lunedì 27 febbraio 2012

La mia recensione a "Il legno storto" di E. Gasperi


E' dedicato ai settemila bambini torturati e giustiziati dall'Inquisizione in tutta Europa “Il legno storto”, l'ultima fatica editoriale di Enrico Gasperi, manager finanziario trentino con la passione per la penna e la musica, pubblicata in novembre con Curcu&Genovese nella collana “narrativa” (454 pagine, € 18).
Un romanzo ponderoso, senza illustrazioni, che va ad aggiungersi alle tante voci di condanna di quel tremendo braccio operativo della Chiesa che, nel Medioevo, toccò anche le genti del Trentino. Pragmatismo e razionalità, stregoneria ed ingiustizia, pozioni miracolose ed erbe con strani poteri, magia e illusione, il singolare incantesimo del legno storto, un mistero conservato nel remoto monastero della Madonna di Campiglio, e poi donne che credono di fare, di sapere, di vedere, amore e morte, sogni e viaggi in mondi sconosciuti, un monaco dagli occhi di ghiaccio e uno dalla coscienza in tempesta, una fortunata monetina: sono questi gli ingredienti di una storia nostrana, popolata di colpi di scena e coronata da un finale degno dei migliori gialli del panorama editoriale internazionale.

Nel romanzo, ambientato nel 1517 dentro e fuori la Val Rendena, più trame si intrecciano in un avvicendarsi continuo, ininterrotto e pieno di suspance: si passa dalla brutalità laica degli sgherri alla perfidia clericale degli inquisitori, dalla semplicità del mondo contadino, sempre uguale a se stesso, con le occupazioni ritmate dalla necessità della vita e dalle stagioni, all'attività frenetica del porto e dei mercanti di Venezia. Vi si respira l'aria frizzante dell'alta montagna della Val Rendena insieme al tanfo delle carceri negli interrati del maniero di Stenico; si gode la gioia di un'alba luminosa e si patiscono le tenebre di notti portatrici di malanni; si ascolta il soffiare del vento che accompagna il lettore durante tutta la storia come un trait d' union tra gli episodi e che dà voce ad umori e sentimenti dei protagonisti.

Un ruolo importante è dato dal paesaggio, palcoscenico delle vicende e della vita dei personaggi entro il quale Gasperi li fa muovere. Vi si racconta la miseria, la grandezza e le debolezze dell'essere umano: poveri e ricchi, uomini e donne, laici e religiosi, militari e preti, contadini e artigiani, mercanti e navigatori, bianchi e neri, cattolici e musulmani. Molti i temi affrontati: dall'integrazione razziale, alla parità tra i sessi e l'omosessualità, dall'amore alla bestialità creata dalla paura, dalla cattiveria all'invidia.
In capo a ciascuno dei 13 capitoli una frase illuminante: sono parole di anonimi o di autori classici e moderni, verbali di processi, aforismi, massime, pensieri, intuizioni, proverbi tradizionali, considerazioni, annotazioni, insegnamenti, deduzioni. Ed interrogativi.

Molta attenzione è data alla storia e alla sua veridicità. Anche se il romanzo ha una trama fantastica, capitoli di cruda realtà e di triste storia si intrecciano tra le pagine con abile fluidità: per quanto riguarda i processi inquisitori quasi nulla è stato purtroppo inventato. Anzi, gran parte del materiale si rifà ad atti di processi tenutisi in Trentino Alto Adige durante Medioevo e Rinascimento: dal procedimento di tortura, agghiacciante, contro l'undicenne Katharina Schmidlin di Lucerna, a episodi tratti da altri processi noti, come quelli contro Giovanna d’Arco, Giordano Bruno, Galileo, e ad alcuni passaggi che hanno visto protagonisti il lugubre gesuita Martin Del Rio e i tristemente conosciuti frati domenicani Nicolas Eymerich e Tomàs de Torquemada. Personaggi che, a differenza dei settemila bambini cui il libro è dedicato, la Storia non ha mai dimenticato.

fonte: Paola Malcotti (me) - L'Adige di oggi, lunedì 27 febbraio 2012

4 commenti:

  1. Un altro romanzo che metterò nella mia lista dei desideri :) storico, giallo, italiano, c'è tutto! grazie!

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  2. di nulla... a me è piaciuto moltissimo! Gli ingredienti del genere "giallo storico" ci sono tutti... E per di più è scritto molto bene, con un linguaggio semplice e scorrevole. Non è un "mattone" come (per me era stato così) "Mondo senza fine" di Follett...
    Il fatto che sia scritto da un autore (ancora) sconosciuto lo rende ancora più interessante!

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  3. ho letto questo libro con riluttanza e sospetto. Non certo per l'autore, che anzi scrive benino, quanto per il tema trattato. Non riesco a leggere serenamente quando le immagini che si proiettano nella mia mente, mi spaventano e mi inorridiscono. Sò bene che le circostanze citate sono realmente accadute, ma non credo che i 7 mila bambini a cui è dedicato abbiano bisogno di rivivere nelle pagine agghiaccianti di un romanzo la crudeltà umana.

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  4. ... beh, questa (anche se romanzata) è Storia... quindi non vedo cosa ci sia di male nello scrivere o leggere qualcosa che fa parte del nostro passato. Anzi. Così come accade coi libri che riportano le vicende della Shoah, sono convinta che sia importante mantenere viva la memoria di ciò che è successo. L'autore ha scritto un romanzo basandosi su fatti reali, e lo ha scritto davvero in modo egregio. La tecnica narrativa che ha usato rivela le sue conoscenze in tema di scrittura creativa, acquisite presso la Scuola Holden di Baricco. Non posso che parlare bene di questo autore e del suo libro...

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