martedì 18 dicembre 2012

Nel giardino delle pesche e delle rose di Joanne Harris

Il vento ha ricominciato a soffiare. Vianne Rocher lo sa: è un segnale, qualcosa sta per succedere. Quando riceve una lettera inaspettata e misteriosa, capisce che ormai niente può opporsi a quel richiamo. Vianne non ha altra scelta che seguirlo e tornare a Lansquenet, il villaggio dove tutto è cominciato, il paese dove otto anni prima aveva aperto una cioccolateria. Qui, adesso come allora, regnano ancora la diffidenza e i pregiudizi, ma molte cose sono cambiate. Il profumo delle spezie e del thè alla menta riempie l'aria, donne vestite di nero camminano veloci e a capo chino per le viuzze e di fronte alla Chiesa, sulla riva del Tannes, è stato costruito un minareto. All'inizio la convivenza tra gli abitanti e la comunità musulmana era stata tranquilla e gioiosa, ma un giorno tutto era cambiato ed erano iniziate le incomprensioni, le violenze, il fuoco. Il curato Francis Reynaud è disperato e vuole a tutti i costi salvare la sua comunità e tornare all'armonia di una volta. E ha capito che solo una donna può aiutarli, Vianne, l'acerrima nemica di un tempo. Solo lei potrebbe portare la pace, solo lei potrebbe capire gli occhi diffidenti e impauriti delle donne che si celano sotto il niqab. Ma soprattutto solo lei può comprendere l'enigmatica e orgogliosa Inès. Ma non è facile leggere la paura e sconfiggere le ipocrisie e le menzogne che serpeggiano tra le due comunità. Eppure Vianne sa come fare, c'è una vecchia ricetta che potrebbe venirle in soccorso...
E così il romanzo si dipana fra i ricordi, il presente, i conti aperti. "Il giardino delle pesche e delle rose" è un romanzo d’evasione, certamente. Ma non si tira indietro di fronte ai grandi temi. «Come Reynaud - spiega la sua autrice, Joanne Harris - abbiamo imparato a demonizzare il piacere e a essere spaventati dai nostri sentimenti. Chocolat era la mia reazione a tutto questo».
Il sequel del romanzo riporta il suo lettore non solo negli stessi luoghi ma anche nella stessa, feconda ispirazione. Fa incontrare universi nuovi, pur se racchiusi nell’angusto spazio del villaggio, solletica il cuore e lo stomaco con un’esuberanza che non è mai sopra le righe.

Proprio come nei pasti degni di tale nome: «C’erano le crêpes, chiaro, e le salsicce; poi confit d’anatra e terrina di fegato d’oca, cipolle rosa dolci, funghi fritti con le erbe e i formaggi, delle piccole tommes passate nella cenere; pastis gascon, pane alle noci, pane con semi d’anice, fouace, olive, peperoncini e datteri. Da bere c’erano sidro, vino e floc, succhi di frutta per i bambini; e perfino un piatto di avanzi per il cane, che dopo si è rannicchiato vicino al fuoco e ha dormito, muovendo la coda a scatti di tanto in tanto e borbottando vaghe oscenità fra i denti».

Ancora una volta la Harris racconta, gioca in modo strabiliante con le parole, che diventano poesia nella capacità di rapire con i sensi. Le sue pagine profumano, odorano, trascinano nel piccolo mondo della narrazione, che non affascina tanto per la storia in sè, quanto per le suggestioni ricreate...

Un libro di quelli "che ne vale davvero la pena".

1 commento:

  1. Ancora non l'ho letto, ma sono andata alla presentazione del libro qui a Bologna, con Joanne in persona! :)
    Mi fa piacere sapere che meriti ma, conoscendola, non avevo dubbi.

    Se ti va passa da me, ho lanciato una sfida di lettura per il 2013, mi farebbe piacere se partecipassi, la trovi qui:

    http://www.peekabook.it/2012/12/2013-women-challenge.html

    Grazie in ogni caso! :)

    Valentina
    www.peekabook.it

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