sabato 8 settembre 2012

Trenitalia vi augura buon viaggio: cronaca di un (mezzo) incubo

Trenitalia vi augura buon viaggio.
Sì, col cavolo! Buon viaggio, certo, se non teniamo conto dei (dis)servizi.
Un esempio? La mia (dis)avventura. Che sicuramente andrà ad ispessire le fila di coloro che già hanno avuto modo di lamentarsi con la società delle ferrovie statali.

Giorno deciso per il viaggio: oggi, sabato 8 settembre 2012.
Tragitto: Rovereto (TN) - Mantova. E ritorno (possibilmente ad un'ora decente, visto che i figli li ho affidati alla nonna).
Scopo: la sedicesima edizione del Festivaletteratura (notasi il "sedicesima"... evento quindi già collaudato e di grande successo) per piacere e per lavoro.

Il giorno prima, cioè ieri, ho dato un'occhiata agli orari, consultando il sito di Trenitalia. Ed ho scelto di partire con il Regionale veloce nr. 2253 delle 8.25. Se tutto fila liscio l'arrivo a Verona è previsto per le 9.17 e, se non ci sono ritardi, riuscirò a prendere la coincidenza per Mantova  - ossia il Regionale nr. 33507 - delle 9.30. Che arriverà in città alle 10.16.

Trenitalia vi augura buon viaggio.
La prima tratta fila liscia come l'olio. Il treno è in perfetto orario, la puntualità (strano ma vero nel Bel Paese) spacca il minuto. E, sorpresa, faccio la conoscenza di altri viaggiatori diretti al Festivaletteratura. Perfetto: sono appena partita e già in buona compagnia!
Come da programma, arrivo a Verona alle 9.17. Solo meno di un quarto d'ora mi separa dal Regionale per Mantova. Scendo dal treno assieme ai miei compagni di viaggio, lascio il binario e cerco il monitor per vedere a quale altro binario dovrò recarmi.
Sorpresa! Là, proprio là, dove sarebbe dovuto comparire un numero, appare una sillaba misteriosa: "BU".

Trenitalia vi augura buon viaggio.
Aggrotto la fronte e, assieme ai miei compagni di viaggio, mi chiedo che diavolo voglia dire. Qualcuno esclama con neutralità "Bus! Significa che la tratta in treno è stata sostituita con una tratta in pullman".
"Vabbè, adeguiamoci, mi dico". Guardo l'orologio: se il bus parte alle 9.30, ossia allo stesso orario del Regionale nr. 33507, ho pochi minuti a disposizione. Devo sbrigarmi.
In compagnia degli altri viaggiatori (finora una cinquantina) si parte alla ricerca di qualcuno cui chiedere dove possiamo trovare questo bus. Accalappiamo il primo che capita a tiro con indosso la divisa di Trenitalia. E chiediamo a lui. "I pullman partono da fuori la stazione..." ci risponde questo. Ma va??? E io che pensavo viaggiassero su rotaie pure quelli! Non serve dire - ovviamente - che la  cosa inizia a seccare.

Trenitalia vi augura buon viaggio.
Con sgomento, appena fuori la stazione di Verona, accanto al terminal della navetta che effettua la tratta da e per l'aeroporto di Villafranca, noto almeno un centinaio di altri viaggiatori. In attesa. Eh già, è tutta gente che - come me - deve prendere quel benedetto Regionale nr. 33507, che - come me - ha pagato il biglietto e che - come me - non è stata informata di questa soppressione. Perché è di questo che si tratta, così come veniamo a sapere da un secondo personaggio in divisa Trenitalia. Ma ahimè, anche lui è poco informato del problema. E soprattutto ignaro di dove e quando arriverà questo bus.

Trenitalia vi augura buon viaggio.
I minuti passano. Non accade nulla ed i miei compagni di viaggio iniziano a perdere la pazienza. Ogni 15 minuti arrivano e partono le navette per Villafranca, regolari. Di noi, viaggiatori diretti a Mantova quasi esclusivamente per il Festivaletteratura (ma c'è anche chi - per altri motivi - deve scendere ad una delle fermate intermedie, o proseguire verso Modena, o prendere una coincidenza per Cremona) nessuno si cura. Siamo abbandonati a noi stessi.
Guardo l'orologio: sono da poco passate le 10... a quest'ora sarei dovuta essere già in dirittura d'arrivo. E invece mi ritrovo, con altre 150 persone, ancora alla stazione di Verona in attesa di un pullman che non arriva.

