lunedì 20 febbraio 2012

Cimitero della non città, cimitero della non vita...


... noi stiamo facendo da cavie.... ma quello che è successo a noi, quello che sta accadendo a noi e sicuramente quello che accadrà a noi, potrebbe accadere a "li popoli tutti de la terra italica".
Spesso mi chiedo cosa ci faccio qui. "Dobbiamo ricostruire la nostra città" sento dire, "Abbiamo un dovere morale nei confronti dei nostri figli e dei loro figli" echeggia nell'aria. Si, ne ero convinto, credevo.

Sono passati circa 1000 giorni. I riflettori spenti, il G8 finito, le promesse rimaste tali. Sulle macerie tra un pò sbocceranno ancora i fiori di campo e le erbacce infestanti, per la terza volta. I puntellamenti cedono, le travi in legno provvisorie marciscono, i ferri arruginiscono. Zona rossa, militarizzata, pericolosa e pericolante. Qualche rarissima attività in centro storico, nelle due strade aperte e puntellate, che con estremo coraggio e compartecipazione alla rinascita avevano creduto, stanno chiudendo. "Svendita per chiusura", cartello visto sabato sera in una rara passeggiata per le due vie riaperte. Passeggiate a testa bassa per non vedere, per ricordare la vita. Neanche i suoni giungono alle orecchie.

Cimitero della non città, cimitero della non vita.
La mia città, piccola, montanara, provinciale. La mia città che viveva di centro storico, 170 ettari dentro le mura antiche. Tra le prime 20 città d'arte d'Italia, colta, ricca di storia, di monumenti, vivibile. Ricca di musica, di università, di studenti. Dov'è la mia città? Quando la riavrò? La mia città dove, con due passi in centro, incontravi persone, parlavi, un saluto ed un caffè, vetrine di negozi. Mi manca la mia città. Mi manca la mia identità. E, lavorando nel settore, sono consapevole che mai la riavrò.

E l'impegno morale nel ricostruirla? Dai... per cortesia. Nulla posso se a monte non c'è una volontà politica. Ma chi freghiamo? "Aquilani irriconoscenti" ci hanno tirato addosso. "Ma cosa vogliono dopo che la città è stata ricostruita" ci gridano alle spalle, a chilometri di distanza, senza essere presenti, senza respirare la non città. Ma quanto vi hanno preso per il culo a voi abitanti del territorio italico? Ma quante cazzate vi hanno raccontato? E quante ne continuano a reccontare? Ma a noi non possono farlo. No... io son qui... vedo, anzi, non vedo... respiro la morte...
E allora fanculo L'Aquila.

Spesso penso di fuggire. Non sono vigliacco. Ci vuole coraggio nel mollare tutto e iniziare ancora una volta tutto dall'inizio. Mio figlio? E che ha fatto mio figlio per meritare tutto questo? Per lui questa è la normalità. Ho il dovere morale, ecco si, verso lui ho il dovere morale, di insegnargli la vita in una città dove la vita non esiste.

Nel 1703 i Borboni nominarono un procuratore di loro fiducia presente a L'Aquila, che pensò alla ricostruzione. Gli aquilani contribuirono, non furono deportati nei nuovi quartieri dormitorio e lasciati lì a morire. Ecco, la città è stata rifatta. Si, i rioni senza identità, senza servizi, senza un negozietto del cazzo per comperare un pò di pane. Lo si vede negli sguardi della gente, nelle loro teste basse, nelle nostre teste basse. In silenzio, senza far rumore, offesi nella nostra dignità, nel nostro amor proprio. Presi a manganellate a Roma solo perchè volevamo ricordare che esistiamo anche noi. Fanculo l'Italia, fanculo L'Aquila, fanculo la Costituzione e i governi, fanculo le promesse.

Mi merito di più... merito di tornare a vivere una città.

Potevamo fare. Potevamo essere un laboratorio, un grande laboratorio per le costruzioni e ricostruzioni antisimiche. Potevamo essere un esempio di città ricostruita secondo moderni canoni energetici, antisismici, architettonici, salvando la nostra storia ma realizzando la vera città a misura d'uomo. Abbiamo perso anche questa opportunità. Potevamo essere un esempio per tutti ma ci hanno privato della possibilità di esserlo.

La crisi? Ma cavolo... sono tre anni che qui siamo in crisi! Lavoro perso, consumo di alcol impressionante, depressione, psicofarmaci che ormai li vendono come aspirine. Un tunnel non arredato, dal quale non si vede una luce, lontana, che ne indichi la via d'uscita.
Venghino signori venghino. Tour dell'horror e in omaggio una piccola porzione di macerie da sisma in teca di vetro. Anzi no, teca di metacrilato trasparente. Turisti che posano dinanzi alle macerie per foto ricordo. Ma vai a posare dinanzi alle macerie di casa tua. La via dei morti... che emozione passare nella via che ha contato più morti, in pantaloncini corti e canotta. Ma cazzo, un po' di rispetto!!!

Però forse potrebbe essere un modo per far conoscere la nostra realtà... consoliamoci così. Subiamo anche questo, sopportiamolo... Ora è il terremoto e questa scossa non dura i 45 secondi (si, 45, hanno mentito pure sulla durata della scossa) e non è di 5,8 gradi, corretti in 6,2 in secondo tempo. Ha avuto un picco prossimo all'ottavo grado. Non lo dico io, lo raccontano i grafici. Anche su questo hanno mentito. Ma poco importa. Il vero terremoto è adesso.

di Q.V., abitante di una non città

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