Libertà.
Così seducente e audace, vestita di infiniti significati, filosofici
e pratici, da sempre inseguita e desiderata dall'essere umano. La
storia dell’uomo spesso racconta di prevaricazioni e schiavitù, ma
anche di ricerca spasmodica, a volte eclatante o profonda, dentro noi
stessi. Ecco perché allora “Il
mistero della libertà” -
il libro
pubblicato di recente di Mauro
Villone,
noto fotoreporter de La Stampa -
più che dare risposte, suggerisce domande e riflessioni, ipotizza su
quella che potrebbe essere una strada per la ricerca di una “libertà
superiore”. Nella vita sociale, pratica e quotidiana, ma anche in
quella interiore. Non ci sono ricette, né strade o segreti svelati:
la libertà è e rimane un mistero, come lo sono la nascita, la vita
e la morte. «La
libertà ha però un prezzo che talvolta può essere molto alto -
spiega l'autore - ma anche quando siamo schiacciati si possono
trovare vie di uscita. Esiste per chiunque la possibilità di vedere
le cose diversamente, in qualsiasi situazione ci si trovi, per quanto
certi frangenti possano metterci con le spalle al muro. Anzi forse
proprio queste situazioni sono quelle che ci permettono di tirare
fuori la parte migliore di noi stessi e, quando la notte è più
buia, iniziare a immaginare che sia possibile cambiare radicalmente.
Ciò che abbiamo, desideriamo, crediamo o meglio ancora crediamo di
credere, sono solo zavorre che ci impediscono di volare con la mente,
il cuore e lo spirito. Basta iniziare a vedere le cose con un altro
sguardo, per accorgersi che le strade da percorrere sono davvero
infinite».
Ma
il libro di cosa parla? «Si
propone di sollevare questioni sopite - continua - sebbene della
libertà si parli tutti i giorni. Il tema è complesso e la
trattazione non è altro che una codifica delle esperienze da me
vissute. Il libro è infatti un saggio che scaturisce da anni di
ricerche personali e viaggi. Tale materiale è stato elaborato e
sintetizzato per produrre un’analisi del tema e proporre strategie
di comportamento. L’approccio razionale e analitico non esclude poi
un atteggiamento spirituale di fronte agli interrogativi della vita.
Il testo vuole quindi sollevare domande più che dare risposte, per
questa ragione parlo di “mistero”. Parto da una lettura di quella
che è la condizione dell’uomo negli ultimi 3.000 anni, dei suoi
bisogni reali e fittizi e di quanto è rimasto nella nostra cultura.
Studio il concetto di libertà in tutti gli aspetti della
quotidianità, sia esteriore che interiore, mi avvalgo - per
corroborare le mie tesi - di testi di varia natura oltre che di
esperienze personali di viaggio, professionali e di volontariato, che
mi hanno portato a una profonda condivisione della vita di altre
persone, di emozioni, sentimenti, idee, visioni, molto vicine al
significato di libertà».
Dopo
l’introduzione, che cerca di coinvolgere sul piano emotivo, la
prima parte del libro è un approfondimento che utilizza la scala dei
bisogni di Maslow, ossia le necessità reali, spesso sommerse da
quelle fittizie. «In
sostanza, cerco di dimostrare come i bisogni siano pilotati da un
sapiente mix di marketing, pubblicità, informazione deviata,
condizionamenti sociopolitici e ideologici - continua Villone - fino
ad arrivare alla quasi totale sottrazione della libertà di individui
e gruppi. Ma non finisce qui. Quello che mi prefiggo di fare è
infatti una decodifica dettagliata della quantità di condizionamenti
che ci impediscono di vivere, anche sul piano strettamente umano e
interiore. Sottolineo poi come i punti davvero cruciali della vita
siano in fin dei conti solo la nascita, la malattia, la vecchiaia e
la morte: le vere rese dei conti, quelle che ci mettono di fronte, ci
piaccia o no, al cambiamento, i momenti nei quali è possibile
trovarsi faccia a faccia con il proprio “io”. Passo quindi a
suggerire delle strategie di comportamento utili a liberarsi dalla
schiavitù e a continuare il cammino verso la libertà, vista più
come un percorso senza fine che come uno status definitivo. Infine
pongo l’accento sulla bellezza che ognuno di noi ha il diritto di
percepire, sentire e fare propria. Una bellezza legata anche agli
occhi di chi guarda, oltre che ai soggetti guardati, una visione
profondamente positiva della vita, necessaria per imparare ad amarsi,
senza condizioni. L’atteggiamento più corretto è forse un
ringraziamento profondo. Nonostante tutto, sia il mondo che la vita
sono splendidi: salvaguardarli, fermandosi una attimo a goderne,
potrebbe essere il vero segreto della libertà».
fonte: Paola
Malcotti - l'Adige di martedì 13 agosto 2013