lunedì 1 ottobre 2012

La bellezza delle brutte

"Una donna brutta non ha a disposizione nessun punto di vista superiore da cui poter raccontare la propria storia. Non c'è prospettiva d'insieme. Non c'è oggettività. La si racconta dall'angolo in cui la vita ci ha strette, attraverso la fessura che la paura e la vergogna ci lasciano aperta giusto per respirare, giusto per non morire..."

"La vita accanto" è la storia di una donna abituata a esistere sempre in punta di piedi, sul ciglio estremo del mondo. Con la leggerezza e la ferocia di una favola, Mariapia Veladiano (Premio Calvino 2010) racconta la crudeltà della natura, la fragilità che può diventare odio, la potenza della passione e del talento.

Rebecca è nata irreparabilmente brutta. Sua madre l'ha rifiutata dopo il parto, suo padre è un inetto. A prendersi cura di lei, la zia Erminia, il cui affetto però nasconde qualcosa di terribile, e la tata Maddalena, affettuosa e piangente. Ma Rebecca ha mani bellissime e talento per il piano. Grazie all'anziana signora De Lellis, Rebecca recupera un rapporto con la complessa figura della madre, scoprendo i meccanismi perversi della sua famiglia. E nella musica trova un suo modo singolare di riscatto, una vita forse possibile. La Veladiano racconta senza sconti l'ipocrisia, l'intolleranza, la crudeltà della natura, la prevaricazione degli uomini sulle donne, l'incapacità di accettare e di accettarsi, la potenza delle passioni e del talento.

Lo si potrebbe definire il romanzo delle apparenze, in cui nulla è ciò che sembra; dietro le lacrime di una donna apparentemente fragile si nasconde una grande forza e generosità; dietro il silenzio ostile ed ostinato di una madre si cela un amore inespresso ed affidato alle pagine di un diario segreto; l'apparente affidabilità, premura e generosità di un uomo maschera un'incapacità ad amare la persona che più avrebbe bisogno di considerazione ed attenzione.

Un libro forte eppure aggraziato, colto eppure scorrevole. Si legge tutto d'un fiato e lo si ama sin dalla prima riga.

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