Qual è il candidato che il popolo ha scelto? La domanda è semplice, ma la risposta non lo è per niente. Fin dalla nascita della democrazia, nella Grecia di 2500 anni fa, ci si è accorti che la distribuzione dei voti e dei delegati di un’assemblea è un problema matematico che in molti casi può portare a soluzioni paradossali.
Gestire in maniera «assolutamente giusta» il meccanismo di voto è stato per secoli – e lo è ancora – un problema senza soluzione. Da Platone a Plinio, da Llull a Laplace, Condorcet, Jefferson, von Neumann, Arrow: in tutte le epoche e in ogni tipo di democrazia le menti più raffinate si sono dedicate a risolvere il problema di stabilire in maniera corretta «chi ha vinto»; ma la soluzione si è sempre dimostrata elusiva.
Che si scelga il proporzionale puro, il maggioritario con correzioni o qualche altro sistema tra i moltissimi ormai inventati, c’è sempre modo di distorcere il risultato o di arrivare a un vero e proprio paradosso inaggirabile, dove non vince nessuno, vincono tutti o è di fatto impossibile distribuire i seggi equamente.
Attraverso esempi storici e spiegazioni matematiche – rese con invidiabile chiarezza e senza bisogno di usare formule –, nel suo libro George Szpiro illustra la storia di questo rompicapo, i personaggi che hanno preso parte al dibattito e le raffinate insidie della "Matematica della democrazia".
D’altra parte è dimostrato che i paradossi sono inevitabili e che ogni meccanismo di voto presenta delle incongruenze e può essere manipolato. Salvo uno, certo, ma si chiama dittatura...
... dalla Divina Commedia ad Harry Potter, passando per Gutenberg, gli e-books, i social-media, la grammatica italiana e le recensioni, la poesia e i classici, la letteratura per i bambini di ieri, oggi e domani, la fotografia e l'arte, le nuove forme di comunicazione... e giù giù fino all'editoria, alle biblioteche, agli incipit, agli appuntamenti letterari, alle mostre, alle novità, agli esordienti. Per i quali - non lo nego - ho un debole...
domenica 31 marzo 2013
lunedì 25 marzo 2013
Un piccolo grande regalo. Da dieci e lode!
Letto (cronometrato) in 20 minuti, lasciando di stucco mia figlia. Che non ha resistito, e alla fine ha chiesto "che voto gli dai, da uno a dieci?". "Dieci e lode" la mia risposta. Non avrei potuto farle regalo migliore, dato che il libro in questione l'ha regalato lei, oltre a se stessa, anche a me. Il primissimo libro da lei autonomamente scelto in libreria (escludendo ovviamente i vari Geronimo & Tea Stilton, Valentina ecc.), acquistato con i suoi risparmi, seguendo le indicazioni date dalla professoressa di italiano.
Venti minuti tondi tondi, dicevo. Ma in fin dei conti, la lettura de "L'uomo che piantava gli alberi" - conosciuto anche come La storia di Elzéard Bouffier di Jean Giono, 3400 parole nella traduzione italiana, un racconto classico allegorico della letteratura per ragazzi (ma non solo) - non impegna molto tempo. Anzi.
Pubblicato nel 1953, il racconto è oggi più che mai attuale poiché rilancia temi condivisibili, spinge a riflettere sui concetti di "tempo", "terra", "natura", "lentezza", "amore", "vita". E soprattutto "speranza".
La storia ha inizio nel 1912, quando il giovane narratore intraprende un'escursione in solitaria in Provenza, arrivando vicino alle Alpi, e finisce le scorte d'acqua in una vallata deserta e senza alberi, dove cresce ovunque solo lavanda selvatica, senza alcun segno di civilizzazione. Eccetto un villaggio ormai abbandonato, con strutture diroccate e senza l'ombra di popolazione. Il ragazzo incontra un pastore di circa cinquant'anni, assieme al suo gregge di pecore, un tipo piuttosto silenzioso che gli permette però di bere dalla sua borraccia e di passare la notte nel suo casolare. Incuriosito dalla vita da eremita che conduce l'uomo, il narratore decide di restare presso di lui per alcuni giorni. Scopre così che il pastore, Elzéard Bouffier, ha piantato oltre 100mila querce, pur sapendo che ne sarebbero sopravvissute "solo" 10mila.
