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domenica 17 dicembre 2017

Libri: sotto l'albero di Natale di quest'anno, mettete Tempo e Qualità

Stavo pensando ad un nuovo post, in tema natalizio. Uno di quelli "cosa regalare e cosa regalarsi". Uno di quelli sulle strenne, per intenderci - perché anche in vista delle feste con un libro non si sbaglia mai (più o meno).

Ho dato un'occhiata alla rete, alle proposte, ai suggerimenti, ai consigli, alle novità. Niente da fare, è più forte di me: non vi propinerò l'ultimo romanzo di Camilleri, di Dan Brown, di Jovanotti. E soprattutto, lungi da me l'idea di spingervi a comperare qualcosa - che sia il primo o l'ultimo libro - di Fabio Volo. Piuttosto, nessun regalo!
Risultati immagini per libri albero di natale

E allora, cosa consigliare per andare a colpo sicuro e non fare figuracce? Partirei da un paio di presupposti: non è detto che quel che piace a voi, genere letterario o autore che sia, piaccia anche agli altri, così come non è detto che i best-seller alla fin dei conti così "best" in fatto di qualità lo siano per davvero.

Certo, i classici sono un evergreen, ma tenete bene a mente che lo sono anche sotto l'albero. E se ad un classico non si può mai dire di no, è altrettanto vero che non sarete gli unici a ripiegare su questa scelta (con il rischio magari di trovarvi tra le mani un Piccolo principe che il nipotino ha già ricevuto tre volte negli ultimi tre Natali!).

Un evergreen lo sono pure i manuali, sia che si tratti di cucina, di bricolage, di giardinaggio, di fotografia. Ma attenzione: prima di lanciarvi nell'acquisto di un volume su come potare correttamente le rose o come realizzare immagini digitali da copertina, tastate il terreno, per capire se il destinatario del regalo non sia già qualche livello più avanti rispetto quanto contenuto nel volume da voi individuato.
Cosa regalare, dunque? Guardandomi in giro, leggendo molto (quest'anno ho superato la soglia dei 70 libri), navigando in rete, due cose mi son saltate all'occhio: la qualità dei libri proposti in libreria è sempre più scadente (sintomo non di scelte dovute ai singoli librai, o per lo meno non a quelli piccoli e indipendenti - cosa diversa invece per quanto riguarda le grandi catene, che puntano ovviamente ad un vasto pubblico omologato e al commercio fine a se stesso), il valore che diamo al tempo - per noi stessi e per gli altri - va sempre più riducendosi al lumicino.


Quest'anno, per Natale, regalate dunque Tempo e Qualità. Prendetevi Tempo, per parlare con chi vi sta di fronte, capire i gusti, gli interessi, condividere i sogni e i desideri: solo così, entrando in libreria, saprete esattamente cosa acquistare (ricordate, che quello del Tempo è e rimane sempre il regalo migliore). E donate Qualità, nei rapporti con gli altri e con voi stessi: non affidate i vostri auguri ad un banale, freddo, impersonale (e molto spesso, ahimè grammaticalmente scorretto) messaggio in chat - ma telefonate, presentatevi alla porta, stringete la mano: gli auguri saranno sinceri e il libro che donerete racconterà qualcosa di voi.

Auguri di cuore, allora - ma di Cuore davvero.

sabato 25 gennaio 2014

"Curricula ridicula", per due risate in barba alla crisi

I curricula dei candidati, lo sanno bene tutti quelli che per lavoro ne ricevono a decine o centinaia al mese, sono spesso pasticciati, esagerati, pieni di ingenuità e di strafalcioni esilaranti. Raccolti in un libro, che negli ultimi anni ha raggiunto il successo, dal titolo "La mia azienda sta stirando le cuoia - mille curricula ridicula dell'Italia che cerca lavoro". L'editore è Sperling & Kupfer mentre l'autore si nasconde dietro lo pseudonimo di Consul Enza, sicuramente è un professionista della selezione del personale: uno di quelli che, nel gergo aziendale, vengono chiamati "cacciatori di teste". Per anni ha diligentemente raccolto, tra le migliaia di risposte alle inserzioni di ricerca del personale, i curriculum più spiritosi e divertenti. Tutti rigorosamente autentici. Obiettivo: farne un best-seller della risata, sempre valido.

Ne riporto alcuni estratti, liberamente interpretati.

