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domenica 14 aprile 2019

A Merano un'AntologiA fotografica tutta in maiuscolo in memoria di Remo Forcellini

Un'Esposizione, con la E maiuscola, dedicata alla memoria di chi ha gettato le basi per la nascita di un circolo che nel corso del tempo ha saputo crescere e distinguersi nel panorama regionale e nazionale, per qualità, attività, intraprendenza. 


Una Mostra, con la M maiuscola, che raccogliendo i doni lasciati dal passato intende guardare con lungimiranza al futuro, facendo tesoro del contributo che ogni singolo socio può ancora portare, nel proprio piccolo, per far lievitare l'esperienza e la competenza dell'intero gruppo. 

E' l'AntologiA, con le A maiuscole, che il Fotoclub Immagine Merano BFI ha pensato, organizzato, allestito, prodigandosi con impegno, delicatezza, rispetto, umanità, per onorare il ricordo di Remo Forcellini - socio fondatore, artista creativo, fotografo riflessivo, sensibile e attento. 

Ma prima di tutto, quella inaugurata venerdì sera a Merano è stata una vera e propria attestazione d'AFFETTO - sì, tutto maiuscolo - che i soci hanno desiderato dimostrare con senso di riconoscenza e gratitudine verso una persona che ha segnato il percorso di ognuno di loro, tanto in forma singola quanto collettiva. Complimenti davvero, perché l'attività di un'associazione acquisisce valore anche (e soprattutto) grazie ad iniziative come queste.

La mostra "AntologiA di Remo Forcellini" rimarrà visitabile presso la Sala Civica, in via Otto Huber nr.8 a Merano, fino giovedì 18 aprile.








lunedì 14 gennaio 2019

Tutto il fascino dello sviluppo dei negativi in nuovi progetti dedicati alla fotografia analogica

A 19 anni dalla sua nascita il circolo "Il Fotogramma" di Nago Torbole (TN) propone un progetto rivolto sia ai nostalgici della fotografia analogica sia agli appassionati di nuova generazione che avvertono la necessità di approfondire la conoscenza delle tecniche di sviluppo della fotografia su pellicola e la cultura fotografica ad essa collegata. 

Nei mesi scorsi alcuni soci del gruppo altogardesano hanno dunque dato vita a "Il Fotogramma-Darkroom", una sezione che a breve prenderà forma con incontri - sia teorici che pratici - dedicati

Che significato ha una simile scelta, in controtendenza rispetto all'attualità fotografica affidata ormai quasi esclusivamente alla tecnica digitale? "Le motivazioni che hanno indotto alcuni soci a cimentarsi in questa avventura sono molteplici - ci spiega Paolo Benaglio, segretario del Fotogramma e promotore della bella iniziativa - In primo luogo per esigenze di tipo didattico: infatti una delle attività principali svolte dal Fotogramma sul territorio è quella della diffusione della cultura fotografica e per fare questo non è possibile ignorare la tecnica che è stata usata da tutti i fotografi nei primi cento anni di vita dell’arte fotografica. In particolare ci rivolgiamo alla generazione di fotografi più giovani, quelli nati con il digitale che non hanno mai conosciuto la “pellicola. Riteniamo infatti che rendersi conto di cosa si faceva con la pellicola in camera oscura-darkroom sia di fondamentale importanza per usare al meglio gli strumenti di postproduzione digitale. In secondo luogo abbiamo pensato di venire incontro ad alcune richieste di sperimentazione della tecnica "ibrida" che prevede l’utilizzo della pellicola di medio e grande formato in fase di scatto, dello sviluppo della stessa in camera oscura, di una successiva fase di digitalizzazione del negativo e quindi della stampa finale digitale fine-art su carta di alta qualità". 

Altro motivo che ha portato i soci del Fotogramma a questa scelta, è una sempre più diffusa tendenza al “ritorno all’analogico”, che da qualche tempo si sta affermando in termini abbastanza importanti e tali da indurre alcuni produttori di materiale fotografico a riportare sul mercato prodotti ormai scomparsi. Cosa troveremo nelle prossime settimane al Fotogramma di Nago-Torbole? "Semplice - conclude Benaglio - una piccola camera oscura di tipo didattico dove poter apprendere e sperimentare la tecnica dello sviluppo, tra liquidi, pellicole e negativi, con la consulenza nonché aiuto ed entusiasmo di alcuni soci che voglio provare, o più precisamente riprovare, l’incredibile fascino della stampa della fotografia analogica".


lunedì 12 novembre 2018

"Il corpo e l'anima" - si inaugura a Trento la rassegna fotografica che esplora l'Io, tra sogno e realtà

La poetica basata sul difficile rapporto tra corpo e anima è già stata trattata, anche in tempi non lontani, da diversi artisti. Il fascino dell'inedita rassegna fotografica, realizzata con le immagini di Michela Goretti, Carlo Ferrara, Laura Zinetti, e dei tre autori di CrazyClick (alias Paola Santoni, Germana Frizzi e Christian Rossi), interamente curata da Enrico Fuochi e dall'associazione culturale Art Vision, che verrà inaugurata sabato 17 novembre alle ore 17 presso la Galleria "Torre Mirana" - Palazzo Thun - di via Belenzani a Trento, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio della Provincia autonoma di Trento, del Comune di Trento e di Riva del Garda, sta non tanto nell'originalità della tematica trattata ma nell'interpretazione che ne viene data dai singoli autori. Che, nel difficile e delicato ruolo di curatore e autore, Enrico Fuochi ha selezionato dopo aver visionato e valutato la capacità interpretativa che emerge da alcune loro immagini.

