La quarta di copertina:
"È una querula bibliotecaria di provincia la donna che parla dalla prima all'ultima riga di questo incantevole monologo. Il suo interlocutore è un ragazzo che usa il seminterrato della biblioteca come bivacco notturno. A lui la custode si rivolge mischiando vita privata, libri, invettive. E la confessione di un tenero rapimento verso uno studente di cui però contempla solo la nuca. La sua voce ci arriva sommessa, un po' nevrotica, la voce di una donna ferita da un amore andato male, chiusa in un riserbo che solo i suoi amati romanzi riescono a scheggiare. Li ama, li classifica, li commenta convinta che solo l'ordine monastico della biblioteca è medicina per il caos dei sentimenti e degli uomini tutti. E poi d'un tratto la sua voce si accende e dalla donna autoreclusa nel sottosuolo esce una pasionaria della letteratura, una tenace sentinella del silenzio, che dalla sua misera trincea di provincia difende la vertigine della bellezza letteraria contro il chiassoso vociare della subcultura di massa..."
“La custode dei libri”, opera prima di Sophie Divry, è il racconto di una vita passata in mezzo alle nostre amate pagine, una bibliotecaria che si lancia in un monologo diretto ad un avventore che ha trascorso la notte nel seminterrato della biblioteca in cui la stessa lavora, curatrice della sezione geografia. Una sorta di bolla spaziale e temporale che vorrebbe diventare rifugio dai rumori e dai guasti del mondo, senza riuscirci: le pile di libri non sono un muro efficace e privo di spifferi vitali, e la biblioteca stessa diventa microcosmo, certamente ordinato (e che curiosità sulla storia della classificazione mettono alcune pagine!) ma non per questo totalmente scevro da ogni emozione.
Il monologo della protagonista diventa così occasione per lasciarsi andare ad una narrazione che accarezza due amori: quello per i “suoi” volumi, naturalmente, e quello per un frequentatore abituale della biblioteca, il giovane Martin, assolutamente ignaro di questa passione e dei piccoli gesti di attenzione e compiacimento che gli vengono rivolti. Ne conseguono riflessioni, anche amare, sulla solitudine, accompagnate da una serie di frasi che restano scolpite nella memoria:
Un divertissement letterario di rapidissima lettura che ha il pregio di costringerti a cercare la matita nel portapenne, e a vergare (con leggerezza, non sia mai) punti esclamativi sulle pagine per sottolineare passaggi che sembrano e saranno preziosi...
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