L'ESORDIO
L'alfabeto? - Sono un laureato in economia e commercio, vi scrivo perché voglio diventare un manager con la A maiuscola.
Col binocolo - Ho visualizzato la Vs. inserzione leggendola sul giornale.
Poliziesco - Allego alla presente il mio identikid.
Infiltrati - Vi chiedo di essere infiltrato nella vostra Banca dati.
Aiuto! - Prendo sputo dalla vostra inserzione.
Station wagon - In risposta al Vostro annuncio premetto che dispongo di un ampio bagagliaio d'esperienza.
Lacrime amare - Mi sono impelagato in un lavoro che fa piangere.
Saldi - Sono in offerta speciale perché tra due giorni mi dimetto.
Non vale un gran che - Allego un breve straccio del mio curriculum.
Curricula forati - Se nel mio curriculum trovate due buchi è perché ho avuto due figlie .
Just in retard - Spero di essere ancora "just in time" per inviarvi un curriculum, anche se sono passati 32 giorni dall'inserzione.
L'africano - Mi è giunto il tam-tam della vostra ricerca.
Avrà sonno - Vi farò una breve ricapitolazione del mio bedground .
Barbiere di Siviglia - Volete un venditore coi baffi, pelo e contropelo?
Fiaba - C'era una volta un laureato in filosofia al primo impiego che cercava lavoro.
Demenziale - Vi ringrazio del Vs. invito, ma siccome ci ho ripensato, non accetto inviti da sconosciuti .
Superalcolica - La vostra offerta mi inebria .
Magellano - Vi allego una breve ma mi auguro chiara circumnavigazione delle mie esperienze professionali .
Modesto - La mia può sembrare un'Odissea, ma Ulisse in confronto non è nessuno, ho viaggiato per tutta la vita.
Tascabile - Il mio curriculum è breve e potrebbe stare nel palmo di una mano:sono monoaziendale.
Salomè - Non ho segreti, vi scrivo senza veli .
San Giovanni - Ecco la mia testa su un piatto d'argento .
La piovra - La vostra inserzione è tentacolare .
Coerente - Sono perito agrario ancora in erba.

COME SI PRESENTANO
Capelluto puntuale - Non sono calvo e ho il fisic du rolex .
Pinocchio - Sono un tipo piuttosto longiligneo.
I nostri eroi - Mio padre è stato ufficiale della Guardia di Finanza, che salva più vite umane degli stessi medici e a rischio della propria.
Gerarchie - Stato di famiglia: padre, madre, fratello inferiore.
Per le mamme siamo sempre bambini - Ho due bambini piccoli di 12 e 18 anni.
Parentado colto - Circa trenta dei miei parenti sono laureati, come il fratello di mia madre. Circa venti dei miei parenti sono diplomati alle scuole medie superiori.
Vocazione familiare - Sono sposato ragioniere, mia moglie è ragioniera, i miei figli ragionieri .
Parenti d'acciaio - Il marito di una cugina di mio padre da parte di mio nonno paterno era ingegnere.
Tira e molla - Mi sono separato, poi divorziato, poi risposato poi ancora separato, adesso non ci casco più .
Culturista - Alto: 1.83; pesante: 60 kg. Miei punti di forza: bicipite 40 cm intrazione, torace 140 cm, capacità inspiratoria 10 litri.
Bidonato - Ho sposato un'ereditiera che però non ha mai ereditato .
Sa anche contare! - Se prima eravamo in due, adesso col bambino siamo in tre .
Scoppia di salute - Di salute sto più che bene, e posso migliorare dopo quattro piccoli interventi chirurgici .
Buongustaio - Qui ora c'è la parte più appetitosa del mio curriculum.
Figlio di calcolatrice - Ritengo di essere di natura contabile.
L'arcobaleno - Come potete vedere il mio è un curriculum variopinto...

Insomma, un'esilarante antologia dell'errore umano nel quale si scopre come gli sbagli tradiscano una estrema fantasia, varietà e sovversività. Un libro che si pone come un vero e proprio manuale di sopravvivenza nella giungla rappresentata dal mondo del lavoro.

