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giovedì 7 aprile 2022

Con la mostra fotografica "L’Egitto in scena. Aida al Regio" un racconto per immagini arriva a Torino

Domanivenerdì 8 aprile, alle ore 18.00, nel Cortile del Rettorato (Via Verdi 8, Torino), si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica L’Egitto in scena. Aida al Regio, ideata e prodotta da Università di Torino e Teatro Regio Torino in collaborazione con Opera Project e il progetto A.R.I.E. dell’Università di Catania, in occasione della mostra Aida, figlia di due mondi (Museo Egizio, 17 marzo – 5 giugno). L’esposizione fotografica rientra nell’ambito delle iniziative organizzate da UniVerso, il cartellone culturale dell’Ateneo.

All’inaugurazione interverranno Giulia Carluccio, Prorettrice dell’Università di Torino, Sebastian F. Schwarz, Direttore artistico del Teatro Regio di Torino e Enrico Ferraris, Curatore della mostra Aida, figlia dei due mondi del Museo Egizio.

Un’opera tanto celebre quanto densa di implicazioni come Aida si realizza a ogni messinscena con esiti estetici differenti, rispondenti all’interpretazione musicale e alla visione di registi, scenografi e costumisti, chiamati a creare un mondo immaginario in cui ambientare le vicende. Il Teatro Regio, dal 1874 a oggi, ha realizzato 25 edizioni per oltre 250 recite totali dell’opera di Giuseppe Verdi. 

La mostra fotografica L’Egitto in scena. Aida al Regio offre uno spaccato di questo universo multiforme attraverso il racconto per immagini di quattro allestimenti messi in scena nel nuovo Regio di Carlo Mollino, dal 1973 a oggi:

  • 1979, regia Mauro Bolognini, scene Mario Ceroli, costumi Aldo Buti;
  • 1981, regia Filippo Crivelli, scene e costumi Carlo Savi;
  • 1987, regia Gianfranco De Bosio, scene Aldo De Lorenzo, costumi Zaira De Vincentiis;
  • 2005, regia di William Friedkin, scene e costumi di Carlo Diappi.

Aida ebbe la sua prima rappresentazione la vigilia di Natale del 1871 al Cairo, dopo una lunga e complessa trattativa fra Villa Verdi a Busseto, la capitale egiziana e Parigi, dove l’egittologo Auguste Mariette aveva ideato il soggetto originale, con l’intento di creare un’opera che conferisse prestigio artistico-culturale ai rapporti politici e commerciali tra Europa e Africa, appena rafforzati dall’inaugurazione del Canale di Suez, avvenuta nel 1869.

Le vicende della guerra fra Egizi ed Etiopi che fanno da sfondo alla storia d’amore di Aida, schiava etiope, e Radamès, capitano delle guardie reali egizie conteso dalla figlia del faraone, Amneris, conquistarono presto le platee di tutto il mondo.

 La mostra fotografica sarà visitabile gratuitamente nel Cortile del Rettorato (via verdi 8 / via Po 17 Torino) dall’8 aprile al 5 giugno 2022, tutti i giorni da lunedì a domenica, dalle ore 8.00 alle ore 20.00




lunedì 1 febbraio 2021

Porte aperte per visite guidate e dedicate al Museo Diocesano Tridentino

Il Museo Diocesano Tridentino è chiuso per lavori fino al 25 marzo ma in questo periodo si rende ancora più aperto e accessibile. Per tutto il mese di febbraio un programma di piccoli eventi ‘a porte chiuse’ permetterà di scoprire le collezioni, la mostra fotografica in corso e l’area archeologica della Basilica Paleocristiana di San Vigilio.


Per partecipare alle attività è sempre necessaria la prenotazione


Diverse le tematiche da approfondire nei percorsi guidati proposti:

- mercoledì 3 e 17 febbraio ore 16.15: due speciali visite guidate 'a porte chiuse' con l'archeologa Francesca Bazzanella alla Basilica Paleocristiana di San Vigilio, una delle aree archeologiche più importanti della città. Per partecipare è necessario prenotarsi scrivendo una mail a valentinaperini@mdtn.it. Per ragioni di sicurezza il numero massimo di partecipanti è fissato a 15 persone. Costo La visita guidata ha un costo di 3,00 euro a testa; gratuito per possessori della tessera-abbonamento del Museo. Agli abbonati, inoltre, sarà dato in omaggio il catalogo della mostra Sidival Fila. Opere a cura di Domenica Primerano e Riccarda Turrina (Trento 2019). 

- giovedì 4, 11, 18 e 25 febbraio ore 16.15: visite guidate gratuite alla mostra fotografica "Risvegli" di Stefano Schirato, per conoscere questo racconto fotografico e giornalistico intenso, schietto e di stringente attualità. Per partecipare è necessario prenotarsi scrivendo una mail a valentinaperini@mdtn.it. Per ragioni di sicurezza il numero massimo di partecipanti è fissato a 15 persone. 

- venerdì 5, 12, 19 e 26 febbraio ore 16.15: visite guidate alla scoperta delle collezioni del Museo Diocesano Tridentino e di aspetti poco noti delle opere custodite nella sale di Palazzo Pretorio. Per partecipare alle visite guidate è necessario prenotarsi scrivendo una mail a valentinaperini@mdtn.it. Per ragioni di sicurezza il numero massimo di partecipanti è fissato a 15 persone. Costo Ogni visita guidata ha un costo di 3,00 euro a testa; gratuito per possessori della tessera-abbonamento del Museo. Agli abbonati, inoltre, sarà dato in omaggio il catalogo della mostra Sidival Fila. Opere a cura di Domenica Primerano e Riccarda Turrina (Trento 2019).

Informazioni: tel. 0461.891314 -  www.museodiocesanotridentino.it








lunedì 12 novembre 2018

"Il corpo e l'anima" - si inaugura a Trento la rassegna fotografica che esplora l'Io, tra sogno e realtà

La poetica basata sul difficile rapporto tra corpo e anima è già stata trattata, anche in tempi non lontani, da diversi artisti. Il fascino dell'inedita rassegna fotografica, realizzata con le immagini di Michela Goretti, Carlo Ferrara, Laura Zinetti, e dei tre autori di CrazyClick (alias Paola Santoni, Germana Frizzi e Christian Rossi), interamente curata da Enrico Fuochi e dall'associazione culturale Art Vision, che verrà inaugurata sabato 17 novembre alle ore 17 presso la Galleria "Torre Mirana" - Palazzo Thun - di via Belenzani a Trento, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento, del Comune di Trento e di Riva del Garda, sta non tanto nell'originalità della tematica trattata ma nell'interpretazione che ne viene data dai singoli autori. Che, nel difficile e delicato ruolo di curatore e autore, Enrico Fuochi ha selezionato dopo aver visionato e valutato la capacità interpretativa che emerge da alcune loro immagini.

"Il surrealismo in esse contenuto - spiega - ha fatto nascere in me l'idea di riunirle in una raccolta che, avvalendosi del medium fotografico, affronti una tematica indubbiamente impegnativa e che dia voce alle forze della fantasia, del sogno e dell'irrazionale. Sono fotografie in cui è manifesto il funzionamento reale del pensiero che, al di fuori di ogni vincolo razionale, estetico, morale, s'ispira all'inconscio dell'uomo. L'aver sviluppato questa mia idea, che ha portato ad assemblare la rassegna fotografica, è per me una sfida ai luoghi comuni. Il privilegiare l'aspetto concettuale, parlando del corpo inteso come figura e utilizzarlo come medium per indagare nel contempo l'anima attraverso le sue forme più velate, le sue attività, le sue posture, gli sguardi infantili e non, i giochi, le angosce, la sua voglia di evadere, è cosa non sempre presente nelle contemporanee rassegne".