Il ragazzo torna a casa e più tardi si arruola come soldato nella Prima guerra mondiale. Nel 1920, traumatizzato e depresso, torna dal pastore, e sorprendendosi alla vista di migliaia di alberelli in tutta la vallata e nuovi torrenti laddove non scorreva più acqua da anni, rivede l'anziano in piena forma. Da quel momento, il narratore tornerà a trovare Elezéard Bouffier ogni anno. Che per 40 anni continuerà a piantare alberi, prima querce e poi faggi, aceri e betulle, e la valle si trasformerà lentamente in una sorta di grande foresta.
Son felice d'averlo letto. Ma soprattutto felice per aver resto felice mia figlia. Piccola grande intenditrice di libri.
Venti minuti tondi tondi, dicevo. Ma in fin dei conti, la lettura de "L'uomo che piantava gli alberi" - conosciuto anche come La storia di Elzéard Bouffier di Jean Giono, 3400 parole nella traduzione italiana, un racconto classico allegorico della letteratura per ragazzi (ma non solo) - non impegna molto tempo. Anzi.
Pubblicato nel 1953, il racconto è oggi più che mai attuale poiché rilancia temi condivisibili, spinge a riflettere sui concetti di "tempo", "terra", "natura", "lentezza", "amore", "vita". E soprattutto "speranza".
La storia ha inizio nel 1912, quando il giovane narratore intraprende un'escursione in solitaria in Provenza, arrivando vicino alle Alpi, e finisce le scorte d'acqua in una vallata deserta e senza alberi, dove cresce ovunque solo lavanda selvatica, senza alcun segno di civilizzazione. Eccetto un villaggio ormai abbandonato, con strutture diroccate e senza l'ombra di popolazione. Il ragazzo incontra un pastore di circa cinquant'anni, assieme al suo gregge di pecore, un tipo piuttosto silenzioso che gli permette però di bere dalla sua borraccia e di passare la notte nel suo casolare. Incuriosito dalla vita da eremita che conduce l'uomo, il narratore decide di restare presso di lui per alcuni giorni. Scopre così che il pastore, Elzéard Bouffier, ha piantato oltre 100mila querce, pur sapendo che ne sarebbero sopravvissute "solo" 10mila.
Il ragazzo torna a casa e più tardi si arruola come soldato nella Prima guerra mondiale. Nel 1920, traumatizzato e depresso, torna dal pastore, e sorprendendosi alla vista di migliaia di alberelli in tutta la vallata e nuovi torrenti laddove non scorreva più acqua da anni, rivede l'anziano in piena forma. Da quel momento, il narratore tornerà a trovare Elezéard Bouffier ogni anno. Che per 40 anni continuerà a piantare alberi, prima querce e poi faggi, aceri e betulle, e la valle si trasformerà lentamente in una sorta di grande foresta.
Son felice d'averlo letto. Ma soprattutto felice per aver resto felice mia figlia. Piccola grande intenditrice di libri.
sabato 23 marzo 2013
Al via la Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, con 50 candeline
Con i suoi 1.200 espositori provenienti da oltre 70 paesi, la Fiera del Libro per Ragazzi - rigorosamente riservata agli operatori del settore - si accinge a festeggiare il suo 50° anniversario. E lo festeggia nel segno del carattere che la rende da sempre unica al mondo: la capacità di essere allo stesso tempo un grande mercato di copyright e un attore protagonista della crescita e della promozione culturale.
