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lunedì 10 febbraio 2020

Rigoni Stern: al via la decima edizione del Premio letterario

Ha preso il via la 10a edizione del Premio "Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi", la cui premiazione si svolgerà quest'anno a Riva del Garda nell’ambito di Expo Riva Caccia Pesca Ambiente, il 28 marzo, quando sarà assegnato anche il premio Guardiano dell'Arca-Osvaldo Dongilli, dedicato a una persona che si sia distinta nella tutela e nella valorizzazione della montagna. 

Le opere iscritte al concorso letterario sono 61, il numero più alto di sempre; una decina sono i volumi in tedesco, sloveno e occitano. Le opere pervenute saranno esaminate dai giurati del premio, Ilvo Diamanti, Marco Albino Ferrari, Paola Filippi, Mario Isnenghi e Daniele Jalla. Al primo classificato andrà la somma di cinquemila euro. Il premio Rigoni Stern, che si svolge alternativamente in Trentino (a Riva del Garda) e nel Veneto (ad Asiago), è nato nel 2011 per favorire lo sviluppo delle culture che fanno riferimento all’arco alpino, ed è destinato a opere di narrativa e di saggistica che ne valorizzino il paesaggio, le tradizioni, le attività produttive all'insegna dell'ecocompatibilità, il contesto socioculturale delle diverse comunità che lo abitano, con le loro istituzioni storiche legate all’uso comunitario dei beni, la caccia come attività legata a una particolare sensibilità ambientale, la guerra in montagna come scenario particolare e doloroso della storia europea, il patrimonio narratologico, con le sue fiabe, le leggende, i suoi miti di ieri e di oggi, la sua vocazione ad essere cerniera tra nord e sud, tra area mediterranea e area mitteleuropea. Istituito con l’intento di onorare la memoria di Mario Rigoni Stern, il premio intende perpetuarne i valori di fratellanza tra i popoli, di rispetto dell’ambiente, di tolleranza e solidarietà.

L'edizione di quest'anno è il prologo alle celebrazioni per il centenario della nascita dello scrittore altopianese, che ricorrerà nel 2021, e per il quale si sta predisponendo un fitto calendario di iniziative. Il premio, aperto a tutte le lingue dell’Arco Alpino, viene promosso e sostenuto da Ars Venandi, dalla famiglia Rigoni Stern, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione Veneto, dai Comuni di Asiago e di Riva del Garda, da Riva del Garda Fierecongressi, dal Museo degli usi a costumi della gente trentina, da Federcaccia, della Banca di Trento e Bolzano e dalla Cassa di Risparmio del Veneto, a voler sottolineare, nel nome di Mario Rigoni Stern, la fratellanza ideale tra le montagne e le popolazioni del Veneto e del Trentino, con un gemellaggio culturale imperniato ai valori del rispetto dell’ambiente e di chi lo abita. 

Info : https://premiomariorigonistern.com/it_IT/

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sabato 4 aprile 2015

Il protagonista di "Diario di una Schiappa" ora parla latino

Greg Heffley si è forse montato la testa pensando di essere un Giulio Cesare del terzo millennio? Difficile dirlo senza un po' di ironia ma una cosa è certa, l'amato protagonista di Diario di una Schiappa ora parla latino.

Dopo aver viaggiato nello spazio con 150 milioni di copie vendute nel mondo, traduzioni in 44 lingue e 51 paesi, Greg ora viaggia nel tempo e diventa un classico con la traduzione in latino del primo volume di Diario di una Schiappa: 'Commentarii de Inepto Puero', che uscirà il 6 maggio per Il Castoro in una tiratura di 10 mila copie in Italia e a seguire in Europa, mentre per Abrams negli Stati Uniti e nel resto del mondo sarà in libreria da settembre 2015.

