giovedì 31 maggio 2012

Da maestra del sesso a maestra di scrittura

Nel 2001, il suo romanzo d’esordio diventò subito un «caso», e poco importa se più per meriti scandalistici che letterari. Una signora bene della Parigi artistica, fino ad allora nota solo nei salotti più «intellos» e chic, diventò di botto una specie di icona della trasgressione sessuale (oltre che un ottimo affare editoriale). Sono passati più di dieci anni dalla pubblicazione de La vie sexuelle de Catherine M. e adesso quella Catherine, che di cognome intero fa Millet, passa dal sulfureo scaffale degli autori scandalosi a quello dei più rispettati maîtres-à-penser: ha inaugurato ieri le Assise internazionali del romanzo di Lione, festeggiata da Le Monde con un’intervistona di una pagina. Tema: «La scrittura, luogo di verità».

Un possibile svolgimento, madame Millet l’aveva già esposto nella sua opera prima, cronaca senza pudori e senza imbarazzi, ma anche stranamente senza palpiti, di una vita sessuale che è poco definire disinibita. Nel libro, secondo L’Express , Millet descrive «con una precisione da entomologa l’uso che ha fatto del suo corpo dall’età di diciotto anni». Passando per ogni possibile combinazione o variazione, peraltro senza ritenersi «né una collezionista né una seduttrice». E senza nemmeno perdere tempo: «Ho fatto sesso di gruppo per la prima volta nelle settimane seguenti la perdita della verginità». Dsk, al confronto, sembra un trappista.

Insomma, decretò Edmund White, si tratta del «libro più esplicito mai scritto da una donna a proposito di sesso». In un Paese che si vuole disinibito ma che adora scandalizzarsi, e che parla di sesso con più disinvoltura di quanto ne faccia, il successo non poteva che essere trionfale. A un mese dall’uscita, il romanzo aveva già venduto 100 mila copie. A tutt’oggi, sono due milioni e mezzo in 33 lingue. Con le prevedibili censure e proteste e polemiche che, come al solito, fecero da carburante per il successo. L’edizione economica si vendette come il pane anche nei supermercati, tranne che negli Auchan della cattolicissima famiglia Mulliez, dove «per ragioni etiche» fu tolta dagli scaffali...

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