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sabato 23 ottobre 2021

Con "Mare Omis" la poetica fotografica delle costellazioni marine di Francesco Zizola approda a Bolzano

Dal 26.10 al 27.11.2021 presso Foto-Forum-Südtiroler Gesellschaft für Fotografie, di via Weggenstein 3f a Bolzano, è visitabile "Mare Omnis", una mostra fotografica di Francesco Zizola. 

Il tema indagato dal noto fotografo è il rapporto dell’uomo con la natura e della sua influenza sul mare, declinato attraverso un linguaggio visivo articolato e complesso. Il mare di Zizola è un mare di sottrazione, nel quale emergono segni, analogie, cose che richiamano altre cose. Il mare diventa cielo e così diviene costellazione che rinvia ad archetipi all’origine del tempo. 


Nelle fotografie scattate appaiono disegni, figure umane, rappresentazioni antiche, segni nella notte, immagini lontanissime di una natura potente in stretto contatto con l’uomo. Come ricorda Barthes: “Qualunque cosa essa dia a vedere e quale che sia la sua maniera, una foto è sempre invisibile: ciò che noi vediamo non è lei.” Le costellazioni lontanissime in realtà sono reti da pesca inserite nel grande mare mediterraneo, reti che i “tonnarotti” -coloro che si occupano della mattanza- installano per catturare i tonni nella loro migrazione verso la costa, i punti bianchi sono boe e i fili argentati di strisce d’acqua sono le cime che assicurano le parti galleggianti ai fondali. Zizola sceglie di allontanarsi dai topoi narrativi classici del reportage per un altro tipo di immagine che si discosta da ogni referenzialità del reale per andare verso un linguaggio poetico e astratto. Cosa guardiamo veramente quando vediamo un’immagine? Cosa riconoscono i nostri occhi davanti ad esse? Sono le domande che ci poniamo osservando le fotografie di Mare Omnis. L’ambiguità è totale e Zizola sceglie di ragionare sul paradigma del fotografico sapendo che le immagini hanno il meraviglioso compito di creare percorsi di significato dando origine a processi di consapevolezza nello spettatore. Le fotografie non sono solo ciò che mostrano, suggerisce Zizola, ma sono molto altro, parte attiva di un processo che pone domande e va oltre al visibile, verso l’immaginazione in un movimento interno tra autore e spettatore. 

“C'è una verità estatica, poetica. È misteriosa e inafferrabile, e può essere raggiunta solo attraverso l'immaginazione e la stilizzazione. La fotografia ha il compito di aprire nuove possibili comprensioni della complessità della realtà” commenta il fotografo nel processo che lo ha portato a creare queste immagini.

Il lavoro iniziato nel 2016 si compone di 22 fotografie in bianco e nero di formato 90x120 e raccontano il rapporto ormai capovolto e andato perduto dell’ uomo con il mare nella sua forma di sostentamento naturale. É un atto di denuncia poetico, un atto d’amore verso la rottura di un equilibrio, di un tempo in cui il mare era fiorente di vita, l’appello a ritrovare nuovamente la perduta relazione con il sacro.

lunedì 10 febbraio 2020

Rigoni Stern: al via la decima edizione del Premio letterario

Ha preso il via la 10a edizione del Premio "Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi", la cui premiazione si svolgerà quest'anno a Riva del Garda nell’ambito di Expo Riva Caccia Pesca Ambiente, il 28 marzo, quando sarà assegnato anche il premio Guardiano dell'Arca-Osvaldo Dongilli, dedicato a una persona che si sia distinta nella tutela e nella valorizzazione della montagna. 

Le opere iscritte al concorso letterario sono 61, il numero più alto di sempre; una decina sono i volumi in tedesco, sloveno e occitano. Le opere pervenute saranno esaminate dai giurati del premio, Ilvo Diamanti, Marco Albino Ferrari, Paola Filippi, Mario Isnenghi e Daniele Jalla. Al primo classificato andrà la somma di cinquemila euro. Il premio Rigoni Stern, che si svolge alternativamente in Trentino (a Riva del Garda) e nel Veneto (ad Asiago), è nato nel 2011 per favorire lo sviluppo delle culture che fanno riferimento all’arco alpino, ed è destinato a opere di narrativa e di saggistica che ne valorizzino il paesaggio, le tradizioni, le attività produttive all'insegna dell'ecocompatibilità, il contesto socioculturale delle diverse comunità che lo abitano, con le loro istituzioni storiche legate all’uso comunitario dei beni, la caccia come attività legata a una particolare sensibilità ambientale, la guerra in montagna come scenario particolare e doloroso della storia europea, il patrimonio narratologico, con le sue fiabe, le leggende, i suoi miti di ieri e di oggi, la sua vocazione ad essere cerniera tra nord e sud, tra area mediterranea e area mitteleuropea. Istituito con l’intento di onorare la memoria di Mario Rigoni Stern, il premio intende perpetuarne i valori di fratellanza tra i popoli, di rispetto dell’ambiente, di tolleranza e solidarietà.

L'edizione di quest'anno è il prologo alle celebrazioni per il centenario della nascita dello scrittore altopianese, che ricorrerà nel 2021, e per il quale si sta predisponendo un fitto calendario di iniziative. Il premio, aperto a tutte le lingue dell’Arco Alpino, viene promosso e sostenuto da Ars Venandi, dalla famiglia Rigoni Stern, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione Veneto, dai Comuni di Asiago e di Riva del Garda, da Riva del Garda Fierecongressi, dal Museo degli usi a costumi della gente trentina, da Federcaccia, della Banca di Trento e Bolzano e dalla Cassa di Risparmio del Veneto, a voler sottolineare, nel nome di Mario Rigoni Stern, la fratellanza ideale tra le montagne e le popolazioni del Veneto e del Trentino, con un gemellaggio culturale imperniato ai valori del rispetto dell’ambiente e di chi lo abita. 