L'edizione speciale, presentata in anteprima mondiale alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna da Il Castoro e l'editore americano Abrams, è tradotta da Monsignor Daniel B.Gallagher, latinista e curatore del profilo twitter in latino di Papa Francesco. "Speriamo di riuscire a darlo a Papa Francesco. Il suo latino è molto buono e gli piacerà sicuramente" ha detto a Bologna Monsignor Gallagher. Emozionato, in collegamento via Skype dagli Stati Uniti, Jeff Kinney, ha raccontato: "ero convinto di stare scrivendo per gli adulti mentre lavoravo al primo volume della Schiappa. Grazie all'incontro con Abrams ho capito che il libro poteva essere declinato in altro modo ed è stato un successo ma non mi aspettavo fosse di questa portata in tutto il mondo. Spero che la Schiappa in latino raggiunga quanti più ragazzi sia possibile. Forse può avvicinarli al latino in modo più appetibile".

Tradotto integralmente in latino, anche il colophon, il Gregorii Heffley Libellus di Jeff Kinney auctore, nella versione di Gallagher mantiene tutta la su ironia. "E' stato estremamente divertente scrivere in un latino più lungo di 140 caratteri (quelli di un tweet). Il latino di cui mi occupo è quello della Curia Papale. Diario di una Schiappa è un libro delizioso e Greg mi ha ricordato come ero io alla sua età, nei primi anni del liceo" spiega Monsignor Gallagher. E aggiunge...

fonte & read more: Ansa

domenica 3 novembre 2013

Il naufragio, raccontato da una giovane migrante

"Prof, sogno ogni notte la mamma che mi chiede aiuto e non riesco mai a tirala fuori dall'acqua, scompare sempre tra le onde...ma se imparo a nuotare, un giorno riuscirò a salvarla".

E' un passo del racconto di Kerene Fuamba, 17 anni, immigrata in Libia con la famiglia per sfuggire alla guerra civile e poi in Italia, nel 2011, su uno dei maledetti barconi della morte, per un viaggio da cui la mamma non tornerà.

Il racconto fa parte di "Lingua madre 2013. Racconti di donne straniere in Italia".


fonte: Ansa

martedì 1 gennaio 2013

Aiuto, sbarcano i cannibali che ci mangiano la lingua

Non sprechiamo passione civile, di cittadini, per l'Italia che muore per abdicazione alla lingua, al suo corretto uso. Non per politica scellerata, non per diritto imbrattato di crimine, non per sventure e colpe economiche: quella che viviamo è morte di una nazione che arriva con sanguinosi sforzi all'unità linguistica, in cui tutto esiste e consiste, l'ha buttata, la sta buttando ogni giorno, nelle pattumiere, nelle discariche, nelle latrine...
Poiché ne porto, per mia sventura, il lutto, e lo grido dalle colonne di un giornale, vuol dire che di passione civile non mi sono ancora sbarazzzato del tutto. Ma lo vorrei: perché la passione civile, in Italia, è un malvivere e un mal-di-vivere di troppo...
Lode su tutti gli altari alla lingua di Shakespeare e della Bibbia di Re Giacomo, di Lewis Carroll e di Herberte Geroge Wells, di Malthus e di Keynes, ma dev'essergli contrastata e in tutti i modi ostacolata la penetrazione irresistibile, la pervasività insolente qui dove gloves vorrebbero essere guanti, shoes scarpe, entrance spiccante sulle porte di tutti gli autobus offende l'intelligenza comune...

L'anglomania teleguidata lavora a macchia d'olio su quasi tutto il linguaggio bancario e finanziario. Inglese è già tutta l'espressione informatica, a partire dalla parola stessa. Come un'ideologia totalitaria morbida, l'inglese a poco a poco va imponendo il suo dominio sull'insegnamento scolastico, dalle elementari, dov'è un aggravamento inutile per menti verdi, ai corsi universitari politecnici, le lezioni più importanti impartite direttamente in inglese sono per la lingua patria come una marcatura veterinaria su un animale da macello. Autorizzarli è un gesto di dispregio che ci disonora...