E' così che nelle immagini dei singoli autori coinvolti nel progetto, il corpo è rappresentato sì come una semplice entità materiale ma anche come un'essenza che fa trasparire un'anima intesa solo come un palpabile ritratto interiore di un sentimento o di un desiderio, che a volte è vera utopia o visione onirica, ma che in ogni caso costituisce una costellazione di micro-narrazioni connesse tra loro da memoria episodica, gestuale o biografica.

"Questa rassegna rappresenta inoltre un originale percorso di approfondimento concettuale del rapporto tra l'etereo e il materiale - scrive il presidente del Consiglio provinciale di Trento Bruno Dorigatti nella prefazione del catalogo - Gli scatti degli autori hanno infatti una valenza che rimanda anche al linguaggio della memoria della nostra storia dell'Autonomia. Una memoria che deve essere sempre rivitalizzata, rinforzata ed evocata su un piano di raccordo costante con la realtà di tutti i giorni. Il concetto di anima ci riporta ad una visione soggettiva dell'Io, quasi a simbolizzare il massimo grado di espressività laddove si unisce alla creatività degli altri".

La mostra fotografica "Il corpo e l'anima" rimarrà visitabile fino al 9 dicembre, con orario 16-19 da martedì a domenica.




martedì 3 luglio 2018

Sei un giovane fotografo e hai un progetto nel cassetto? Ecco il concorso che fa per te!

Hai meno di 30 anni e nel tuo cassetto c'è un progetto fotografico che racconta di "Diritti e conflitti"? E' giunto il momento di usarlo! Hai tempo fino al 15 luglio per partecipare alla 6° edizione della Biennale dei giovani fotografi italiani, organizzata dal CIFA-Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena (AR) in collaborazione con FIAF-Federazione Italiana Associazioni Fotografiche e riservata ai giovani fotografi nati a partire dal 01/01/1988, sia con iscrizione individuale (sezione A) che attraverso Scuole di fotografia (sezione B).

Tema della Biennale è, appunto, "Diritti e conflitti - Lavoro, casa, salute, istruzione: il ridimensionamento dello stato sociale".

La partecipazione è gratuita e non è necessario essere soci FIAF. Agli autori selezionati la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche garantirà un contributo economico fino ad un massimo di 200 euro per l’allestimento della propria mostra/istallazione e ampia visibilità sui media e canali social nazionali.

Il bando di concorso è scaricabile a questo link: www.centrofotografia.org/informations/attivita/189


martedì 15 maggio 2018

"La lista di Candido" - ovvero la storia di una fabbrica tra magnesia, amianto e lavoro

Venerdì 18 maggio alle 18.00 al Museo di Riva del Garda avranno luogo l'inaugurazione della mostra e la presentazione del libro "La lista di Candido. I lavoratori della Collotta & Cis di Molina di Ledro tra magnesia, amianto e lavoro", frutto di una ricerca storica, socio-economica e sanitaria realizzata nel corso degli ultimi due anni dall'associazione Araba Fenice in collaborazione con il medico Giuseppe Parolari e il Circolo Fotoamatori Valle di Ledro, da cui è nato un volume di oltre duecento pagine edito da MAG-Museo Alto Garda che ripercorre la storia della fabbrica Collotta Cis & Figli di Molina, attiva tra il 1900 e il 1979, e di tutto ciò che riguarda l’epopea "della magnesia” in Valle di Ledro. 

Data la preziosa quantità di materiali raccolti nel corso della ricerca e la disponibilità di una rilevante documentazione fotografica sia storica che contemporanea, si è voluto rendere conto di questo importante spaccato di storia industriale e umana anche attraverso una mostra, nella quale verrà esposta una parte significativa di materiali documentali e fotografici, di video-interviste e reperti raccolti, affiancati da un percorso fotografico contemporaneo realizzato dal Circolo Fotoamatori Valle di Ledro e curato da Luca Chistè. 

Domenica 20 maggio sono previste invece due visite guidate gratuite alla mostra, alle 14.00 e alle 16.00, in occasione dell'iniziativa "Palazzi Aperti".

La mostra rimarrà poi visitabile fino all'8 luglio 2018. 


lunedì 26 febbraio 2018

"Gli improbabili sposi" - la reinterpretazione fotografica di Enrico Fuochi in una mostra alla "Craffonara"

È allestita dal 27 febbraio all'11 marzo nella sala civica «Giuseppe Craffonara» ai giardini di Porta Orientale a Riva del Garda la mostra fotografica di Enrico Fuochi «Gli improbabili sposi», interpretazione in chiave moderna di alcuni passi tratti dei «Promessi sposi» di Manzoni. 

Perché “Improbabili sposi”? «Sono sempre stato un convinto assertore – spiega Enrico Fuochi - che la fotografia, la vera fotografia, per essere un’arte indipendente e non una semplice rappresentazione di quello che l’occhio vede, debba essere un mezzo per inventare e interpretare storie, e non per riportare storie. Ecco perché per me sarebbe stato oltremodo banale, e quindi di nessun interesse, raffigurare alcuni personaggi del romanzo in modo realistico e quindi riferito all’epoca reale. Mi riferisco non solo agli abiti, ma anche alle posture, alla fisicità e alle descrizioni situazionali. Sarebbe stato come svilire il lavoro del grande Manzoni, che, a ben osservare, non voleva certo ingabbiare la mente del lettore ma aprire nuove visioni, nuove fantasie e nuove interpretazioni. E quale miglior occasione per me di questa per dar sfogo alla mia creatività? Perché non enfatizzare quella sua nascosta modernità rappresentando Lucia come una ragazza discinta con il volto all’interno di una cornice, quasi a voler simboleggiare il ruolo importante che lei riveste nel romanzo, esagerando così quell’aspetto psicologico e quell’idea che io mi sono fatto di lei e che il Manzoni stesso descrive come “modestia un po’ guerriera delle contadine” ma che poi rivela un carattere forte e determinato?». 

«Oppure interpretare Geltrude, la monaca di Monza, in modo provocatorio – dice Fuochi - esasperando il contrasto tra la “modernità”, che lei probabilmente avrebbe accettato più volentieri, e il ruolo che invece le è stato imposto da genitori e famigliari? E perché no don Abbondio, travolto da un colpo di vento che allegoricamente parlando rappresenta gli eventi che la sua codardia non ha saputo dominare? E come rappresentare la Provvidenza, quel personaggio misterioso ma presente in ogni pagina dei Promessi Sposi, se non come una grande mano che accoglie e protegge sempre Lucia? Ecco, questi sono solo alcuni esempi di come ho fatto volare la mia fantasia nell’interpretare questo romanzo capolavoro creando una storia dentro una storia. Identità “improbabili” che spero non facciano arrossire di rabbia il Manzoni». La mostra è organizzata dall'associazione culturale Art Vision.

Ingresso libero. Presentazione sabato 3 marzo alle ore 17 con un recital a tre voci di alcuni passi dei «Promessi sposi» (a cura di Alfonso Masi). 

c.s. a cura dell'Ufficio stampa dei Comuni di Arco e Riva



mercoledì 7 febbraio 2018

#altroGARDA, quando il territorio del grande lago diventa una rassegna socio-fotografica

#altroGARDA è il titolo assegnato all’annuale progetto di ricerca fotografica condotto dall’associazione “Il Fotogramma” di Nago-Torbole che, per questa edizione, ha accettato la sfida di confrontarsi con la fotografia di territorio. Un titolo volutamente pensato con l’hashtag per caratterizzarlo in senso moderno, che coniuga una acquisita maturità espressiva dei partecipanti ad un percorso che, filologicamente, riconduce alle radici di una precisa identità culturale, divenendo ricognizione attenta di un luogo, di un paesaggio – antropico, naturalistico, industriale – di volti, figure e azioni che sono l’espressione di un insieme di attività che, sovente, sono ai più sconosciute, perché marginali o perché dedicate agli emarginati. 

