lunedì 12 novembre 2012

Ecco come ti fabbrico il falso papiro sulla "moglie" di Gesù

Ricordate il «Vangelo della moglie di Gesù»? Un paio di mesi fa la professoressa Karen King, della Harvard Divinity School, presentò con grande clamore mediatico la scoperta di un piccolo frammento di papiro del IV secolo in lingua copta nel quale a Gesù venivano attribuite le parole «mia moglie». La sua tesi - scritta in un articolo che verrà pubblicato in gennaio nella rivista teologica della prestigiosa università americana - era che si tratterebbe di un nuovo Vangelo apocrifo che testimonierebbe come il celibato di Gesù fosse un tema discusso nelle comunità cristiane dei primi secoli.

Fin da subito - come raccontato da VaticanInsider - c'era stato anche chi aveva messo in dubbio l'autenticità del frammento, notando una serie di stranezze. Ora però Andrew Bernhard, uno studioso dei Vangeli antichi formatosi a Oxford, si spinge molto più in là spiegando come secondo lui «questo falso» sarebbe stato fabbricato. Bernhard sostiene infatti che si tratti di una combinazione molto grossolana di alcune frasi prese dal Vangelo di Tommaso, il Vangelo (apocrifo) copto ritrovato nel 1945 tra i papiri di Nag Hammadi, in Egitto. E aggiunge di aver addirittura individuato una serie di coincidenze tipografiche sospette con la traduzione interlineare copto-inglese di quel testo, curata da Michael Grondin e consultabile da chiunque on line.

In uno scritto intitolato «Note sulla contraffazione del “Vangelo della moglie di Gesù”», Andrew Bernhard spiega che le parole contenute nel nuovo frammento sono tutte presenti nel Vangelo di Tommaso. A parte un'unica eccezione: l'espressione copta che significa appunto «mia moglie», attribuita a Gesù. Non solo: nel frammento scoperto da Karen King le parole compaiono spesso anche nello stesso ordine. E ogni linea di testo del «Vangelo della moglie di Gesù» è composta da parole copte che si trovano nella stessa pagina nella traduzione copto-inglese citata del Vangelo di Tommaso: comporle insieme - sostiene Bernhard - non comporta nemmeno molta fatica. In pratica - continua lo studioso di Oxford - una volta inserita l'espressione «mia moglie» - basta prendere alcune frasi dell'altro testo, cambiare qualche maschile in femminile o qualche negazione in affermazione e si ottiene il nuovo Vangelo rivoluzionario. E a riprova di questa tesi cita il fatto che nel frammento comparirebbe addirittura un errore tipografico che si trova pari pari nel volume curato da Michael Grondin.

Quanto infine all'espressione copta «mia moglie», si tratta comunque di una parola copta di sei lettere facilmente combinabili. Che - osserva sempre Bernhard - per una singolare coincidenza si trova molto vicino al centro del frammento. Quasi a voler essere proprio sicuri che non passi inosservata.

fonte: Giorgio Bernardelli - Vatican Insider @ La Stampa.it

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