venerdì 16 marzo 2012

Sii profondamente superficiale...


Ora che per una volta e fuggevolmente sono entrato nella classifica dei più venduti, posso dire liberamente che la maggior parte dei libri in classifica sono illeggibili, e dunque do ragione a Citati che sul «Corriere» lo ha detto senza curarsi delle conseguenze. Ma sono i cattivi scrittori, secondo Citati, che vanno in classifica, o sono i lettori che ce li mandano?
Oggi per un lettore non è tanto facile distinguere la buona letteratura da quella cattiva. Se una volta si poteva dire a cuor leggero: «Non è bello quel che è bello, è bello quel che piace», oggi possiamo dire con sicurezza: «Non è bello quel che è bello, è brutto quel che piace». Oggi ci sono scuole di scrittura che insegnano come si «scrive bene», come si fa un racconto o un romanzo, e come tutti, con un po' di applicazione possono imparare «come si fa». Vuoi un giallo, un poliziesco, un fantascientifico, un romanzesco, uno storico, un fantastico? La ricetta è pronta, si tratta solo di confezionare bene gli ingredienti necessari.

È qui che viene opportuna la non facile distinzione tra la buona letteratura e la cattiva-buona letteratura, che rassomiglia alla prima come l'ottone rassomiglia all'oro...

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