Metà delle 6.000 lingue parlate attualmente nel mondo rischia di scomparire entro la fine del secolo se non si farà nulla per impedirlo. E tra queste il siciliano, il sardo e il napoletano e circa altre 30 lingue parlate in Italia. E' l'Unesco a lanciare l'allarme in vista della giornata dedicata alle lingue madri che si terrà il 21 febbraio prossimo.
"Con la scomparsa delle lingue non scritte e non documentate - avverte l'organizzazione internazionale sul sito http://www.unesco.org/culture/languages-atlas/ , un atlante navigabile delle lingue che verrà aggiornato settimanalmente - l'umanità perderebbe non solo una grande ricchezza culturale ma anche conoscenze ancestrali contenute, in particolare, nelle lingue indigene".
Secondo gli esperti "le lingue sono minacciate in particolare da forze esterne quali il dominio militare, economico, religioso, culturale e da forze interne quali l'atteggiamento negativo di una popolazione nei confronti della propria lingua".
Non solo. Oggi le migrazioni in crescita e la rapida urbanizzazione 'viaggiano' con la perdita dei tradizionali modi di vivere e con una forte pressione a favore dell'utilizzo di una lingua dominante, che è necessaria (magari per ragioni economiche) o percepita come tale. Ecco perchè secondo l'Unesco "è fondamentale che tutte le comunità linguistiche si attivino per preservare e diffondere il proprio retroterra linguistico. Non si tratta, infatti, di un processo nè inevitabile nè irreversibile: politiche linguistiche ben pianificate e via via implementate possono dare man forte a quanto già stanno facendo le comunità per mantenere e rivitalizzare le proprie lingue madri trasmettendole alle giovani generazioni".
L'obiettivo specifico del programma Unesco a tutela delle lingue in pericolo è quello di sostenere le comunità, gli esperti, i governi attraverso la produzione e la diffusione di materiale didattico di promozione e valutazione sulle tendenze linguistiche in atto. Guardando solo alle lingue parlate in Italia quelle attualmente a rischio sono oltre 30: sardo campidanés, cimbriano, corso, emiliano, faetar, francoprovenzal, friulano, galo-siciliano, sardo galurés, gardiol, griko calabrés, griko salentino, ladino, ligur, sardo, logudorés, lombardo, mócheno, croata molise, piamontés, resiano, romaní, sasarés, siciliano, napolitano-calabrés, töitschu, veneciano, yiddish, alemánico, alguerés, provenzal alpino, arberés, bavaro.
Guardando a ritroso è impossibile fare il conto delle lingue già scomparse nella storia dell'umanità. Alcuni linguisti hanno calcolato in 75 il numero delle lingue estinte in Europa e in Asia Minore. Negli Stati Uniti, invece, sono 115 lingue sono scomparse negli ultimi cinque secoli su 280 utilizzate all'epoca di Cristoforo Colombo.
fonte: AdnKronos
"Con la scomparsa delle lingue non scritte e non documentate - avverte l'organizzazione internazionale sul sito http://www.unesco.org/culture/languages-atlas/ , un atlante navigabile delle lingue che verrà aggiornato settimanalmente - l'umanità perderebbe non solo una grande ricchezza culturale ma anche conoscenze ancestrali contenute, in particolare, nelle lingue indigene".
Secondo gli esperti "le lingue sono minacciate in particolare da forze esterne quali il dominio militare, economico, religioso, culturale e da forze interne quali l'atteggiamento negativo di una popolazione nei confronti della propria lingua".
Non solo. Oggi le migrazioni in crescita e la rapida urbanizzazione 'viaggiano' con la perdita dei tradizionali modi di vivere e con una forte pressione a favore dell'utilizzo di una lingua dominante, che è necessaria (magari per ragioni economiche) o percepita come tale. Ecco perchè secondo l'Unesco "è fondamentale che tutte le comunità linguistiche si attivino per preservare e diffondere il proprio retroterra linguistico. Non si tratta, infatti, di un processo nè inevitabile nè irreversibile: politiche linguistiche ben pianificate e via via implementate possono dare man forte a quanto già stanno facendo le comunità per mantenere e rivitalizzare le proprie lingue madri trasmettendole alle giovani generazioni".
L'obiettivo specifico del programma Unesco a tutela delle lingue in pericolo è quello di sostenere le comunità, gli esperti, i governi attraverso la produzione e la diffusione di materiale didattico di promozione e valutazione sulle tendenze linguistiche in atto. Guardando solo alle lingue parlate in Italia quelle attualmente a rischio sono oltre 30: sardo campidanés, cimbriano, corso, emiliano, faetar, francoprovenzal, friulano, galo-siciliano, sardo galurés, gardiol, griko calabrés, griko salentino, ladino, ligur, sardo, logudorés, lombardo, mócheno, croata molise, piamontés, resiano, romaní, sasarés, siciliano, napolitano-calabrés, töitschu, veneciano, yiddish, alemánico, alguerés, provenzal alpino, arberés, bavaro.
Guardando a ritroso è impossibile fare il conto delle lingue già scomparse nella storia dell'umanità. Alcuni linguisti hanno calcolato in 75 il numero delle lingue estinte in Europa e in Asia Minore. Negli Stati Uniti, invece, sono 115 lingue sono scomparse negli ultimi cinque secoli su 280 utilizzate all'epoca di Cristoforo Colombo.
fonte: AdnKronos
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