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domenica 1 settembre 2013

Perduta...

I. La danza nella sabbia e nel mare
Dunque eccoci qui, o meglio, eccomi qui, tutta sola;
sto rivedendo cose già condivise in precedenza, tanto tempo fa;
i miei ricordi spaziano talmente che ne rimango stordita.
Sai bene che mi ricordo
quanto ci divertivamo allora e quanto ridevo.
I tempi sono cambiati, ora sei molto lontano, non ho diritto di lamentarmene -
ho avuto tutte le mie opportunità, eppure mi sono scivolate tra le dita
come sabbia;
so che non danzerò mai più com'ero solita fare una volta.

Mi limiterò ad aspettare che il giorno sorga sulla terraferma e sul mare,
sperando di riuscire ad afferrare tutti i ricordi;
poi dovrò strisciare via sulla mia strada, con tutta me stessa
tesa ad ascoltare le ultime parole.
Ma non ce ne sono; l'alba chiama, ho indugiato a lungo
troppo chiusa in me stessa per poter essere confortata, e non capisco bene perché
ho voglia di piangere -
so che non danzeremo mai più come eravamo soliti fare una volta.

Alzo lo sguardo, e vengo quasi accecata
dal calore di ciò che sento dentro
e dal sapore che è nella mia anima,
ma sono morta dentro ora che sto da sola.

II. La danza nel gelo
Indossavo i miei stati d'animo come altrettanti abiti diversi
ma quello giusto non era mai a portata di mano
e quando te ne andasti sentii il mio corpo risuonare
e la mia mente cominciò a gemere.
Era davvero troppo tardi per meditare sul significato di tutto questo;
sai che ho bisogno di te, ma per qualche motivo
credo che tu non veda affatto il mio amore.

Ad un certo punto ti ho perso, non capisco bene come sia successo;
il paese delle meraviglie giaceva sotto una coltre di bianca, fredda brina
mi sono guardata intorno e ho scoperto di essermi davvero perduta...
senza la tua mano nella mia, io sono morta.
La realtà è irreale ed i giochi in cui mi sono cimentata non sono più la stessa cosa:
senza il tuo sorriso non c'è alcun luogo in cui nascondersi
e nel profondo
so di non aver mai pianto tanto quanto sto per fare...

Se solo sapessi articolare le tue parole
capaci di far bruciare il tuo fuoco
tutta quest'acqua che adesso è intorno a me sarebbe invece l'amore
di cui dovrei essere circondata.

Mentre cerco di guardare attraverso le lacrime che mi accecano
il mio cuore sanguina sperando che tu possa trovarmi...
o almeno che io possa
dimenticare ed essere insensibile,
ma non riesco a smettere, le parole continuano ad affiorare:
                                                                    I LOVE YOU

(Van der Graaf Generator)

lunedì 10 settembre 2012

Il valore del (mio) lavoro

Una delle cose che mio padre - fin dai tempi delle mie prime esperienze lavorative - è sempre andato ripetendo, è stata che "non ha importanza quale lavoro tu faccia nella vita, perché ogni lavoro - se svolto con onestà, nei confronti sia degli altri ma soprattutto verso te stesso - ha la sua dignità. Che non deve mai essere calpestata"...
 
Perché allora mi trovo sempre più spesso a dovermi scontrare con mentalità chiuse, che non riescono ad andare oltre il proprio orticello, che quasi quotidianamente riducono il mio lavoro in un lavoro di serie B, che lo denigrano, che giudicano il mio impegno, la mia passione (ed il mio tempo) inferiore rispetto al loro?
 
Dov'è la dignità del mio operato? Perché deve esistere un confine tra il valore del mio lavoro e quello del tuo?

Tutto questo fa male, molto male...

by Ragno

giovedì 9 agosto 2012

L'anima per rimanere in contatto col mondo

La tecnologia. Questa bastarda. Sembra voglia renderci la vita più semplice, più facile, più alla portata di tutti. Eppure.

Eppure poco può l'invenzione, l'aggeggio elettronico, l'ultimo giocattolo lanciato sul mercato, se dietro non c'è l'anima di chi lo usa.

Un esempio lampante? Il telefono cellulare. Creato per mantenere in contatto ogni essere umano con chiunque, ovunque, comunque...
Inizialmente dovevano essere solo telefonate, scambi di informazioni, battute, commenti, emozioni. Poi si sono aggiunti gli sms. E da lì al mms - ossia l'invio anche di immagini, oltre che di short messages - il passo è stato breve. Per terminare (al momento) con la rincorsa al web, anche dal cellulare: connessioni internet, mail, social net, ecc...

Il tutto - sempre e comunque - con un unico scopo: rimanere in contatto con il mondo intero.

