Che le parole e le immagini si possano fondere in magica sinergia è sempre una speranza, ma solo a volte l'alchimia si realizza davvero. Accade con "Bruno, il bambino che imparò a volare", un libro che è insieme un racconto visionario e un album di disegni, ma anche un oggetto artistico.
E' stata Nadia Terranova, studiosa di Bruno Schulz, ebreo, scrittore, disegnatore e traduttore polacco di Kafka, (definito per le similitudini di poetica e biografia con il celebre Franz "uno scrittore più kafkiano di Kafka") a raccontare la storia di Bruno bambino quasi settant'anni dopo la sua morte avvenuta per mano nazista nell'autunno del 1942. L'essere un bambino eccezionale, il convivere con la sua testa grossa, una dissonanza che, anche se era vista dai suoi coetanei con curiosità non sempre bonaria, si rivelò per lui un mezzo straordinario per trasformare la spiacevole diversità in un'intima ricchezza, secondo il suo detto: "Maturare verso l'infanzia. Questa soltanto sarebbe l'autentica maturità".
Schulz nacque nel cuore ebraico della cittadina di Drohobycz nella Galizia orientale (oggi ucraina, ieri austroungarica e poi polacca, sovietica e in seguito occupata dai nazisti) e morì in circostanze non chiare, ma certamente ucciso dopo aver subìto ogni tipo di umiliazione e persecuzione. Il libro di Bruno ne racconta l'infanzia e fa emergere il suo rapporto con il padre Jacob, bizzarro maestro di vita, e la sua straordinaria capacità di trasfigurare il disagio e lo sperdimento in energia vitale che gli permette di "volare". Fantasia e realtà si fondono nel testo, scritto con sapienza e abilità da Nadia Terreanova, e si completano con il tratto surreale dei disegni di Ofra Amit, permettendo al libro di essere usato anche come primo e stimolante approccio per far conoscere ai bambini una delle pagine più buie della storia dell'umanità, la strage di milioni di persone: ebrei, rom, sinti, omosessuali, malati di mente, trucidati nei campi nazisti...
read more at http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2012/01/17/news/bambino_bruno-28296985/
fonte: La Repubblica online
E' stata Nadia Terranova, studiosa di Bruno Schulz, ebreo, scrittore, disegnatore e traduttore polacco di Kafka, (definito per le similitudini di poetica e biografia con il celebre Franz "uno scrittore più kafkiano di Kafka") a raccontare la storia di Bruno bambino quasi settant'anni dopo la sua morte avvenuta per mano nazista nell'autunno del 1942. L'essere un bambino eccezionale, il convivere con la sua testa grossa, una dissonanza che, anche se era vista dai suoi coetanei con curiosità non sempre bonaria, si rivelò per lui un mezzo straordinario per trasformare la spiacevole diversità in un'intima ricchezza, secondo il suo detto: "Maturare verso l'infanzia. Questa soltanto sarebbe l'autentica maturità".
Schulz nacque nel cuore ebraico della cittadina di Drohobycz nella Galizia orientale (oggi ucraina, ieri austroungarica e poi polacca, sovietica e in seguito occupata dai nazisti) e morì in circostanze non chiare, ma certamente ucciso dopo aver subìto ogni tipo di umiliazione e persecuzione. Il libro di Bruno ne racconta l'infanzia e fa emergere il suo rapporto con il padre Jacob, bizzarro maestro di vita, e la sua straordinaria capacità di trasfigurare il disagio e lo sperdimento in energia vitale che gli permette di "volare". Fantasia e realtà si fondono nel testo, scritto con sapienza e abilità da Nadia Terreanova, e si completano con il tratto surreale dei disegni di Ofra Amit, permettendo al libro di essere usato anche come primo e stimolante approccio per far conoscere ai bambini una delle pagine più buie della storia dell'umanità, la strage di milioni di persone: ebrei, rom, sinti, omosessuali, malati di mente, trucidati nei campi nazisti...
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fonte: La Repubblica online
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