giovedì 9 agosto 2012

Sherlock Holmes: dalla mattanza delle foche agli omicidi... il passo fu davvero breve

Domenica 4 aprile 1880, un ventenne studente di medicina imbarcato sulla baleniera inglese “Speranza” cade per l’ennesima volta nelle ghiacciate acque dell’Artico. Una volta ripescato, sul suo diario scrive: “Sono caduto nel Mar Glaciale Artico per tre volte oggi, ma per fortuna qualcuno è sempre stato vicino per tirarmi fuori”. Il ragazzo si chiamava Arthur Conan Doyle, e il quaderno manoscritto su cui annotò l’incidente sarà presto pubblicato dalla British Library (ancora non si conosce la data esatta) in formato fac-simile, per non perdere il fascino della calligrafia e delle illustrazioni originali dell’autore.

Il padre di Sherlock Holmes annotò su quel quaderno tutta la sua esperienza di viaggio come medico di bordo. Si imbarcò sulla baleniera a soli vent’anni, lasciando alle spalle gli studi di medicina. Descrisse il quotidiano lavoro di assistenza ai marinai feriti e brutali scene di caccia che lo impressionarono molto, come nel resoconto del massacro delle foche. Scriveva così il 3 aprile 1880: “è davvero un lavoro sanguinario far schizzare fuori il cervello di quelle povere creature mentre ti fissano con i loro occhioni scuri”.

Tra i racconti c’è anche quello del suo ventunesimo compleanno, festeggiato a circa 100 miglia dal Polo Nord. Si tratta di un testo interessante, un feticcio da appassionati e curiosi che amano vedere come i grandi autori muovevano i primi passi. Anche solo per conoscerne il metodo di lavoro...

fonte: Panorama.it

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