Nelle oltre 100 immagini, prodotte dai 24 partecipanti, l’areale geografico compreso fra il lago di Garda e la porzione di territorio che giunge, in latitudine, fino alle marocche di Dro, è stato indagato da parte dei fotografi nel corso dell’intero 2017 che hanno orientato la loro ricerca in una serie molto articolata di tematiche: paesaggio naturalistico, urbano, persistenza e insistenza della dimensione antropica, studi sulle condizioni di vita legate all’uso della città, reti di assistenza a favore dei più deboli, ricerca di lavori e luoghi ormai del tutto perduti o dimenticati dall’immaginario collettivo. La lettura di #altroGARDA, lontana da quella più nota e prevedibile correlata all’evidenza turistica del lago, propone uno storyboard che ha sviluppato due precise linee di azione metodologica: garantire coerenza tematica rispetto agli indirizzi attesi dal progetto e salvaguardare, quanto più possibile, all’interno di una rassegna collettiva, le singole identità, caratterizzate spesso da cifre stilistiche di assoluto interesse espressivo. 

La mostra, curata da Luca Chistè, verrà inaugurata sabato 10 febbraio alle ore 18 al piano terra del Museo di Riva del Garda, visitabile fino al 4 marzo. Due appuntamenti correlati alla rassegna fotografica, a partecipazione gratuita, animeranno inoltre il mese di febbraio al MAG. Si tratta del laboratorio per bambini Fotogiocando!, che si svolgerà il 17 febbraio, e della conferenza dal titolo "Mutamenti di visioni. I fotografi italiani dal dopoguerra a oggi" con la storica della fotografia e photoeditor Giovanna Calvenzi, in programma il 24 febbraio.


mercoledì 28 giugno 2017

"Nuovi Sguardi Gardesani" - tre fotografi indagano il paesaggio contemporaneo

A dieci anni dall'ultima campagna fotografica di "Sguardi gardesani", il MAG propone un nuovo progetto pluriennale sulla fotografia d'autore volta a indagare il paesaggio contemporaneo nella zona del lago di Garda. Con i lavori di Edoardo Delille, Gabriele Galimberti e Paolo Woods, il Museo dell'Alto Garda inaugura un nuovo percorso espositivo ed editoriale, chiamato per continuità con l'esperienza stessa del museo "Nuovi sguardi gardesani", curato dalla storica della fotografia e photo-editor Giovanna Calvenzi. Le opere di Edoardo Delille, Gabriele Galimberti e Paolo Woods saranno esposte negli spazi del Museo di Riva del Garda dal 1° luglio al 5 novembre 2017. L'inaugurazione della mostra è prevista per venerdì 30 giugno alle ore 21.00. Seguirà festa con dj set a cura di Lorenzo Hugolini, in collaborazione con Consorzio RivainCentro. 

 Sguardi Gardesani è stato un progetto del Museo Civico di Riva del Garda (oggi MAG Museo Alto Garda) che ha prodotto nel corso del decennio a cavallo tra il Novecento e il Duemila cinque mostre e altrettante pubblicazioni. Dal 1997 al 2007 sono stati invitati, per le cinque edizioni realizzate, dieci fotografi di fama internazionale i quali, in un confronto a due, hanno documentato e indagato attraverso le loro visioni diversi aspetti del paesaggio gardesano. Nell'ordine, Gabriele Basilico e Massimo Vitali, John Davies e Martin Parr, Vincenzo Castella e Toni Thorimbert, Jordi Bernadó e Luca Campigotto, Mimmo Jodice e Bernard Plossu. 

L'idea di riprendere, attualizzandolo in questo secondo decennio del nuovo millennio, il progetto Sguardi Gardesani (denominandolo non a caso Nuovi sguardi gardesani), si inserisce nel percorso di indagine mai interrotto del MAG sul paesaggio attraverso la produzione artistica di autori contemporanei, i quali ne sappiano cogliere e interpretare possibili declinazioni e visioni. La ricerca dei tre fotografi proposti da Giovanna Calvenzi per il primo ciclo dei Nuovi sguardi gardesani ha prodotto tre personali narrazioni del paesaggio dell'Alto Garda, frutto delle diverse suggestioni individuali e professionali di ognuno di loro. I lavori di Delille, Galimberti e Woods si traducono infatti in inattese iconografie dei paesaggi umani e naturali, indagati in profondità, che aprono a nuove prospettive sugli istanti fermati nelle immagini di cui riferisce nel seguente testo la curatrice stessa. 

«L’indagine del territorio, nell’edizione 2017 dei Nuovi sguardi gardesani, è stata affidata a tre autori che fanno parte del collettivo Riverboom, non nuovi a raccontare e a mettere a confronto la vita e i paesaggi di Paesi diversi e lontani. Con sguardo allegro, disincantato, ironico, contemplativo, a seconda dei luoghi, delle intenzioni, delle finalità. Per questo progetto hanno deciso tuttavia di non lavorare insieme e hanno scelto tre diversi itinerari. Edoardo Delille ha messo al centro della sua esperienza fotografica il lago di Garda e i suoi frequentatori. Protagoniste del suo lavoro dal titolo Full Immersion sono l’esperienza fisica dell’immersione e l’attesa dell’impatto con l’acqua, affrontate con la collaborazione dei bagnanti che hanno condiviso le sue sperimentazioni visive. Con Vista lago, Gabriele Galimberti ha messo in scena una rappresentazione quasi teatrale nella quale reali agenti immobiliari lo hanno accompagnato a visitare gli appartamenti che vengono offerti ai turisti e che garantiscono la possibilità, appunto, di vedere almeno un pezzetto di lago. Paolo Woods, incuriosito dal luogo comune che vuole che gli abitanti di Riva, per la connotazione del territorio, non vedano né albe né tramonti, ha fotografato il paesaggio dall’alto, affascinato dalle “spade d’ombra” (titolo anche della sua ricerca) che sezionano la visione e disegnano sul paesaggio due campiture nette, di ombra e di luce. Se nei loro progetti precedenti il linguaggio utilizzato dai tre autori tendeva a essere simile, in un dialogo di visioni e di punti di vista, sul Garda ognuno ha scelto un diverso modo di raccontare. Le immagini di Edoardo Delille si concentrano sulla sospensione e sul ritratto, giocano sulla complicità con i suoi soggetti. Gabriele Galimberti utilizza il linguaggio della fotografia di interni per mettere in scena una rappresentazione nella quale il lago e gli agenti immobiliari si contendono il ruolo di protagonista. Paolo Woods realizza immagini secondo la lezione classica della fotografia di paesaggio in grande formato, nella quale i dettagli, nitidissimi, sono da scoprire nelle zone coperte dall’ombra che come una spada sembra sezionare le vallate. Il loro contributo ci regala modi nuovi e diversi di leggere il territorio, ci aiuta a vedere quello che quotidianamente non vediamo, ci insegna anche a sorridere di quello che osserviamo attorno a noi.» Giovanna Calvenzi, 2017

c.s. a cura dell'Ufficio stampa del Museo dell'Alto Garda


mercoledì 5 novembre 2014

Con 7.000 volumi in mostra parte la 22a edizione di "Pagine del Garda"

Sarà lo scultore 93enne fra’ Silvio Bottes ad aprire la 22ª edizione di «Pagine del Garda», la rassegna dell’editoria gardesana organizzata dall'associazione culturale Il Sommolago e da Alto Garda Cultura, il Servizio di Attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda: sabato 8 novembre nel salone delle feste del casinò municipale di Arco alle ore 15 la presentazione del catalogo generale delle sue opere, «Silvio Bottes, francescano» (AA.VV, pagg. 416), prima «opera omnia» su oltre sessant'anni di attività, e la contestuale inaugurazione della relativa mostra.

