"Di fatto io sono uno scrittore senza cultura, un contadino senza cultura. Quando non si ha cultura bisogna scrivere di ciò che si conosce. Mi piace raccontare storie. Chi ha più cultura scrive di argomenti più alti. Sorgo Rosso sicuramente negli anni Ottanta ha ricevuto una grande risposta da parte dei lettori. Scrivere della resistenza antigiapponese in Cina è stato sempre molto importante, è un argomento molto sensibile. Ma per affrontarlo sono stati utilizzati punti di vista canonizzati. Quasi tutti gli scrittori avevano parlato di quanto è successo storicamente e si erano dimenticati di raccontare la cosa più importate: cosa aveva provato la gente che quei fatti li aveva vissuti. Secondo me di una guerra è fondamentale descrivere la sua influenza sulle persone, i mutamenti che da essa derivano.
Nei libri che hanno preceduto Sorgo Rosso, i buoni sono buoni in tutto e per tutto e i cattivi sono cattivi in tutto e per tutto. Come succede nei film in cui anche un bambino di due anni può riconoscere il cattivo al suo apparire. E il buono non è solo eticamente ineccepibile, ma per giunta è anche bello. Il cattivo al contrario ha solo pensieri malvagi e in più è senza un occhio, ha il collo storto, o è comunque brutto.
Nella vita reale non è così. Da piccolo ho sentito molti racconti da parte dei miei nonni sulla guerra. Mio nonno era una persona molto coraggiosa. Molti quando arrivano i giapponesi scappavano, lui è sempre rimasto, fino a quando dai giapponesi ha ricevuto una coltellata sulla testa che ha lasciato una cicatrice evidente. Da quel giorno quando arrivavano i giapponesi gli altri scappavano a cinque chilometri di distanza, lui a quindici. La nonna ha assistito all’episodio del ferimento della testa di suo marito. Quando mi ha raccontato che il colpevole del fatto era “un bel giapponese”, ho avuto uno shock, perché avevo sempre pensato che un cattivo fosse brutto e la realtà non corrispondeva all’idea che mi ero fatto. Sono rimasto veramente stupito all’idea che quel giapponese avesse l’aria coraggiosa e fosse un bell’uomo. Ho capito che quanto veniva scritto molto spesso era ipocrita, falso.
Le guerre vissute sono sempre diverse da quelle raccontate da un film. Questa riflessione è stata il punto di partenza per scrivere Sorgo Rosso. Ho scritto la mia guerra, diversa da quella degli altri. E i dibattiti in Cina sono venuti di conseguenza, poiché il mio racconto era diametralmente opposto rispetto alla versione degli altri autori..."
intervista integrale a Mo Yan, Premio Nobel 2012 per la letteratura
... dalla Divina Commedia ad Harry Potter, passando per Gutenberg, gli e-books, i social-media, la grammatica italiana e le recensioni, la poesia e i classici, la letteratura per i bambini di ieri, oggi e domani, la fotografia e l'arte, le nuove forme di comunicazione... e giù giù fino all'editoria, alle biblioteche, agli incipit, agli appuntamenti letterari, alle mostre, alle novità, agli esordienti. Per i quali - non lo nego - ho un debole...
domenica 14 ottobre 2012
Mo Yan, premio Nobel per la letteratura: "Mi piace raccontare storie, sono uno scrittore senza cultura"
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