domenica 18 dicembre 2011

Scomparso l'ex presidente Vaclav Havel


È morto oggi all’età di 75 anni Vaclav Havel, l’ultimo presidente cecoslovacco e il primo presidente ceco dopo la caduta dell’ex regime comunista nel 1989.

Havel era affetto da problemi all’ apparato respiratorio e nei giorni scorsi il Dalai Lama, suo grande amico, aveva detto di essere preoccupato per lui e di avergli offerto il proprio aiuto.

Havel lo scrittore presidente, drammaturgo e uomo politico, leader della Rivoluzione di velluto ceca, ha guidato l'opposizione intellettuale cecoslovacca durante l'occupazione sovietica. Era conosciuto anche come l'eroe di 'Charta77', il primo documento di opposizione al comunismo, trasformato poi nel Forum civico, un organismo che mise sottosopra il potere con manifestazioni pacifiche e diffondendo clandestinamente testi che inneggiavano alla rivoluzione non violenta.

Tra questi documenti, anche il suo saggio più famoso, tradotto in tutto il mondo, dal titolo "Il potere dei senza potere".
Il vecchio saggio della mitteleuropa da tempo era lontano dalla vita pubblica: la sua salute infatti era stata indebolita dagli anni passati in carcere durante il regime comunista, dalle numerose operazioni subite, ma anche dal suo proverbiale vizio del fumo, con il quale aveva smesso solo alcuni anni fa.

Protagonista incontrastato del dissenso nella Cecoslovacchia, Havel, dopo la "Rivoluzione di velluto" e la svolta democratica nel 1989 in cui ebbe un ruolo centrale, divenne il primo presidente della Cecoslovacchia post-comunista e poi, con la separazione consensuale dalla Slovacchia nel 1993, della Repubblica Ceca. Per i cechi e ben oltre i confini nazionali, è stato il simbolo del dissenso e della lotta contro l’oppressione del regime comunista nel suo Paese e delle dittature in tutto il mondo.

Artefice della Rivoluzione pacifica dell’89 e attivista dei diritti umani. Per il suo impegno per i diritti civili e la libertà, Havel è stato ripetutamente incarcerato in Cecoslovacchia: quasi cinque anni in tutto, un’eternità che gli costò peraltro anche la salute, ma un periodo in cui produsse anche capolavori letterari come le famose lettere dal carcere alla moglie Olga.

All’estero era una autorità, ma anche in patria era amato, soprattutto durante il mandato presidenziale. Verso la fine era visto un pò come un outsider che spesso aveva ragione ma che poi perdeva. Per alcuni era «un intellettuale di sinistra». Un sognatore romantico, ma anche un combattente tenace che andava avanti anche a costo di sbattere la testa. La sua biografia ammaliava tutti, fra teatro dell’assurdo e favola con happy end. Per i grandi del mondo, specie in tempi di crisi e terrorismo, era un punto di riferimento morale. Fra i tanti a volerlo incontrare anche il presidente americano Barack Obama.

Havel era nato il 5 ottobre 1936 in una famiglia benestante di imprenditori ed intellettuali di Praga: una "colpa" mai perdonata dal regime comunista del dopoguerra che l’accusò di avere collaborato coi nazisti durante l’occupazione. Nonostante gravi difficoltà a portare avanti gli studi liceali e poi universitari, Havel riuscì a seguire i corsi serali all’Università tecnica di Praga. Negli anni ’60, dopo il servizio militare, cominciò a lavorare come macchinista in alcuni piccoli teatri, fra cui il Teatro alla Ringhiera, dove poi andarono in scena alcune delle sue prime opere, come Festa in Giardino (1963). Parallelamente studiava per corrispondenza drammaturgia. In quegli anni scrisse due opere di rilievo, Il memorandum (1965) e Difficoltà di concentrazione (1968).

La Primavera di Praga nel 1968 e le repressioni seguite all’invasione sovietica indussero Havel, cacciato dal teatro, a impegnarsi nella lotta contro il regime: quasi cinque gli anni trascorsi dietro le sbarre. Nel 1989 in veste di leader del Forum Civico fu eletto primo presidente della Cecoslovacchia e riconfermato nella Repubblica ceca nel 1993. Nonostante la precaria salute e numerosi interventi chirurgici, nel 1998 fu rieletto per un secondo mandato.

Filoamericano, Havel fu il principale fautore dell’entrata della Repubblica Ceca nella Nato (12 marzo 1999). Nel 2003 gli successe Vaclav Klaus, suo acceso avversario, e Havel annunciò di lasciare la politica per dedicarsi alla sua professione di drammaturgo. Dopo 20 anni di pausa scrisse la piece "Gli Addii", su un politico incapace di accettare la perdita del potere. La prima si tenne a maggio 2008 al Teatro Arca di Praga. Nella primavera scorsa uscì la versione cinematografica di "Addii" con la sua regia.

Di recente Havel aveva detto di voler scrivere il suo ultimo dramma, "Sanatorio", una specie di prosecuzione naturale di "Addii". Dopodichè, annunciava, avrebbe davvero smesso di scrivere per godersi un pò di riposo.

fonte: La Stampa online

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