Era il 4 aprile 1964 quando a Palazzo Re Enzo si inaugurò la prima edizione della Fiera del Libro per Ragazzi e cominciò la bellissima storia di un appuntamento che non ha eguali. Oggi la Fiera si presenta con lo "smalto" dell’esordio, arricchito di tutte le novità che costellano lo spazio dei giovani lettori, dalle ultimissime tendenze del racconto e dell’illustrazione alle sfide dell’editoria digitale, dalla riscoperta di grandi matite del passato all’esplorazione di nuovi confini di espressività.
Per festeggiare al meglio l’importante compleanno, la manifestazione ha preparato numerose iniziative, sia in fiera che in città, godendo della collaborazione entusiasta del Comune e dell’Università di Bologna, dell’Associazione Italiana degli Editori, della Svezia Paese Ospite d’Onore.
Momento ufficiale di celebrazione dell’anniversario e di apertura della 50° edizione sarà la Seduta solenne del Consiglio Comunale, che si svolgerà lunedì 25 marzo alle ore 11, preceduta alle 10.30 da un incontro di benvenuto da parte del Sindaco di Bologna, che accoglierà a Palazzo d’Accursio il Presidente di BolognaFiere Duccio Campagnoli e il Ministro della Cultura di Svezia Lena Adelsohn Liljeroth.
Un altro importante evento che avverrà durante questa edizione della Fiera sarà il conferimento della laurea ad honorem in Pedagogia allo scrittore francese Daniel Pennac, autore di tanti romanzi per i ragazzi e sui ragazzi.
La collaborazione con AIE Associazione Italiana Editori dà poi vita per l’occasione al nuovo premio BOP – Bologna Prize for the Best children’s Publishers of the year, un riconoscimento agli editori che maggiormente si sono distinti per il carattere innovativo e per il coraggio delle scelte editoriali nel corso del 2012. L’obiettivo è non solo valorizzare le competenze professionali e la qualità intellettuale del lavoro di case editrici di tutto ilmondo, ma anche favorire la conoscenza reciproca e gli scambi tra i diversi paesi e le diverse aree e anime culturali del mondo. Sei i premi che verranno assegnati, uno per ciascuna area geografica: Europa, Asia, Africa, Nord America, Sud America e Oceania.
La chiusura sarà giovedì 28 marzo alle 18.30.
Riconosciuta in tutto il mondo come l'evento da non perdere per coloro che si occupano di contenuti culturali per ragazzi, alla Fiera del Libro (Quartiere fieristico di Bologna) sono quindi ammessi unicamente gli operatori del settore: editori, autori, illustratori, traduttori, agenti letterari, business developer, licensor e licensee, packager, stampatori, distributori, librai, bibliotecari, insegnanti, fornitori di servizi editoriali. Gli operatori del mercato globale del copyright possono trovare in questa Fiera l’ambito ideale in cui sviluppare al meglio nuovi contatti e consolidare rapporti professionali, scoprire nuove opportunità e confrontarsi con le nuove tendenze.
La Fiera si svolge in un’area espositiva di 20 mila metri quadri e presenta a visitatori ed espositori un layout agilmente fruibile. L'edizione 2012 ha visto 1200 espositori provenienti da tutto il mondo, 5000 operatori esteri, 66 Paesi presenti. E’ facilmente intuibile come essa rappresenti un’occasione di confronto a livello globale.
Informazioni: Fiera del libro per ragazzi
Era il 4 aprile 1964 quando a Palazzo Re Enzo si inaugurò la prima edizione della Fiera del Libro per Ragazzi e cominciò la bellissima storia di un appuntamento che non ha eguali. Oggi la Fiera si presenta con lo "smalto" dell’esordio, arricchito di tutte le novità che costellano lo spazio dei giovani lettori, dalle ultimissime tendenze del racconto e dell’illustrazione alle sfide dell’editoria digitale, dalla riscoperta di grandi matite del passato all’esplorazione di nuovi confini di espressività.
Per festeggiare al meglio l’importante compleanno, la manifestazione ha preparato numerose iniziative, sia in fiera che in città, godendo della collaborazione entusiasta del Comune e dell’Università di Bologna, dell’Associazione Italiana degli Editori, della Svezia Paese Ospite d’Onore.