Per farsi due risate. Sincere.

martedì 1 gennaio 2013

Aiuto, sbarcano i cannibali che ci mangiano la lingua

Non sprechiamo passione civile, di cittadini, per l'Italia che muore per abdicazione alla lingua, al suo corretto uso. Non per politica scellerata, non per diritto imbrattato di crimine, non per sventure e colpe economiche: quella che viviamo è morte di una nazione che arriva con sanguinosi sforzi all'unità linguistica, in cui tutto esiste e consiste, l'ha buttata, la sta buttando ogni giorno, nelle pattumiere, nelle discariche, nelle latrine...
Poiché ne porto, per mia sventura, il lutto, e lo grido dalle colonne di un giornale, vuol dire che di passione civile non mi sono ancora sbarazzzato del tutto. Ma lo vorrei: perché la passione civile, in Italia, è un malvivere e un mal-di-vivere di troppo...
Lode su tutti gli altari alla lingua di Shakespeare e della Bibbia di Re Giacomo, di Lewis Carroll e di Herberte Geroge Wells, di Malthus e di Keynes, ma dev'essergli contrastata e in tutti i modi ostacolata la penetrazione irresistibile, la pervasività insolente qui dove gloves vorrebbero essere guanti, shoes scarpe, entrance spiccante sulle porte di tutti gli autobus offende l'intelligenza comune...

L'anglomania teleguidata lavora a macchia d'olio su quasi tutto il linguaggio bancario e finanziario. Inglese è già tutta l'espressione informatica, a partire dalla parola stessa. Come un'ideologia totalitaria morbida, l'inglese a poco a poco va imponendo il suo dominio sull'insegnamento scolastico, dalle elementari, dov'è un aggravamento inutile per menti verdi, ai corsi universitari politecnici, le lezioni più importanti impartite direttamente in inglese sono per la lingua patria come una marcatura veterinaria su un animale da macello. Autorizzarli è un gesto di dispregio che ci disonora...

Se si debba o no studiare l'inglese, ovvia è la risposta: va studiato bene e non con corsi celeri più una settimana di turismo. Bisogna impararlo bene per patrimonio mentale e per dargli la caccia meglio dove insidia lingua europee che non ne sono da meno...

fonte: Guido Ceronetti @ La Stampa di ieri - lunedì 31 dicembre 2012

lunedì 1 ottobre 2012

I numeri delle parole

Quante sono le parole della lingua italiana? Il dizionario di Salvatore Battaglia registra, nei suoi ventuno volumi, un po' più di 180mila parole. Il dizionario di Tullio De Mauro ne attesta, in sette volumi, oltre 260mila. I dizionari in un solo volume ne contengono circa 100mila.
Una persona di grandi conoscenze e di grande memoria riconosce 60mila parole, ma riconoscerle non significa usarle. Un giovane con istruzione medio-superiore riconosce circa 20mila parole, ma ne usa assai meno. Persone di istruzione al massimo medio-superiore (cioè due terzi della popolazione italiana) comprendono 10mila termini e quelle che hanno un livello medio-elementare arrivano soltanto a 7mila. Questo è ciò che viene chiamato il "vocabolario di base": un nucleo del quale, il "vocabolario fondamentale", di 2mila parole, è conosciuto ed usato da chiunque parli italiano.

Sono il 44% gli italiani che in famiglia parlano italiano o prevalentemente italiano: il 32% quelli che parlano alternativamente italiano e dialetto, il 19% quelli che usano prevalentemente il dialetto, il 5% quelli che parlano esclusivamente dialetto.

venerdì 27 luglio 2012

I "per" che fanno crescere

per  ché?
per  favore
per  fetto
per  dono
per  messo
per  gola
per  bene
per  sonalità
per  iodo
per  nacchia
per  plessità
per  sone
per  altro
per  cezione
per  la
per  iferia
per  corso
per  dere
per  ché?

escludo per enne... nulla dura per sempre

by Ragno (p.s.: per ogni domanda sui "per" di cui sopra, sono a disposizione...)

domenica 3 giugno 2012

Pensieri a mappe

Le mappe sono un ottimo strumento di stimolazione della creatività. Quando ci mettiamo a scrivere un articolo, una relazione, un racconto, specialmente se abbiamo pressioni temporali, ci può capitare di restare bloccati di fronte al foglio bianco: che cosa dire? Come cominciare? Dove andare a finire? Come fissare subito un’idea prima che ci sfugga di mente?

