domenica 3 giugno 2012

Mare al mattino

«Pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto. Nel punto dove si era interrotta.
Si trattava di unire due lembi di terra, due lembi di tempo. In mezzo c'era il mare.
Si metteva i fichi aperti sugli occhi per ricordarsi quel sapore di dolce e di grumi. Vedeva rosso attraverso quei semi.
Cercava il cuore del suo mondo lasciato».


"Dio nel deserto è l’acqua e l’ombra.
C’è una bottiglia di plastica vuota accanto a una mano scarnata. L’ultimo gesto prima della morte.
Dov’è Dio in quel deserto?
Jamila ha sete. Sete. Cerca nella borsa, rovescia l’acqua in testa al figlio, gli strappa il velo dalla bocca. Lo disseta, lo stringe. Bevi Farid, bevi.
Sono rimasti loro due nel mondo.
La casa è un uovo di creta abbandonato alle spalle".


Farid e Jamila fuggono da una guerra che corre piú veloce di loro. Angelina insegna a Vito che ogni patria può essere terra di tempesta, lei che è stata araba fino a undici anni.
Sono due figli, due madri, due mondi. Due sponde dello stesso mare...
A guardarlo dalla riva, il mare che li divide è un tappeto volante, oppure una lastra di cristallo che si richiude sopra le cose. Ma sulla terra resta l'impronta di ogni passaggio - partenza o ritorno - che la scrittura, come argilla fresca, conserva e restituisce.



Un romanzo di promesse e di abbandoni, forte e luminoso come una favola, “Mare al mattino” prende le mosse dalla Grande Storia e Margaret Mazzantini stavolta presta la voce dei suoi personaggi per raccontare degli italiani spinti in Africa dal Fascismo alla cacciata dei Tripolini nel 1970, fino alle migrazioni imposte da una guerra che brucia ancora, la scrittrice dà voce a chi questa Storia l’ha vissuta, o meglio subita sulla propria pelle: persone destinate a vivere nel segno della mancanza, costrette a lasciare, a perdere, a rinunciare.

Come Jamila, la madre che spera di vedere suo figlio morire perché andarsene per prima significherebbe lasciarlo morire da solo; e come Angelina, che si è vista strappare una vita araba che prometteva l’amore.

"Mare al mattino" è la conferma di un talento raro e difficilmente classificabile, e la dimostrazione che è ancora possibile, oggi, parlare a un pubblico vastissimo senza rinunciare alla qualità della scrittura.
  

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