Momento ufficiale di celebrazione dell’anniversario e di apertura della 50° edizione sarà la Seduta solenne del Consiglio Comunale, che si svolgerà lunedì 25 marzo alle ore 11, preceduta alle 10.30 da un incontro di benvenuto da parte del Sindaco di Bologna, che accoglierà a Palazzo d’Accursio il Presidente di BolognaFiere Duccio Campagnoli e il Ministro della Cultura di Svezia Lena Adelsohn Liljeroth.
Un altro importante evento che avverrà durante questa edizione della Fiera sarà il conferimento della laurea ad honorem in Pedagogia allo scrittore francese Daniel Pennac, autore di tanti romanzi per i ragazzi e sui ragazzi.
La collaborazione con AIE Associazione Italiana Editori dà poi vita per l’occasione al nuovo premio BOP – Bologna Prize for the Best children’s Publishers of the year, un riconoscimento agli editori che maggiormente si sono distinti per il carattere innovativo e per il coraggio delle scelte editoriali nel corso del 2012. L’obiettivo è non solo valorizzare le competenze professionali e la qualità intellettuale del lavoro di case editrici di tutto ilmondo, ma anche favorire la conoscenza reciproca e gli scambi tra i diversi paesi e le diverse aree e anime culturali del mondo. Sei i premi che verranno assegnati, uno per ciascuna area geografica: Europa, Asia, Africa, Nord America, Sud America e Oceania.
La chiusura sarà giovedì 28 marzo alle 18.30.
Riconosciuta in tutto il mondo come l'evento da non perdere per coloro che si occupano di contenuti culturali per ragazzi, alla Fiera del Libro (Quartiere fieristico di Bologna) sono quindi ammessi unicamente gli operatori del settore: editori, autori, illustratori, traduttori, agenti letterari, business developer, licensor e licensee, packager, stampatori, distributori, librai, bibliotecari, insegnanti, fornitori di servizi editoriali. Gli operatori del mercato globale del copyright possono trovare in questa Fiera l’ambito ideale in cui sviluppare al meglio nuovi contatti e consolidare rapporti professionali, scoprire nuove opportunità e confrontarsi con le nuove tendenze.
La Fiera si svolge in un’area espositiva di 20 mila metri quadri e presenta a visitatori ed espositori un layout agilmente fruibile. L'edizione 2012 ha visto 1200 espositori provenienti da tutto il mondo, 5000 operatori esteri, 66 Paesi presenti. E’ facilmente intuibile come essa rappresenti un’occasione di confronto a livello globale.
Informazioni: Fiera del libro per ragazzi
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giovedì 21 marzo 2013
"E l'eco rispose": dal 21 giugno il nuovo romanzo di Hosseini
"E l'eco rispose": sarà questo il
titolo italiano del nuovo romanzo di
Khaled Hosseini, in libreria dal 21 giugno 2013, pubblicato da
Piemme e in uscita in contemporanea mondiale. Il titolo originale è "And the mountains echoed".
L'attesa quindi è finita. Il nuovo romanzo dell’autore dei due best seller “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli”, secondo le prime note diffuse dall’editore, sarà sull’amore e sul futuro delle nuove generazioni. Un rapporto familiare, tra grandi slanci affettivi e forti contrasti. Nulla di più sulla trama, ma dovrebbero bastare queste parole dello stesso Hosseini per lasciare l’acquolina in bocca nei suoi tanti lettori italiani: “La famiglia è il tema ricorrente e centrale della mia narrativa. I miei romanzi precedenti ruotano, in ultima analisi, intorno al tema della paternità e della maternità. Il mio nuovo romanzo attraverserà la storia di una famiglia lungo diverse generazioni, concentrandosi questa volta sul rapporto tra fratelli e sorelle, su come si amano, si feriscono, tradiscono, ma anche come si stimano e si sacrificano l’uno per l’altro. Sono emozionato - conclude - alla prospettiva di condividere questo nuovo libro con tutti i miei lettori''.