Info : https://premiomariorigonistern.com/it_IT/

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giovedì 14 giugno 2018

Al Forte delle Benne di Levico, il Convegno Regionale dei Circoli Fotografici del Trentino Alto Adige con le mostre di FIAF, workshop e set fotografici

Sarà ospitato nella splendida cornice del Forte Colle delle Benne di Levico, domenica 17 giugno, il Convegno Regionale dei Circoli Fotografici presenti nelle province di Trento e Bolzano, organizzato quest'anno dal Gruppo Fotoamatori Pergine con la coordinazione del Delegato Regionale di FIAF (Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche) Fabrizio Giusti.

Un'intera giornata di attività culturali e di confronto, aperta a tutti, che a partire dalle ore 10 richiamerà al Forte i presidenti di circolo con i relativi associati, così come tanti fotoamatori - principianti e provetti - che qui avranno occasione di interagire fra loro, sbizzarrirsi con l'attrezzatura e dar sfogo a creatività e vena artistica.


«Scopo dei convegni, che ogni anno richiamano i fotoamatori di tutta Italia, è fare il punto della situazione delle attività che capillarmente vengono svolte in ogni regione - spiega Fabrizio Giusti - ma anche divulgare i programmi e i progetti promossi da FIAF (la Federazione nazionale raccoglie a sé più di 550 circoli e coinvolge oltre 45mila appassionati!), incentivare l'organizzazione di iniziative a favore della fotografia amatoriale, anche di tipo collettivo, verificare l'avanzamento dei lavori dei singoli sodalizi, promuovere la diffusione e la crescita della cultura fotografica su tutto il territorio».

In Trentino Alto Adige i Circoli Fotografici sono in tutto una quindicina, di cui sette quelli affiliati a FIAF; i soci sono oltre 500 mentre incalcolabile è il numero di coloro che, per passione, interesse, o semplice curiosità, si avvicinano ogni anno al mondo della fotografia amatoriale. Ecco dunque che il Convegno Regionale, aperto a tutti, iscritti FIAF e non, rappresenta un'opportunità per condividere una passione comune oltre che un coinvolgente momento di formazione-informazione culturale.

A dare il via al ricco programma di lavori, una conferenza con workshop dal titolo «Non solo sassi» a cura di Alberto Bregani - fotografo, scrittore, comunicatore, considerato tra i più puri e validi interpreti della fotografia di paesaggio e di montagna in bianco e nero. Quindi set fotografici in ambiente interno/esterno con modelle, con la partecipazione di Emily Eccel, già Miss Cotonella per il Trentino Alto Adige; un incontro con i fotoamatori 2.0; l'inaugurazione della mostra «La Famiglia In Italia» realizzata con le opere regionali partecipanti al progetto collettivo nazionale messo a punto da FIAF in collaborazione con FujiFilm in occasione del 70° anniversario di fondazione (esposizione che in contemporanea verrà inaugurata in altre 150 città italiane), e della mostra con i migliori scatti realizzati dai soci dei Circoli locali; la proclamazione della «Foto dell'Anno 2018 del Trentino Alto Adige».

Tutte le attività sono aperte e gratuite. Info sul sito www.fotoamatoripergine.it/convegno2018 .


mercoledì 14 marzo 2018

A "Le avventure di Numero Primo" di Paolini e Bettin il Premio Mario Rigoni Stern 2018

L'edizione 2018 del Premio Mario Rigoni Stern è stata vinta da Marco Paolini e Gianfranco Bettin con «Le avventure di Numero Primo» (Einaudi). Lo ha comunicato ieri la giuria composta da Ilvo Diamanti, Paola Maria Filippi, Mario Isnenghi, Daniele Jalla e Paolo Rumiz, coordinata dalla giornalista Margherita Detomas. La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 24 marzo al Palazzo dei congressi di Riva del Garda (inizio alle ore 17).

«La fantafavola di Paolini e Bettin - si legge nelle motivazioni della giuria - mette in scena un mondo futuro trasformato dalla biotecnologia in cui, però, l'intelligenza artificiale scopre di poter avere, senza saperlo, anche un cuore. In questa realtà la montagna preserva una sua irriducibile differenza rispetto a un mondo globalizzato, in cui Marghera e Venezia invadono la pianura fino alle Alpi e lo stesso mare perde la sua specificità. Dalla montagna viene alla luce Nicola, un Numero Primo come preferisce essere chiamato, lo strano e delizioso protagonista del libro. Emergendo da un ghiacciaio». 

Motivazioni del premio

Le genti alpine hanno creato le proprie comunità in un ambiente naturale unico, all’interno di tradizioni culturali diverse legate alle specificità del loro territorio. Si tratta di un universo culturale affascinante e complesso, ispirato alla tolleranza e alla solidarietà, cerniera tra nord e sud, tra area mediterranea e area mitteleuropea: una vera e propria “civiltà alpina”, collocata nel cuore del Vecchio Continente, con i suoi valori, un suo bagaglio culturale e artistico, che rappresenta oggi, per la futura “Europa dei popoli”, uno straordinario modello di riferimento. Ruolo decisivo nell’incontro e nel confronto fra le diverse culture delle Alpi è certamente quello della Letteratura, nelle sue diverse espressioni: sia attraverso la ricerca e la divulgazione storico-scientifica, sia attraverso il racconto, che della cultura della montagna comunica emozioni e sentimenti, trasmettendo i valori in cui ancora oggi si riconoscono le comunità dei paesi alpini. Nella letteratura italiana del Novecento, Mario Rigoni Stern ha saputo descrivere in modo originale la cultura della gente di montagna, raccontando il legame fra i montanari e il loro ambiente, e proponendo le Alpi quale orizzonte significativo della letteratura e della storiografia contemporanea, del moderno sentimento ecologico e perfino dell’etica. In questo quadro, le Alpi diventano un vero e proprio scrigno di valori, non solo paesaggistici e ambientali, ma soprattutto umani: un universo etico che Mario Rigoni Stern, dal “ritorno a baita” vagheggiato nel gelo di una steppa macchiata dagli orrori della guerra, non ha mai cessato di perseguire, come narratore, ma anche come intellettuale impegnato in un progetto di riscatto e di progresso del proprio mondo.

