martedì 27 dicembre 2011

Il modello "public library"...

La biblioteca è un bene comune indispensabile. Sempre più. Nessun Google e nessun Amazon potrà mai sostituirla. E nessuna crisi dovrebbe mai sacrificarla.
È una lunga lettera ai sindaci delle città e dei paesi italiani il nuovo libro di Antonella Agnoli, già autrice di un saggio sull'utilità delle biblioteche al tempo di Internet, Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà (Laterza): l'idea era quella di promuovere lo spazio della pubblica lettura come luogo di libertà, di incontro e di opportunità.
Il nuovo titolo, Caro sindaco, parla di biblioteche e non tradisce le attese nel portare innanzi la ferma convinzione che la cultura è il primo fattore che permette di vincere la crisi e che la biblioteca, in una fase come questa di depressione economica (forse non solo), può diventare un'opportunità di welfare.

Nel Paese della lettura a livelli minimi europei, nel Paese in cui solo un terzo dei cittadini ha comperato almeno un libro nell'ultimo trimestre 2010, nel Paese in cui l'analfabetismo di ritorno è un fenomeno diffuso e la comprensione dei testi più semplici è un privilegio per pochi, le biblioteche potrebbero diventare un presidio di cultura e di socialità.
All'estero lo sono già da tempo. In Gran Bretagna ci sono gli Idea Store, in Danimarca le Living Library, a Helsinki si fanno esperienze-modello come la Information Gas Station, negli Usa sono stati realizzati progetti d'avanguardia persino in mezzo al deserto dell'Arizona, con comode postazioni informatiche ovunque. Sono punti di ritrovo per gruppi di cittadini disparati, in cui si ospitano iniziative culturali e sociali di ogni tipo, dall'assistenza ai consumatori ai corsi di yoga, ai dibattiti pubblici con il consigliere comunale. Gli esempi sarebbero numerosi.

E in Italia? L'Italia è sede di grandi patrimoni librari anche antichi, si sa: ci sono dunque le prestigiose istituzioni universitarie, statali e nazionali, per la verità maltrattate anche quelle dall'indifferenza dei governi e prese di mira dai tagli economici.
Le esperienze di biblioteche di pubblica lettura non mancano, anche se il nostro Paese ha una scarsa tradizione al riguardo: non parliamo delle biblioteche di conservazione per ricercatori e studiosi, ma di spazi accessibili a tutti, magari dotati di poltrone e divani, di giardini e terrazze, di Internet point, di caffetterie e di luoghi di incontro per bambini oltre che di sale per gruppi di lettura...

fonte: Il Corriere della Sera online
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