sabato 16 febbraio 2013

Le tre minestre di Andrea Vitali

Che la vita adulta porti con sé i segni indelebili della fanciullezza è innegabile, ciascuno di noi custodisce dei ricordi, delle immagini che si scolpiscono nella memoria e vi restano ad aeternum. Se poi - come spesso accade nei bambini - si è dotati di una spiccata fantasia è facile che certe raffigurazioni finiscano per imporsi fino a trovare spazio - magari complice il mestiere di scrittore - fra le pagine di un libro. Nel caso di Andrea Vitali è stato così: la ministra, le tre zie zitelle e la campagna comasca si sono sedimentate e hanno dato vita a un romanzo breve, o meglio un romanzo-ricettario.

"Le tre minestre" che danno il titolo al racconto autobiografico di Vitali rappresentano, con un espediente letterario originale e spassoso, tre Ministre: dell'Interno, degli Esteri e dell'Agricoltura. Sono le tre zie che hanno accompagnato gli anni della sua infanzia, preposte alla conduzione delle faccende domestiche, alla cura dell'orto di casa, all'educazione del protagonista e più particolarmente della sua educazione culinaria. "Tutte e tre con uno spiccato, condiviso senso dell'economia che aveva il suo inconfondibile profumo, quello dei 'fregui de bonbon', i frammenti dei biscotti che, forse oggi verrebbero probabilmente gettati, ma allora venivano venduti a prezzo inferiore."

Il racconto di Vitali gira intorno alle qualità attribuite ai cibi nella saggezza popolare, più particolarmente alle presunte virtù terapeutiche del pane di farina bianca, destinato a curare sia i malanni del vecchio nonno, sia le galline malate del pollaio di casa. Originario del lago di Como, l'autore propone uno spaccato di vita vissuta e di costume, con ironia e in sottotraccia una delicata nostalgia. A questo autentico tuffo nel passato - siamo negli anni Cinquanta - contribuisce anche il verace ricettario di piatti della tradizione locale che completa il racconto.

Tra le pagine scorrono veloci le immagini della periferia adiacente alle sponde del lago di Como, di quell’Italia popolata da uomini e donne che, memori delle ristrettezze della Guerra, vivevano ancora con la morigeratezza dei tempi dalla crisi. Un racconto intenso e delicato dove l’affetto e la nostalgia per gli anni sereni dell’infanzia passano attraverso la descrizione delle tradizioni familiari o l’uso del dialetto, le ricette delle zie e i rimedi naturali, a dire l’intimità e la semplicità di un’esistenza fatta di sacrifici e di fatiche e tuttavia dignitosa e autentica. È una letteratura dei luoghi vissuti quella proposta da Vitali, la storia di un passato che non esiste più ma che resta vivo nel ricordo e fa da motore per la scrittura, innescando implacabile il confronto con un presente che per certi versi (vedi la povertà di ritorno) lo ricorda identico, ma i cui valori si sono irrimediabilmente persi.

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