lunedì 26 dicembre 2011

Libertà di espressione: nuova condanna in Cina...

Chen Xi, dissidente del Guizhou, è stato condannato questa mattina, il giorno di Santo Stefano, a dieci anni di prigione, con altri tre anni in cui sarà privato dei diritti politici: di nuovo, una pesantissima sentenza per “incitazione sovversione del potere statale”, a causa di articoli pubblicati sul web (36), e di nuovo una pena comminata proprio intorno alle vacanze natalizie, quando la comunità internazionale è distratta da altre cose.
Il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo, che sta scontando una pena ad 11 anni di carcere, venne condannato proprio il giorno di Natale del 2009. E due giorni prima, invece, fu la volta di Chen Wei, l'attivista sichuanese che ha appena ricevuto nove anni di prigione (il 23 dicembre) per quattro scritti postati online in cui parlava del bisogno di libertà di espressione nel Paese.

Secondo Renée Xia, direttrice del gruppo Chinese Human Rights Defenders, una ONG di attivisti cinesi in esilio, ha dichiarato: “il panico del governo su scintille che somigliano alle rivolte arabe sta indubbiamente determinando la severità di queste pene ai critici del regime. Ma la soppressione delle opinioni e della loro espressione non sta certo affrontando le cause dei problemi”.

Il processo di oggi è durato appena due ore e mezza, e quando Chen Xi (anche chiamato Chen Youcai), e il suo avvocato Sun Guangquan, hanno cercato di perorare la causa di Chen e portarne avanti la difesa, sono stati ripetutamente interrotti dal giudice e Chen Xi non è stato autorizzato a fare una dichiarazione finale, come previsto dalla legge cinese. Mentre veniva scortato via dalla polizia, però, Chen ha mantenuto la sua innocenza, ed ha dichiarato che, visti i palesi problemi giudiziari cinesi e l'impossibilità di ottenere un processo giusto, non farà ricorso all'appello.

Il caso di Chen Xi, di 57 anni, è quasi un parallelo di quello di Chen Wei: entrambi, infatti, hanno cercato di portare avanti un lavoro per maggiore libertà di espressione da regioni lontane dal centro – il Sichuan e il Guizhou – ed entrambi erano stati coinvolti con le manifestazioni di Tiananmen, a Pechino, nel 1989, ed avevano scontato lunghe sentenze in precedenza. Chen Wei aveva già trascorso sei anni in prigione per le sue attività di dissidenza, mentre Chen Xi ne ha già trascorsi 13 dietro le sbarre. Chen era stato arrestato in novembre, e le prove contro di lui sono state le sue parole in difesa dei diritti umani negli articoli che ha pubblicato online.

fonte: La Stampa online

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