Ripresentarsi al pubblico dopo un successo straordinario e inatteso come quello de "L’eleganza del riccio" (e sulla sua scia, il prequel "Estasi culinarie") avrebbe fatto tremare chiunque. Muriel Barbery ha tuttavia lasciato passare nove anni, durante i quali, in silenzio e lontano dai riflettori dei grandi scaffali delle librerie di tutto il mondo, ha scritto "Vita degli elfi", una storia ambientata in vaghi tempi lontani tra animali parlanti e temibili "consigli elfici ristretti". Un romanzo molto diverso da quello di nove anni fa, quasi spiazzante, ricco di personaggi evanescenti, dalla trama lirica, sulla ricerca di ciò che è in grado di incantare in un mondo che sembra aver dimenticato l’esistenza stessa dell’incanto, che racchiude in sé una meditazione poetica sull’arte, la natura, i sogni e il ruolo dell’immaginazione.
La trama
Maria vive in uno sperduto villaggio in Borgogna, dove scopre di avere il dono di saper comunicare con la natura. Centinaia di chilometri più lontano, in Italia, Clara scopre di possedere uno sbalorditivo genio musicale e viene spedita dalla campagna a Roma per sviluppare queste sue portentose abilità. "Vita degli elfi" racconta la storia di due ragazzine in contatto con mondi magici e forze maligne grazie ai loro straordinari talenti. Se, a dispetto di tutti gli ostacoli, riusciranno a unire i loro destini, questo incontro potrebbe cambiare il corso della storia.
A lasciare perplessi non è la trama in sé (la letteratura sul piccolo popolo è vasta, gli amanti del genere a loro volta lo sono) quanto il fatto che, dopo un Riccio a impianto filosofico centrato su problematiche antropo-sociologiche ritenuto così attuale da suscitare l’entusiasmo che tutti ricordiamo, l’autrice abbia scelto di rovesciare la sua scrittura in maniera tanto radicale. Da qui, il passo ad amare o riporre sulla mensola "Vita degli elfi" è dunque fin troppo breve.
Per quel che mi riguarda, il nuovo romanzo di Barbery all'inizio non può che incuriosire ma poi tende a soffocare la trama in un mare di parole di un'enfasi quasi manieristica. Il racconto risulta pertanto opulento, quasi sempre criptico, a volte oscuro, a volte con parvenze di poesia, spesso allusivo. Certamente un lavoro da certosino (il linguaggio usato dall'autrice rimane irraggiungibile ai comuni mortali) ma difficile da classificare; poetico e onirico quanto si vuole, però quanta fatica arrivare alla fine!
... dalla Divina Commedia ad Harry Potter, passando per Gutenberg, gli e-books, i social-media, la grammatica italiana e le recensioni, la poesia e i classici, la letteratura per i bambini di ieri, oggi e domani, la fotografia e l'arte, le nuove forme di comunicazione... e giù giù fino all'editoria, alle biblioteche, agli incipit, agli appuntamenti letterari, alle mostre, alle novità, agli esordienti. Per i quali - non lo nego - ho un debole...
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L'eleganza del riccio inizialmente non riusciva a rapirmi ma superate le 20 pagine mi sono ricreduta, oggi sono curiosa di leggere questo nuovo libro dell'autrice. Ti farò sapere! A presto
RispondiEliminaSì, fammi sapere cosa ne pensi. Finora ho letto recensioni agli estremi opposti: non esiste una via di mezzo. D'altra parte, nonostante il linguaggio usato dalla Barbery sia più o meno simile, le trame sono assai diverse e - dopo aver apprezzato "L'eleganza del riccio" - non a tutti "Vita degli elfi" piace!
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