I temi 

Il Premio, alternandosi fra Trentino e Veneto con cadenza annuale, cercherà di individuare gli elementi di eccellenza della narrativa e della saggistica di ambito alpino all’interno delle opere edite nei due anni precedenti, individuando, in maniera non esclusiva, nelle due rispettive modalità di scrittura, i seguenti specifici settori di interesse: il paesaggio alpino, nei suoi aspetti naturalistici e nella sua estetica; le attività produttive tradizionali, nelle loro specifiche valenze di ecocompatibilità; il contesto socioculturale delle comunità alpine, con le loro istituzioni storiche legate all’uso comunitario dei beni; la caccia, come attività legata a una particolare sensibilità ambientale; la guerra in montagna come scenario particolarissimo e doloroso della storia europea; il patrimonio narrativo dell’arco alpino, con le sue fiabe, le leggende, i suoi miti di ieri e di oggi.

Info: www.premiorigonistern.it

Risultati immagini per fantafavola rigoni stern

mercoledì 7 febbraio 2018

#altroGARDA, quando il territorio del grande lago diventa una rassegna socio-fotografica

#altroGARDA è il titolo assegnato all’annuale progetto di ricerca fotografica condotto dall’associazione “Il Fotogramma” di Nago-Torbole che, per questa edizione, ha accettato la sfida di confrontarsi con la fotografia di territorio. Un titolo volutamente pensato con l’hashtag per caratterizzarlo in senso moderno, che coniuga una acquisita maturità espressiva dei partecipanti ad un percorso che, filologicamente, riconduce alle radici di una precisa identità culturale, divenendo ricognizione attenta di un luogo, di un paesaggio – antropico, naturalistico, industriale – di volti, figure e azioni che sono l’espressione di un insieme di attività che, sovente, sono ai più sconosciute, perché marginali o perché dedicate agli emarginati. 

Nelle oltre 100 immagini, prodotte dai 24 partecipanti, l’areale geografico compreso fra il lago di Garda e la porzione di territorio che giunge, in latitudine, fino alle marocche di Dro, è stato indagato da parte dei fotografi nel corso dell’intero 2017 che hanno orientato la loro ricerca in una serie molto articolata di tematiche: paesaggio naturalistico, urbano, persistenza e insistenza della dimensione antropica, studi sulle condizioni di vita legate all’uso della città, reti di assistenza a favore dei più deboli, ricerca di lavori e luoghi ormai del tutto perduti o dimenticati dall’immaginario collettivo. La lettura di #altroGARDA, lontana da quella più nota e prevedibile correlata all’evidenza turistica del lago, propone uno storyboard che ha sviluppato due precise linee di azione metodologica: garantire coerenza tematica rispetto agli indirizzi attesi dal progetto e salvaguardare, quanto più possibile, all’interno di una rassegna collettiva, le singole identità, caratterizzate spesso da cifre stilistiche di assoluto interesse espressivo. 

La mostra, curata da Luca Chistè, verrà inaugurata sabato 10 febbraio alle ore 18 al piano terra del Museo di Riva del Garda, visitabile fino al 4 marzo. Due appuntamenti correlati alla rassegna fotografica, a partecipazione gratuita, animeranno inoltre il mese di febbraio al MAG. Si tratta del laboratorio per bambini Fotogiocando!, che si svolgerà il 17 febbraio, e della conferenza dal titolo "Mutamenti di visioni. I fotografi italiani dal dopoguerra a oggi" con la storica della fotografia e photoeditor Giovanna Calvenzi, in programma il 24 febbraio.


giovedì 21 dicembre 2017

"Premio Rigoni Stern" edizione 2018

Il «Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi» è nato per favorire lo sviluppo del contesto culturale poliglotta che fa riferimento all’arco alpino, promuovendo un concorso di merito tra opere di narrativa e di saggistica dedicate alle Alpi, al loro paesaggio e alle loro genti.

Le opere che si vorranno candidare all'edizione 2018 dovranno pervenire entro il 31 gennaio 2018 alla segreteria della giuria, presso il Museo degli usi e costumi della gente trentina, in via Mach 2 a San Michele all’Adige (TN). Al vincitore andranno un premio in denaro di diecimila euro e una medaglia, opera dello scultore Pino Guzzonato. La cerimonia di premiazione si terrà a Riva del Garda sabato 24 marzo 2018.
Informazioni e bando: www.premiorigonistern.it.

Il Premio, aperto a tutte le lingue dell’Arco Alpino, è promosso e sostenuto da Ars Venandi, dalla famiglia Rigoni Stern, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione Veneto, dai Comuni di Asiago e di Riva del Garda, da Riva del Garda Fierecongressi, dal Museo degli usi a costumi della gente trentina, da Federcaccia, della Banca di Trento e Bolzano e dalla Cassa di Risparmio del Veneto, a voler sottolineare, nel nome di Mario Rigoni Stern, la fratellanza ideale tra le montagne e le popolazioni del Veneto e del Trentino, con un gemellaggio culturale imperniato ai valori del rispetto dell’ambiente e di chi lo abita.

Motivazioni del premio: le genti alpine hanno creato le proprie comunità in un ambiente naturale unico, all’interno di tradizioni culturali diverse legate alle specificità del loro territorio. Si tratta di un universo culturale affascinante e complesso, ispirato alla tolleranza e alla solidarietà, cerniera tra nord e sud, tra area mediterranea e area mitteleuropea: una vera e propria “civiltà alpina”, collocata nel cuore del Vecchio Continente, con i suoi valori, un suo bagaglio culturale e artistico, che rappresenta oggi, per la futura “Europa dei popoli”, uno straordinario modello di riferimento. Ruolo decisivo nell’incontro e nel confronto fra le diverse culture delle Alpi è certamente quello della Letteratura, nelle sue diverse espressioni: sia attraverso la ricerca e la divulgazione storico-scientifica, sia attraverso il racconto, che della cultura della montagna comunica emozioni e sentimenti, trasmettendo i valori in cui ancora oggi si riconoscono le comunità dei paesi alpini. Nella letteratura italiana del Novecento, Mario Rigoni Stern ha saputo descrivere in modo originale la cultura della gente di montagna, raccontando il legame fra i montanari e il loro ambiente, e proponendo le Alpi quale orizzonte significativo della letteratura e della storiografia contemporanea, del moderno sentimento ecologico e perfino dell’etica. In questo quadro, le Alpi diventano un vero e proprio scrigno di valori, non solo paesaggistici e ambientali, ma soprattutto umani: un universo etico che Mario Rigoni Stern, dal “ritorno a baita” vagheggiato nel gelo di una steppa macchiata dagli orrori della guerra, non ha mai cessato di perseguire, come narratore, ma anche come intellettuale impegnato in un progetto di riscatto e di progresso del proprio mondo.