Un vero e proprio evento nell'evento, che coinvolge un numero consistente di enti, associazioni, esperti, collezionisti, al lavoro da tre anni per catalogare il corpus delle opere realizzato dal frate francescano delle Grazie. Prevista la presenza dell'artista. Un appuntamento di grande rilievo culturale, quindi, dà il via alla rassegna dell'editoria gardesana, che come tradizione propone una settimana di «anteprime» (dall'8 al 14 novembre), ossia di presentazioni librarie, in vari luoghi del territorio, alla quale farà seguito (dal 15 al 23 novembre) la tradizionale mostra del libro, che nel salone delle feste del casinò municipale di Arco proporrà 1.900 titoli di 120 autori trentini e delle vicine province di Mantova, Bolzano, Brescia e Verona, con circa 7.000 volumi presenti in mostra. Un'opportunità unica per conoscere le pubblicazioni (anche di nicchia) dedicate al territorio che ha nel lago di Garda il proprio elemento d'identità. La mostra su fra' Silvio Bottes si prolunga fino all'8 dicembre.

«Com'è l'impostazione già da qualche edizione a questa parte, la rassegna si rivolge ad un pubblico diversificato – ha spiegato il presidente dell'associazione culturale Il Sommolago Romano Turrini – con proposte editoriali particolarmente variegate, alcune delle quali di notevole interesse. Certo, di notevole valore culturale è la pubblicazione su fra' Silvio Bottes, il giusto tributo ad un artista e ad un personaggio di cui molto s'è scritto, ma finora mai con uno sguardo complessivo».


CALENDARIO

Anteprime

Da sabato 8 a venerdì 14 novembre 2014

Sabato 8 novembre 2014

«SILVIO BOTTES, FRANCESCANO»

Presentazione del catalogo generale delle opere e apertura della mostra correlata

Salone delle Feste del Casinò Municipale, ore 15

L’esposizione sarà poi aperta secondo i seguenti orari: dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 18 dal 9 al 23 novembre, tutti i giorni escluso il lunedì; aperture straordinarie: 28, 29, 30 novembre e 5, 6, 7, 8 dicembre.

Domenica 9 novembre 2014

Arco, chiesa di Sant'Antonio Abate a Chiarano, ore 16.00

Missa L’Homme Armé - presentazione dell’edizione critica della Messa di Guillaume Faugues e prima esecuzione moderna a cura di F. R. Rossi e Ensemble Arco Antiqua

Riva del Garda, museo, ore 18.00

Campi nel Sommolago gardesano. Etnoarcheologia di una comunità di montagna - a cura di G. Brogiolo; ed. MAG - Museo Alto Garda - resentazione a cura di A. Paris, A. De Bertolini, E. Possenti, M. Ronchini, G. Brogiolo

Mercoledì 12 novembre 2014

Arco, palazzo dei Panni, ore 20,45

Remount Blue. Dalla linea gotica al lago di Garda (1944 - 1945) - di Davide Ross Brower; ed. Museo della Guerra di Rovereto e Gruppo Culturale di Nago-Torbole - presentazione a cura di C. Zadra e G. Mazzocchi

Giovedì 13 novembre 2014

Arco, palazzo dei Panni, ore 15,00

L’incompleto conoscersi - di Carlo Simoni; ed. Secondorizzonte/Cierre Edizioni - presentazione a cura di C. Simoni, M. Marri e A. Tonelli; in collaborazione con Lega Vita Serena

Venerdì 14 novembre 2014

Arco, palazzo dei Panni, ore 20,45

La milizia del duce muore sul Don. La 41ª legione “Cesare Battisti”: memorie dal fronte russo, 1942-1943 - di Paolo Zanlucchi; Egon Editore - presentazione a cura di P. Zanlucchi e R. Turrini


Mostra dell'editoria

Arco, salone delle feste, casinò municipale

da sabato 15 a domenica 23 novembre 2014

La mostra del libro sarà aperta secondo i seguenti orari: sabato 15 novembre dalle 14.30 alle 19; sabato 22 novembre e domeniche dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 19; da lunedì a venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30.
 

Presentazioni librarie ed eventi

Sabato 15 novembre 2014

Sala consiliare, ore 16,00

Apertura della ventiduesima rassegna dell’editoria gardesana

a seguire: Fame a Bolzano - di Ettore Frangipane; ed. Athesia - presentazione a cura di E. Frangipane e G. Tognoni

Domenica 16 novembre 2014

Arco, casinò municipale, ore 16,00

La grande guerra nell’Alto Garda. Atti del Convegno di Toscolano Maderno (19 ottobre 2013) - a cura di Domenico Fava, Mauro Grazioli, Gianfranco Ligasacchi; ed. ASAR Salò e Il Sommolago - presentazione dei curatori

Lunedì 17 novembre 2014

Arco, aula magna della scuola UPT/ENAIP, ore 10,00

Il ragazzo sta bene così. Nelle strade di Napoli ho imparato a educare - di Carmine Amato; ed. Il Margine - presentazione a cura di C. Amato e R. Bonazza

Mercoledì 19 novembre 2014

Arco, casinò municipale, ore 20,45

Botanici e speziali sul monte Baldo. L’Erbario di Valentino Passerini - a cura di Liliana De Venuto; ed. Centro Studi Judicaria - presentazione a cura di L. De Venuto, G. Riccadonna e M. Viaro

Giovedì 20 novembre 2014

Arco, casinò municipale, ore 15,00

Polvere nera. I 600 giorni di Mussolini a Gargnano - di Bruno Festa; Grafica 5 Editore - presentazione a cura di B. Festa e R. Turrini - In collaborazione con Lega Vita Serena

Venerdì 21 novembre 2014

Arco, casinò municipale, ore 20,45

Etty Hillesum, maestra di vita (diari e lettere) - a cura di Piergiorgio Carizzoni - ed. Adelphi - presentazione a cura di R. Cazzola, letture a cura di N. Czertok - con il patrocinio e il contributo dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma e del Consolato Generale dei Paesi Bassi a Milano; in collaborazione con Associazione culturale Dioniso e biblioteca civica di Riva del Garda

Sabato 22 novembre 2014

Arco, casinò municipale, ore 16,00

Vittorio Fiorio. Memorie della guerra mondiale - a cura di Gianluigi Fait - ed. Il Sommolago / MAG - presentazione a cura di G. Fait e M. Grazioli

Domenica 23 novembre 2014

Arco, casinò municipale, ore 16,00

La festa del ritorno - di Carmine Abate; ed. Mondadori - presentazione della nuova edizione rivista a cura di C. Abate e G. Colangelo - con intermezzo musicale del Quintetto di ottoni dell’orchestra di fiati Liceo “Antonio Rosmini” di Rovereto



lunedì 21 luglio 2014

"Fotografia digitale" di Tom Ang

La fotografia digitale negli ultimi anni è stata protagonista di un successo senza precedenti, consentendo a chiunque di fotografare a livelli fino a qualche anno fa inimmaginabili. Questo diffusissimo mezzo richiede tuttavia competenze specifiche: la capacità di padroneggiare e di impostare correttamente la fotocamera prima di uno scatto sono elementi necessari per potere esprimere al meglio la propria creatività.

"Fotografia digitale", frutto dell'esperienza più che trentennale di Tom Ang, si pone come un utile strumento per ogni aspirante fotografo, desideroso di acquisire o di perfezionare i fondamenti necessari per fotografare in libertà. I capitoli affrontano nel dettaglio le nozioni di base - impostazioni, luce, colore, inquadratura, scelta del soggetto - per ottenere uno scatto soddisfacente, prendendo poi in esame le tecniche per valorizzare e correggere digitalmente l'immagine ottenuta. Il volume illustra inoltre l'acquisizione, la gestione e l'elaborazione delle fotografie nonché le opzioni software che consentono infinite possibilità espressive. Costruito come un vero e proprio corso di fotografia, il libro guida l'appassionato in ogni aspetto del processo creativo: si impara così ad affinare le proprie capacità, a sviluppare l'occhio da fotografo e a correggersi, per migliorarsi. Con spiegazioni esaurienti, esercitazioni pratiche, progetti illustrati passo passo ed esempi tratti dal lavoro di giovani professionisti, l'autore insegna infine a sfruttare al meglio la libertà creativa offerta dalla tecnologia.

lunedì 24 marzo 2014

"Donna... sensualità senza tempo", le fotografie di Sonia Calzà in mostra

Il progetto fotografico "Donna... sensualità senza tempo" di Sonia Calzà esposto presso il Palazzo Panni di Arco (TN), nato per gioco o, forse, per una semplice casualità delle cose, cela al proprio interno un’idea importante, legata ad un costante retro pensiero che accompagna l’esperienza esistenziale di ciascuno di noi: il tempo che scorre e il modo in cui esso leviga, riplasmandoli, i corpi femminili. Un rapporto, quello con il trascorre del tempo, che non è legato solamente ad una trasformazione fisica della propria corporeità, ma anche al modo in cui esso si riflette nella percezione del sé, sotto il profilo psicologico e sociale. Sonia Calzà, con la creativa complicità della sua “modella”, vive da tempo, con impegno ed ottimi risultati espressivi, la passione per la fotografia e, rapita da una folgorazione creativa, si è ritrovata a riprendere, prima per divertimento, e poi molto seriamente, una dimensione femminile intrigante e spiazzante.  

