Ti leggo dolci versi d'un antico,
e le parole nate fra le vigne,
le tende, in riva ai fiumi delle terre
dell'est, come ora ricadono lugubri
e desolate in questa profondissima
notte di guerra, in cui nessuno corre
il cielo degli angeli di morte,
e s'ode il vento con rombo di crollo
se scuote le lamiere che qui in alto
dividono le logge, e la malinconia
sale dei cani che urlano dagli orti
ai colpi di moschetto delle ronde
per le vie deserte. Qualcuno vive.
Forse, qualcuno vive. Ma noi, qui,
chiusi in ascolto dell'antica voce,
cerchiamo un segno che superi la vita,
l'oscuro sortilegio della terra,
dove fra le tombe di macerie
l'erba maligna solleva il suo fiore.
Salvatore Quasimodo
e le parole nate fra le vigne,
le tende, in riva ai fiumi delle terre
dell'est, come ora ricadono lugubri
e desolate in questa profondissima
notte di guerra, in cui nessuno corre
il cielo degli angeli di morte,
e s'ode il vento con rombo di crollo
se scuote le lamiere che qui in alto
dividono le logge, e la malinconia
sale dei cani che urlano dagli orti
ai colpi di moschetto delle ronde
per le vie deserte. Qualcuno vive.
Forse, qualcuno vive. Ma noi, qui,
chiusi in ascolto dell'antica voce,
cerchiamo un segno che superi la vita,
l'oscuro sortilegio della terra,
dove fra le tombe di macerie
l'erba maligna solleva il suo fiore.
Salvatore Quasimodo
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