E allora perché - a fronte dei "miracoli" della tecnologia - ci si sente ancora dire: "... è tanto che non ti sento... come stai?... mi manchi... che fine hai fatto?". Evitate di cercare sciocche scuse. Siate sinceri. La mia risposta? "Non mi sono mai mosso di qui, il telefono è acceso. Se davvero avessi avuto desiderio di sapere come sto perché non hai chiamato?".

Riflettete gente. Riflettete. Non siate vuoti. Usate l'anima per rimanere in contatto col mondo: la tecnologia è solo un mezzo. A voi (noi) la scelta di come usarla.

by Ragno

venerdì 27 luglio 2012

I "per" che fanno crescere

per  ché?
per  favore
per  fetto
per  dono
per  messo
per  gola
per  bene
per  sonalità
per  iodo
per  nacchia
per  plessità
per  sone
per  altro
per  cezione
per  la
per  iferia
per  corso
per  dere
per  ché?

escludo per enne... nulla dura per sempre

by Ragno (p.s.: per ogni domanda sui "per" di cui sopra, sono a disposizione...)

giovedì 26 luglio 2012

Una storia. Per riflettere

Ti racconterò una storia: tempo fa, nel mio paese, c'era un uomo. Sui 50 anni, più o meno. La sua vita era piatta, nessuna felicità sembrava mai essere passata dalle sue parti. Forse, l'unica, era rappresentata dal nipote, di pochi anni, al quale spesso dedicava il suo tempo. Il resto dell'esistenza era suddivisa tra il lavoro e la cura alla madre malata. E che io sappia, era malata da sempre.
Guardando quest'uomo spesso mi chiedevo che senso avesse vivere così. Nessuna storia d'amore, nessun interesse, nessuna amicizia. Solo una vita piatta. Un segmento dritto come un'asse da stiro tracciato tra due movimenti certi: tra la nascita e la morte. Forse si sarebbe potuto riscattare dopo la morte della madre, ma questa era malata da talmente tanto tempo che sembrava non volesse più sapere di andarsene.
Un giorno accadde un fatto. Che cambiò la vita dell'uomo. In peggio. Lo colse un ictus. Che lo lasciò sospeso per del tempo. Quando le cure (ed anche il destino) ebbero fatto il loro corso, egli ritornò al mondo. Ma la sua vita era ridotta ad un lumicino. Per lui fu necessario cercare una badante, notte e giorno, sette giorni su sette. E se la sua vita fino ad allora era stata un piatto segmento, ora cercava disperatamente - si aggrappava - a quell'unico movimento che prima o poi sarebbe arrivato. La morte. Tutto questo a 50 anni...

Perché ti ho raccontato questa storia? Per darti il modo di riflettere. La Vita è Bella. E va Vissuta prima che quel movimento ineluttabile dica stop. Senza che tu abbia potuto fare tutto ciò che di Bello l'esistenza può offrire a chi la sa apprezzare...

by Ragno

Benvenuto Ragno!

Un giorno, una persona Speciale, mi disse: "Il tuo blog è sicuramente interessante nei contenuti... ma manca qualcosa che riesca davvero a tenere incollato il lettore dalla prima parola all'ultima. Dovresti pensare a qualcosa di coinvolgente..."

La conversazione proseguì e non sto qui a raccontare il resto... ma nei giorni che seguirono riflettei seriamente (o almeno ci provai): ciò che mi era stato fatto notare era vero (mica per niente si trattava di una persona Speciale!). Mancava qualcosa che attirasse - e soprattutto fermasse tra queste pagine virtuali - il lettore. Fu così che, pian piano, un'idea iniziò a prender vita in mente: evitando di deragliare dalla reale natura per la quale avevo creato il blog - ossia la mia passione per tutto ciò che ruota da secoli attorno al mondo dei libri e della cultura letteraria - avrei aggiunto, ad intervalli piò o meno regolari, un nuovo elemento.

Già da moltissimo tempo nella mia vita era entrato a far parte un ragno. O meglio: il ragno. Essere curioso, interessante, sottilmente ironico e dannatamente profondo, capace di tutto e di niente, combattente nato ma sereno e pacifico ammiratore della vita, dall'esistenza contorta eppur semplice e lineare: chi meglio di lui avrebbe potuto contribuire ad attrarre lettori al mio blog?

C'è da premettere che lui non accettò subito: il Ragno (d'ora in poi lo scriverò con la R maiuscola, perché innanzitutto merita Rispetto) amava infatti la privacy. Faceva parte della sua natura. La sua presenza sul blog non avrebbe però da un lato deviato i contenuti a me tanto cari, dall'altro snaturato la sua vera essenza: si sarebbe limitato a riportare storie di ordinaria amministrazione e follia.
Ed al lettore non sarebbe rimasto altro che scegliere se rimanere fedele al blog e basta, oppure se rimanere fedele al blog... riflettendo.

Benvenuto Ragno. Buona lettura a tutti voi.

con affetto

Paola