Potenza del passaparola. Già premio Pulitzer 2011, il romanzo di Jennifer Egan - "Il tempo è un bastardo" - ritrova un meritatissimo successo in libreria anche a 2012 inoltrato.
«La mia vita adulta sta cominciando in questo istante, stasera» dice trionfalmente, nel flashback che lo mostra ragazzo, uno degli eroi della storia.
Poi, nel giro di pochi anni, gli hippy sarebbero invecchiati, la casa abitata come una tappa verso mete migliori si sarebbe serrata come una trappola, il neonato accarezzato con il naso sarebbe divenuto un estraneo. E sarebbero scomparsi il vinile, il locale dei gruppi di San Francisco, ogni traccia di rumore reale da suoni riprodotti simulando un effetto analogico sul digitale.
Per Bennie Salazar, magnate dell’industria discografica, bastardo è il tempo che falsifica e disperde la sua cerchia di conoscenze, il suo bagaglio di esperienze, il suo repertorio di ricordi e di brani. E bastardo è il tempo, perché falsifica e disperde anche l’identità di chi tutto ciò ricorda.
Per Bennie Salazar, magnate dell’industria discografica, bastardo è il tempo che falsifica e disperde la sua cerchia di conoscenze, il suo bagaglio di esperienze, il suo repertorio di ricordi e di brani. E bastardo è il tempo, perché falsifica e disperde anche l’identità di chi tutto ciò ricorda.
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