"Il surrealismo in esse contenuto - spiega - ha fatto nascere in me l'idea di riunirle in una raccolta che, avvalendosi del medium fotografico, affronti una tematica indubbiamente impegnativa e che dia voce alle forze della fantasia, del sogno e dell'irrazionale. Sono fotografie in cui è manifesto il funzionamento reale del pensiero che, al di fuori di ogni vincolo razionale, estetico, morale, s'ispira all'inconscio dell'uomo. L'aver sviluppato questa mia idea, che ha portato ad assemblare la rassegna fotografica, è per me una sfida ai luoghi comuni. Il privilegiare l'aspetto concettuale, parlando del corpo inteso come figura e utilizzarlo come medium per indagare nel contempo l'anima attraverso le sue forme più velate, le sue attività, le sue posture, gli sguardi infantili e non, i giochi, le angosce, la sua voglia di evadere, è cosa non sempre presente nelle contemporanee rassegne".

E' così che nelle immagini dei singoli autori coinvolti nel progetto, il corpo è rappresentato sì come una semplice entità materiale ma anche come un'essenza che fa trasparire un'anima intesa solo come un palpabile ritratto interiore di un sentimento o di un desiderio, che a volte è vera utopia o visione onirica, ma che in ogni caso costituisce una costellazione di micro-narrazioni connesse tra loro da memoria episodica, gestuale o biografica.

"Questa rassegna rappresenta inoltre un originale percorso di approfondimento concettuale del rapporto tra l'etereo e il materiale - scrive il presidente del Consiglio provinciale di Trento Bruno Dorigatti nella prefazione del catalogo - Gli scatti degli autori hanno infatti una valenza che rimanda anche al linguaggio della memoria della nostra storia dell'Autonomia. Una memoria che deve essere sempre rivitalizzata, rinforzata ed evocata su un piano di raccordo costante con la realtà di tutti i giorni. Il concetto di anima ci riporta ad una visione soggettiva dell'Io, quasi a simbolizzare il massimo grado di espressività laddove si unisce alla creatività degli altri".

La mostra fotografica "Il corpo e l'anima" rimarrà visitabile fino al 9 dicembre, con orario 16-19 da martedì a domenica.




domenica 17 dicembre 2017

Libri: sotto l'albero di Natale di quest'anno, mettete Tempo e Qualità

Stavo pensando ad un nuovo post, in tema natalizio. Uno di quelli "cosa regalare e cosa regalarsi". Uno di quelli sulle strenne, per intenderci - perché anche in vista delle feste con un libro non si sbaglia mai (più o meno).

Ho dato un'occhiata alla rete, alle proposte, ai suggerimenti, ai consigli, alle novità. Niente da fare, è più forte di me: non vi propinerò l'ultimo romanzo di Camilleri, di Dan Brown, di Jovanotti. E soprattutto, lungi da me l'idea di spingervi a comperare qualcosa - che sia il primo o l'ultimo libro - di Fabio Volo. Piuttosto, nessun regalo!
Risultati immagini per libri albero di natale

E allora, cosa consigliare per andare a colpo sicuro e non fare figuracce? Partirei da un paio di presupposti: non è detto che quel che piace a voi, genere letterario o autore che sia, piaccia anche agli altri, così come non è detto che i best-seller alla fin dei conti così "best" in fatto di qualità lo siano per davvero.

Certo, i classici sono un evergreen, ma tenete bene a mente che lo sono anche sotto l'albero. E se ad un classico non si può mai dire di no, è altrettanto vero che non sarete gli unici a ripiegare su questa scelta (con il rischio magari di trovarvi tra le mani un Piccolo principe che il nipotino ha già ricevuto tre volte negli ultimi tre Natali!).

Un evergreen lo sono pure i manuali, sia che si tratti di cucina, di bricolage, di giardinaggio, di fotografia. Ma attenzione: prima di lanciarvi nell'acquisto di un volume su come potare correttamente le rose o come realizzare immagini digitali da copertina, tastate il terreno, per capire se il destinatario del regalo non sia già qualche livello più avanti rispetto quanto contenuto nel volume da voi individuato.
Cosa regalare, dunque? Guardandomi in giro, leggendo molto (quest'anno ho superato la soglia dei 70 libri), navigando in rete, due cose mi son saltate all'occhio: la qualità dei libri proposti in libreria è sempre più scadente (sintomo non di scelte dovute ai singoli librai, o per lo meno non a quelli piccoli e indipendenti - cosa diversa invece per quanto riguarda le grandi catene, che puntano ovviamente ad un vasto pubblico omologato e al commercio fine a se stesso), il valore che diamo al tempo - per noi stessi e per gli altri - va sempre più riducendosi al lumicino.


Quest'anno, per Natale, regalate dunque Tempo e Qualità. Prendetevi Tempo, per parlare con chi vi sta di fronte, capire i gusti, gli interessi, condividere i sogni e i desideri: solo così, entrando in libreria, saprete esattamente cosa acquistare (ricordate, che quello del Tempo è e rimane sempre il regalo migliore). E donate Qualità, nei rapporti con gli altri e con voi stessi: non affidate i vostri auguri ad un banale, freddo, impersonale (e molto spesso, ahimè grammaticalmente scorretto) messaggio in chat - ma telefonate, presentatevi alla porta, stringete la mano: gli auguri saranno sinceri e il libro che donerete racconterà qualcosa di voi.

Auguri di cuore, allora - ma di Cuore davvero.

sabato 27 maggio 2017

"Il futuro? Sarà un agrodisastro"

«Un tempo la chiamavamo agricoltura. Oggi, quella che si beve il 70% dell’acqua dolce presente sulla Terra, che ha ormai sconvolto i cicli geochimici planetari, che sta portando il nostro pianeta all'agrodisastro, è un'industria vera e propria, riconosciuta come una delle cause del riscaldamento globale». 