I temi: il Premio, alternandosi fra Trentino e Veneto con cadenza annuale, cercherà di individuare gli elementi di eccellenza della narrativa e della saggistica di ambito alpino all’interno delle opere edite nei due anni precedenti, individuando, in maniera non esclusiva, nelle due rispettive modalità di scrittura, i seguenti specifici settori di interesse: – il paesaggio alpino, nei suoi aspetti naturalistici e nella sua estetica; – le attività produttive tradizionali, nelle loro specifiche valenze di ecocompatibilità; – il contesto socioculturale delle comunità alpine, con le loro istituzioni storiche legate all’uso comunitario dei beni; – la caccia, come attività legata a una particolare sensibilità ambientale; – la guerra in montagna come scenario particolarissimo e doloroso della storia europea; – il patrimonio narratologico dell’arco alpino, con le sue fiabe, le leggende, i suoi miti di ieri e di oggi.

sabato 27 maggio 2017

"Il futuro? Sarà un agrodisastro"

«Un tempo la chiamavamo agricoltura. Oggi, quella che si beve il 70% dell’acqua dolce presente sulla Terra, che ha ormai sconvolto i cicli geochimici planetari, che sta portando il nostro pianeta all'agrodisastro, è un'industria vera e propria, riconosciuta come una delle cause del riscaldamento globale». 

Risultati immagini per ariditàÈ un quadro clinico serio quello che Mauro Balboni - bolzanino di origini altogardesane, per 30 anni dirigente di aziende internazionali del settore industriale - descrive nel suo «Il pianeta mangiato-La guerra dell'agricoltura contro la Terra» (ed. Dissensi, pp. 247, 18 euro), un chiaro, denso, profondo tentativo di sintesi sulle criticità insite nel modello di sviluppo alimentare contemporaneo, fonte di interessi di multinazionali più che riferimento alla promozione della sostenibilità, che anziché restituire un senso di sterile catastrofismo invoglia il lettore affinché si faccia carico della propria parte di responsabilità verso la salvaguardia della Terra, pianeta malandato e bellissimo insieme. «Siamo talmente ossessionati dagli effetti che il nostro cibo può aver su noi da aver dimenticato che al momento, più che nutrirlo, il pianeta ce lo stiamo mangiando - spiega l'autore con evidente cognizione di causa, forte della propria esperienza professionale nel campo della ricerca - L’umanità è a un punto di non-ritorno: sta prendendo congedo dall’Olocene (l’Era geologica in cui è nata l’agricoltura, che ci ha fatto proliferare e prosperare) per varcare le soglie di una nuova Era, l’Antropocene, caratterizzata dall’impatto negativo delle attività umane sulla Terra per mezzo di un’alterazione massiccia e sistematica dei processi naturali. Produzione insostenibile, esplosione demografica, uso sregolato di risorse limitate come acqua e terra fertile, deforestazione e degrado ambientale, incapacità di percepire il cambiamento climatico, estinzione delle specie viventi, superamento della metà dei limiti di sopravvivenza della biosfera classificati dagli scienziati, ci stanno conducendo ad uno scenario in cui la Terra appare ormai un pianeta “tossico”. Quello che abbiamo fatto per più di 10.000 anni non è più replicabile e prima di rimanere senz’acqua o terra fertile dobbiamo iniziare a pensare in modo diverso al cibo, a come procurarcelo». 

E Il pianeta mangiato ce lo spiega? «Va detto che il libro non dà ricette salva-umanità: è piuttosto un volume che analizza il nostro “pane quotidiano” e il suo costo in termini ambientali, che presenta dati, fa riflettere, capire, che lascia sgomenti, fa domande scomode ma stimolanti, ma che propone anche soluzioni». In poche parole, un’investigazione sui motivi che hanno condotto la Terra allo stato attuale nonché un invito a cercare alternative condivisibili per permettere all'uomo di fronteggiare l’enorme sforzo di adattamento al quale sarà chiamato per raggiungere la sicurezza alimentare nel mondo di domani. Stringendo il focus sul suo ambito d’elezione, Mauro Balboni osserva infatti come già oggi il mercato del cibo sia incompatibile con il pianeta e come a mangiare con regolarità siano già 6 miliardi e mezzo di persone, «... numero che entro 35 anni e in un contesto climatico cambiato salirà a quasi 10 miliardi, di cui buona parte in Paesi con economie emergenti (già oggi, ad esempio, in Cina il consumo di carne è triplicato rispetto al passato e il numero di pasti consumati in fast food sestuplicato). Appare quindi molto poco probabile che si possa continuare a produrre le stesse cose di ora e negli stessi posti: in un prossimo futuro il grano per la pasta potrebbe arrivare dalla Siberia, i pomodori dai tetti del nostro quartiere e le proteine dai batteri di un laboratorio. Dovremo parlare di agricoltura verticale o urbana».