Per vincere la sindrome del foglio bianco basta prendere un foglio di carta, o un software per mappe, e scrivere al centro il nostro tema, per esempio mountain bike. Poi si può tracciare uno o più rami, su cui scriveremo le prime cose che ci vengono in mente, in qualsiasi ordine. Scriveremo così, una per ogni ramo, le parole definizione, origini, tipologie, tempo libero, sport. Ognuno dei rami può essere arricchito da sottorami con altrettante parole. Per esempio tipologie può avere come sottorami mountain, city, discesa, trial.

Se a questo punto ci viene in mente che in bici si va col casco, possiamo aggiungere il ramo accessori, o abbigliamento, e a questo aggiungere il sottoramo casco. Ora ci verranno in mente con più facilità i sottorami guanti, tuta, scarpe. A volte tracciare un ramo vuoto può servire come stimolo per riempirlo con qualche nuovo concetto. Possiamo farlo se vogliamo ricordarci di aggiungere altri tipi di abbigliamento che ora non ci vengono in mente...

fonte & read more at Il blog del Mestiere di Scrivere by Luisa Carrada

sabato 7 gennaio 2012

Anche l'orecchio vuole la sua parte...

“È l’orecchio, non l’occhio, l’editor finale.”

Lo afferma Don Murray, docente premio Pulitzer di scrittura giornalistica, e ne è stato promotore pure Luis Sepùlveda che, nel suo Raccontare, resistere dedica attenzione all’editing fatto leggendo ad alta voce.

Nel mio piccolo, anche io sono sempre stata una fautrice della rilettura ad alta voce: ritengo sia l'unico modo per capire se un pezzo giornalistico, un racconto o un capitolo di romanzo sia scorrevole (e quindi piacevole a leggersi) o meno.

Ci sono infatti molte cose di cui l’orecchio riesce subito ad accorgersi:

◦ errori che sono sfuggiti all’occhio, per esempio le concordanze, di genere e di numero

◦ rigidità dello stile, mentre in alcuni casi è importante che non solo sia fluido ma assecondi i ritmi della lingua parlata, per esempio in tutta la comunicazione online

◦ ridondanze e ripetizioni: l’occhio tende a concentrarsi sul particolare, mentre l’orecchio privilegia l’andamento, l’insieme

◦ cose sgradevoli da sentire: parole superflue, gerghi, forma passiva, periodi troppo lunghi che lasciano senza fiato.

Insomma... tra le righe anche l'orecchio vuole la sua parte...

mercoledì 28 dicembre 2011

Ad alcuni è concesso, ad altri no...

«Khadz Kamalov, un giornalista coraggioso, è stato ucciso. 70 giornalisti russi uccisi in Russia. Qual'è il peso specifico della libertà di parola?»

Il tweet (grammaticalmente errato) di Roberto Saviano ha infervorato gli animi in rete. Per la sostanza, ovviamente; ma anche e soprattutto per quell'apostrofo di troppo. Poi l'ha corretto, ma non deve vergognarsi: anzi. Tutti sbagliamo, e su Twitter non esistono correttori automatici (per fortuna) come in word. Non solo: quell'apostrofo è la prova che Saviano, i tweet, se li scrive da solo. E quando non è così, vengono firmati «staff». Un compromesso accettabile, anche se Twitter dovrebbe restare il luogo del confronto diretto. Senza filtro.

Eppure mi sorge un dubbio: per quale motivo agli scrittori affermati tutto è concesso (compresi i madornali errori grammaticali) mentre ai comuni mortali non è dato questo "privilegio"?

Un altro dubbio refuso passato alla storia (e ampiamente discusso anche dall'Accademia della Crusca) è stato quello del titolo del libro postumo di Oriana Fallaci "Un cappello pieno di ciliege": ma a scuola non ci avevano insegnato che al plurale ciliegia fa ciliegie? Che are-ere-ire l'acca fa sparire? Che su qui, quo, qua l'accento non va?

Non si tratta di essere puristi bensì, semplicemente, di chiedere che la nostra patria lingua non venga bistrattata: ci pensano già gli adolescenti di oggi e di domani con il loro linguaggio criptato in funzione degli sms...

Salviamo il nostro idioma e, se siete d'accordo, evitate di chiudere un occhio di fronte agli errori grammaticali dei grandi (perché comunque grandi sono) scrittori: errare è umano, farlo così platealmente no...