Risultati immagini per ariditàÈ un quadro clinico serio quello che Mauro Balboni - bolzanino di origini altogardesane, per 30 anni dirigente di aziende internazionali del settore industriale - descrive nel suo «Il pianeta mangiato-La guerra dell'agricoltura contro la Terra» (ed. Dissensi, pp. 247, 18 euro), un chiaro, denso, profondo tentativo di sintesi sulle criticità insite nel modello di sviluppo alimentare contemporaneo, fonte di interessi di multinazionali più che riferimento alla promozione della sostenibilità, che anziché restituire un senso di sterile catastrofismo invoglia il lettore affinché si faccia carico della propria parte di responsabilità verso la salvaguardia della Terra, pianeta malandato e bellissimo insieme. «Siamo talmente ossessionati dagli effetti che il nostro cibo può aver su noi da aver dimenticato che al momento, più che nutrirlo, il pianeta ce lo stiamo mangiando - spiega l'autore con evidente cognizione di causa, forte della propria esperienza professionale nel campo della ricerca - L’umanità è a un punto di non-ritorno: sta prendendo congedo dall’Olocene (l’Era geologica in cui è nata l’agricoltura, che ci ha fatto proliferare e prosperare) per varcare le soglie di una nuova Era, l’Antropocene, caratterizzata dall’impatto negativo delle attività umane sulla Terra per mezzo di un’alterazione massiccia e sistematica dei processi naturali. Produzione insostenibile, esplosione demografica, uso sregolato di risorse limitate come acqua e terra fertile, deforestazione e degrado ambientale, incapacità di percepire il cambiamento climatico, estinzione delle specie viventi, superamento della metà dei limiti di sopravvivenza della biosfera classificati dagli scienziati, ci stanno conducendo ad uno scenario in cui la Terra appare ormai un pianeta “tossico”. Quello che abbiamo fatto per più di 10.000 anni non è più replicabile e prima di rimanere senz’acqua o terra fertile dobbiamo iniziare a pensare in modo diverso al cibo, a come procurarcelo». 

E Il pianeta mangiato ce lo spiega? «Va detto che il libro non dà ricette salva-umanità: è piuttosto un volume che analizza il nostro “pane quotidiano” e il suo costo in termini ambientali, che presenta dati, fa riflettere, capire, che lascia sgomenti, fa domande scomode ma stimolanti, ma che propone anche soluzioni». In poche parole, un’investigazione sui motivi che hanno condotto la Terra allo stato attuale nonché un invito a cercare alternative condivisibili per permettere all'uomo di fronteggiare l’enorme sforzo di adattamento al quale sarà chiamato per raggiungere la sicurezza alimentare nel mondo di domani. Stringendo il focus sul suo ambito d’elezione, Mauro Balboni osserva infatti come già oggi il mercato del cibo sia incompatibile con il pianeta e come a mangiare con regolarità siano già 6 miliardi e mezzo di persone, «... numero che entro 35 anni e in un contesto climatico cambiato salirà a quasi 10 miliardi, di cui buona parte in Paesi con economie emergenti (già oggi, ad esempio, in Cina il consumo di carne è triplicato rispetto al passato e il numero di pasti consumati in fast food sestuplicato). Appare quindi molto poco probabile che si possa continuare a produrre le stesse cose di ora e negli stessi posti: in un prossimo futuro il grano per la pasta potrebbe arrivare dalla Siberia, i pomodori dai tetti del nostro quartiere e le proteine dai batteri di un laboratorio. Dovremo parlare di agricoltura verticale o urbana».

Ma siamo consapevoli della portata dell’agrodisastro? Quanti conoscono il ruolo esercitato su di esso dalla nostra alimentazione? E soprattutto: ci sono alternative? Per rispondere l'autore sfata miti ormai radicati, quali le virtù dell’agricoltura, l’intoccabilità della tradizione contadina e la retorica del buon tempo andato secondo cui il cibo deve essere naturale. «Dopo l’invenzione dell’agricoltura non c’è più stato nulla di “naturale” - conclude Balboni - Oggi, per produrre carni bianche in Europa e Cina, si usano mangimi di soia sudamericana, proveniente anche dalle aree deforestate del Mato Grosso. Così come, per una quantità indefinita di usi alimentari e non, si continua ad impiegare olio di palma, altra causa di deforestazione. Eppure né soia né palma da olio sono insostituibili. Bene la filiera corta, bene i gruppi di acquisto solidale, bene i no-Ogm: le singole azioni volontarie però non bastano. Ogni giorno un miliardo e mezzo di tonnellate di ghiaccio finiscono in mare e ogni anno vengono battuti record di alte temperature. La scala dei problemi è ormai tale che abbiamo solo una scelta: creare una massa critica impattante al punto da far sì che questi temi entrino a far parte delle agende politiche, dalle singole comunità fino all'UE e alle Nazioni unite, non solo sotto forma di accordi ma di governance globale del cibo in grado di limitare il disastro. Bisogna insomma tornare a riconoscere i limiti fisico-chimici e biologici dell’ecosistema terrestre. Il nostro pianeta l'abbiamo già spremuto abbastanza, ora dobbiamo inventare qualcosa di nuovo. Le risorse per farlo ci sarebbero: ogni giorno i Paesi dell'Ocse versano quasi un miliardo di dollari in sussidi ad agricoltori e allevatori. Dovremmo cominciare ad usare quel denaro per cambiare le filiere alimentari, renderle resilienti al cambiamento climatico, produrre il nostro “pane quotidiano” assieme alla biosfera, non più contro di essa come abbiamo fatto finora». 

