Analfabeta è in tale accezione un termine semplice, generico, non concernente il percorso scolare dell'individuo. Tuttavia, dividere il mondo in letterati e illetterati semplifica eccessivamente la natura dell'alfabetizzazione. Oggi la definizione di analfabetismo è diventata più complessa e si basa fondamentalmente sulla capacità dell'individuo di decifrare l'ambiente e partecipare alla vita della società in cui vive.
Statisticamente si tende a rilevare quell'insieme di abilità relative all'alfabetismo che può essere applicato in modo funzionale in attività tipiche della vita quotidiana, come per esempio leggere gli orari dell'autobus o usare un computer.
Anche in Italia l'analfabetismo è un problema: il 29% degli italiani non sarebbe in grado di padroneggiare la propria lingua mentre il 33% presenterebbe quello che viene chiamato "analfabetismo di ritorno", cioè sarebbe formato da soggetti che, dopo aver imparato a leggere e a scrivere, sono ridiventati analfabeti per scarsa o nulla dedizione alla lettura negli anni successivi a quelli della scuola.
E ancora: il 71% della popolazione si troverebbe a non possedere un sufficiente livello di comprensione di un testo di media difficoltà, sarebbe cioè sotto il livello minimo di capacità di lettura, mentre un 5%sarebbe del tutto incapace di capire lettere e cifre. Un altro 33% sarebbe, pur sapendo leggere, riuscirebbe a "decifrare" solo testi elementari, risultando esposto a forte rischio di regressione verso l'analfabetismo (fonte: Tullio De Mauro, linguista).
Nessun commento:
Posta un commento