Racconta Amal Naj che nel suo giardino del Bengala, quando era bambino, c’era una pianta di peperoncini tra i cui rami si nascondeva un cobra. Per molti anni pensò che il temibile veleno del serpente fosse reso letale dalla polvere del frutto piccante che lui, caso raro per un indiano, tanto odiava.
Cresciuto, si trasferì in Irlanda, dove in cucina non si utilizzavano le spezie,cosi che i piatti gli sembravano sempre insipidi. Fu allora che scoprì, prima scetticamente, poi sempre più entusiasta, le virtù e i poteri del peperoncino con il quale imparò ad arricchire le pietanze.
Ha inizio allora il lungo viaggio intorno al mondo nel quale l’autore trascina il lettore, alla ricerca delle origini e degli usi del frutto infuocato: in Texas e nel Nuovo Messico, dove i peperoncini vengono raffinati e confezionati dalle industrie alimentari; in Louisiana, patria del Tabasco; a Los Angeles, dove un eminente scienziato utilizza la capsicina nei preparati farmaceutici; nello Yucatan, dove crescono i peperoncini più arrabbiati del mondo e in Bolivia, culla del peperoncino primigenio, che diede vita a tutte le altre specie.
Esiste insomma, all’insaputa dei palati delicati, una vera e propria cultura del piccante, ricca di tradizioni e misteri, che risale a1l’alba della civiltà e che ha conquistato circa il 25% della popolazione mondiale, creando nei consumatori più accaniti una sorta di dipendenza.
Infatti, superata l’iniziale inibizione, chi ama il peperoncino non si limita a gustarlo: lo desidera, perché e 1’intensità delle sensazioni gustative provocate da questo frutto che da risalto a ogni esperienza culinaria.
Fra i peperoncino-dipendenti eccellenti, per citarne alcuni, scopriamo Zubin Metha, che ha sempre in tasca un paio di frutti secchi, Diego Rivera, che diceva di non essere in grado di distinguere un piatto di ciliegie da uno di peperoncini, Gregory Peck, che coltiva peperoncini nel suo giardino.
L’ebbrezza da piccante e all’origine dell’enorme giro di affari di grandi industrie alimentari (si pensi alla famosa salsa Tabasco), di dotte disquisizioni sull’intensità delle diverse specie di peperoncini, misurata addirittura da un’apposita scala, quella di Scoville, e di nuove teorie medico- scientifiche.
Dal primo viaggio di Colombo il peperoncino piccante ha fatto molta strada, ed è diventato elemento essenziale della cucina di tantissime regioni della Terra. Anche in Italia il «diavolo» rosso infiamma i palati: Laura Grimaldi gli dedica la sua appendice di ricordi, aneddoti e, perché no?, ricette esplosive.
Amal Naj è nato in India, ma si e trasferito giovanissimo a Belfast, in Irlanda, dove ha completato gli studi. Da dodici anni vive a New York, dove scrive per il Wall Street Journal. "Spiriti bollenti" è il suo libro pubblicato in Italia con Corbaccio (1994).
Cresciuto, si trasferì in Irlanda, dove in cucina non si utilizzavano le spezie,cosi che i piatti gli sembravano sempre insipidi. Fu allora che scoprì, prima scetticamente, poi sempre più entusiasta, le virtù e i poteri del peperoncino con il quale imparò ad arricchire le pietanze.
Ha inizio allora il lungo viaggio intorno al mondo nel quale l’autore trascina il lettore, alla ricerca delle origini e degli usi del frutto infuocato: in Texas e nel Nuovo Messico, dove i peperoncini vengono raffinati e confezionati dalle industrie alimentari; in Louisiana, patria del Tabasco; a Los Angeles, dove un eminente scienziato utilizza la capsicina nei preparati farmaceutici; nello Yucatan, dove crescono i peperoncini più arrabbiati del mondo e in Bolivia, culla del peperoncino primigenio, che diede vita a tutte le altre specie.
Esiste insomma, all’insaputa dei palati delicati, una vera e propria cultura del piccante, ricca di tradizioni e misteri, che risale a1l’alba della civiltà e che ha conquistato circa il 25% della popolazione mondiale, creando nei consumatori più accaniti una sorta di dipendenza.
Infatti, superata l’iniziale inibizione, chi ama il peperoncino non si limita a gustarlo: lo desidera, perché e 1’intensità delle sensazioni gustative provocate da questo frutto che da risalto a ogni esperienza culinaria.
Fra i peperoncino-dipendenti eccellenti, per citarne alcuni, scopriamo Zubin Metha, che ha sempre in tasca un paio di frutti secchi, Diego Rivera, che diceva di non essere in grado di distinguere un piatto di ciliegie da uno di peperoncini, Gregory Peck, che coltiva peperoncini nel suo giardino.
L’ebbrezza da piccante e all’origine dell’enorme giro di affari di grandi industrie alimentari (si pensi alla famosa salsa Tabasco), di dotte disquisizioni sull’intensità delle diverse specie di peperoncini, misurata addirittura da un’apposita scala, quella di Scoville, e di nuove teorie medico- scientifiche.
Dal primo viaggio di Colombo il peperoncino piccante ha fatto molta strada, ed è diventato elemento essenziale della cucina di tantissime regioni della Terra. Anche in Italia il «diavolo» rosso infiamma i palati: Laura Grimaldi gli dedica la sua appendice di ricordi, aneddoti e, perché no?, ricette esplosive.
Amal Naj è nato in India, ma si e trasferito giovanissimo a Belfast, in Irlanda, dove ha completato gli studi. Da dodici anni vive a New York, dove scrive per il Wall Street Journal. "Spiriti bollenti" è il suo libro pubblicato in Italia con Corbaccio (1994).
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