Trenitalia vi augura buon viaggio.
Passano altri 10 minuti e... miracolo: arriva un bus. Che sia la volta buona? Può essere. Ma se è la volta buona, lo è solo per una cinquantina di persone. Mentre noi siamo il triplo!
Ne scende un autista che, per evitare l'assalto, pensa bene di chiudere le portiere. E a quanto pare lui ne sa meno di noi. Anzi, a guardare la sua espressione, di noi ne ha già piene le scatole.
Abbandona il pullman ed entra in stazione per chiedere - a chi di dovere - come e cosa fare.
Ancora una volta veniamo lasciati a noi stessi. Ed il nervosismo, ovviamente, inizia a trasformarsi in incazzatura (passatemi il termine) vera e propria. Inizia a volare qualche maledizione che, manco fossimo criminali, non sfugge a cinque (sì, cinque) poliziotti in servizio nei pressi di Porta Nuova. Gli uomini in divisa si fanno avanti, ascoltano le lamentele. Ma non possono far nulla se non dare ragione alle nostre proteste per l'evidente disservizio.

Trenitalia vi augura buon viaggio.
Alle 10.30 fa la sua ricomparsa l'autista del pullman e comunica che - Deo gratias - a breve arriverà un altro mezzo. Nel frattempo il suo può partire (con, ovvio, solo un terzo di noi). A differenza del treno però, che avrebbe dovuto fermarsi in alcune stazioni intermedie, il suo pullman andrà dritto dritto a Mantova via autostrada. Tempo stimato per il viaggio: mezz'ora buona. Solo 52 intrepidi - sgomitando - si fiondano sul bus. Ma che ragione c'è d'accalcarsi quando, stando alle parole dell'autista, a breve dovrebbe arrivare un collega? Sono le 10.45 ed a quest'ora avrei già dovuto essere al Teatro Ariston, pronta a seguire "Comunicare la scienza", un incontro promosso dall'Ordine dei giornalisti e tenuto da Giovanni Bignami e Marco Cattaneo. Ci tenevo davvero tanto... E invece... E invece sono ancora alla stazione di Porta Nuova in attesa di un bus che, per quanto promesso, sembra non arrivare.

Trenitalia vi augura buoon viaggio.
A raccogliere le lamentele di quei viaggiatori rimasti appiedati come me, sempre i cinque poliziotti. Cui si aggiunge - ri-Deo gratias - un addetto-di-non-si-sa-bene-quale-ufficio che, con tanti giri di parole, spiega la faccenda della soppressione. Pare sia diventata ormai una routine, soprattutto su questa tratta regionale, dove le interruzioni del servizio sembrano arrivare incomprensibilmente ed improvvisamente.
E, ovviamente, cascano le braccia quando alla domanda "ma stasera, per il ritorno, troveremo un bus o un treno?" ci viene risposto candidamente: "Non ne ho idea. Io stacco alle 12!"
Perfetto: appiedati, abbandonati e noi stessi ed ignari del nostro prossimo futuro. Ossia se Trenitalia ci farà tornare a casa.

Trenitalia vi augura buon viaggio.
Ore 11: nulla di nuovo sul fronte. Ormai i poliziotti sono diventati nostri amici e anche loro confermano che, nell'ultima settimana, il problema si è già presentato più volte. E pensare che loro non dovrebbero neppure essere qui. Mantenere l'ordine a causa dei continui disservizi dell'azienda ferroviaria italiana non rientra nelle loro competenze. Eh già, perché se tutto funzionasse come dovrebbe funzionare, non ci sarebbero continuamente viaggiatori infuriati da tenere sott'occhio.
Ore 11.15: molti di noi hanno abbandonato l'idea di andare al Festivaletteratura. Siamo rimasti in una quarantina. "Comunicare la scienza" sta iniziando adesso, e invece io sono ancora qua.

Trenitalia vi augura buon viaggio.
Ho deciso: lascio il gruppo ed accetto il passaggio di una viaggiatrice mantovana, che ha chiamato il padre e si è fatta venire a prendere a Porta Nuova. Parto, ma non prima di chiedere il rimborso: 2 euro e 25. Sono on the road (anziché on the Ariston's chair, dove dovrei essere a quest'ora!) e, a ben guardare, se avessi fatto il viaggio in auto, avrei impiegato forse un terzo del tempo.

Vabbè, Festivaletteratura, sto arrivando! (il mio, comunque, non è stato un buon viaggio, cara Trenitalia...)

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