Se si debba o no studiare l'inglese, ovvia è la risposta: va studiato bene e non con corsi celeri più una settimana di turismo. Bisogna impararlo bene per patrimonio mentale e per dargli la caccia meglio dove insidia lingua europee che non ne sono da meno...

fonte: Guido Ceronetti @ La Stampa di ieri - lunedì 31 dicembre 2012

lunedì 1 ottobre 2012

I numeri delle parole

Quante sono le parole della lingua italiana? Il dizionario di Salvatore Battaglia registra, nei suoi ventuno volumi, un po' più di 180mila parole. Il dizionario di Tullio De Mauro ne attesta, in sette volumi, oltre 260mila. I dizionari in un solo volume ne contengono circa 100mila.
Una persona di grandi conoscenze e di grande memoria riconosce 60mila parole, ma riconoscerle non significa usarle. Un giovane con istruzione medio-superiore riconosce circa 20mila parole, ma ne usa assai meno. Persone di istruzione al massimo medio-superiore (cioè due terzi della popolazione italiana) comprendono 10mila termini e quelle che hanno un livello medio-elementare arrivano soltanto a 7mila. Questo è ciò che viene chiamato il "vocabolario di base": un nucleo del quale, il "vocabolario fondamentale", di 2mila parole, è conosciuto ed usato da chiunque parli italiano.

Sono il 44% gli italiani che in famiglia parlano italiano o prevalentemente italiano: il 32% quelli che parlano alternativamente italiano e dialetto, il 19% quelli che usano prevalentemente il dialetto, il 5% quelli che parlano esclusivamente dialetto.

mercoledì 26 settembre 2012

26 settembre: Giornata europea delle lingue. Anche quelle minori

La Giornata europea delle lingue proclamata dal Consiglio d’Europa intende contribuire alla valorizzazione di tutte le lingue e di tutte le culture e a far nascere nei cittadini la consapevolezza dei vantaggi derivanti dalla conoscenza delle lingue.
Con tale iniziativa si vuole richiamare l’attenzione sull’immensa ricchezza linguistica che l’Europa vanta, come sostiene la Vicepresidente dell’Unione federalista delle comunità etniche europee (FUEV), Martha Stocker: “Solo pochi sanno che soltanto in Europa, oltre alle 23 lingue ufficiali, vengono parlate come lingua madre altre 60 lingue regionali e minoritarie e spesso le stesse minoranze linguistiche non sono consapevoli del valore aggiunto e dei vantaggi legati a questa pluralità. La lingua madre però è la prima lingua che impariamo, con la quale noi socializziamo e che quindi, in quanto fondamento della nostra identità, deve venire tutelata a ogni costo.“

La FUEV si adopera a favore delle minoranze autoctone e linguistiche con progetti e con interventi e proposte concrete per la predisposizione di provvedimenti a salvaguardia delle minoranze linguistiche e della loro lingua madre che di volta in volta vengono inoltrati agli uffici competenti a livello europeo, a partire dalla Commissione fino al Parlamento.

La tutela delle minoranze linguistiche e delle lingue minoritarie deve essere promossa con iniziative a più ampio respiro rispetto a singole giornate d’azione, ritiene Stocker. Sono già stati ottenuti risultati concreti nell’ambito della tutela e del riconoscimento delle lingue minoritarie, tuttavia, secondo la Vicepresidente della FUEV, le criticità da affrontare sono ancora molte. Uno strumento concreto e funzionale sarebbe certamente l’istituzione, come si chiede da anni, dell’Agenzia europea per la pluralità linguistica e l’apprendimento delle lingue, pensata come un’entità centrale istituzionale cui da un lato compete l’attuazione di piani d’azione della Commissione europea e dall’altro il rilevamento e la raccolta dei dati sulla situazione delle lingue minoritarie nell’UE. Questa agenzia dovrebbe diventare il centro di riferimento per le minoranze autoctone.

venerdì 27 luglio 2012

I "per" che fanno crescere

per  ché?
per  favore
per  fetto
per  dono
per  messo
per  gola
per  bene
per  sonalità
per  iodo
per  nacchia
per  plessità
per  sone
per  altro
per  cezione
per  la
per  iferia
per  corso
per  dere
per  ché?

escludo per enne... nulla dura per sempre

by Ragno (p.s.: per ogni domanda sui "per" di cui sopra, sono a disposizione...)

giovedì 22 marzo 2012

Ad Alojz Rebula il premio narrativa del "Mario Rigoni Stern" 2012


Alojz Rebula è il vincitore della sezione narrativa del Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi. L'autore triestino di madrelingua slovena si è aggiudicato il riconoscimento con il romanzo "Notturno sull'Isonzo"(traduzione in italiano realizzata da Martina Clerici per San Paolo Edizioni, 2011).

