In
cima c'è nonna Gemma. Poi gatto Diego. Quindi viene Alice, la quasi
amica, e la super compagna Cleo. Sonia e Lucio, ovvero mamma e papà,
sono finiti agli ultimi posti da quando si sono separati. Nella vita
di Mirta, undici anni, c'è sempre una graduatoria. Come quella che
spedisce la mamma a fare la supplente in una scuola sperduta fra i
monti. Nuovi prof, nuovi compagni. Come saranno? Più severi? Più
simpatici? E lei, Mirta, riuscirà finalmente a salire “La
graduatoria della felicità”?
E' quasi una lista, affidata alle pagine di un diario, la vita della
protagonista del primo lavoro pubblicato da Marcella Blasiol per la
collana Einaudi Ragazzi. Laureata in Lettere e giurisprudenza - oltre
a essere moglie e mamma, ed insegnante d'italiano nella scuola
primaria dell'Istituto comprensivo di Cles - l'autrice trentina si
occupa da qualche anno di educazione linguistica e di scrittura.
Dopo aver dato alle stampe racconti in antologie di autori vari e
conseguito alcuni premi, generalmente per racconti brevi, ora la
maestra di Tuenno corona la soddisfazione della pubblicazione del suo
primo libro. E non con una casa editrice qualunque, ma con la
Einaudi. «Ho
inviato il dattiloscritto - racconta Blasiol - e due mesi dopo sono
stata contattata dalla redazione. È un libro “dai 10 anni”,
arricchito con le illustrazioni di Sara Not, ma penso possa leggerlo
anche una persona adulta».
Perché un libro per ragazzi? «Prediligo
la scrittura per ragazzi - continua l'insegnante-scrittrice -. Anzi,
le mie esercitazioni nella scrittura sono state soprattutto racconti
per bambini. Mi piace l’ambientazione e la narrazione fantastica.
Anche la mia tesi di laurea sulla fiaba andava in questa direzione.
Personaggi e trame di questo libro sono ovviamente inventati».
Da dove nasce allora la storia? «A
differenza di altri racconti o romanzi brevi che ho scritto e che
seguivano una pianificazione abbastanza strutturata, in “La
graduatoria della felicità”
ho sperimentato un’altra modalità: ho iniziato a scrivere secondo
quanto mi suggeriva l’ispirazione del momento. È chiaro che, mano
a mano che proseguiva la narrazione e si delineavano personaggi e
vicende, erano gli stessi personaggi e vicende a guidarmi. Non ho
però scritto il libro con l’intenzione di trasmettere un
messaggio. Anche se, a posteriori, un messaggio potrebbe essere il
diario stesso, quale modalità di espressione di sé: scrivere poco
alla volta ha il vantaggio di portare verso esiti che sorprendono ed
emozionano ogni volta. L'autore in primis».
fonte: Paola
Malcotti (me) - l'Adige di oggi, mercoledì 26 settembre 2012
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