Gli originali, nel caso delle due autrici, non erano granché: da Quel che nasconde il tuo nome , e passi anche se è tanto spagnolo come la Sánchez, a Il linguaggio dei fiori, che fa pensare a un manuale di bon ton. A volte basta un aggettivo, in questo caso «segreto», e cambia tutto. Ma serve anche «una bella storia raccontata bene», dice la giovane editor abbandonandosi un poco nell’afa di una giornata milanese. Luglio è un mese di grande lavoro, negli uffici delle case editrici. Già si corre verso l’autunno, e per una volta senza sapere che cosa ci aspetta dopo il ritorno dalle vacanze - beninteso per chi le fa. La situazione è quella che è: calo di vendite, librerie indipendenti in difficoltà, grandi catene in grave affanno, necessità di cambiare, di inventarsi qualcosa per attraversare la grande crisi.
La domanda è rituale: se già non è chiaro l’orizzonte fra tre mesi, che cosa si può pensare di questo mondo fra dieci anni, quando la generazione della Migliavada avrà tutte le leve del comando? «Che dire? Spero che l’editoria ci sia ancora - scherza annunciando che in caso contrario dovrebbe attivare, personalmente, qualche piano B -, e soprattutto che ci siano i librai». Lo spera, e lo crede. «Gli editori devono restare uniti. Le novità tecnologiche non sono una minaccia, e gli e-book sono un modo per ampliare l’area della lettura, anche se in Italia la loro crescita sarà più lenta che altrove»...
«Sembra che in Italia si voglia spendere poco e si cerchi tuttavia il volume rilegato, che evidentemente non ha perso nulla del suo fascino. Il vero problema è se la gente legge meno. Però se tutti si mettono a fare libri a metà prezzo, non andiamo da nessuna parte. È vero, i lettori sono molto arrabbiati per la legge Levi, che fissa il massimo sconto: ma in Inghilterra, con lo sconto libero, è finita l’indipendenza. La qualità costa, non c’è niente da fare». La corsa ai prezzi bassi, in fondo una risposta indiretta alla legge Levi, può diventare, dice, «una minaccia». «L’ultima volta che in America si parlava del calo generale del mercato, qualcuno ha osservato come la minaccia di Amazon è per gli editori Usa quel che i libri low-cost sono per noi». Lei però non ne ha ancora risentito. Anzi ha rilanciato, sdoganando un genere, e ha invaso le classifiche con le sue autrici.
«Il termine rosa-chic non mi piace. E soprattutto dà fastidio a un determinato tipo di lettrice. Parlerei piuttosto di letteratura rivolta prevalentemente a un pubblico femminile moderno; rosa è un termine che mi suona vecchio». E parrebbe sia stato sostituito, come fenomeno, dal pornorosa...
fonte Mario Baudino & read more @ La Stampa.it
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