Sono state prodotte riprese spontanee, la cui realizzazione si è accompagnata, quasi interattivamente, con una forte concettualizzazione sul risultato ed i suoi possibili significati. Ne è nato un racconto intenso e partecipato, tutt’altro che banale, sia sotto il profilo stilistico, sia nella chiave di lettura che le immagini, tutte calligraficamente a colori, riescono ad offrire. Il tema, pur prestandosi a molteplici piani di lettura, indaga un’ipotesi semplice, figlia di una riflessione. Quella di capire se il lavorio degli anni è capace di lasciare, comunque sia, spazio per una piccola e divertente provocazione: quella di poter essere piacenti oltre l’illusorietà del “bello” a tutti i costi. Per paradosso, ed estremizzando il ragionamento, ricordo un lavoro che è rimasto indelebilmente impresso nella mia memoria visiva: quello di Nathalie Luyer, pubblicato sulla rivista d’arte fotografica francese “Vis a Vis international” ancora alla fine degli anni ’80. Quello studio, basato su riprese b/w in puro stile fine-art, restituiva la nuda deformità di un corpo femminile sul quale il tempo, e la decadenza di una devastante obesità, avevano reso drammaticamente spoglie le illusioni (maschili, ma non solo) di un’identità femminile troppo spesso legata allo stereotipo di una donna sempre piacente, sensuale, perfetta, spesso “one-way” e “… attaccapanni delle vanaglorie maschili …”, come ha scritto, in una celebre poesia, Dacia Maraini riferendosi alle donne impellicciate… Le fotografia di Sonia non si spingono a questo estremo, sia perché il soggetto rimane ritratto, con grande garbo e stile entro una fotografia che abbozza al “glamour”, sia perché la modella non è certamente confrontabile con “l’orrifica visione” della protagonista femminile delle – comunque geniali – immagini di Nathalie Luyer.

Come si diceva, fotografa e modella, basandosi su una specifica linearità di intenti, hanno fatto emergere dal telaio narrativo delle loro immagini, il significato che possiamo attribuire al valore del “tempo”, e di quello biologico in particolare. Un tempo che inesorabilmente trascorre e plasma la nostra corporeità e con essa la nostra percezione del sé e quella, tutta sociale, di come siamo considerati da coloro che con noi si relazionano e che osservano le nostre “mutazioni” fisiche ed estetiche. Le immagini di questa autrice, al pari di un taumaturgico talismano, sembrano volersi contrapporre a questa fondante evidenza esistenziale: è possibile fermare il tempo e lasciare che il nostro sguardo indugi, attraverso le relazioni chiaroscurali e grazie a ciò che si vede e ciò che si immagina sul corpo della modella, sull’idea di un’identità femminile scevra da gratuiti o scontati preconcetti. Questa delicata magia accade, non tanto, o non solo, per la prevedibile suadenza delle allusioni che gli scatti evocano sulla sensualità femminile, quanto piuttosto per una sottile ed eterea “atmosfera”, intima ed equilibrata, che avvolge, come un morbido drappeggio, tutto il set di immagini. L’intrigo è cosi svelato: le protagoniste, fotografa e modella, si rincorrono in un incessante gioco di specchi dentro i quali, ciascuna delle due, offrendosi a chi ritrae, o ritraendo chi si offre, ritrova un segnale forte della propria identità femminile e dei correlati valori esistenziali sul tema delle donne. Una riflessione acuta, attraverso una ricerca non facile da gestire e ancora più da proporre, che contempera quanto sia ancora ampio lo spettro di soluzioni che la fotografia è in grado di offrire ai temi della nostra contemporaneità sotto il profilo psicologico e sociale.

recensione a cura di Luca Chistè

(la mostra è visitabile fino al 30 marzo, dalle 10 alle 18)

martedì 7 maggio 2013

"Il maggio dei libri" di Riva del Garda

Dal 10 al 31 maggio spettacoli, presentazioni di libri, letture e conferenze: così il Comune e la biblioteca civica di Riva del Garda assieme al Museo Alto Garda aderiscono al «Maggio dei libri», la campagna nazionale di promozione della lettura iniziata il 23 aprile, giornata mondiale del libro e del diritto d'autore, e che dura un mese, su iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività culturali attraverso il Centro per il libro e la lettura.

IL PROGRAMMA

Venerdì 10 maggio ore 21 Biblioteca civica «Una notte in Biblioteca» da Jean Christophe Bailly Con Sabrina Simonetto e laboratorio d’attore Delle voci vi si innalzano e che tramite un lento slittamento la biblioteca diventa teatro, come se lei stessa aprisse le sue pagine, come se le finzioni che racchiude divenissero vere. Di che si tratta? Di personaggi caduti dagli scaffali oppure di persone arrivate qui da fuori, non lo sapremo, poiché tale è il potere del luogo: accettare tutto quanto succede. Aperta, la biblioteca si richiude su tutto ciò che contiene – come un teatro d’ombre divenuto vivente.

Sabato 11 maggio ore 11 Biblioteca civica Alessandro Gallo «Scimmie» Navarro Editore, 2011 (in collaborazione con "Ledro-Legalità"). Nell’estate del 1985 Pummarò, Panzarotto e Bacchettone, hanno un obiettivo: puntare al Vomero, quartiere altolocato di Napoli, individuarne una zona e darsi da fare per farla propria, così da avere anche loro un proprio marciapiede da comandare; hanno solo quindici anni ed hanno capito che se nella vita le cose girano per un solo verso, allora tanto vale mettersi l’anima in pace e cercare di ottenere la propria fetta di torta. La parola Camorra per i tre protagonisti quindicenni di Scimmie, tre ragazzini che si atteggiano, imitandoli, ad adulti – tentando di entrare nel loro mondo di cui a stento conoscono le regole – significa questo: ottenere il rispetto del quartiere e l’ammirazione sconfinata dei più piccini, soldi facili e donne che cadono ai piedi, relax in bei posti di mare, infine “diventare i padroni di questo cemento che ci circonda”, non fare come i loro genitori che in silenzio abbassano gli occhi e pagano il pizzo, ma stare dalla parte dei vincenti, in una città-giungla dove vige la legge del più forte.

Mercoledì 15 maggio ore 21 Biblioteca civica Martina Dei Cas «Cacao amaro» Il Miele Editrice, 2011 Con L'autrice; presenta Marco Laezza In collaborazione con l'associazione Mandacarù - Altromercato In un Nicaragua poverissimo, dove la malavita detta regole e detiene il potere, Viana, giovane donna costretta a subire l'abbandono da parte della madre, cerca di affermarsi in un mondo in cui domina la legge del più forte. Grazie all'aiuto di Ena, ragazza ripudiata dal patrigno con il sogno di mettere in piedi un laboratorio di sartoria, Svetlana, donna russa occupata presso un'organizzazione che si occupa di agricoltura, e Carlos amico con cui ha condiviso la gioventù nella comunità di San Martin, Viana riesce a dimostrarsi più forte del mondo violento che vuole schiacciarla, spinta dal più grande dono che la vita avesse mai potuto farle: la figlia Raquel. La giovanissima autrice di questo libro ha appena 21 anni; e il libro è stato scritto dopo un’esperienza di volontariato vissuta in Nicaragua, e parte dei proventi sarà devoluta a sostegno di un progetto di aiuto per i bambini di Waslala.

