dimostrare un reddito significativo associato alla propria attivita' giornalistica. Negargli l'accesso all'esame di stato sarebbe un'ulteriore immeritata penalizzazione. Di seguito la risposta in sei punti di Abruzzo, cosi' come l'ha pubblicata sul suo sito, intercalata dalle mie osservazioni:
a Carlo Gubitosa sfugge che quella di giornalista è una professione intellettuale che si può svolgere in due modi come ha affermato l'Europa per tutte le professioni: da dipendente o da autonomo. Dare del "mercenario" a chi svolge una professione è soltanto un fatto provocatorio, e, quindi, inutile. Lavorare gratuitamente si può, ma chi lo fa è un dilettante o un volontario.
Mia obiezione: questo ragionamento e' forte con i deboli e debole con i forti.
E' facile fare i forti con i deboli, e chiedere che sia proibito il lavoro giornalistico ai "dilettanti volontari", ignorando o facendo finta di ignorare che invece in molti casi i lavoratori sottopagati o non pagati del giornalismo sono seri professionisti che accettano condizioni di pagamento altrimenti inaccettabili, per mantenere il valore della propria firma e sperare che la visibilita' porti anche lavoro.
Esempio concreto: io ho scritto dodici libri, faccio il giornalista dal 1996, ho vinto due premi giornalistici di cui uno erogato dallo stesso Ordine dei Giornalisti che ora vorrebbe proibirmi di provare le mie competenze in un esame di stato da professionista, in tempi di vacche grasse avevo redditi significativi prima che i miei compensi da freelance venissero tagliati anche del 75% a parita' di prestazioni, ma ora secondo Abruzzo non dovrei essere ammesso come Pubblicista all'esame di Stato da Professionista pur avendo una rubrica fissa su un quotidiano nazionale dove ho scritto anche editoriali, e questo non perche' io sia indegno di vedere riconosciuta quella che e' la mia professione, ma perche' il quotidiano "Liberazione", in profonda crisi strutturale, ha deciso di chiedere ai suoi collaboratori un sostegno "militante" con la sospensione dei pagamenti per le collaborazioni, come ha fatto anche con i redattori della testata che hanno visto ridursi drasticamente le loro ore di lavoro e i loro compensi.
fonte: Carlo Gubitosa - read more at http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=45196
a Carlo Gubitosa sfugge che quella di giornalista è una professione intellettuale che si può svolgere in due modi come ha affermato l'Europa per tutte le professioni: da dipendente o da autonomo. Dare del "mercenario" a chi svolge una professione è soltanto un fatto provocatorio, e, quindi, inutile. Lavorare gratuitamente si può, ma chi lo fa è un dilettante o un volontario.
Mia obiezione: questo ragionamento e' forte con i deboli e debole con i forti.
E' facile fare i forti con i deboli, e chiedere che sia proibito il lavoro giornalistico ai "dilettanti volontari", ignorando o facendo finta di ignorare che invece in molti casi i lavoratori sottopagati o non pagati del giornalismo sono seri professionisti che accettano condizioni di pagamento altrimenti inaccettabili, per mantenere il valore della propria firma e sperare che la visibilita' porti anche lavoro.
Esempio concreto: io ho scritto dodici libri, faccio il giornalista dal 1996, ho vinto due premi giornalistici di cui uno erogato dallo stesso Ordine dei Giornalisti che ora vorrebbe proibirmi di provare le mie competenze in un esame di stato da professionista, in tempi di vacche grasse avevo redditi significativi prima che i miei compensi da freelance venissero tagliati anche del 75% a parita' di prestazioni, ma ora secondo Abruzzo non dovrei essere ammesso come Pubblicista all'esame di Stato da Professionista pur avendo una rubrica fissa su un quotidiano nazionale dove ho scritto anche editoriali, e questo non perche' io sia indegno di vedere riconosciuta quella che e' la mia professione, ma perche' il quotidiano "Liberazione", in profonda crisi strutturale, ha deciso di chiedere ai suoi collaboratori un sostegno "militante" con la sospensione dei pagamenti per le collaborazioni, come ha fatto anche con i redattori della testata che hanno visto ridursi drasticamente le loro ore di lavoro e i loro compensi.
fonte: Carlo Gubitosa - read more at http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=45196
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