mercoledì 14 agosto 2013

"Il mistero della libertà" di M. Villone

Libertà. Così seducente e audace, vestita di infiniti significati, filosofici e pratici, da sempre inseguita e desiderata dall'essere umano. La storia dell’uomo spesso racconta di prevaricazioni e schiavitù, ma anche di ricerca spasmodica, a volte eclatante o profonda, dentro noi stessi. Ecco perché allora “Il mistero della libertà” - il libro pubblicato di recente di Mauro Villone, noto fotoreporter de La Stampa - più che dare risposte, suggerisce domande e riflessioni, ipotizza su quella che potrebbe essere una strada per la ricerca di una “libertà superiore”. Nella vita sociale, pratica e quotidiana, ma anche in quella interiore. Non ci sono ricette, né strade o segreti svelati: la libertà è e rimane un mistero, come lo sono la nascita, la vita e la morte. «La libertà ha però un prezzo che talvolta può essere molto alto - spiega l'autore - ma anche quando siamo schiacciati si possono trovare vie di uscita. Esiste per chiunque la possibilità di vedere le cose diversamente, in qualsiasi situazione ci si trovi, per quanto certi frangenti possano metterci con le spalle al muro. Anzi forse proprio queste situazioni sono quelle che ci permettono di tirare fuori la parte migliore di noi stessi e, quando la notte è più buia, iniziare a immaginare che sia possibile cambiare radicalmente. Ciò che abbiamo, desideriamo, crediamo o meglio ancora crediamo di credere, sono solo zavorre che ci impediscono di volare con la mente, il cuore e lo spirito. Basta iniziare a vedere le cose con un altro sguardo, per accorgersi che le strade da percorrere sono davvero infinite».

Ma il libro di cosa parla? «Si propone di sollevare questioni sopite - continua - sebbene della libertà si parli tutti i giorni. Il tema è complesso e la trattazione non è altro che una codifica delle esperienze da me vissute. Il libro è infatti un saggio che scaturisce da anni di ricerche personali e viaggi. Tale materiale è stato elaborato e sintetizzato per produrre un’analisi del tema e proporre strategie di comportamento. L’approccio razionale e analitico non esclude poi un atteggiamento spirituale di fronte agli interrogativi della vita. Il testo vuole quindi sollevare domande più che dare risposte, per questa ragione parlo di “mistero”. Parto da una lettura di quella che è la condizione dell’uomo negli ultimi 3.000 anni, dei suoi bisogni reali e fittizi e di quanto è rimasto nella nostra cultura. Studio il concetto di libertà in tutti gli aspetti della quotidianità, sia esteriore che interiore, mi avvalgo - per corroborare le mie tesi - di testi di varia natura oltre che di esperienze personali di viaggio, professionali e di volontariato, che mi hanno portato a una profonda condivisione della vita di altre persone, di emozioni, sentimenti, idee, visioni, molto vicine al significato di libertà».

Dopo l’introduzione, che cerca di coinvolgere sul piano emotivo, la prima parte del libro è un approfondimento che utilizza la scala dei bisogni di Maslow, ossia le necessità reali, spesso sommerse da quelle fittizie. «In sostanza, cerco di dimostrare come i bisogni siano pilotati da un sapiente mix di marketing, pubblicità, informazione deviata, condizionamenti sociopolitici e ideologici - continua Villone - fino ad arrivare alla quasi totale sottrazione della libertà di individui e gruppi. Ma non finisce qui. Quello che mi prefiggo di fare è infatti una decodifica dettagliata della quantità di condizionamenti che ci impediscono di vivere, anche sul piano strettamente umano e interiore. Sottolineo poi come i punti davvero cruciali della vita siano in fin dei conti solo la nascita, la malattia, la vecchiaia e la morte: le vere rese dei conti, quelle che ci mettono di fronte, ci piaccia o no, al cambiamento, i momenti nei quali è possibile trovarsi faccia a faccia con il proprio “io”. Passo quindi a suggerire delle strategie di comportamento utili a liberarsi dalla schiavitù e a continuare il cammino verso la libertà, vista più come un percorso senza fine che come uno status definitivo. Infine pongo l’accento sulla bellezza che ognuno di noi ha il diritto di percepire, sentire e fare propria. Una bellezza legata anche agli occhi di chi guarda, oltre che ai soggetti guardati, una visione profondamente positiva della vita, necessaria per imparare ad amarsi, senza condizioni. L’atteggiamento più corretto è forse un ringraziamento profondo. Nonostante tutto, sia il mondo che la vita sono splendidi: salvaguardarli, fermandosi una attimo a goderne, potrebbe essere il vero segreto della libertà».
fonte: Paola Malcotti - l'Adige di martedì 13 agosto 2013

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