L'autore: per oltre trent’anni, Mauro Balboni (bolzanino, laureato in Scienze Agrarie all’Università di Bologna) è stato dirigente nel settore dell’agroindustria internazionale. Si è occupato sia di ricerca e sviluppo che di politiche governative, muovendosi soprattutto tra Austria e Inghilterra. Oggi vive in Svizzera. «Il pianeta mangiato» è il suo secondo libro (dopo aver pubblicato nel 1996 «Il paese alto») e verrà presentato presso la Biblioteca di Bezzecca il 17 agosto prossimo.

fonte: Paola Malcotti - giornale l'Adige di venerdì 26 maggio 2017

lunedì 10 aprile 2017

In lungo e in largo per l'Italia - per Panini Comics tornano Asterix e Obelix

Asterix e Obelix sbarcano in Italia, in un'avventura che li porterà in tante regioni del nostro Paese, da nord a sud, ma non a Roma. Accadrà nell'album numero 37, il terzo firmato da Jean-Yves Ferri, autore dei testi, e Didier Conrad, autore dei disegni, di cui sono stati svelati il titolo, Asterix e la corsa d'Italia e l'uscita nel nostro Paese, il 26 ottobre 2017, per Panini Comics nella traduzione di Vania Vitali e Andrea Toscani, nell'ambito della "Fiera del Libro per Ragazzi" di Bologna. 

Risultati immagini per panini comics asterix ferri conrad«Ci sarà più humour, più azione. Piacerà soprattutto ai più piccoli. Abbiamo trovato la chiave per visitare più regioni italiane, ma eviteremo Roma. Non necessariamente Asterix e Obelix si scontreranno con i legionari romani anche se nelle regioni li incontreranno. Non sono stato fedele alla storia in modo pedissequo, ho dovuto un po' barare. Ovviamente con Didier abbiamo scelto le città italiane più conosciute all'estero. Facciamo apparire Firenze nel momento dell'antichità romana e c'è anche Venezia in omaggio ad Albert Uderzo che è veneziano», spiega Ferri che ha 57 anni ed è già nonno. 

Il terzo album di Ferri e Conrad arriva in un anno speciale, il 2017, in cui Albert Uderzo compie 90 anni e in cui viene ricordato il 40° anniversario della morte di Renè Goscinny, i due grandi maestri creatori del successo francofono e mondiale. «Credo che il pubblico resterà sorpreso e sono convinto che la traduzione italiana potrà giocare sulle inflessioni dialettali dei vari personaggi più di quella francese. Possiamo poi ritradurre l'italiano in francese» dice scherzando Ferri. «È una vera e propria traversata dell'Italia, ma non è stata una scelta facile. L'Italia è un Paese difficile da riassumere, è talmente complessa e ricca che avremmo potuto fare tre album», racconta Didier Conrad. Insomma, in questa scorribanda - che in Francia uscirà il 19 ottobre per Hachette - che riserva molte sorprese, ambientata nel 50 a.C., con Cesare che sogna un'Italia unificata, gli eroi Galli tornano a stupire.

martedì 14 marzo 2017

Con "La grande via" di Luigi Fontana e Franco Berrino i segreti della longevità

«Vivere più a lungo si può». Come? Secondo Luigi Fontana (medico e scienziato di origini altogardesane, tra i massimi esperti mondiali nel campo della nutrizione), che con il contributo di Franco Berrino (medico ed epidemiologo, direttore del Dipartimento di medicina preventiva dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano) ha da poco pubblicato “La grande via”, il segreto della longevità consisterebbe nella combinazione di buone abitudini, volte da un lato a nutrire il corpo con la giusta quantità di cibo sano e dall'altro a mantenerlo in forma, sia con un esercizio fisico regolare sia con tecniche per coltivare la mente e lo spirito. 


Troppo semplice? Sì, ma attenzione: il libro, uscito solo una decina di giorni fa per Mondadori (346 pagine, 17 euro la versione cartacea e 9,90 quella digitale) e già schizzato in vetta alla classifica dei più venduti, non è uno dei tanti ed ormai inflazionati manuali di nutrizione, fitness o meditazione, bensì il frutto di lunghi processi di studio che, sintetizzati in un unico prodotto, si propone al grande pubblico come un vero e proprio atto di informazione e divulgazione scientifica destinato a varcare le porte degli atenei, per essere messo a disposizione di tutti. Tra le pagine quindi nessun trattato medico, nessun dogma o ricetta miracolosa, quanto semmai una buona dose di consigli - per nulla banali perché confermati da ricerche e indagini di laboratorio - per prevenire le malattie, rinforzare lo stato di salute psicofisica, vivere una vita felice. Con se stessi, innanzitutto.

«L'intento è stato semplicemente quello di proporre ciò che l'antica saggezza dei popoli ha tramandato fino a noi e che la ricerca scientifica ha oggi potuto confermare - spiega Luigi Fontana, che assieme a Franco Berrino e alla giornalista Enrica Bortolazzi già un paio di anni fa ha fondato l'associazione da cui il libro prende il titolo - Traendo spunto dal Codice europeo contro il cancro e da recenti studi sperimentali, in questo volume abbiamo dunque illustrato come alcune conoscenze empiriche di molte tradizioni culturali e le attuali conoscenze scientifiche stiano oggi convergendo tra loro, dimostrando così che la chiave della longevità non sia altro che il giusto mix tra un'alimentazione sana e di qualità, un esercizio fisico costante ed un training cognitivo che ci permetta di nutrire la mente, vivere il presente in armonia con noi stessi. Le cause della maggior parte delle malattie croniche si nascondono infatti nella nostra vita quotidiana. In tutto il mondo le istituzioni scientifiche e sanitarie sono chiamate però a rispondere a leggi di mercato che hanno interesse a mantenerci in vita ma non in salute; ci sono tuttavia sempre più prove scientifiche che indicano come opportune alcune scelte nutrizionali e di attività fisica che, se associate a tecniche di training cognitivo, di respirazione e meditazione, diventano quanto mai essenziali per rallentare i processi d'invecchiamento, favorire una longevità in salute, prevenire le malattie tipiche della nostra era o facilitarne la guarigione». Senza dimenticare però tutto ciò che ci circonda. 