Giovedì 16 maggio ore 21 Chiesa dell' Inviolata «Leggere l'Inviolata» Guida alla conoscenza della chiesa con Maria Luisa Crosina Letture a cura del Gruppo Il tè delle letture.

Venerdì 17 maggio ore 17,30 Museo Alto Garda Silvano Bert «Il compito di domani» Cronache dalla Chiesa di Trento nel dopo-Concilio Conversazione con Renato Ballardini La Finestra, 2012 Raniero La Valle, allora direttore dell'"Avvenire d'Italia" definì il compito di domani l'impegno che attendeva la Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II. Giovanni XXIII lo aveva voluto pastorale e di aggiornamento, in ascolto dei segni dei tempi moderni. “Sapevamo che la ricezione, nella transizione epocale dalla chiesa clericale, tridentina, al popolo di Dio in cammino sulle strade del mondo, sarebbe stata difficile. Non immaginavamo quanto: quella definizione rimane attuale a cinquant'anni di distanza”.

Venerdì 24 maggio ore 18 Biblioteca civica Marco Voleri «Sintomi di felicità» Sperling & Kupfer, 2011 Presente l'Autore con Serena Gamberoni (soprano) e Antonia Dalpiaz (scrittrice) Letture a cura del «Gruppo il tè delle letture» È il messaggio dell’autobiografia «Sintomi di felicità» scritto dal tenore Marco Voleri, .Una serata trascorsa a cantare Puccini e poi il mattino, al risveglio, uno strano formicolio alla parte destra del corpo. Così è iniziata, per il protagonista di questa storia, una seconda vita, tutta diversa dalla prima, con una malattia che lo accompagnerà per sempre. La Sclerosi Multipla è inguaribile, e anche fortemente invalidante. Lo è ancora di più per un cantante lirico che deve sottoporsi a prove faticose e lunghi viaggi. Dopo aver scoperto nel 2006 di essere affetto da sclerosi multipla e averlo tenuto nascosto fino a pochi mesi fa, il cantante trentottenne non ha mai smesso di lavorare, curandosi segretamente con le fiale di interferone.

Giovedì 30 maggio ore 18 Biblioteca civica Ilaria Dot «#Odissea - Il viaggio di Ulisse ai tempi di Twitter» La Caravella editrice, 2012 Con Ilaria Dot, presentazione di Maria Luisa Crosina Letture a cura degli studenti del Laboratorio di lettura del Liceo Maffei a cura di Marina Bonometti Le avventure di Ulisse e dei suoi compagni di viaggio rivisitate in una satira moderna, ironica e sarcastica. Personaggi che scendono dal piedistallo della solennità per trasformarsi in followers dando vita ad un continuo tam tam, ad un fitto passaparola, ad uno scambio di brevi messaggi ed alla condivisione di links.

Venerdì 31 maggio ore 18 Museo Alto Garda don Giuseppe Grosselli «Fuochi accesi. I cattolici e la resistenza nel Trentino» Vita Trentina, 2012 Il nuovo libro è l'esito di una accurata e paziente ricerca di monsignor Giuseppe Grosselli che – dopo le sue recenti e fortunate ricerche sulle chiesette alpine, sui preti “con lo zaino” e sui presepi – ha voluto  scandagliare nel passato delle comunità trentine per portare alla luce il ruolo svolto da fedeli laici, preti, religiosi e religiose nei travagliati anni della Resistenza.

c.s. a cura dell'Ufficio stampa dei Comuni di Arco e Riva

sabato 24 novembre 2012

I "Tre punti di rosso" di Alfonsina Gonzaga Madruzzo

Tra storia e romanzo, ma più storia che romanzo: è la vita di Alfonsina Gonzaga, sposa di Gianangelo Gaudenzio Madruzzo, vissuta tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento (1580-1647), dei quali una cinquantina trascorsi a Riva del Garda, quasi sempre nella Rocca.

Il romanzo di Luisa Gretter Adamoli, «Tre punti di rosso-L’affascinante e misconosciuta vita di Alfonsina Gonzaga Madruzzo», inizia con la scopertura del sacello, davanti all'altar maggiore, dei committenti dell’Inviolata, il capitano Gianangelo Gaudenzio Madruzzo e la moglie Alfonsina, effigiata da Martino Teofilo Polacco all’interno della prima cappella Inviolata, dedicata a San Carlo. Tutto ruota intorno ai tre punti rossi del dipinto del Polacco, ovvero il cuscino di velluto su cui è inginocchiata Alfonsina; la mantellina cardinalizia del santo dell’effigie e la tenda sollevata dalla serva intrigante. Tre punti che rappresentano una complessa realtà, come tessere di un puzzle che il romanzo vuol ricostruire, per accostarli, metterli in comunicazione, dar loro un senso.

Chi è Alfonsina Gonzaga? E' la sposa (1602) di Gianangelo Gaudenzio Madruzzo, uno dei personaggi più in vista del Trentino, dei Gonzaga di Novellara, ramo cadetto dei Gonzaga. Ancora bambina è inviata al convento di Santa Marta di Milano, per ricevere un’educazione adatta al suo rango secondo i dettami di San Carlo Borromeo, suo lontano parente (effigiato nell’altare a sinistra nell'Inviolata). A 22 anni la promessa sposa lascia la sua Novellara per venire sul lago e incontrare un marito sconosciuto, pù anziano di lei di 20 anni, che ha già tre figlie, di cui una monaca. A Riva, presto vedova, conduce un’esistenza da protagonista: balzata in primo piano dalla dipartita dell'illustre marito, si trasforma da timida ragazza in signora del potere, riverita e temuta. Sua grande «creatura» è la chiesa dell’Inviolata, nella quale è ritratta da Martino Teofilo Polacco, unica donna committente nell'altare di sinistra, dedicato a San Carlo Borromeo.

Chi è Gianangelo Gaudenzio Madruzzo (1562-1618)? E' il Capitano della Rocca vescovile, colonnello delle milizie tirolesi in Rocca, nipote del cardinale Ludovico e parente dei vescovi Carlo Gaudenzio e Carlo Emanuele, capitano della Rocca di Riva, legato da amicizia con il Duca Mantova Gonzaga. Nella storia La storia del Seicento è quella della Controriforma dopo il Concilio di Trento, sia in politica che in arte, con lo scontro Papato-Impero e la grande arte barocca.

È un periodo post-conciliare che si caratterizza per la massima diffusione del culto della Madonna. A Riva, su un muro limitrofo alla fontana del Mosé, il pittore Mangiavano ha dipinto una Madonna fra San Rocco e Sebastiano, veneratissima dal popolo, poi spostata sull’altar maggiore della chiesa. La cui costruzione è compiuta tra il 1603 e il 1620, con completamento nel 1645. Benefattrice, Alfonsina Gonzaga è citata nella lapide al vecchio ospedale civico.

Due miliardi di euro per la cultura buttati via

I 2 miliardi di euro del “Programma Attrattori Culturali 2007-2013”, destinati a migliorare l’offerta culturale nelle Regioni del Sud, non sono stati spesi e dovranno essere restituiti a Bruxelles. A questi si aggiungono gli 1,5 miliardi di fine 2011. Uno spreco, proprio mentre il nostro patrimonio cade a pezzi.

