martedì 1 gennaio 2013

Aiuto, sbarcano i cannibali che ci mangiano la lingua

Non sprechiamo passione civile, di cittadini, per l'Italia che muore per abdicazione alla lingua, al suo corretto uso. Non per politica scellerata, non per diritto imbrattato di crimine, non per sventure e colpe economiche: quella che viviamo è morte di una nazione che arriva con sanguinosi sforzi all'unità linguistica, in cui tutto esiste e consiste, l'ha buttata, la sta buttando ogni giorno, nelle pattumiere, nelle discariche, nelle latrine...
Poiché ne porto, per mia sventura, il lutto, e lo grido dalle colonne di un giornale, vuol dire che di passione civile non mi sono ancora sbarazzzato del tutto. Ma lo vorrei: perché la passione civile, in Italia, è un malvivere e un mal-di-vivere di troppo...
Lode su tutti gli altari alla lingua di Shakespeare e della Bibbia di Re Giacomo, di Lewis Carroll e di Herberte Geroge Wells, di Malthus e di Keynes, ma dev'essergli contrastata e in tutti i modi ostacolata la penetrazione irresistibile, la pervasività insolente qui dove gloves vorrebbero essere guanti, shoes scarpe, entrance spiccante sulle porte di tutti gli autobus offende l'intelligenza comune...

L'anglomania teleguidata lavora a macchia d'olio su quasi tutto il linguaggio bancario e finanziario. Inglese è già tutta l'espressione informatica, a partire dalla parola stessa. Come un'ideologia totalitaria morbida, l'inglese a poco a poco va imponendo il suo dominio sull'insegnamento scolastico, dalle elementari, dov'è un aggravamento inutile per menti verdi, ai corsi universitari politecnici, le lezioni più importanti impartite direttamente in inglese sono per la lingua patria come una marcatura veterinaria su un animale da macello. Autorizzarli è un gesto di dispregio che ci disonora...

Se si debba o no studiare l'inglese, ovvia è la risposta: va studiato bene e non con corsi celeri più una settimana di turismo. Bisogna impararlo bene per patrimonio mentale e per dargli la caccia meglio dove insidia lingua europee che non ne sono da meno...

fonte: Guido Ceronetti @ La Stampa di ieri - lunedì 31 dicembre 2012

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