«Non cercate la realtà qui dentro. Non soffermatevi mai per troppo tempo sulle lettere in quanto tali, ma cercate di assorbire le sensazioni, i sapori che ogni parola racchiude in sé alle diverse ore del giorno. Non leggete questo libro, assaporatelo». Anticipa così Dominik Balažka i lettori che si avvicinano alla sua antologia di poesie “I canti del vino”. Tra le fonti d'ispirazione del giovane autore di origini slovacche, diciannove anni, nove dei quali vissuti a Malcesine, anche il lago: «“Il poeta è natura o la cercherà” disse Schiller - racconta Balazka - e ogni volta che torno da un viaggio e arrivo a Nago, sento come un sussulto: il lago mi tiene in vita, di questo sono certo».
Lettura, scrittura e musica occupano le giornate del neo-poeta, oltre alle lezioni al Floriani, dove Balazka frequenta l'ultimo anno di geometri. Ma perché un ragazzo scrive poesie? «Non credo di averlo scelto, ci sono nato dentro. Non c’è un motivo, lo faccio perché sento il bisogno di farlo. Quando a 14 anni ho cominciato a scrivere poesie ero semplicemente un imitatore: leggendo un libro cercavo sempre di focalizzare l’attenzione sulle ricorrenze stilistiche dell’autore, sulla scelta delle parole, sul loro accostamento nella frase. E cercavo di scrivere qualcosa di mio, seguendo queste osservazioni. Non è stato facile, all’inizio i risultati non c’erano, ma è stata una buona scuola. William Blake è il mio autore preferito, ma più che di preferenze parlerei di periodi. Con i miei ultimi lavori sento di avvicinarmi di più a personaggi come Artur Rimbaud. Questo forse perché i testi che sono raccolti nel mio libro (distribuito online da lafeltrinelli.it) risalgono a momenti molti diversi, alcuni sono stati scritti a 14-15 anni, ed avendo lui scritto solo dai 15 ai 20 anni, lo sento molto vicino».
Da cosa prendi ispirazione? «Ho cominciato a scrivere per amore - racconta il giovane poeta - ma ho presto capito che l’amore è reale almeno quanto lo è la poesia ed il giorno in cui smetterò di essere innamorato smetterò di fare poesia. La gente non ama più, dice di farlo, ma non lo fa. Ho imparato a trarre il massimo dai piaceri semplici, da un odore, da un sapore».
Dicevamo che sei appassionato di musica. «Mi piacciono i ritmi blues - confessa Balazka - e suono la chitarra, ma sono più bravo con la penna. La musica è importante, mi ha fatto conoscere molte persone senza le quali non sarei chi sono. Suonare mi rilassa moltissimo, credo anzi di aver amato prima il blues di qualunque altra cosa. Nel libro parlo di un incontro in particolare: nel 2007 ho conosciuto Mauro Ferrarese e da lì ha avuto origine più o meno tutto, è lui che mi ha presentato Hella Nods, proprietaria di “Santo Cielo”, locale a cui è stato dedicato il libro. Al giorno d'oggi non so se scrivere poesie abbia un senso: i poeti sono superati ormai. Quello che faccio è però importante. Forse non mi leggerà nessuno o lo faranno in pochi, non m’importa: so che devo continuare a scrivere. Ed è quello che farò».
fonte: Paola Malcotti - l'Adige di oggi, venerdì 13 gennaio 2012
Lettura, scrittura e musica occupano le giornate del neo-poeta, oltre alle lezioni al Floriani, dove Balazka frequenta l'ultimo anno di geometri. Ma perché un ragazzo scrive poesie? «Non credo di averlo scelto, ci sono nato dentro. Non c’è un motivo, lo faccio perché sento il bisogno di farlo. Quando a 14 anni ho cominciato a scrivere poesie ero semplicemente un imitatore: leggendo un libro cercavo sempre di focalizzare l’attenzione sulle ricorrenze stilistiche dell’autore, sulla scelta delle parole, sul loro accostamento nella frase. E cercavo di scrivere qualcosa di mio, seguendo queste osservazioni. Non è stato facile, all’inizio i risultati non c’erano, ma è stata una buona scuola. William Blake è il mio autore preferito, ma più che di preferenze parlerei di periodi. Con i miei ultimi lavori sento di avvicinarmi di più a personaggi come Artur Rimbaud. Questo forse perché i testi che sono raccolti nel mio libro (distribuito online da lafeltrinelli.it) risalgono a momenti molti diversi, alcuni sono stati scritti a 14-15 anni, ed avendo lui scritto solo dai 15 ai 20 anni, lo sento molto vicino».
Da cosa prendi ispirazione? «Ho cominciato a scrivere per amore - racconta il giovane poeta - ma ho presto capito che l’amore è reale almeno quanto lo è la poesia ed il giorno in cui smetterò di essere innamorato smetterò di fare poesia. La gente non ama più, dice di farlo, ma non lo fa. Ho imparato a trarre il massimo dai piaceri semplici, da un odore, da un sapore».
Dicevamo che sei appassionato di musica. «Mi piacciono i ritmi blues - confessa Balazka - e suono la chitarra, ma sono più bravo con la penna. La musica è importante, mi ha fatto conoscere molte persone senza le quali non sarei chi sono. Suonare mi rilassa moltissimo, credo anzi di aver amato prima il blues di qualunque altra cosa. Nel libro parlo di un incontro in particolare: nel 2007 ho conosciuto Mauro Ferrarese e da lì ha avuto origine più o meno tutto, è lui che mi ha presentato Hella Nods, proprietaria di “Santo Cielo”, locale a cui è stato dedicato il libro. Al giorno d'oggi non so se scrivere poesie abbia un senso: i poeti sono superati ormai. Quello che faccio è però importante. Forse non mi leggerà nessuno o lo faranno in pochi, non m’importa: so che devo continuare a scrivere. Ed è quello che farò».
fonte: Paola Malcotti - l'Adige di oggi, venerdì 13 gennaio 2012
Complimenti Dominik bella foto!
RispondiEliminaPer chiunque volesse sapere di più, oltre al gruppo facebook esiste anche un sito internet: www.icantidelvino.altervista.org
RispondiElimina