Un miliardo e mezzo di euro destinati alla cultura italiana sono già rientrati nelle casse di Bruxelles, e altri due sono sulla buona strada. Sono le risorse del “Programma Attrattori Culturali 2007-2013”, che – a dispetto del nome – non sono mai state impegnate operativamente, nonostante gli innumerevoli progetti stilati in questi anni, tutti rimasti sulla carta. Si tratta dei cosiddetti Poin e Pain, acronimi che indicano i programmi operativi e attuativi interregionali per il Sud, cioè «lo strumento principale attraverso cui promuovere e sostenere lo sviluppo socio-economico delle Regioni del Mezzogiorno attraverso la valorizzazione, il rafforzamento e l’integrazione su scala interregionale del patrimonio culturale, naturale e paesaggistico in esse custodito».

Obiettivi per realizzare i quali l’Europa aveva previsto «una dotazione complessiva di circa 2 miliardi di Euro, di cui una quota di poco superiore al miliardo di euro (1.031 M€) a valere sui fondi strutturali del FESR e del relativo cofinanziamento nazionale ed una leggermente inferiore (898 M€) resa disponibile dalle risorse aggiuntive della programmazione nazionale del Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS)», come si legge sul relativo sito. Fondi che non solo non sono stati spesi, ma sono stati riallocati per finanziare altre voci di spesa che non c’entrano nulla con la cultura...

fonte & read more @ Linkiesta

giovedì 16 agosto 2012

La fine migliore dei cari, vecchi libri...

Ci sono libri e libri. E su questo non piove. Ma ci sono anche quei libri che hanno decretato (o meno) la nostra crescita, che hanno segnato la nostra formazione e che, come ricompensa, nel migliore dei casi hanno ricevuto il benservito e sono stati lasciati a se stessi, abbandonati in qualche scatolone in soffitta. O, al limite, sono finiti su una bancarella dell'usato. La sorte peggiore è sicuramente toccata a quelli che - sigh - invece sono stati gettati nella spazzatura o che sono diventati combustibile per il camino. Ma non voglio nemmeno pensarci.

Sto parlando dei cari, vecchi, consumati libri di scuola, quelli che hanno sofferto assieme a noi durante i lunghi pomeriggi invernali, sfogliati frettolosamente poco prima di un'interrogazione, scribacchiati in ogni angolo, pieni di "orecchie" e - diciamocela tutta - tenuti poco bene, come se fossero stati il nostro personale woodoo contro quel professore che tanto ci faceva patire. Sì, sto parlando di quei libri che - volenti o nolenti - ci hanno accompagnato durante gli anni della scuola, soprattutto quella superiore, pesando sulle spalle (e sullo stomaco, nel caso di materie indigeste), fino all'ultimo giorno. Quello dell'esame.

Non so voi quale destino abbiate riservato ai vostri compagni di banco, di cartella e di interrogazioni; io - ai miei - credo d'aver donato la fine migliore. Se non a tutti, di sicuro ad alcuni in particolare. Sono finiti, certo, in soffitta, in uno scatolone che ogni anno si riempie sempre più di polvere; ma alcuni - quattro - li tengo ancora sulla libreria, assieme a tutti gli altri tomi di saggistica.

Si tratta di libri cui sono legata in modo particolare, per due motivi precisi e diversi: i primi due sono i miei vecchi testi di italiano - "Società, arte e letteratura dell'Ottocento e del Novecento", il titolo - che consulto volentieri anche oggi per cercare spunti di lettura, trame di libri, tracce di poesia classica. Gli altri due sono invece i più logori, quelli sui quali ci ho passato più ore in assoluto: "La storia dell'arte nel corso dei secoli", due volumi praticamente distrutti, tenuti assieme con chili di nastro adesivo, ma per me preziosissimi non solo per il contenuto - un viaggio nella storia dell'arte, appunto, nel corso dei secoli passati - ma anche e soprattutto per le annotazioni che, tanto io quanto le mie compagne di classe, facevamo in ogni angolo libero.

Anche solo sfogliare queste pagine per me equivale ad un tuffo negli anni dell'adolescenza, ad un ritorno sui banchi, tra le risate, le preoccupazioni, i timori, le rabbie di quel periodo. Un bel viaggio nel passato che, grazie a quei testi scolastici, posso tornare a fare ogni volta che voglio. E loro, i miei cari, vecchi libri di scuola, non mi deludono mai. Anzi, tornano ogni volta non solo a farmi sorridere, magari con una punta di nostalgia, ma sorpattutto a regalarmi informazioni, notizie, spunti di lettura, curiosità, cultura. Il sapere.

domenica 6 maggio 2012

La rivincita del bianco e nero

In un momento in cui iPhone, cellulari e Pinterest permettono a tutti di sentirsi fotografi professionisti, l’immagine d’autore si prende la rivincita. È questa l’impressione che si ricava tra gli stand di Mia Fair, la fiera internazionale di fotografia che, dopo la preview di ieri, apre oggi al pubblico al Superstudio Più di Milano.
Il successo della prima edizione dell’anno scorso ha fatto crescere la kermesse che sfodera 268 espositori e oltre 200 «minipersonali», secondo la formula di un fotografo per galleria. Buona la presenza di gallerie straniere non solo dall’Europa. La novità di quest’anno è Fine Art un intero padiglione dedicato alla moda come specchio della società: maestri del dopoguerra come Ugo Mulas e Alfa Castaldi offrono ricordi indimenticabili di un’Italia in crescita vertiginosa per gusto, stilisti, raffinatezza.
E ci sono anche i reporter «prestati» a riviste patinate, come Klein e Leiter, seguiti negli anni 80 e 90 da Comte, Watson, Gemelli, Ritts. Uli Weber e Rodney Smith concludono la rassegna accanto a Sidibé e Sartorialist, esponenti di altri continenti.
Mentre la querelle tra digitale e analogico suscita ancora infervorate discussioni tra gli addetti ai lavori, si assiste a un vero revival di splendide immagini anni 60-70. Basta infatti visitare la Galleria Forma e incantarsi fra i celebri «pretini» di Mario Giacomelli, oppure spostarsi da Guido Harari, alla Wall Of Sound Gallery, per ammirare gli scatti dell’americano Art Kane con i grandi del jazz: ben 57, molti dei quali sorridenti in posa di primo mattino sulle scale a Harlem...
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domenica 29 aprile 2012

Nuvola mediocre

Francesca Woodman (Denver, 3 aprile 1958 – New York, 19 gennaio 1981) fu  una grande fotografa statunitense e, nonostante una vita piuttosto breve, fu un'artista influente e importante per gli ultimi decenni del XX secolo.
Appariva in molte delle proprie fotografie e il suo lavoro si concentrava soprattutto sul suo corpo e su ciò che lo circondava, riuscendo spesso a fonderli insieme con abilità. La Woodman usava in gran parte esposizioni lunghe o la doppia esposizione, in modo da poter partecipare attivamente all'impressionamento della pellicola. Nelle sue foto compaiono anche l'amica fotografa Sloan Rankin Keck e il compagno Benjamin Moore.

Francesca Woodman crebbe in una famiglia di artisti, il padre George era un pittore mentre la madre Betty era una ceramista. Trascorse diversi anni e molte vacanze estive della sua infanzia a Firenze, dove frequentò il secondo anno di scuola elementare e prese lezioni di pianoforte.
Scoprì la fotografia molto giovane, sviluppando le sue prime foto a soli 13 anni. Tra il 1975 e il 1979 frequentò la Rhode Island School of Design (RISD), dove si appassionò alle opere di Man Ray, Duane Michals e Arthur Fellig Weegee. In questo periodo tornò in Italia, a Roma, per frequentare i corsi europei della RISD con l'amica e collega Sloan Rankin. Qui si interessò alle opere di Max Klinger e conobbe, tra gli altri, anche Sabina Mirri, Edith Schloss, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi e Suzanne Santoro. Frequentò anche l'ambiente artistico della Transavanguardia Italiana.

Nel gennaio del 1981 pubblicò la sua prima (e unica, da viva) collezione di fotografie, dal titolo Some Disordered Interior Geometries (Alcune disordinate geometrie interiori). Nel corso dello stesso mese si suicidò gettandosi da un palazzo di New York all'età di 22 anni.