«La salute personale è importante ma solo se vista in un contesto più ampio - continua Fontana - Penso che quel che manca al giorno d'oggi sia la consapevolezza del fatto che abbiamo le conoscenze per vivere in un mondo fantastico e per aumentare le nostre probabilità di giungere in salute a un’età avanzata vivendo in un mondo sano e pulito: per migliorare lo stato di salute dell’uomo e dell’ambiente ognuno di noi dovrebbe però fare qualcosa, a partire da se stesso, il modo in cui pensa e vive. Tutti insieme possiamo infatti collaborare per ridisegnare un nuovo sistema di sviluppo economico e industriale incentrato sull’efficienza e resilienza energetica e la salvaguardia della salute, e non del capitale finanziario delle multinazionali. E per farlo, basterebbe semplicemente abbandonare il paradigma che mira a produrre più cibo ed energia a basso costo a favore di un nuovo modello che opti per la creazione di prodotti e servizi di alta qualità, che rispettino il benessere dell’uomo e dell’ambiente: la felicità e il benessere non dipendono solo dall’acquisizione di beni materiali e dalla crescita economica ma vengono alimentati dal nostro stato di salute fisica, psicologica e spirituale, dalla ricchezza delle nostre relazioni sociali e culturali, oltre che dalla qualità dell’ambiente che sostiene tutta la vita sulla Terra, il nostro vero, grande ed unico capitale. Abbiamo dunque scritto questo libro in base sì alla nostra esperienza scientifica e clinica - conclude Luigi Fontana - ma con gratitudine e rispetto verso le migliaia di persone che hanno partecipato agli studi e i pazienti che ci hanno affidato la loro speranza di guarigione: ci auguriamo dunque che “La grande via” contribuisca a proteggere i lettori da informazioni distorte e interessate, dai venditori di magici piani nutrizionali o integratori miracolosi ma soprattutto inviti tutti noi ad un'articolata riflessione personale e collettiva attorno al concetto di salute». 

Gli autori:

Originario di Riva del Garda (TN),
Luigi Fontana è medico e scienziato, professore
ordinario di Medicina e scienze nutrizionali presso l'Università di Brescia e la Washington University di St. Louis (USA). I risultati dei suoi studi clinici sugli effetti della restrizione calorica sono stati pubblicati nelle più prestigiose riviste scientifiche e hanno aperto una nuova area nel campo della ricerca nutrizionale, della prevenzione delle malattie croniche e del rallentamento dei processi d'invecchiamento. Ha ricevuto alcuni dei massimi premi internazionali nel campo biogerontologico.

Franco Berrino è medico, epidemiologo, direttore del Dipartimento di Medicina preventiva dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano. Nella sua attività quarantennale di ricerca e prevenzione ha promosso lo sviluppo dei registri tumori in Italia e coordinato i registri tumori europei per lo studio della sopravvivenza dei malati. Ha coinvolto decine di migliaia di persone in studi sulle cause delle malattie croniche: i risultati gli hanno consentito di promuovere sperimentazioni per modificare lo stile di vita allo scopo di prevenire l'incidenza e la progressione dei carcinomi.


fonte: Paola Malcotti - giornale l'Adige di domenica 12 marzo 2017

domenica 5 marzo 2017

Con la delicatezza dei ricordi Valèrie Perrin scrive "Il quaderno dell'amore perduto"

“Il quaderno dell’amore perduto” è il romanzo - delicato e prorompente, ma comunque d’esordio - di Valérie Perrin. Alternando la storia di Hélène, un'anziana ospite di una casa di riposo, alla voce della sua narratrice, giovane infermiera orfana, l'autrice intesse una trama emozionante e avvincente; indagando il mondo degli anziani, Perrin dimostra di conoscere bene le loro emozioni e l’importanza del ruolo che viene affidato alla memoria in quel determinato periodo della loro vita in cui il presente sembra non donare più molte aspettative.

Amori difficili, persi, ritrovati. Amori intrecciati tra trame contorte e affascinanti, confusi, struggenti: "Il quaderno dell'amore perduto" è uno di quei romanzi che inizi a leggere non sapendo bene dove andrà a parare, ma che ben presto riesce a coinvolgere, perché intenso e travolgente, finanche doloroso. E' una storia storia delicata, quella che sfiora le pagine, che permette a noi lettori ritrovare il coraggio di riflettere e tornare ad essere noi stessi; un libro che ci ricorda come soffrire e gioire, indistintamente, faccia parte della vita. Ci ricorda come l’amore possa essere potente ma anche difficile, complicato, distruttivo.

La trama:
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La vita di Justine è un libro le cui pagine sono l’una uguale all’altra. Segnata dalla morte dei genitori, ha scelto di vivere a Milly - un paesino di cinquecento anime nel cuore della Francia - e di rifugiarsi in un lavoro sicuro come assistente in una casa di riposo. Ed è proprio lì, alle Ortensie, che Justine conosce Hélène. Arrivata al capitolo conclusivo di un’esistenza affrontata con passione e coraggio, Hélène racconta a Justine la storia del suo grande amore, un amore spezzato dalla furia della guerra e nutrito dalla forza della speranza. Per Justine, salvare quei ricordi - quell’amore - dalle nebbie del tempo diventa quasi una missione. Così compra un quaderno azzurro in cui riporta ogni parola di Hélène e, mentre le pagine si riempiono del passato, Justine inizia a guardare al presente con occhi diversi. Forse il tempo di ascoltare i racconti degli altri è finito, ed è ora di sperimentare l'amore sulla propria pelle. Ma troverà il coraggio d’impugnare la penna per scrivere il proprio destino? Una storia delicata e commovente, un'autrice capace di descrivere con efficacia e tenerezza ogni sfaccettatura dei sentimenti: sono questi gli elementi che hanno conquistato la critica e che rendono Il quaderno dell'amore perduto un romanzo destinato a restare a lungo nel cuore di tutti i lettori che credono nel potere dei ricordi e dell'amore.

giovedì 23 febbraio 2017

Il libro e il suo contenuto: la gemmazione dell'idea secondo Mary Ellen Bartley

Mary Ellen Bartley è un'artista newyorkese nata nel Bronx. La sua opera (non solo fotografica) si caratterizza per la continua ricerca sul libro come oggetto in sé, e sulla valenza di “materiale creativo” per un’opera di astrazione, che esso possiede in quanto corpo, superficie, piano, colore. 


