venerdì 8 novembre 2013

"Emersioni - Isole di giovani racconti" di D. Pivetti

"Ad una persona che s'accinge a leggere un libro non si augura buona lettura, ma buon viaggio..."
E' con questa citazione che ho deciso - due sere fa, nel contesto della rassegna letteraria dedicata agli autori gardesani “Sillabe, sorsi, sapori” promossa da Livio Parisi nello spazio del “Pescatore” di Castelletto di Brenzone (VR) - di iniziare la mia presentazione dell'antologia del collega Davide Pivetti “Emersioni-Isole di giovani racconti” (Studio Eventi Edizioni, 128 pagine). Sì, perché i libri - lo sappiamo benissimo - hanno il potere di farci viaggiare, con la fantasia, pur rimanendo sprofondati comodamente nella nostra poltrona. E questa piccola preziosa raccolta di brevi racconti ha la capacità di interpretare perfettamente la metafora del viaggio. Non solo immaginario ma anche reale.
 
Isole accoglienti e arcipelaghi dimenticati, coste frastagliate e spiagge bruciate dal sole, fondali bassi e ricchi di vita, porti irraggiungibili, paesi abbarbicati su rocce antiche e fari ormai abbandonati, scogli levigati dalle onde che emergono da un orizzonte infinito e case dall'intonaco bianco che resistono al tempo e alle tempeste. E il mare. Tutt'attorno. Calmo o in burrasca, invitante o pericoloso. Ma sempre e comunque mare. Profondo e blu. Sono tredici le storie dal sapore salmastro raccolte in questa antologia - data alle stampe recentemente, dopo un decennio di decantazione - ambientate sulle più belle isole italiane, da Lampedusa a Linosa, da Stromboli a Ustica, da Salina a Favignana, e su alcuni particolarissimi approdi mediterranei, come la croata Cres e le Kerkennah, arcipelago dimenticato tra Italia e Tunisia. E poi Portixeddu, in Sardegna, e Palermo. Tutte mete di viaggi messi a punto nel corso degli anni - soprattutto quelli spensierati e giovanili - in lungo e largo per il Mediterraneo e che hanno ispirato il giornalista caposervizio (pure mio) della redazione rivana de l'Adige in modo tale da spingerlo a narrare di incontri con uomini e donne divisi dal mondo per via di quelle isole, del loro mare, raccontandolo con gli occhi di chi - per vacanza o per lavoro - giorno dopo giorno lo vive a bordo di una barca, di un traghetto, di una motonave. O da chi invece su una barca, un traghetto, una motonave non ha mai messo piede. Vorrebbe, ma non lo fa. Oppure l'ha fatto, ma poi ci ha ripensato ed è tornato indietro. Perché le isole non sono mai terre scontante. Il mare non è mai identico a se stesso. E la gente di quei luoghi non è mai banale.

Fotografo, appassionato di barca a vela e viaggi, nel corso degli anni Pivetti ha firmato anche un centinaio di reportages a testimonianza del suo amore per la scrittura descrittiva, oltre che per quella giornalistica. Il passo per la narrazione è stato breve, meno quello della pubblicazione dell'opera prima, che arriva volutamente a distanza, quando agli slanci dei vent'anni subentra la consapevolezza dei quaranta. E' così che, un po' per caso e un po' per scelta, in “Emersioni” le isole visitate sono diventate quindi teatro di dialoghi, figli di incontri reali e di ricami fantasiosi, dove i protagonisti non vengono impersonati solo da donne e uomini ospitali e orgogliosi, da vecchi solitari con i visi scavati e da giovani con sogni da realizzare, dai carapaci e dagli uccelli, dai profumi e dai colori, ma dal mare, sfondo infinito. E dalle isole, fatte per pensare. E dalle onde, fatte per portare lontano, soddisfare la voglia di andare via, dare un taglio con il passato, racchiuso in un orizzonte di pochi centimetri, misurato in pochi passi lenti. E dai tramonti, struggenti, che poi spingono a tornare. Sì, perché se al mal d'Africa si può tentar di resistere, alla lontananza dal mare e dalla terra che lo accarezza e accoglie, onda dopo onda, è praticamente impossibile. Lui, l'infinito piatto e blu dai confini indefiniti, è come la montagna: se ce l'hai nel sangue, nel dna, non c'è nulla da fare. Non c'è rimedio. Se non quello di lasciarsi sopraffare dalla nostalgia che accarezza l'anima finché il desiderio del ritorno non vince. E il viaggio, il prossimo viaggio, torna là. Ancora una volta.

«Sono luoghi che mi sono rimasti nel cuore - racconta l'autore - dove sono tornato più volte o dove volentieri tornerei. Luoghi che negli anni giovanili mi hanno ispirato storie divenute racconti e immagini divenute reportage. Era il tempo in cui scrivere era ancora una necessità e una passione. Oggi, i tempi, i modi, la velocità della cronaca, hanno assorbito gran parte di quella energia che ognuno di noi tira fuori quando inizia a riempire un foglio bianco col desiderio di ricordare.
Ho riaperto teche polverose, scovato files dispersi, forzato vecchi floppy quasi inservibili. Recuperando quegli scritti giovanili per farne una raccolta». Un'antologia tematica, limpida come l'acqua di Sardegna, calda come il sole africano, coinvolgente come il vento di Scirocco, graffiante come la sabbia, che fa sognare. O partire. La prefazione di Cornelio Galas e l'introduzione dell'autore fanno da preludio, ma poi è il mare a governare ogni capoverso, a tenere il timone della lettura, a spiegare le vele e le pagine per incitare il lettore a salpare, alla scoperta di tredici piccole perle, una diversa dall'altra, ognuna preziosa. A modo suo.

E al lettore che s'appresta a leggere "Emersioni" non mi resta ovviamente che augurare: buon viaggio!
 
 

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