Ma siamo consapevoli della portata dell’agrodisastro? Quanti conoscono il ruolo esercitato su di esso dalla nostra alimentazione? E soprattutto: ci sono alternative? Per rispondere l'autore sfata miti ormai radicati, quali le virtù dell’agricoltura, l’intoccabilità della tradizione contadina e la retorica del buon tempo andato secondo cui il cibo deve essere naturale. «Dopo l’invenzione dell’agricoltura non c’è più stato nulla di “naturale” - conclude Balboni - Oggi, per produrre carni bianche in Europa e Cina, si usano mangimi di soia sudamericana, proveniente anche dalle aree deforestate del Mato Grosso. Così come, per una quantità indefinita di usi alimentari e non, si continua ad impiegare olio di palma, altra causa di deforestazione. Eppure né soia né palma da olio sono insostituibili. Bene la filiera corta, bene i gruppi di acquisto solidale, bene i no-Ogm: le singole azioni volontarie però non bastano. Ogni giorno un miliardo e mezzo di tonnellate di ghiaccio finiscono in mare e ogni anno vengono battuti record di alte temperature. La scala dei problemi è ormai tale che abbiamo solo una scelta: creare una massa critica impattante al punto da far sì che questi temi entrino a far parte delle agende politiche, dalle singole comunità fino all'UE e alle Nazioni unite, non solo sotto forma di accordi ma di governance globale del cibo in grado di limitare il disastro. Bisogna insomma tornare a riconoscere i limiti fisico-chimici e biologici dell’ecosistema terrestre. Il nostro pianeta l'abbiamo già spremuto abbastanza, ora dobbiamo inventare qualcosa di nuovo. Le risorse per farlo ci sarebbero: ogni giorno i Paesi dell'Ocse versano quasi un miliardo di dollari in sussidi ad agricoltori e allevatori. Dovremmo cominciare ad usare quel denaro per cambiare le filiere alimentari, renderle resilienti al cambiamento climatico, produrre il nostro “pane quotidiano” assieme alla biosfera, non più contro di essa come abbiamo fatto finora». 

L'autore: per oltre trent’anni, Mauro Balboni (bolzanino, laureato in Scienze Agrarie all’Università di Bologna) è stato dirigente nel settore dell’agroindustria internazionale. Si è occupato sia di ricerca e sviluppo che di politiche governative, muovendosi soprattutto tra Austria e Inghilterra. Oggi vive in Svizzera. «Il pianeta mangiato» è il suo secondo libro (dopo aver pubblicato nel 1996 «Il paese alto») e verrà presentato presso la Biblioteca di Bezzecca il 17 agosto prossimo.

fonte: Paola Malcotti - giornale l'Adige di venerdì 26 maggio 2017

giovedì 13 aprile 2017

Con "I CercaStoria", bambini alla scoperta dell'archeologia

E se non fosse una matita? Miriam e Adam sono curiosi: il reperto che sta studiando Cecilia, la mamma archeologa della ragazzina, meriterebbe un viaggio nel passato. Basta chiedere il magico Saltacronos al fantasma di Lord Ossius e l’avventura può avere inizio! Sulle Alpi, nella lontana età del Rame, i pericoli in agguato sono tanti: lupi, orsi, villaggi rivali e, soprattutto, un inquietante sciamano che trama nell’ombra. I due amici scopriranno che non tutto è come sembra e che l’unione può fare non solo la forza, ma anche la pace.

Risultati immagini per la freccia perduta i cercastoriaDalla collaborazione tra la casa editrice Ante Quem, specializzata in archeologia, e Bottega Finzioni, la scuola di scrittura fondata da Carlo Lucarelli, è nata "I Cercastoria. Avventure alla scoperta di oggetti curiosi del passato", una collana per bambini dove archeologia, racconto e avventura si incontrano. La presentazione del quarto volume della serie (in tutto sono sei), intitolato “La freccia perduta”, si terrà martedì 18 aprile, alle ore 11.30, a Bolzano, presso il Museo Archeologico dell’Alto Adige. L’autrice Arianna Capiotto condurrà una lettura animata per bambini (6-11 anni). Tra racconto, gioco e teatro, i partecipanti entreranno in questa nuova avventura de "I CercaStoria", ambientata nel tempo e nei luoghi di Ötzi e incentrata su uno “strano” reperto esposto proprio nel Museo Archeologico di Bolzano. Interverrà Marco Destro, presidente e fondatore di Ante Quem.

Protagonisti sono due ragazzini, Adam e Miriam, che si imbattono in insoliti reperti, uno diverso in ogni libro, sia per caratteristiche che per civiltà. Viaggiando nel tempo grazie a un prodigioso amuleto, il Saltacronos, si trovano nell’epoca dell’oggetto e, tra inseguimenti, incontri e avventure, ne scoprono la funzione nel suo contesto storico. Alla fine di ogni libro, una scheda raccoglie le informazioni scientifiche sul reperto e alcune curiosità della storia.

martedì 14 marzo 2017

Con "La grande via" di Luigi Fontana e Franco Berrino i segreti della longevità

«Vivere più a lungo si può». Come? Secondo Luigi Fontana (medico e scienziato di origini altogardesane, tra i massimi esperti mondiali nel campo della nutrizione), che con il contributo di Franco Berrino (medico ed epidemiologo, direttore del Dipartimento di medicina preventiva dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano) ha da poco pubblicato “La grande via”, il segreto della longevità consisterebbe nella combinazione di buone abitudini, volte da un lato a nutrire il corpo con la giusta quantità di cibo sano e dall'altro a mantenerlo in forma, sia con un esercizio fisico regolare sia con tecniche per coltivare la mente e lo spirito. 


Troppo semplice? Sì, ma attenzione: il libro, uscito solo una decina di giorni fa per Mondadori (346 pagine, 17 euro la versione cartacea e 9,90 quella digitale) e già schizzato in vetta alla classifica dei più venduti, non è uno dei tanti ed ormai inflazionati manuali di nutrizione, fitness o meditazione, bensì il frutto di lunghi processi di studio che, sintetizzati in un unico prodotto, si propone al grande pubblico come un vero e proprio atto di informazione e divulgazione scientifica destinato a varcare le porte degli atenei, per essere messo a disposizione di tutti. Tra le pagine quindi nessun trattato medico, nessun dogma o ricetta miracolosa, quanto semmai una buona dose di consigli - per nulla banali perché confermati da ricerche e indagini di laboratorio - per prevenire le malattie, rinforzare lo stato di salute psicofisica, vivere una vita felice. Con se stessi, innanzitutto.