Le sue fotografie vengono esposte frequentemente in tutto il mondo anche oggi.
« Ho dei parametri e la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate »

martedì 31 gennaio 2012

Morire di "non scrittura"?


Jasper Gwyn vive a Londra, è uno scrittore piuttosto di moda in Inghilterra e discretamente conosciuto all'estero. A 43 anni scrive per il Guardian un articolo in cui elenca cinquantadue cose che da quel giorno non avrebbe fatto mai più. E proprio l'ultima è: scrivere libri. La sua brillante carriera, dopo tre romanzi che avevano riscosso un buon successo di pubblico e critica, è già finita. Il suo agente e amico è disperato, ma non c'è niente che possa convincerlo a cambiare idea e tornare sui suoi passi.
Senza più impegni e scadenze, Mr Gwyn si trova a dover prendere le misure della sua nuova vita (stranamente, per un uomo così meticoloso e rigoroso quale è, sarà una prova difficilissima). Col passare dei giorni, una singolare forma di disagio si insinua in lui: gli secca ammetterlo, ma sente la mancanza del gesto dello scrivere, ossia di ciò che lo aveva fatto sentire vivo, e che adesso rischia di ucciderlo...

Alessandro Baricco è il grande affabulatore che conosciamo. Costruisce personaggi e racconta storie, nel suo stile inconfondibile, che porta il lettore ad arrivare all'evidenza attraverso strade che nessuno penserebbe nemmeno di percorrere.
Baricco o lo si ama, o lo si odia. La sua scrittura è il frutto di un'esperienza "totale". Piace o risulta insopportabile, senza mezze misure. Fortunatamente, basta un attimo per capirlo, non si rischia di rimanere delusi. Se la sua prosa ci risucchia e la magia ci conquista, allora sarà un autentico colpo di fulmine; se, invece, dopo mezza pagina, avvertiamo che qualcuno ci sta velatamente prendendo in giro, mascherando una prorompente e continua ostentazione di bravura, allora chiuderemo il libro e seppelliremo ogni futura idea di interazione con l'autore.
Con Mr Gwyn Baricco aggiunge un tassello a quella grande storia che ha iniziato a raccontare con il suo primo romanzo, Castelli di rabbia. Non c'è dubbio, Baricco è sempre il solito, si può dire ben poco di più di quello che è già stato detto e scritto sui suoi libri e sul suo modo di scrivere. In Mr Gwyn, quindi, ritroverete il Baricco che conoscete, se avete già letto qualche romanzo o racconto e vi piace abbandonarvi alla sua magia; o scoprirete Baricco, quello che è ed è sempre stato. Nessuna sorpresa.
Dietro i personaggi di Baricco c'è sempre e solo Baricco: è una garanzia di sicurezza, un marchio di fabbrica. I suoi libri sono un complesso grande ritratto di se stesso. Del resto, è quello che Mr Gwyn cerca di fare, il fine ultimo a cui ogni artista tende. Siamo storie, non solo personaggi. Ci riconosciamo nelle storie degli altri, ma la nostra storia si compone delle pagine di un libro che nessuno ha mai scritto: è nel cammino che facciamo per cercarci, ci ricorda Baricco, tutto il fascino della vita.

fonte: wuz.it

sabato 28 gennaio 2012

Accadde 40 anni fa...


Moriva a Milano quarant'anni fa, il 28 gennaio 1972, Dino Buzzati Traverso, conosciuto come Dino Buzzati (nato a San Pellegrino di Belluno, il 16 ottobre 1906) scrittore, giornalista, drammaturgo, librettista e pittore italiano.

Nei primi anni della sua infanzia presentò una grande attenzione e sensibilità per le arti figurative e per la musica, imparando a suonare a 12 anni il pianoforte ed il violino, ma abbandonando però in seguito gli studi. A 14 anni, Buzzati si iscrisse al più rinomato liceo di Milano, il Parini, dove conoscerà Arturo Brambilla, che in seguito diventerà il suo migliore amico; i due si cimentarono anche in duelli di scrittura, da cui uscirà la prima produzione letteraria dell'autore bellunese.

Terminati gli studi superiori Buzzati mostrò le prime velleità letterarie iniziando a pensare di scrivere un romanzo, ma si iscriverà a Giurisprudenza per assecondare le volontà della famiglia e per proseguire la tradizione del padre (i suoi due fratelli avevano infatti intrapreso strade diverse iscrivendosi l'uno a ingegneria e l'altro a biologia).

Nel 1928, terminò gli studi universitari conseguendo la laurea ed entrò come praticante al Corriere della Sera, del quale diverrà successivamente redattore ed infine inviato speciale e critico di arte.

Nel 1933 uscirono i suoi primi racconti di Bàrnabo delle montagne, dove inzia a delinearsi la sua propensione per le atmosfere misteriose e complesse. Ma è del 1939 il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari, che verrà edito l'anno seguente (il titolo originale doveva essere La fortezza, poi cambiato per evitare il richiamo al conflitto mondiale ormai alle porte).
In quegli anni Buzzati cominciò a dedicarsi ai suoi fortunati racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere.

Con un tono narrativo fiabesco, Buzzati affrontò temi e sentimenti quali l'angoscia, la paura della morte, la magia e il mistero, la ricerca dell'assoluto e del trascendente, la disperata attesa di un'occasione di riscatto da un'esistenza mediocre (Le mura di Anagoor, Il cantiniere dell'Aga Khan, Il deserto dei Tartari), l'ineluttabilità del destino (I sette messaggeri) spesso accompagnata dall'illusione (L'uomo che voleva guarire).
Il grande protagonista dell'opera buzzatiana è proprio il destino, onnipotente e imperscrutabile, spesso beffardo (come ne Il deserto dei Tartari).
Perfino i rapporti amorosi sono letti con quest'ottica di imperscrutabilità (Un amore).

Temi ricorrenti sono quindi l'angosiosa ricerca di un senso della vita e l'irrazionale ed incondizionato rispetto di una regola ignota e tirannica. Le ambientazioni, deserti o montagne, sono loro stessi immagini simbolo dello stato di solitudine e dell'impossibilità a sfuggire dal proprio destino.
Per quesi motivi Buzzati viene spesso paragonato a Kafka, il confronto, come più volte sottolineato dallo stesso Buzzati, è però impari e Buzzati si pone in realtà come attento divulgatore delle diffuse tematiche dell'angoscia e dell'alienazione.

Fra i suoi ultimi scritti rientra I miracoli di Val Morel, pubblicato nel 1971 e non più ristampato. Il libro è una raccolta di finti miracoli che nell'invenzione dell'autore sarebbero stati attribuiti a Santa Rita dalla tradizione popolare e ispirati alla località di Valmorel di Limana.

Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedicò alla pittura (terrà con successo anche alcune mostre) e al teatro, dando vita a un sodalizio con il musicista e direttore di orchestra Luciano Chailly, curando personalmente anche le scenografie delle sue rappresentazioni.
Interessanti le esperienze come sceneggiatore, che lo videro collaborare con Federico Fellini alla stesura de Il Viaggio di G. Mastorna, il progetto che il regista inseguì tutta la vita e che non ebbe mai luce.

Fu uno dei pochi in Italia a promuovere i canoni della letteratura fantastica, strizzando l'cchio anche al genere horror.

Morì di tumore al pancreas (male che già causò il decesso del padre nel 1920) alla clinica "La Madonnina" di Milano il 28 gennaio 1972.

Curiosità: lo scrittore sudafricano J. M. Coetzee, premio Nobel nel 2003, si è ispirato alla trama de Il deserto dei Tartari per scrivere uno dei suoi capolavori, Aspettando i barbari, pubblicato nel 1980. Ancora oggi, grazie a un numero elevatissimo di traduzioni Buzzati è forse più famoso all'estero che in Italia.