mercoledì 28 dicembre 2011

Ad alcuni è concesso, ad altri no...

«Khadz Kamalov, un giornalista coraggioso, è stato ucciso. 70 giornalisti russi uccisi in Russia. Qual'è il peso specifico della libertà di parola?»

Il tweet (grammaticalmente errato) di Roberto Saviano ha infervorato gli animi in rete. Per la sostanza, ovviamente; ma anche e soprattutto per quell'apostrofo di troppo. Poi l'ha corretto, ma non deve vergognarsi: anzi. Tutti sbagliamo, e su Twitter non esistono correttori automatici (per fortuna) come in word. Non solo: quell'apostrofo è la prova che Saviano, i tweet, se li scrive da solo. E quando non è così, vengono firmati «staff». Un compromesso accettabile, anche se Twitter dovrebbe restare il luogo del confronto diretto. Senza filtro.

Eppure mi sorge un dubbio: per quale motivo agli scrittori affermati tutto è concesso (compresi i madornali errori grammaticali) mentre ai comuni mortali non è dato questo "privilegio"?

Un altro dubbio refuso passato alla storia (e ampiamente discusso anche dall'Accademia della Crusca) è stato quello del titolo del libro postumo di Oriana Fallaci "Un cappello pieno di ciliege": ma a scuola non ci avevano insegnato che al plurale ciliegia fa ciliegie? Che are-ere-ire l'acca fa sparire? Che su qui, quo, qua l'accento non va?

Non si tratta di essere puristi bensì, semplicemente, di chiedere che la nostra patria lingua non venga bistrattata: ci pensano già gli adolescenti di oggi e di domani con il loro linguaggio criptato in funzione degli sms...

Salviamo il nostro idioma e, se siete d'accordo, evitate di chiudere un occhio di fronte agli errori grammaticali dei grandi (perché comunque grandi sono) scrittori: errare è umano, farlo così platealmente no...

Nessun commento:

Posta un commento