domenica 25 marzo 2012

I classici sono Originals...

Controtendenza. Tutti si stanno buttando su ebook e dintorni, loro «tornano indietro». In senso letterale. Perchè la Mattioli 1885 non solo va a ripescare grandi libri, i romanzi che hanno segnato il secolo scorso, ma li ripresenta nella veste con la quale sono comparsi in libreria per la prima volta.

Si chiamano «Originals» e oltre ad essere, per bibliofili, un tesoretto, illustrano come meglio non si potrebbe il profilo bifronte della editrice di Paolo Cioni, made in Fidenza: medicina e scienza come radici, da oltre un secolo, tuttora produttive (pressochè unico campo in cui l’editrice si serve del digitale),viaggi-itinerari nella storia (grandi eventi, grandi personaggi, in preparazione un percorso verdiano, i suoi luoghi, la sua vita) ma soprattutto la narrativa, come passione (imminente in Frontiere la terza raccolta di racconti André Dubus, l’americano padre di tutte le short stories).

La trovata «original» della nuova collana e il piacere offerto ai lettori sta lì, in bella vista, nella copertina. E la prima uscita è davvero d’affezione: Il giorno della locusta, Nathaniel West al suo massimo, quel Tod Hackett tra bassezze e fantasmi hollywoodiani, trasparente metafora dell’America, nell’edizione 1939 della Random House. E non è poi vero che l’appeal venga tutto dalla grafica: tuttora degna di attenzione la scrittura rapsodica per la quale West è una specie di protettore del fumetto (non per caso il traduttore della Locusta, da Einaudi, è Fruttero; qui Nicola Manuppelli).

Altrettanto si potrà constatare con le prossime uscite (4 quest’anno, 4 nel 2013), tra l’Huckleberry Finn di Twain, La signora Dalloway della Woolf, Cuore di tenebra di Conrad, Il richiamo della foresta di Jack London. «E’ un un regalo fatto prima di tutto a me stesso - spiega Cioni che, ricordiamolo, è anche l’autore di Ovunque al mio fianco, romanzo di felice esordio qualche anno fa -. Per me il libro è importante come testo e contenuto ma anche come oggetto». Climax che l’editore raggiungerà con The Great Gatsby e quella copertina che fece innamorare Fitzgerald medesimo al punto da considerare «quello che è descritto nel mio libro è soltanto la didascalia del disegno». Per fortuna sbagliava.

fonte: Mirella Appiotti, Tuttolibri de La Stampa di sabato 24 marzo 2012

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