«L'intento è stato semplicemente quello di proporre ciò che l'antica saggezza dei popoli ha tramandato fino a noi e che la ricerca scientifica ha oggi potuto confermare - spiega Luigi Fontana, che assieme a Franco Berrino e alla giornalista Enrica Bortolazzi già un paio di anni fa ha fondato l'associazione da cui il libro prende il titolo - Traendo spunto dal Codice europeo contro il cancro e da recenti studi sperimentali, in questo volume abbiamo dunque illustrato come alcune conoscenze empiriche di molte tradizioni culturali e le attuali conoscenze scientifiche stiano oggi convergendo tra loro, dimostrando così che la chiave della longevità non sia altro che il giusto mix tra un'alimentazione sana e di qualità, un esercizio fisico costante ed un training cognitivo che ci permetta di nutrire la mente, vivere il presente in armonia con noi stessi. Le cause della maggior parte delle malattie croniche si nascondono infatti nella nostra vita quotidiana. In tutto il mondo le istituzioni scientifiche e sanitarie sono chiamate però a rispondere a leggi di mercato che hanno interesse a mantenerci in vita ma non in salute; ci sono tuttavia sempre più prove scientifiche che indicano come opportune alcune scelte nutrizionali e di attività fisica che, se associate a tecniche di training cognitivo, di respirazione e meditazione, diventano quanto mai essenziali per rallentare i processi d'invecchiamento, favorire una longevità in salute, prevenire le malattie tipiche della nostra era o facilitarne la guarigione». Senza dimenticare però tutto ciò che ci circonda. 

«La salute personale è importante ma solo se vista in un contesto più ampio - continua Fontana - Penso che quel che manca al giorno d'oggi sia la consapevolezza del fatto che abbiamo le conoscenze per vivere in un mondo fantastico e per aumentare le nostre probabilità di giungere in salute a un’età avanzata vivendo in un mondo sano e pulito: per migliorare lo stato di salute dell’uomo e dell’ambiente ognuno di noi dovrebbe però fare qualcosa, a partire da se stesso, il modo in cui pensa e vive. Tutti insieme possiamo infatti collaborare per ridisegnare un nuovo sistema di sviluppo economico e industriale incentrato sull’efficienza e resilienza energetica e la salvaguardia della salute, e non del capitale finanziario delle multinazionali. E per farlo, basterebbe semplicemente abbandonare il paradigma che mira a produrre più cibo ed energia a basso costo a favore di un nuovo modello che opti per la creazione di prodotti e servizi di alta qualità, che rispettino il benessere dell’uomo e dell’ambiente: la felicità e il benessere non dipendono solo dall’acquisizione di beni materiali e dalla crescita economica ma vengono alimentati dal nostro stato di salute fisica, psicologica e spirituale, dalla ricchezza delle nostre relazioni sociali e culturali, oltre che dalla qualità dell’ambiente che sostiene tutta la vita sulla Terra, il nostro vero, grande ed unico capitale. Abbiamo dunque scritto questo libro in base sì alla nostra esperienza scientifica e clinica - conclude Luigi Fontana - ma con gratitudine e rispetto verso le migliaia di persone che hanno partecipato agli studi e i pazienti che ci hanno affidato la loro speranza di guarigione: ci auguriamo dunque che “La grande via” contribuisca a proteggere i lettori da informazioni distorte e interessate, dai venditori di magici piani nutrizionali o integratori miracolosi ma soprattutto inviti tutti noi ad un'articolata riflessione personale e collettiva attorno al concetto di salute». 

Gli autori:

Originario di Riva del Garda (TN),
Luigi Fontana è medico e scienziato, professore
ordinario di Medicina e scienze nutrizionali presso l'Università di Brescia e la Washington University di St. Louis (USA). I risultati dei suoi studi clinici sugli effetti della restrizione calorica sono stati pubblicati nelle più prestigiose riviste scientifiche e hanno aperto una nuova area nel campo della ricerca nutrizionale, della prevenzione delle malattie croniche e del rallentamento dei processi d'invecchiamento. Ha ricevuto alcuni dei massimi premi internazionali nel campo biogerontologico.

Franco Berrino è medico, epidemiologo, direttore del Dipartimento di Medicina preventiva dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano. Nella sua attività quarantennale di ricerca e prevenzione ha promosso lo sviluppo dei registri tumori in Italia e coordinato i registri tumori europei per lo studio della sopravvivenza dei malati. Ha coinvolto decine di migliaia di persone in studi sulle cause delle malattie croniche: i risultati gli hanno consentito di promuovere sperimentazioni per modificare lo stile di vita allo scopo di prevenire l'incidenza e la progressione dei carcinomi.


fonte: Paola Malcotti - giornale l'Adige di domenica 12 marzo 2017

lunedì 14 novembre 2016

"Pagine del Garda", ultima settimana di eventi per la 24a edizione della rassegna editoriale gardesana

Prosegue fino a domenica 20 novembre la 24ª edizione di «Pagine del Garda», la rassegna dell’editoria gardesana organizzata dall'associazione culturale Il Sommolago e dal Comune di Arco, che anche per quest'anno conferma i numeri, il gradimento e le attese delle ultime edizioni. 

Quattordici gli appuntamenti in programma, tra presentazioni librarie e cinematografiche, che dal 5 novembre scorso, ovvero a partire con la settimana di eventi d'anteprima, focalizzano l'attenzione su argomenti, ricerche, studi legati al territorio altogardesano. Un centinaio gli editori presenti al salone delle feste del Casinò municipale alla Mostra del libro (aperta tutti i giorni, ingresso libero dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30), per circa 1500 titoli esposti. Il pubblico atteso è invece di 3.000 visitatori. La formula rimane quella tradizionale: alla mostra del libro è abbinato un calendario di presentazioni librarie e di eventi collaterali, non solo ad Arco ma anche a Drena, Tenno e Nago-Torbole. Una rassegna dedicata all'attività editoriale dunque che ha come tema la valorizzazione del bacino gardesano, un appuntamento che ancora una volta costituisce una preziosa vetrina per le realtà editoriali delle tre province che si affacciano sul lago di Garda e dei territori limitrofi, e in cui è possibile trovare, tra le altre, proposte di nicchia, originali e accattivanti.

Questo il programma dei prossimi giorni: 

Martedì 15 novembre, alle ore 20.30 nella sala consiliare del Casinò di Arco, presentazione de “Le aree protette nel territorio della Comunità Alto Garda e Ledro” a cura di Luca Bronzini e Filippo Zibardi.

