
Non so voi quale destino abbiate riservato ai vostri compagni di banco, di cartella e di interrogazioni; io - ai miei - credo d'aver donato la fine migliore. Se non a tutti, di sicuro ad alcuni in particolare. Sono finiti, certo, in soffitta, in uno scatolone che ogni anno si riempie sempre più di polvere; ma alcuni - quattro - li tengo ancora sulla libreria, assieme a tutti gli altri tomi di saggistica.
Si tratta di libri cui sono legata in modo particolare, per due motivi precisi e diversi: i primi due sono i miei vecchi testi di italiano - "Società, arte e letteratura dell'Ottocento e del Novecento", il titolo - che consulto volentieri anche oggi per cercare spunti di lettura, trame di libri, tracce di poesia classica. Gli altri due sono invece i più logori, quelli sui quali ci ho passato più ore in assoluto: "La storia dell'arte nel corso dei secoli", due volumi praticamente distrutti, tenuti assieme con chili di nastro adesivo, ma per me preziosissimi non solo per il contenuto - un viaggio nella storia dell'arte, appunto, nel corso dei secoli passati - ma anche e soprattutto per le annotazioni che, tanto io quanto le mie compagne di classe, facevamo in ogni angolo libero.
Anche solo sfogliare queste pagine per me equivale ad un tuffo negli anni dell'adolescenza, ad un ritorno sui banchi, tra le risate, le preoccupazioni, i timori, le rabbie di quel periodo. Un bel viaggio nel passato che, grazie a quei testi scolastici, posso tornare a fare ogni volta che voglio. E loro, i miei cari, vecchi libri di scuola, non mi deludono mai. Anzi, tornano ogni volta non solo a farmi sorridere, magari con una punta di nostalgia, ma sorpattutto a regalarmi informazioni, notizie, spunti di lettura, curiosità, cultura. Il sapere.
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