Ecco perché quello di “Standing Open” non è solo un calambour fotografico ma un vero e proprio lavoro di metafotografia: con questo progetto l’autrice sviluppa un discorso sul libro fotografico, e ne fa materiale per la propria creazione. L’effetto è quello di una gemmazione: dalle opere dei fotografi nascono libri; nell’epoca della smaterializzazione dell’immagine, dall’esperienza cartacea, tattile e visiva allo stesso tempo, propria del libro fotografico, nasce a sua volta un valore estetico autonomo e tutto nuovo di quest’ultimo.
In sostanza, l’idea di un contenuto che svelandosi a tratti stimola un atto voyeuristico, che si perde nell’istante stesso in cui si genera, stemperato dalla fisicità della carta, dalla tridimensionalità che consegue alla metodica scelta creativa (ogni libro fotografato in close-up, ponendolo in piedi di fronte all’obiettivo, e illuminandolo con luce naturale), dal ritmo visivo (a volte matematico come in un codice a barre, ma spesso reso più vivo da un sapiente senso di casualità) delle pagine, del gioco fra i loro piani e la loro terza dimensione.

fonte: Paolo Borghi/Fiaf & www.maryellenbartley.com/top-stain

sabato 11 febbraio 2017

Il fondo antico della biblioteca civica di Riva del Garda svela i suoi tesori e li espone al pubblico

Sono oltre 4.000, in buona parte pezzi unici o comunque molto rari, frutto di donazioni da parte di appassionati, estimatori, cultori della nobile arte della scrittura. È il patrimonio del fondo antico della Biblioteca civica di Riva, una collezione prestigiosa raccolta nel corso dei decenni, costituita da manoscritti e libri a stampa risalenti tra il XV ed il XIX secolo, che per la prima volta - da oggi al 27 maggio - verranno esposti al pubblico in quattro mostre a rotazione

«Libri per la città - Quattro sguardi sul fondo antico della Biblioteca civica di Riva» è il titolo dell'iniziativa ideata in collaborazione con l'Archivio storico e il Museo, per dare così la giusta visibilità ad un bene pubblico che oltre a custodire il sapere universale rappresenta lo scrigno - culturale, umano, tecnologico - in cui è custodita la nostra storia. «Siamo orgogliosi di questo progetto, che non rappresenta solo un'occasione per permettere alla comunità di avvicinarsi e conoscere meglio il patrimonio - ha detto l'assessora alla Cultura Renza Bollettin in occasione della conferenza stampa di presentazione di ieri mattina - ma anche per valorizzare il fondo antico e il libro in sé, naturale depositario di conoscenza e strumento di diffusione della cultura per antonomasia».

Tredici le teche allestite dalla curatrice Adriana Paolini - studiosa di libri antichi e manoscritti medievali e moderni, docente di codicologia all'Università di Trento - con la supervisione della Sovrintendenza per i beni culturali, che partendo dall'entrata e dagli atri salirà fino all'ultimo piano della biblioteca, proponendo una selezione di volumi corredati da oggetti d'epoca, pannelli illustrativi, didascalie, guide cartacee. La prima edizione della mostra si aprirà dunque oggi (inaugurazione alle ore 17.30): protagonisti saranno il manoscritto di Martino de Rossi, scritto a cavallo tra '400 e '500, forse il più celebre dei pezzi rivani, alcuni interessanti incunaboli (i primi libri a stampa) e preziose cinquecentine, come «Apologia della Gerusalemme liberata» di Torquato Tasso, «Orlando furioso» di Ariosto, «Genealogia degli dei» di Boccaccio, «Heroides» di Ovidio, fino ad uno dei pochissimi esemplari contemporanei alla nascita dell'Inviolata, un tomo illustrato di erboristeria di Valgrisi e un raro libro «proibito» scampato all'Inquisizione di Erasmo da Rotterdam


«Ai volumi verranno affiancati documenti che daranno prova delle prime presenze a Riva di cartiere, editori e tipografi - spiega Paolini - e che verranno utilizzati non solo per raccontare alcune vicende del territorio ma anche per mostrare materiali, tendenze e scritture, e soprattutto le vicende umane e le storie custodite nelle carte antiche. Nelle successive edizioni, man mano inaugurate da personalità sensibili verso il mondo della parola scritta, verranno poi svelati altri tesori della biblioteca, scritti o pubblicati nei secoli successivi: nella scelta sono stati privilegiati i prodotti tipici di un'epoca ma allo stesso tempo quelli più particolari, puntando a mostrare la varietà del patrimonio della Biblioteca oltre che della produzione libraria dei tempi passati». 

fonte: Paola Malcotti - l'Adige di oggi, sabato 11 febbraio 2017

giovedì 26 gennaio 2017

Il mondo? E' racchiuso in libreria!

La libreria El Ateneo a Buenos Aires ha sede in un teatro abbandonato. Sotto gli affreschi, tra le luci basse e diffuse, sono impilate decine di libri. Il cliente inglese prende in mano un tascabile con le Ficciones di Jorge Luis Borges ma un tizio dall’aria competente gli suggerisce: «Provi a leggere Adolfo Bioy Casares, è molto più brillante di Borges». Qualcuno s’intromette: «Si ricordi che Casares è stato sposato con la poetessa Silvina Ocampo, i cui racconti sono come sogni». Una signora gli chiede se si è mai cimentato con Julio Cortázar e la commessa s’impiccia: «Stia lontano da Cortàzar, è difficile». Sconcertato, il possibile acquirente abbandona il campo senza aver comprato alcunché. 