Giovedì 17 novembre, alle ore 15, verrà presentato “A piedi per i Santuari del lago di Garda” di Loredana Francinelli e Giovanna Coco.

Venerdì 18 novembre, alle ore 17 sempre presso la sala consiliare del Casinò municipale di Arco, Roberta Giovanna Arcaini (Soprintendenza ai Beni culturali), Alessandro Franceschini (Ordine provinciale degli Architetti), Pino Scaglione (Università di Trento) presentano “Camillo Zucchelli, architetto e urbanista. Arco, 1924-1998”, volume a cura di Ivana Franceschi e della Mnemoteca del Basso Sarca; lo stesso giorno, alle 20.30, sarà la volta delle interviste e del docufilm “Nuove migrazioni. Giovani trentini e mobilità trans-nazionale”.

Sabato 19 novembre, alle ore 16, appuntamento dedicato alle famiglie, ossia “Gianni Caproni - La storia a fumetti” di Fulvio Bernardini.

Chiuderanno la 24a edizione della rassegna, domenica 20 novembre, alle ore 16 al Casinò, “Terra di confine” di Paolo Boccafoglio, e alle ore 20.30, all'auditorium dell'oratorio San Gabriele il docufilm per la regia di Francesco Fei “Segantini, ritorno alla natura”.

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venerdì 9 settembre 2016

"Il rosso vivo del rabarbaro", quasi come uno scampolo di sogno

Quasi come in uno scampolo di sogno, rimasto sospeso negli occhi tra il buio della notte e la luce del giorno, Audur Ava Olafsdottir porta ad accarezzare il cielo azzurro, l'oceano in tempesta, il gelo del fiordo, il sapore e i profumi dei piatti tipici di una terra dimenticata dalla vita, l'Islanda.

Risultati immagini per il rosso vivo del rabarbaroE quasi come nel rumore assordante di un silenzio, urlato e graffiato per troppo tempo sulla pelle matura, "Il rosso vivo del rabarbaro" prende per mano, con inaspettata dolcezza, ed accosta all'orecchio una conchiglia. In cui il mondo, sussurra parole nuove.

martedì 7 giugno 2016

Barbery: gli Elfi son potenti, ma mai quanto il Riccio

Ripresentarsi al pubblico dopo un successo straordinario e inatteso come quello de "L’eleganza del riccio" (e sulla sua scia, il prequel "Estasi culinarie") avrebbe fatto tremare chiunque. Muriel Barbery ha tuttavia lasciato passare nove anni, durante i quali, in silenzio e lontano dai riflettori dei grandi scaffali delle librerie di tutto il mondo, ha scritto "Vita degli elfi", una storia ambientata in vaghi tempi lontani tra animali parlanti e temibili "consigli elfici ristretti". Un romanzo molto diverso da quello di nove anni fa, quasi spiazzante, ricco di personaggi evanescenti, dalla trama lirica, sulla ricerca di ciò che è in grado di incantare in un mondo che sembra aver dimenticato l’esistenza stessa dell’incanto, che racchiude in sé una meditazione poetica sull’arte, la natura, i sogni e il ruolo dell’immaginazione.

La trama
Maria vive in uno sperduto villaggio in Borgogna, dove scopre di avere il dono di saper comunicare con la natura. Centinaia di chilometri più lontano, in Italia, Clara scopre di possedere uno sbalorditivo genio musicale e viene spedita dalla campagna a Roma per sviluppare queste sue portentose abilità. "Vita degli elfi" racconta la storia di due ragazzine in contatto con mondi magici e forze maligne grazie ai loro straordinari talenti. Se, a dispetto di tutti gli ostacoli, riusciranno a unire i loro destini, questo incontro potrebbe cambiare il corso della storia.

A lasciare perplessi non è la trama in sé (la letteratura sul piccolo popolo è vasta, gli amanti del genere a loro volta lo sono) quanto il fatto che, dopo un Riccio a impianto filosofico centrato su problematiche antropo-sociologiche ritenuto così attuale da suscitare l’entusiasmo che tutti ricordiamo, l’autrice abbia scelto di rovesciare la sua scrittura in maniera tanto radicale. Da qui, il passo ad amare o riporre sulla mensola "Vita degli elfi" è dunque fin troppo breve.

Per quel che mi riguarda, il nuovo romanzo di Barbery all'inizio non può che incuriosire ma poi tende a soffocare la trama in un mare di parole di un'enfasi quasi manieristica. Il racconto risulta pertanto opulento, quasi sempre criptico, a volte oscuro, a volte con parvenze di poesia, spesso allusivo. Certamente un lavoro da certosino (il linguaggio usato dall'autrice rimane irraggiungibile ai comuni mortali) ma difficile da classificare; poetico e onirico quanto si vuole, però quanta fatica arrivare alla fine!

mercoledì 16 marzo 2016

Ad Antonio Ballerini il 6° premio "Mario Rigoni Stern"

Antonio Ballerini, con il romanzo «Cristalli di memoria - Incontri di vite nei riflessi del tempo» (Alpinia) ha vinto la 6a edizione del premio «Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi». Menzioni speciali sono andate a Renzo Caramaschi con «Di gelo e di sangue» (Mursia), a Fabio Chiocchetti con «Guant. L’abbigliamento tradizionale in Val di Fassa» (Istitut Cultural Ladin di Fassa), a Pino Loperfido con «La scelta di Cesare» (Curcu & Genovese) e a Matteo Righetto con «Apri gli occhi» (TEA). La premiazione si terrà a Riva del Garda sabato 2 aprile al Palazzo dei Congressi con inizio alle ore 17.

La giuria, composta da Ilvo Diamanti, Paola Maria Filippi, Mario Isnenghi, Daniele Jalla e Paolo Rumiz, e coordinata da Margherita Detomasche, si è riunita lunedì 14 marzo al Muse, il Museo delle scienze di Trento. Sia per tipo di opere in lizza che per valutazione della giuria, la Prima guerra mondiale è uscita in forte evidenza nell'edizione 2016 del Premio Mario Rigoni Stern. Non solo il vincitore, ma anche due dei quattro segnalati hanno toccato - da angolature diverse ma complementari - questo dramma ancora profondamente vivo nella memoria dei popoli d'Europa. Antonio Ballerini con «Cristalli di Memoria. Incontri di vite nei riflessi del tempo» rivive originalmente la Grande Guerra in alta montagna filtrando la letteratura di guerra nella luce della memoria oggi. Al centro di una vita quotidiana di piccolo gruppo in condizioni d'eccezione sta la figura, finemente recuperata, di un giovane e umanissimo comandante, il capitano Arnaldo Berni, che reinvera i sentimenti e lo stile di Pierre Jahier, in «Con me e con gli alpini».