L'attesa quindi è finita. Il nuovo romanzo dell’autore dei due best seller “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli”, secondo le prime note diffuse dall’editore, sarà sull’amore e sul futuro delle nuove generazioni. Un rapporto familiare, tra grandi slanci affettivi e forti contrasti. Nulla di più sulla trama, ma dovrebbero bastare queste parole dello stesso Hosseini per lasciare l’acquolina in bocca nei suoi tanti lettori italiani: “La famiglia è il tema ricorrente e centrale della mia narrativa. I miei romanzi precedenti ruotano, in ultima analisi, intorno al tema della paternità e della maternità. Il mio nuovo romanzo attraverserà la storia di una famiglia lungo diverse generazioni, concentrandosi questa volta sul rapporto tra fratelli e sorelle, su come si amano, si feriscono, tradiscono, ma anche come si stimano e si sacrificano l’uno per l’altro. Sono emozionato - conclude - alla prospettiva di condividere questo nuovo libro con tutti i miei lettori''.
mercoledì 20 marzo 2013
"Gola di pietra" di Luigi Lambertini
Presentazione - venerdì 22 marzo alle 18 nel Laboratorio arte grafica della
Biblioteca comunale di Rovereto "G. Tartarotti" (corso Bettini 43) - del romanzo di Luigi Lambertini "Gola di pietra" (Reverdito editore).
Due storie d'amore, una conclusa misteriosamente, hanno come sottofondo l'ultimo inverno di guerra e gli anni della Ricostruzione. Da qui, e con un ritmo che si può definire cinematografico, un susseguirsi di momenti drammatici, ma anche di vita quotidiana che, assieme alle vicende dei protagonisti, offrono con immediatezza l'immagine di un mondo ormai passato. La vicenda ha inizio in una sperduta valle. Due giovani, Filippo e Laura, lontani da quanto di tremendo sta avvenendo altrove, conoscono l'amore e lo vivono in tutta la sua completezza. Un giorno però lei parte improvvisamente. Da allora più nessuna notizia. E' stata una fuga? E' espatriata con i suoi, oppure è stata uccisa insieme a loro o, più semplicemente, si è dimenticata di Filippo? Unica certezza, suo padre era un repubblichino. Ma si saprà più tardi. A Filippo non restano che domande. Passano gli anni, si laurea, diventa giornaalista e incontra Giulia. Tutto cambia e i colori della vita hanno partita vinta. Ma ecco di nuovo il ricordo di Laura. Filippo deve ritornare per un'inchiesta nella valle dove vissero la loro storia. La strada sale tortuosa. In cima lo attende la Gola di Pietra...
E' questa la quarta esperienza narrativa di Luigi Lambertini (Nizza, Francia, 1932). In precedenza ha pubblicato "Riccardo Licata, un aquilone... perché?", Centro Internazionale della Grafica di Venezia (1989), "Cartacarbone" Edizioni della Cometa, Roma (2005) e "Tempo in controluce" Valentina Trentini Editore, Trento (2010).
Quale giornalista e critico d'arte, Luigi Lambertini esordisce nei primi anni Cinquanta. Nel 1959 mette in scena un suo atto unico Echi nel sole ce ha per tema l'incomunicabilità. Nel '66 è assunto in RAI per la sede di Trento. Oltre al lavoro di redazione e di radiocronista, dà vita a mostre personali quale Premio Trento (1967), L'incisione trentina, dalle origini ai giorni nostri (1971) e a personali al Centro Rosmini (fra l'altro di Santomaso, Radice, Veronesi, Dorazio, Dangelo e Trubbiani). Notevole il suo apporto alla retrospettiva di Depero allestita alla Galleria Martano di Torino in collaborazione con il museo di Rovereto. Trasferito a Roma nel 1971, lavora ai culturali, prima del Giornale Radio, quindi del GR2 e, sino al 1994, come capostruttura, a RadioUno. Dal 1984 al 1989 fa parte del consiglio di amministrazione della Quadriennale nazionale di Roma. Oltre a commissioni d'invito e premiazione anche internazionali ha all'attivo, assieme alla realizzazione di rassegne di vario genere, numerose monografie e saggi d'arte nonché collaborazioni a riviste e quotidiani. Dal 1974 al 1989 ha scritto per Il Giornale di Montanelli e dal 1989 al 2006 per il Corriere della Sera.
