Un ricettario per donne tristi o afflitte da problemi: se l’amato è lontano o ha tradito, se la giovinezza se ne va e il viso appare stanco, se non dormi o sei in ansia, ecco i rimedi che risollevano le signore a dieta di felicità, salse, bevande, piatti gustosi, semplici decotti. E' così che dalle pagine del "Trattato di culinaria per donne tristi" si solleva intensa, facendosi spazio tra la leggerezza e l’ironia, un’intelligenza e un bisogno di ragionare con chi legge filosofia.
«Nessuno conosce le ricette della felicità - dice l'autore, il colombiano Héctor Abad Faciolince -. Tuttavia,
nella mia lunga pratica con frutti e verdure, con erbe e radici, con muscoli e
viscere delle varie bestie selvatiche e domestiche, ho trovato in certe
occasioni vie di consolazione. Sono preparati semplici e molto poco rischiosi.
Diffida di me, non cucinare i miei decotti se ti assale l'ombra di un dubbio. Ma
leggi questo tentativo fallace di stregoneria: lo scongiuro, se serve, non è
altro che il suono: ciò che cura è l'aria che esalano le parole».
Dunque, in questo ricettario, il vero nutrimento, per le signore a dieta di felicità, saranno le pillole di saggezza che le ricette trasmettono. Ciascuna di loro risponde a un’esigenza che non è della pancia: la prima ricetta è destinata a quella che dell’amato patisce «il peso invisibile dell’assenza», l’ultima per chi «un giorno sentirà, se non è ancora arrivata, la tremenda desolazione della convivenza». E (esempio a caso) per l’insonnia e per l’oblio non si offre alcuna ricetta, perché per dormire e dimenticare i rimedi sono troppo simili alla morte che non ha bisogno di nutrirsi. Invece esiste il rimedio per la dama ammalata di parole: «se un giorno ti ammalerai di parole... se avrai la nausea quando senti “orribile” o “fantastico”».
Un titolo accattivante caratterizza questo breviario rivolto
a destinatari di sesso femminile, ma che potrebbe suggerire
interessanti spunti di riflessione anche a un pubblico maschile. Questo
trattato utilizza il veicolo della ricetta (qualcuna anche succulenta e
realizzabile) come metafora dal sapore antico per disquisire in modo disinvolto
e giocoso di piccoli e grandi assilli della sfera emotiva quotidiana ed
esistenziale. Così come un ricettario contiene istruzioni
per piatti dolci e salati, minestre e pastasciutte, carni e pesci, salse, sughi
e bevande, anche qui, in ordine volutamente caotico, si alternano riflessioni,
consigli, suggerimenti e consolazioni per un campionario piuttosto variegato di
eventi e di situazioni tra i quali ci si può muovere spilluzzicando:
invecchiamento, nervosismo, insonnia, vedovanza, verginità, nubilato, seduzione,
tradimento, godimento, gravidanza, maschilismo, mestruazioni, solo per citarne
una manciata.
Héctor Abad, in tono divertito e poetico, viene incontro alle
sue lettrici con la benevolenza rara, e perciò consolatoria, di uomo emancipato
e solidale con l'universo degli affanni femminili. E se alcune sentenze possono a prima vista
apparire scontate, alla fine di ogni "ricetta" si trova sempre qualche
ingrediente stuzzicante a stravolgerne completamente il sapore, o
anche solo a lasciarci un retrogusto impensato. Come dire, un cofanetto pieno di
sorprese, di minime verità o curiosità da centellinare. Un sapiente"
divertissement". Un libro da regalare all'amica. O all'amico.