“È l’orecchio, non l’occhio, l’editor finale.”
Lo afferma Don Murray, docente premio Pulitzer di scrittura giornalistica, e ne è stato promotore pure Luis Sepùlveda che, nel suo Raccontare, resistere dedica attenzione all’editing fatto leggendo ad alta voce.
Nel mio piccolo, anche io sono sempre stata una fautrice della rilettura ad alta voce: ritengo sia l'unico modo per capire se un pezzo giornalistico, un racconto o un capitolo di romanzo sia scorrevole (e quindi piacevole a leggersi) o meno.
Ci sono infatti molte cose di cui l’orecchio riesce subito ad accorgersi:
◦ errori che sono sfuggiti all’occhio, per esempio le concordanze, di genere e di numero
◦ rigidità dello stile, mentre in alcuni casi è importante che non solo sia fluido ma assecondi i ritmi della lingua parlata, per esempio in tutta la comunicazione online
◦ ridondanze e ripetizioni: l’occhio tende a concentrarsi sul particolare, mentre l’orecchio privilegia l’andamento, l’insieme
◦ cose sgradevoli da sentire: parole superflue, gerghi, forma passiva, periodi troppo lunghi che lasciano senza fiato.
Insomma... tra le righe anche l'orecchio vuole la sua parte...
... dalla Divina Commedia ad Harry Potter, passando per Gutenberg, gli e-books, i social-media, la grammatica italiana e le recensioni, la poesia e i classici, la letteratura per i bambini di ieri, oggi e domani, la fotografia e l'arte, le nuove forme di comunicazione... e giù giù fino all'editoria, alle biblioteche, agli incipit, agli appuntamenti letterari, alle mostre, alle novità, agli esordienti. Per i quali - non lo nego - ho un debole...
sabato 7 gennaio 2012
Anche l'orecchio vuole la sua parte...
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