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Una sconfitta? Per nulla: almeno secondo Henry Hitchings che ci racconta questa sua incursione tra i tomi argentini nel brillante "Andar per libri. Il mondo in quindici librerie". Il critico letterario ritiene la libreria, come diceva Borges, crocevia e confluenza di «innumerevoli relazioni». Il celebre collaboratore del Financial Times, del Wall Street Journal e del Times Literary Supplement ha riunito nel suo saggio le esperienze di un nutrito gruppo di scrittori famosi che del mondo dei libri sono stati non solo utenti ma anche venditori e impiegati. E si interroga se oggi «andar per libri» voglia dire avventurarsi nello spaccio virtuale e comprare su Amazon oppure muoversi ancora in maniera tradizionale. Anche perché l’acquisto in libreria non è tutto rose e fiori come lo immaginiamo. Ce lo fa capire il bisbetico commesso George Orwell che quando si arrampicava sulle strutture lignee per accontentare i suoi clienti li classificava come appartenenti «alla classe di persone che darebbero noia in qualsiasi negozio, e in una libreria trovano il luogo ideale per esibire questo loro talento». 

Il burbero Orwell non era purtroppo un’eccezione: i punti vendita di saggi, romanzi e guide turistiche non sono sempre i luoghi dell’idillio. In tempi più recenti, è un altro esempio, se n’è accorta anche la scrittrice scozzese Ali Smith quando, da ragazzina avida di letteratura, si infilava di soppiatto nel negozio d’Inverness per sbirciare tra le pagine dei volumi che le capitavano a portata di mano. Veniva brutalmente redarguita dai giovani che vi lavoravano: «Questa non è un biblioteca!». Non tutti i venditori, infatti, assomigliano alla deliziosa Meg Ryan di C’è posta per te, libraia in servizio permanente: comportamenti non proprio ortodossi li ricorda il romanziere Ian Sansom, impiegato da Foyles a Charing Cross Road, a Londra: «I miei colleghi inventavano dei fantasiosi stratagemmi per rubare i libri, alcuni li gettavano dalla finestra ad amici che li raccoglievano... Altri nascondevano i volumi nei bagni riservati al personale e poi li infilavano in una borsa o sotto il maglione... Un atto che io non solo ritenevo sbagliato... ma veramente indecoroso». In libreria si ruba ma pure si dorme, come nel caso, lo narra Hitchings, di una senzatetto londinese che all’imbrunire s’ infilava nel sottoscala di un megastore libresco per schiacciare un pisolino tra i cartoni...

fonte & read more: TuttoLibri La Stampa

martedì 10 gennaio 2017

Un adulto che legge una storia compie un gesto d'amore: al via i corsi di "Nati per leggere"

Ogni bambino ha diritto a essere protetto non solo dalla malattia e dalla violenza ma anche dalla mancanza di adeguate occasioni di sviluppo affettivo e cognitivo. Questo è il cuore di "Nati per Leggere" l'iniziativa promossa dall'Ufficio per il Sistema bibliotecario trentino e che ritorna anche quest'anno con un nuovo corso gratuito rivolto a volontari

Ricerche scientifiche ormai consolidate dimostrano che leggere con continuità ai bambini in età prescolare ha un'influenza positiva. E' una pratica che che crea opportunità di relazioni tra bambino e genitori. Ma è anche una pratica importante sotto il profilo cognitivo, dato che sviluppa meglio e più precocemente la comprensione del linguaggio e la capacità di lettura. Nel corso degli anni si è rivelata preziosa l'attività dei volontari "Nati per leggere" che sostengono i pediatri, gli operatori sanitari, i bibliotecari e gli educatori nella campagna di sensibilizzazione indirizzata alle famiglie sull’importanza della lettura condivisa, offrendo il proprio tempo e la propria voce ai bambini. 

Per questo motivo l'Ufficio per il Sistema bibliotecario trentino e la partecipazione culturale organizza un nuovo corso di formazione per volontari NpL. Il programma prevede tre momenti formativi: 
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 - Perché leggere: programma di lettura, i benefici, lo sviluppo psicomotorio, cognitivo, relazionale ed emotivo del bambino da 0 a 6 anni, i diversi ruoli dei volontari NpL nella promozione della lettura in famiglia e nel programma. 
 - Cosa leggere: caratteristiche dei libri e criteri di selezione per la prima infanzia in funzione dello sviluppo del bambino. 
 - Come leggere: l’accoglienza dei bambini e delle famiglie in vari contesti, modalità di lettura per favorire la lettura in famiglia, sviluppo delle attività dei volontari NpL in un progetto locale. 

Il corso, della durata di 12 ore, si terrà a Trento presso il Palazzo delle Albere, nelle giornate di venerdì 17 febbraio (ore 9.00-13.00 / 14.00-18.30) e venerdì 3 marzo (ore 9.00-13.30). Formatrici: Alessandra Sila, Francesca Sorrentino, Maria Lunelli. Per iscriversi è richiesta la compilazione della scheda online al sito www.cultura.trentino.it/Biblio/Nati-per-Leggere/Corso-per-Volontari-Nati-per-Leggere entro il 9 febbraio

La partecipazione è gratuita e alla fine del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione. E' richiesto l’impegno ad attività di volontariato per circa 50 ore da svolgersi nella zona di residenza.



martedì 15 novembre 2016

"Le parole che non riesco a dire" e l'autismo visto da dentro


Nel libro Andrea spiega a bambini, genitori ed insegnanti che cosa significhi essere autistici, vedere il mondo al contrario, essere speciali, difficili, divertenti, essere opera diversa. Le parole prendono forma di poesia, semplici e al contempo profonde, rivelando una consapevolezza fuori dal comune. Il volume si struttura in tre parti: nella prima Andrea racconta le sue emozioni; nella seconda il suo rapporto con gli altri; nella terza chi è e come ha fatto a scrivere questo libro. 

