Ci si occupa dei panda, della foca monaca, del passero marsicano. E le piccole librerie , non sono specie a rischio? Hanno ancora un futuro? Sono accerchiate da ogni lato: Amazon e Ibs, gli e-book, le grandi catene di cui sono proprietari gli editori: Feltrinelli, Mel books, Mondadori etc.
Sembrerebbe il momento di scappare, di cercare un altro lavoro: ma c’è chi un altro lavoro ce l’aveva, e ha scelto di fare il libraio.
Vi racconto tre storie: Marina e Gianpiero hanno fatto i camionisti, poi, in cerca di un lavoro più stanziale, hanno preso in gestione un distributore di benzina. Giampiero riempiva le vetrine del gabbiotto di citazioni letterarie. Un cliente architetto, Pasquale Pinna, gli ha proposto di fare il libraio. E così è nato Il viaggiatore immaginario, una libreria che ad Arezzo è un’istituzione. La differenza la fa la competenza: Gianpiero consiglia e perfino sconsiglia, Marina ripara con la naturale gentilezza agli spigoli del marito: le vetrine sono un esempio di come si possa essere creativi, proponendo estrosi temi, tipo “ la mezzanotte”o “provviste per l’inverno”: chi è incuriosito può vederle nel loro sito. Una catena voleva rilevare tutto, comprare il magazzino e assumere i due librai. Ma non si vende un sogno, per di più ben realizzato.
Luigi Licci era un broker di successo, che per il suo lavoro viaggiava in tutto il mondo. Alla passione dei viaggi si accompagnava quelli per i libri di viaggio: quando si è stufato del suo mestiere Luigi ha preso la libreria Gulliver, nel centro di Verona, e ne ha fatto un punto di incontro. Una volta mi ha invitato a presentare un libro in una villa nella campagna, in una serata infra settimanale: non ci sarà nessuno, pensai. Arrivarono cento persone: ci fidiamo delle proposte di Licci, mi dissero. Io pensai alle tante presentazione male organizzate e peggio pubblicizzate di grandi librerie di catena a Milano o a Roma.
Di Danilo mi hanno raccontato due lettori viaggiatori incontrati in India, Ruggero e Paola. La libreria Quo Vadis di Pordenone è un punto di incontro di veri viaggiatori che il libraio aiuta anche nella preparazione del viaggio. Come se, comprando un libro di cucina, il libraio ti accompagnasse anche a fare la spesa. Danilo lavorava in un’industria tessile, la crisi è stata la spinta a mollare gli ormeggi e partire. Ha sempre letto letteratura di viaggio, è la sua passione. “Ho viaggiato molto tra le righe”, dice. Appena mi capiterà di passare dalle sue parti non mancherò di visitare la sua libreria. Tutte le librerie sono luoghi di confine, ma la Quo Vadis di Pordenone di più.
Come sostenere queste vere librerie? Semplice, non ci facciamo allettare da un euro in più di sconto: un buon libraio tiene titoli che non troveremo mai nei supermercati, conosce i tuoi gusti, si impegna nella ricerca di un libro “scomparso”, ospita senza pressare all’acquisto persone affini, che magari diventano amiche.
Non è avido, altrimenti venderebbe merci dove si ricarica il trecento per cento e non quel magro trenta da cui levare spese, stipendi … e sconto.
Ho raccontato solo tre storie, trasmigrazioni da lavori diversi, per questa avventura coraggiosa che è aprire una piccola libreria in provincia. Non si offenda chi non ho citato. Spero che chi legge racconti altre librerie, altre storie. Pubblicità manifesta, per evitare che piccole luci di cultura si spengano.
fonte: Andrea Bocconi @ Il Fatto online