Info: Biblioteca di Rovereto - tel 0464-452500 bibliotecacivica@comune.rovereto.tn.i
www.bibliotecacivica.comune.rovereto.tn.it
Due storie d'amore, una conclusa misteriosamente, hanno come sottofondo l'ultimo inverno di guerra e gli anni della Ricostruzione. Da qui, e con un ritmo che si può definire cinematografico, un susseguirsi di momenti drammatici, ma anche di vita quotidiana che, assieme alle vicende dei protagonisti, offrono con immediatezza l'immagine di un mondo ormai passato. La vicenda ha inizio in una sperduta valle. Due giovani, Filippo e Laura, lontani da quanto di tremendo sta avvenendo altrove, conoscono l'amore e lo vivono in tutta la sua completezza. Un giorno però lei parte improvvisamente. Da allora più nessuna notizia. E' stata una fuga? E' espatriata con i suoi, oppure è stata uccisa insieme a loro o, più semplicemente, si è dimenticata di Filippo? Unica certezza, suo padre era un repubblichino. Ma si saprà più tardi. A Filippo non restano che domande. Passano gli anni, si laurea, diventa giornaalista e incontra Giulia. Tutto cambia e i colori della vita hanno partita vinta. Ma ecco di nuovo il ricordo di Laura. Filippo deve ritornare per un'inchiesta nella valle dove vissero la loro storia. La strada sale tortuosa. In cima lo attende la Gola di Pietra...
E' questa la quarta esperienza narrativa di Luigi Lambertini (Nizza, Francia, 1932). In precedenza ha pubblicato "Riccardo Licata, un aquilone... perché?", Centro Internazionale della Grafica di Venezia (1989), "Cartacarbone" Edizioni della Cometa, Roma (2005) e "Tempo in controluce" Valentina Trentini Editore, Trento (2010).
Quale giornalista e critico d'arte, Luigi Lambertini esordisce nei primi anni Cinquanta. Nel 1959 mette in scena un suo atto unico Echi nel sole ce ha per tema l'incomunicabilità. Nel '66 è assunto in RAI per la sede di Trento. Oltre al lavoro di redazione e di radiocronista, dà vita a mostre personali quale Premio Trento (1967), L'incisione trentina, dalle origini ai giorni nostri (1971) e a personali al Centro Rosmini (fra l'altro di Santomaso, Radice, Veronesi, Dorazio, Dangelo e Trubbiani). Notevole il suo apporto alla retrospettiva di Depero allestita alla Galleria Martano di Torino in collaborazione con il museo di Rovereto. Trasferito a Roma nel 1971, lavora ai culturali, prima del Giornale Radio, quindi del GR2 e, sino al 1994, come capostruttura, a RadioUno. Dal 1984 al 1989 fa parte del consiglio di amministrazione della Quadriennale nazionale di Roma. Oltre a commissioni d'invito e premiazione anche internazionali ha all'attivo, assieme alla realizzazione di rassegne di vario genere, numerose monografie e saggi d'arte nonché collaborazioni a riviste e quotidiani. Dal 1974 al 1989 ha scritto per Il Giornale di Montanelli e dal 1989 al 2006 per il Corriere della Sera.
Info: Biblioteca di Rovereto - tel 0464-452500 bibliotecacivica@comune.rovereto.tn.i
www.bibliotecacivica.comune.rovereto.tn.it
domenica 17 marzo 2013
Scrivere è amare di rimando
Un libro,
un vero libro
non è qualcuno
che ci parla,
è qualcuno
che ci ascolta,
che sa ascoltarci.