Nel suo romanzo Rebula si ispira alla vita di un parroco realmente esistito, don Filip Tercelj, di cui Florijan Burnik rappresenta l'alter ego letterario; l'autore descrive la tragica parabola del sacerdote nel secolo dei totalitarismi: prima confinato dal fascismo a Campobasso, poi rinchiuso dal nazionalsocialismo nel Lager di Dachau, infine brutalmente assassinato per mano comunista.

Sabato 31 marzo a Palazzo dei Congressi a Riva del Garda la cerimonia di consegna del premio sezione narrativa. Il nuovo concorso è infatti articolato in due sezioni, saggistica e narrativa, ognuna della quali biennale: il concorso riservato ai saggi ha sede ad Asiago, in Veneto, negli anni dispari, e si è svolto per la prima volta l’anno scorso; il premio per la narrativa ha sede a Riva del Garda, in Trentino, e la premiazione ha luogo negli anni pari a partire dal 2012.

Nato per mantenere vivo nel tempo il messaggio del grande uomo di montagna, scrittore e nobile cacciatore, il nuovo premio letterario multilinguistico è promosso dal circolo culturale Ars Venandi, della famiglia Rigoni Stern, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione Veneto, dai Comuni di Asiago e di Riva del Garda, da Fiere e Congressi SpA, dal Museo degli Usi a Costumi della Gente trentina, da Federcaccia, della Cassa di Risparmio di Trento e Bolzano e dalla Cassa di Risparmio Veneta. Una sinergia che sottolinea, nel nome di Mario Rigoni Stern, la fratellanza ideale tra le montagne e le popolazioni del Veneto e del Trentino, e un gemellaggio culturale fondato sui valori del rispetto dell’ambiente e di chi lo abita. Il premio, unico per la narrativa e unico per la saggistica, è del valore di 10 mila euro.

S’inizierà alle 18 con «I passi di Mario Rigoni Stern», letture espressive tratte dalla letteratura del grande scrittore; alle 21 il via alla cerimonia di premiazione con il saluto delle autorità, la lettura di estratti del libro vincitore e con un colloquio con il suo autore. Quindi la consegna del premio da parte del presidente del comitato.

giovedì 16 febbraio 2012

Lingue italiane a rischio estinzione...


Metà delle 6.000 lingue parlate attualmente nel mondo rischia di scomparire entro la fine del secolo se non si farà nulla per impedirlo. E tra queste il siciliano, il sardo e il napoletano e circa altre 30 lingue parlate in Italia. E' l'Unesco a lanciare l'allarme in vista della giornata dedicata alle lingue madri che si terrà il 21 febbraio prossimo.

"Con la scomparsa delle lingue non scritte e non documentate - avverte l'organizzazione internazionale sul sito http://www.unesco.org/culture/languages-atlas/ , un atlante navigabile delle lingue che verrà aggiornato settimanalmente - l'umanità perderebbe non solo una grande ricchezza culturale ma anche conoscenze ancestrali contenute, in particolare, nelle lingue indigene".

Secondo gli esperti "le lingue sono minacciate in particolare da forze esterne quali il dominio militare, economico, religioso, culturale e da forze interne quali l'atteggiamento negativo di una popolazione nei confronti della propria lingua".
Non solo. Oggi le migrazioni in crescita e la rapida urbanizzazione 'viaggiano' con la perdita dei tradizionali modi di vivere e con una forte pressione a favore dell'utilizzo di una lingua dominante, che è necessaria (magari per ragioni economiche) o percepita come tale. Ecco perchè secondo l'Unesco "è fondamentale che tutte le comunità linguistiche si attivino per preservare e diffondere il proprio retroterra linguistico. Non si tratta, infatti, di un processo nè inevitabile nè irreversibile: politiche linguistiche ben pianificate e via via implementate possono dare man forte a quanto già stanno facendo le comunità per mantenere e rivitalizzare le proprie lingue madri trasmettendole alle giovani generazioni".

