mercoledì 18 aprile 2012

Scrivere è un po' come sognare

John Banville è uno scrittore autentico. Gli si riconosce una prosa precisa e fredda. Il suo ultimo romanzo, pubblicato in Italia da Guanda, è "Un giorno d'estate". Lo abbiamo incontrato a Roma, nel corso della rassegna Libri Come. E abbiamo potuto chiedergli qualcosa del suo ultimo romanzo, ma anche come nascono i suoi libri, chi sono i personaggi che narra. E molte altre cose.

Che libro è "Un giorno d'estate"? Cosa racconta?Il tema centrale di Un giorno d'estate è la vita di famiglia, anche se in una versione un po' distruttiva, se vogliamo dire così. Il libro si apre con un apparente suicidio di un magnate della stampa, di nome Dick Jewell, che poi si rivela quasi subito non essere stato per niente un suicido. E a questo punto viene chiamato all'opera il mio anatomopatologo, il dottor Quirke, con la sua spalla, l'Ispettore Hackett. E i due si mettono sulle tracce di chi ha commesso questo gesto misterioso.

Quando scrive i suoi libri? Ha degli orari dove è più ispirato? Come nascono i suoi libri?
Guardi, temo proprio che come romanziere, come scrittore, sono molto noioso. Ho dei rigorosissimi orari d'ufficio: scrivo ogni giorno dalle 9.30 alle 18, ogni giorno il mio pranzo è a base di tè, pane e formaggio. Una noia mortale come modello, un po' così, un po' deludente. Ma nella mia mente accadono ogni sorta di avventure incredibili, sfrenate, imprevedibili. Questa in fondo è la gioia dell'essere scrittore: uno fa un sacco di esperienze nella propria mente. È assolutamente come dormire, uno sta lì, addormentato, e tu dici: "quello è morto", oppure "ha perso i sensi". In realtà nella sua mente sta vivendo, mentre dorme, ogni sorta di eventi, anche prodigiosi. Scrivere è veramente molto come sognare.

Chi sono i personaggi dei suoi romanzi?
Sa delle volte mi sorprendo a sospettare che tutti i miei personaggi alla fine siano me. Perché in fondo è l'unico criterio, l'unico parametro che posseggo. Forse di può dire che tutti i miei personaggi sono ciascuno in parte una versione di me. Per esempio, in questo mio ultimo libro che è un giallo, è uno della mia serie di libri gialli, la figlia dell'anatomopatologo è un personaggio da cui sono totalmente affascinato. Probabilmente perché lei è me e io sono lei. Il mio agente dice che io sono innamorato di questa ragazzina. Ma no, non è così. È che lei è me e io sono lei!
In generale posso dire che i personaggi di uno scrittore, perlomeno di questo scrittore che vi parla, non so da dove provengono, probabilmente vengono da brandelli, da frammenti della vita quotidiana, è un po' come i personaggi dei nostri sogni, ci vengono da esperienze, conoscenze, visioni della nostra vita quotidiana che poi però lo scrittore assembla facendo una sorta di mostro alla Frankenstein e poi gli dà una piccola scarica elettrica, e si alzano e camminano!

Cosa deve avere un romanzo per togliere il sonno al lettore?Guardi penso che gli esseri umani non abbiano mai perso, né mai perderanno il desiderio di sentirsi raccontare delle storie. È una cosa molto primitiva se vuole ed è quello che fanno tutti i romanzieri a qualsiasi titolo. È un desiderio profondo, molto forte che tutti provano o hanno provato quantomeno: c'è una storia, una vicenda al centro dell'Ulisse di Joyce... Voglio dire che tutta la letteratura si rivolge a questo bisogno profondo che abbiamo di sentir raccontare storie. E io faccio questo di mestiere, racconto storie così, storie che la gente vuole stare sveglia la notte a leggere.

fonte: Il Libraio.it

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