Nato per favorire lo sviluppo del contesto culturale poliglotta che fa riferimento all’arco alpino, promuovendo un concorso di merito tra opere di narrativa e di saggistica dedicate alle Alpi, al loro paesaggio e alle loro genti, ed istituito con l’intento di onorare la memoria di Mario Rigoni Stern e della sua opera, il premio «Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi» intende perpetuarne i valori di fratellanza tra i popoli, di rispetto dell’ambiente, di umanità alpina. Il Premio, aperto a tutte le lingue dell’Arco Alpino, viene promosso e sostenuto da Ars Venandi, della famiglia Rigoni Stern, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione Veneto, dai Comuni di Asiago e di Riva del Garda, da Riva del Garda Fierecongressi, dal Museo degli usi a costumi della gente trentina, da Federcaccia, della Banca di Trento e Bolzano e dalla Cassa di Risparmio del Veneto, a voler sottolineare, nel nome di Mario Rigoni Stern, la fratellanza ideale tra le montagne e le popolazioni del Veneto e del Trentino, con un gemellaggio culturale imperniato ai valori del rispetto dell’ambiente e di chi lo abita. Il premio è consegnato nel corso di una cerimonia che si tiene ad Asiago negli anni dispari e a Riva del Garda negli anni pari.

Le segnalazioni (in ordine alfabetico) “Di gelo e di sangue” (Mursia) di Renzo Caramaschi narra con lingua levigata e dialoghi forti la storia di uno dei centoventicinquemila trentini, triestini, istriani e dalmati che, in divisa austroungarica, sul fronte sterminato di Galizia hanno combattuto la Prima guerra mondiale con un anno di anticipo e per una bandiera diversa rispetto agli altri italiani, trovandosi al centro dei maggiori sommovimenti del secolo. “Guant. L’ abbigliamento tradizionale in Val di Fassa” (Istitut Cultural Ladin di Fassa) a cura di Fabio Chiocchetti, esito della ricerca sistematica, presentata in forma divulgativa, sull’abbigliamento tradizionale della Val di Fassa, si distingue per la varietà delle fonti utilizzate con rigore etnografico e per la interdisciplinarietà dell’approccio al tema. Pino Loperfido “La scelta di Cesare” (Curcu & Genovese). Che cosa pensare oggi di Cesare Battisti? In Trentino, in Sudtirolo, in Italia. Il romanzo propone una realistica dialettica di posizioni fra i pregiudizi di un padre trentino, abituato da sempre a pensar male di Battisti, e un figlio - ragazzo assolutamente dei nostri tempi - che una tesi di laurea in Geografia porta, lui stesso e il padre, a riscoprire, al di là di miti e contromiti, la complessità del personaggio e la verità delle cose. Matteo Righetto “Apri gli occhi” (TEA) viene segnalato per la narrazione accattivante che coniuga una storia famigliare, intima, con un’ idea particolare, moderna di montagna. Alcuni quadri proposti in rapida successione delineano un dramma personale che troverà finalmente la sua composizione in un contesto alpino dove l’ immobilità delle rocce, e il fascino verticale che le definisce, aiuteranno i protagonisti a trovare una sorta di pacificazione nell’accettazione dell’irreversibile. www.premiomariorigonistern.it

sabato 5 marzo 2016

Dolce come un ricordo "La custode del miele e delle api" di Cristina Carboni

E' bello, e allo stesso tempo piacevolmente disarmante, come alle volte le nostre mani passando sopra le copertine dei libri, sfiorandole appena, si soffermino su una di loro. Così, senza alcun motivo. E all'improvviso, come se il destino, la vita, il cammino avesse già da un po' fissato quel momento, ecco dal nulla materializzarsi ciò di cui avevamo bisogno, quel preciso bisogno, colto e restituito da un filo sottile ed invisibile, ma denso di significati.

Così, allo stesso modo, in un pomeriggio di fine inverno la mia mano ha avuto l'accortezza di sfiorare, di soffermarsi sul secondo romanzo di Cristina Caboni. E la sorpresa è stata bella, disarmante, piacevole, perché tra le pagine  di questo libro - a mia insaputa - si celava un'ancora, una mano che mi stava venendo tesa in un momento di fragilità, un aiuto silenzioso ed intenso che si stava palesando sotto i miei occhi, sotto le mie mani, dentro le mie emozioni, in forma di fascino per le antiche tradizioni, per le terre lontane, laddove la vita è ancora strettamente radicata alle origini dell'uomo e alle usanze tramandate da molte generazioni.

Sì, perché "La custode del miele e delle api" è una vera e propria sorpresa, un'immersione nella leggerezza della natura e nella sua bellezza, troppe volte sottovalutata, è il ritrovare il piacere di soffermarsi ad osservare, anche un'ape su un fiore o la danza delle lucciole in una sera d'estate, è il sentire l'aroma del pane appena sfornato e assaporare, anche se solo con l'immaginazione, i colori, i profumi, i sapori del miele, e l'aria calda, i paesaggi, i silenzi di quella terra meravigliosa e straordinariamente aspra e generosa qual è la Sardegna. Un romanzo che dunque, oltre ad appassionare, porta a riflettere sull'importanza del preservare luoghi ed equilibri naturali dalla contaminazione, a volte eccessiva, dell'uomo, che aiuta a guardarsi dentro e a guardarsi attorno, a fare tesoro delle cose più semplici, ma più sincere e vere.

Ne consiglio la lettura a chi sente il bisogno di una mano tesa, di un attimo di silenzio, perché proprio come il miele anche questo romanzo più contribuire a ritrovare la dolcezza della vita.