L'obiettivo specifico del programma Unesco a tutela delle lingue in pericolo è quello di sostenere le comunità, gli esperti, i governi attraverso la produzione e la diffusione di materiale didattico di promozione e valutazione sulle tendenze linguistiche in atto. Guardando solo alle lingue parlate in Italia quelle attualmente a rischio sono oltre 30: sardo campidanés, cimbriano, corso, emiliano, faetar, francoprovenzal, friulano, galo-siciliano, sardo galurés, gardiol, griko calabrés, griko salentino, ladino, ligur, sardo, logudorés, lombardo, mócheno, croata molise, piamontés, resiano, romaní, sasarés, siciliano, napolitano-calabrés, töitschu, veneciano, yiddish, alemánico, alguerés, provenzal alpino, arberés, bavaro.

Guardando a ritroso è impossibile fare il conto delle lingue già scomparse nella storia dell'umanità. Alcuni linguisti hanno calcolato in 75 il numero delle lingue estinte in Europa e in Asia Minore. Negli Stati Uniti, invece, sono 115 lingue sono scomparse negli ultimi cinque secoli su 280 utilizzate all'epoca di Cristoforo Colombo.

fonte: AdnKronos

domenica 8 gennaio 2012

Lingue morbide, fatte per parlare d'amore...



La parola "amore" in dialetto barese non esiste. Tanto vale chiarirlo subito.

Altrove invece ci sono certe lingue morbide, pastose come sfogliatelle alla crema, fatte apposta per parlare di sentimenti.

Prendi i napoletani, per esempio, quando dicono ammore. La bocca gli diventa un fiore e poi si schiude, tumida. Come se stessero per dare un bacio. Perché a Napoli l'amore si respira, anche quando per strada c'è la monnezza.

Il barese no, non è adatto a parlare d'amore. E' aspro, essenziale, ironico. Levantino, tout court.

E come si fa allora in certi casi? Facile, si fa che non si può. E allora si spiegano molte cose, dico io...

tratto da"Giallo ciliegia" di G. Genisi

mercoledì 28 dicembre 2011

La mia recensione a "Gli angeli non si possono disegnare" di Maria Annita Baffa

C'è profumo di conserva di pomodoro e di caffè arrostito all'ombra delle acacie, di salgemma pestato col mortaio di rame per salare i prosciutti e di sole caldo del profondo Sud, in “Gli angeli non si possono disegnare”, romanzo che Maria Annita Baffa ha pubblicato recentemente con Curcu&Genovese.
C'è però anche il profumo di antiche tradizioni mediterranee e di un mondo rurale sospeso nell'aria arsa e surreale di agosto riservato a pochi. Agli arbëreshë, gli albanesi d'Italia delle comunità disseminate nello spazio tra gli Abruzzi fino alla Sicilia, arrivati tra la fine del XV secolo e la prima metà dell'Ottocento, quelli che oggi vengono indicati con il termine di shiqipëtarë. Quelle comunità che hanno conservato fino ad oggi l'uso della lingua albanese antica, che si è arricchita nel tempo di prestiti dall'italiano e che rischia di sparire, perché le nuove generazioni tendono a non usarla e «perché le scelte di politica scolastica sono state sempre inadeguate ai bisogni della comunità».
C'è pure la scuola tra gli ingredienti del romanzo dell'autrice nata a Santa Sofia D’Epiro, un paese arbëresh della provincia di Cosenza, ma che vive da mezza vita a Trento. Per scelta. Così come a Trento vive e lavora la protagonista del romanzo, Sofia, che scappa, con il figlio al seguito, verso il sud Italia. Solo qualche anno dopo compirà lo stesso viaggio al contrario. Un continuo spostamento e una repentina fuga da rifiuti, incomprensioni e servizi sociali che non funzionano, fino a che a Sofia l’Italia arriva ad apparire una sola, senza differenze. E in questo suo viaggio lungo la Penisola, la accompagna Lisandro, un ragazzo speciale che non finisce mai di sorprenderla: suo figlio. Prima, però, c'è spazio per scoprire il passato della protagonista, che affonda le radici nella cultura arbëresh.
Un passato fatto di piccole cose, di scenari abbaglianti, di profumi perduti, di grandi uomini e donne e di tutta una parata di personaggi indimenticabili. Gli anni passano, la vita cambia, così come i luoghi di appartenenza. Ciò che non cambierà mai, per Sofia e suo figlio, saranno gli incontri con persone in grado di trasmettere musica, emozioni, cultura, e di creare, magicamente, collegamenti tra la realtà e la fantasia: come gli angeli. Che non si possono spiegare. Né disegnare.


