mercoledì 26 settembre 2012

"La graduatoria della felicità" della maestra Marcella


In cima c'è nonna Gemma. Poi gatto Diego. Quindi viene Alice, la quasi amica, e la super compagna Cleo. Sonia e Lucio, ovvero mamma e papà, sono finiti agli ultimi posti da quando si sono separati. Nella vita di Mirta, undici anni, c'è sempre una graduatoria. Come quella che spedisce la mamma a fare la supplente in una scuola sperduta fra i monti. Nuovi prof, nuovi compagni. Come saranno? Più severi? Più simpatici? E lei, Mirta, riuscirà finalmente a salire “La graduatoria della felicità”?
 
E' quasi una lista, affidata alle pagine di un diario, la vita della protagonista del primo lavoro pubblicato da Marcella Blasiol per la collana Einaudi Ragazzi. Laureata in Lettere e giurisprudenza - oltre a essere moglie e mamma, ed insegnante d'italiano nella scuola primaria dell'Istituto comprensivo di Cles - l'autrice trentina si occupa da qualche anno di educazione linguistica e di scrittura. Dopo aver dato alle stampe racconti in antologie di autori vari e conseguito alcuni premi, generalmente per racconti brevi, ora la maestra di Tuenno corona la soddisfazione della pubblicazione del suo primo libro. E non con una casa editrice qualunque, ma con la Einaudi. «Ho inviato il dattiloscritto - racconta Blasiol - e due mesi dopo sono stata contattata dalla redazione. È un libro “dai 10 anni”, arricchito con le illustrazioni di Sara Not, ma penso possa leggerlo anche una persona adulta».
 
Perché un libro per ragazzi? «Prediligo la scrittura per ragazzi - continua l'insegnante-scrittrice -. Anzi, le mie esercitazioni nella scrittura sono state soprattutto racconti per bambini. Mi piace l’ambientazione e la narrazione fantastica. Anche la mia tesi di laurea sulla fiaba andava in questa direzione. Personaggi e trame di questo libro sono ovviamente inventati». Da dove nasce allora la storia? «A differenza di altri racconti o romanzi brevi che ho scritto e che seguivano una pianificazione abbastanza strutturata, in “La graduatoria della felicità” ho sperimentato un’altra modalità: ho iniziato a scrivere secondo quanto mi suggeriva l’ispirazione del momento. È chiaro che, mano a mano che proseguiva la narrazione e si delineavano personaggi e vicende, erano gli stessi personaggi e vicende a guidarmi. Non ho però scritto il libro con l’intenzione di trasmettere un messaggio. Anche se, a posteriori, un messaggio potrebbe essere il diario stesso, quale modalità di espressione di sé: scrivere poco alla volta ha il vantaggio di portare verso esiti che sorprendono ed emozionano ogni volta. L'autore in primis».

fonte: Paola Malcotti (me) - l'Adige di oggi, mercoledì 26 settembre 2012

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