Risultati immagini per le parole che non riesco a dire antonello"Le parole che non riesco a dire" (ed. Mondadori) è il libro in cui Andrea Antonello, il ragazzo autistico già protagonista di "Se ti abbraccio non aver paura" (di Fulvio Ervas, ed. Marcos y Marcos), ha raccolto i suoi pensieri e le sue emozioni. 

Per ogni argomento trattato si trovano sulla pagina di sinistra le parole del ragazzo, accompagnate da illustrazioni delicate, e sulla destra un breve testo di commento con consigli per i bambini e i loro educatori su come affrontare i comportamenti di un ragazzo autistico come lui. Una lettura preziosa, che favorisce la riflessione in classe su un tema delicato, ma anche sulle emozioni che toccano tutti i bambini e sull’importanza delle relazioni positive.

mercoledì 5 ottobre 2016

L'essenza di un'emozione


Nei loro sguardi ho colto la complicità

i loro movimenti mi hanno raccontato l'intesa

con le loro mani ho inseguito il desiderio

attraverso i loro corpi ho ammirato la passione.

E vissuto l'essenza di un'emozione




Nel tango, quel che siamo stati o che avremmo voluto essere

«Il tango conserva quel qualcosa di proibito che stimola il desiderio di scoprirlo sempre un po’ di più - e quel qualcosa di misterioso che ci ricorda quel che siamo stati o, forse, quel che avremmo voluto essere...» - (Jorge Louis Borges) 

La passione e il tormento, il fuoco e la sofferenza, il rincorrersi e il ritrovarsi. Ancora e ancora.
Sono vere e proprie storie d'amore quelle che si rivelano con lo scandire della prima nota, che si consumano rincorrendo il rigo, rimbalzando di fraseggio in fraseggio, ma che terminano di pari passo con lo sfumare della musica e delle luci. Racconti, di uomini e donne, interpretati da dolcezza e trasporto, gioia e dolore, estasi ed inquietudine, emozione ed energia, respiro ed amplesso, narrati attraverso le parole della musica, i sussurri degli sguardi, il dialogo di movimenti, di occhi che si fondono, di anime che si sfiorano, di corpi che si cercano, si incrociano, si amalgamano, si incatenano, si allontanano e riavvicinano, per poi ricominciare, ancora e ancora. 

Quello del tango è dunque un dialogo, naturale ma allo stesso tempo creativo, fatto di sensorialità, percezione, istinto - un'espressione di vita, che riesce scendere in profondità, a scovare l'essenza della fisiologia e dell'emozione umana ed interpretarla attraverso le coreografie dei ballerini. Nessuna danza popolare è capace di raggiungere un simile livello di comunicazione e di generare un circolo virtuoso che consente poi l'improvvisazione. Una forma espressiva quindi affascinante, che agisce innanzitutto sul sentire, sulle dinamiche del desiderio, sul labile confine tra piacere lecito e non-lecito, sull'attesa, l'azione e la reazione da cui deriva, invariabilmente, la passionalità: non a caso, il tango viene comunemente definito come un ballo passionale - e “passione” deriva dal termine latino patior, che significa soffrire, provare, sopportare o patire. 

Non dimentichiamo però che prima ancora di essere un'esperienza sensuale e seducente di grande appeal, il tango argentino è danza-linguaggio fatta di sequenze tecniche, ritmi, passi, movimenti, tempi - una danza densa, complessa nella sua semplicità ma allo stesso tempo semplice nella sua complessità. Ma prima di tutto, il tango è un'intera cultura. Ecco perché la prima edizione di “Arco Tango Festival”, organizzata la settimana scorsa da “Glam Association” sotto il patrocinio del Comune di Arco e della Regione Trentino Alto Adige, con il contributo della Cassa rurale dell'Alto Garda, ha registrato il tutto esaurito fin dalla prima serata. Da lunedì a domenica, Arco si è infatti trasformata nella capitale del tango e delle milonghe, portando nelle sale del Casinò municipale, di Palazzo Panni e negli spazi di Cantiere 26 diversi eventi dedicati sia ai provetti ballerini, sia agli appassionati del genere artistico che ai principianti. Serate danzanti, workshop, appuntamenti cinematografici e stage di diverso livello hanno aperto le porte ad un folto pubblico, raccogliendo entusiasmo grazie ad un inusuale confronto diretto con la musica d'autore, le coreografie, il cinema e l'arte, l'incontro con artisti di elevato spessore e professionalità, e rappresentando un'occasione di approfondimento e condivisione della cultura del tango nella realtà territoriale. 


Culmine del festival, l'insolito concerto-spettacolo di domenica sera, che sulle calde note dei testi di Astor Piazzolla e le coinvolgenti colonne sonore di Ennio Morricone - eseguite dall’orchestra sinfonica di Hannover diretta dal giovane Sonke Grohmann, oltre che dalla coppia di solisti violino-pianoforte dell'arcense Massimo Turrini e della bresciana Emanuela Facinoli - ha incantato il pubblico con la superlativa esibizione di sei ballerini d'eccellenza, maestri e campioni di tango argentino. «Nonostante fosse la prima edizione abbiamo raccolto grande adesione, con iscritti provenienti da tutta la regione ma anche dall'Austria - la soddisfazione di Massimo Turrini, ideatore del festival - Le potenzialità dell'evento si sono dunque espresse nel migliore dei modi, richiamando a sé tanto i semplici appassionati quanto gli specialisti del genere, cosa che ci fa inevitabilmente riflettere sul suo futuro, ragionare sul fatto se sia possibile collocare il festival in un periodo diverso dell'anno oltre che di un suo possibile connubio con il mondo del turismo».