E' verosimilmente una sorta di (auto?)biografia quella dell'autrice che, tra le pagine della narrazione, spesso si sofferma - con soggettiva amarezza più che con obiettività - sulla burocrazia legata al mondo della scuola, sui muri che si innalzano di fronte ai genitori di alunni con difficoltà, la cui unica richiesta al sistema scolastico è spesso quella di veder riconosciuti i meriti ed i miglioramenti dei proprio figli. E non sempre e solo i limiti.


Quella di Baffa appare insomma come un accanimento nei confronti della scuola italiana, pubblica e privata, che invece, per contro, molto le ha dato in termini lavorativi.


La scrittura è fluida, per nulla impegnativa, e la lettura di conseguenza piacevole. Peccato che spesso i tempi verbali narrativi non vengano rispettati (un neo per un'insegnante!): la chiarezza della dilatazione temporale del racconto è minata.


Ne consiglio tuttavia la lettura. L'apporto culturale relativo al mondo degli arberesh che Maria Annita Baffa dona ai suoi lettori è notevole.

Ad alcuni è concesso, ad altri no...

«Khadz Kamalov, un giornalista coraggioso, è stato ucciso. 70 giornalisti russi uccisi in Russia. Qual'è il peso specifico della libertà di parola?»

Il tweet (grammaticalmente errato) di Roberto Saviano ha infervorato gli animi in rete. Per la sostanza, ovviamente; ma anche e soprattutto per quell'apostrofo di troppo. Poi l'ha corretto, ma non deve vergognarsi: anzi. Tutti sbagliamo, e su Twitter non esistono correttori automatici (per fortuna) come in word. Non solo: quell'apostrofo è la prova che Saviano, i tweet, se li scrive da solo. E quando non è così, vengono firmati «staff». Un compromesso accettabile, anche se Twitter dovrebbe restare il luogo del confronto diretto. Senza filtro.

Eppure mi sorge un dubbio: per quale motivo agli scrittori affermati tutto è concesso (compresi i madornali errori grammaticali) mentre ai comuni mortali non è dato questo "privilegio"?

Un altro dubbio refuso passato alla storia (e ampiamente discusso anche dall'Accademia della Crusca) è stato quello del titolo del libro postumo di Oriana Fallaci "Un cappello pieno di ciliege": ma a scuola non ci avevano insegnato che al plurale ciliegia fa ciliegie? Che are-ere-ire l'acca fa sparire? Che su qui, quo, qua l'accento non va?

Non si tratta di essere puristi bensì, semplicemente, di chiedere che la nostra patria lingua non venga bistrattata: ci pensano già gli adolescenti di oggi e di domani con il loro linguaggio criptato in funzione degli sms...

Salviamo il nostro idioma e, se siete d'accordo, evitate di chiudere un occhio di fronte agli errori grammaticali dei grandi (perché comunque grandi sono) scrittori: errare è umano, farlo così platealmente no...

venerdì 16 dicembre 2011

...

... gjithgjindjetegjegjnjen...
(vediamo se riuscite risalire al significato di questa parola dialettale italiana)

venerdì 9 dicembre 2011

Mamihlapinatapai

Mamihlapinatapai (a volte scritta mamihlapinatapei) è una parola del lessico Yahgan, la lingua degli Yamana, una popolazione autoctona della Terra del Fuoco prossima all'estinzione. Il vocabolo è noto per essere una delle parole più concise e di difficile traduzione al mondo, come viene presentata nel libro del Guinness dei primati.
Il termine descrive l'atto di «guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l'altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo».

fonte: Wikipedia