La libertà di stampa nella Repubblica Italiana al momento della sua formalizzazione, il 18 giugno 1946, era stata progressivamente ripristinata in seguito alla caduta del regime fascista, il 25 luglio 1943. Durante tutta la durata della seconda guerra mondiale tuttavia, e nell'immediato dopoguerra venne sottoposta a vari limiti e condizioni, in parte derivate dalla legislazione che regolava la libertà di stampa nel Regno d'Italia. Nelle zone sottoposte al governo della Repubblica sociale italiana la libertà di stampa non esisteva, se non nei limiti di un ridotto frondismo fascista.
Molte delle leggi che regolano la libertà di stampa nella Repubblica Italiana provengono dalla riforma in senso liberale promulgata da Giovanni Giolitti nel 1912, che istituì anche il suffragio universale per tutti i cittadini di sesso maschile. Molte di queste leggi liberali vennero abrogate dal Governo Mussolini già durante i primi anni di governo (si pensi alle leggi "fascistissime" del 1926). Di particolare importanza poi l'approvazione del nuovo Codice penale del 1930, conosciuto anche come Codice Rocco dal nome del Ministro della Giustizia estensore, del Governo Mussolini nel Regno d'Italia, che imbrigliava e puniva la stampa dell'epoca.
Il principale contenitore dei principi giuridici fondamentali e delle leggi ordinarie del Regno d'Italia era lo Statuto Albertino del Regno di Sardegna, legge fondante dell'Italia unitaria, dove giuristi e storici osservano una pesante influenza del dispotismo illuminato di derivazione francese.
« Art. 28. - La Stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi. Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e di preghiere non potranno essere stampati senza il preventivo permesso del Vescovo». (dallo Statuto del Regno d'Italia, già valido nel Regno di Sardegna dal 4 marzo 1848).
Con la Liberazione di Roma nel 1944 da parte delle truppe angloamericane, esplodono una serie di fermenti politici che covavano sotto la cenere imposta dalla censura fascista, e ogni idea politica presente tra i patrioti della Resistenza si esprime sotto forma di giornali stampati in fogli ciclostilati che vengono distribuiti o passati di mano in mano per le città e le campagne. La Costituzione italiana nasce nel 1947, in un periodo di aperta dialettica e scontro tra gli schieramenti di destra e di sinistra, con la Chiesa cattolica che esercita pressioni per salvaguardare la morale ed il buon costume.
L'articolo 21 della Costituzione Italiana si trova nella Parte I che regola i Diritti e Doveri dei Cittadini, al Titolo I sotto la voce "Rapporti Civili".
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili...» (Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 21)
Molte delle leggi che regolano la libertà di stampa nella Repubblica Italiana provengono dalla riforma in senso liberale promulgata da Giovanni Giolitti nel 1912, che istituì anche il suffragio universale per tutti i cittadini di sesso maschile. Molte di queste leggi liberali vennero abrogate dal Governo Mussolini già durante i primi anni di governo (si pensi alle leggi "fascistissime" del 1926). Di particolare importanza poi l'approvazione del nuovo Codice penale del 1930, conosciuto anche come Codice Rocco dal nome del Ministro della Giustizia estensore, del Governo Mussolini nel Regno d'Italia, che imbrigliava e puniva la stampa dell'epoca.
Il principale contenitore dei principi giuridici fondamentali e delle leggi ordinarie del Regno d'Italia era lo Statuto Albertino del Regno di Sardegna, legge fondante dell'Italia unitaria, dove giuristi e storici osservano una pesante influenza del dispotismo illuminato di derivazione francese.
« Art. 28. - La Stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi. Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e di preghiere non potranno essere stampati senza il preventivo permesso del Vescovo». (dallo Statuto del Regno d'Italia, già valido nel Regno di Sardegna dal 4 marzo 1848).
Con la Liberazione di Roma nel 1944 da parte delle truppe angloamericane, esplodono una serie di fermenti politici che covavano sotto la cenere imposta dalla censura fascista, e ogni idea politica presente tra i patrioti della Resistenza si esprime sotto forma di giornali stampati in fogli ciclostilati che vengono distribuiti o passati di mano in mano per le città e le campagne. La Costituzione italiana nasce nel 1947, in un periodo di aperta dialettica e scontro tra gli schieramenti di destra e di sinistra, con la Chiesa cattolica che esercita pressioni per salvaguardare la morale ed il buon costume.
L'articolo 21 della Costituzione Italiana si trova nella Parte I che regola i Diritti e Doveri dei Cittadini, al Titolo I sotto la voce "Rapporti Civili".
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili...» (Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 21)
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