Io non scrivo libri,
taglio specchi.
Scrivere
è amare
di rimando.
Christian Bobin
sabato 16 marzo 2013
"Riflessi di te" di Sylvia Day
Dopo "A nudo per te" e in attesa di "Ossessionato di te" (in uscita a maggio), Sylvia Day torna con "Riflessi di te".
La trama
Nonostante le difficoltà del loro rapporto, Gideon Cross, bello e perfetto fuori ma tormentato dentro, ed Eva Tramell, come lui con un passato doloroso alle spalle, sono ancora insieme. Lei è sempre più innamorata, non riesce a stargli lontano e anche lui pare contraccambiare, anche se l'ombra di una sua ex amante continua a suscitare la gelosia di Eva e numerose incomprensioni tra i due. Eva è convinta che tra loro non potrà mai funzionare, ma non riesce a sottrarsi al desiderio incontrollabile e all'amore disperato che li legano. Il comportamento di Gideon si fa però sempre più distaccato e misterioso.
Che cosa nasconde davvero? È possibile per due persone come loro, legate da un'incandescente alchimia erotica, superare i traumi del passato e costruire una relazione duratura e profonda?
"Riflessi di te" è il secondo attesissimo romanzo della sensuale e travolgente "Crossfire Trilogy", che esplora il lato oscuro dell'amore e le possibilità di riuscita di una storia sempre in bilico tra passione e ossessione, consacrando Sylvia Day - in testa alle classifiche del New York Times - come una delle maggiori autrici di best seller internazionali, con oltre una dozzina di romanzi vincitori di premi, tradotti in più di una trentina di Paesi.
In questo nuovo romanzo l'autrice riesce a tessere le fila della storia tenendo ogni componente in tensione, facendo pensare che qualunque cosa possa succedere, in qualsiasi momento. Emergono i personaggi giusti, buoni e cattivi, ognuno esaltato dalla peculiarità dei propri problemi di fondo. La crudezza delle parole accompagna la drammatica disperazione delle emozioni dei protagonisti e crea un quadro a metà fra il sopportabile e il compatibile, disperato e accettabile. La resa dei conti arriverà con il terzo romanzo della trilogia. A maggio.
La trama
Nonostante le difficoltà del loro rapporto, Gideon Cross, bello e perfetto fuori ma tormentato dentro, ed Eva Tramell, come lui con un passato doloroso alle spalle, sono ancora insieme. Lei è sempre più innamorata, non riesce a stargli lontano e anche lui pare contraccambiare, anche se l'ombra di una sua ex amante continua a suscitare la gelosia di Eva e numerose incomprensioni tra i due. Eva è convinta che tra loro non potrà mai funzionare, ma non riesce a sottrarsi al desiderio incontrollabile e all'amore disperato che li legano. Il comportamento di Gideon si fa però sempre più distaccato e misterioso.
Che cosa nasconde davvero? È possibile per due persone come loro, legate da un'incandescente alchimia erotica, superare i traumi del passato e costruire una relazione duratura e profonda?
"Riflessi di te" è il secondo attesissimo romanzo della sensuale e travolgente "Crossfire Trilogy", che esplora il lato oscuro dell'amore e le possibilità di riuscita di una storia sempre in bilico tra passione e ossessione, consacrando Sylvia Day - in testa alle classifiche del New York Times - come una delle maggiori autrici di best seller internazionali, con oltre una dozzina di romanzi vincitori di premi, tradotti in più di una trentina di Paesi.
In questo nuovo romanzo l'autrice riesce a tessere le fila della storia tenendo ogni componente in tensione, facendo pensare che qualunque cosa possa succedere, in qualsiasi momento. Emergono i personaggi giusti, buoni e cattivi, ognuno esaltato dalla peculiarità dei propri problemi di fondo. La crudezza delle parole accompagna la drammatica disperazione delle emozioni dei protagonisti e crea un quadro a metà fra il sopportabile e il compatibile, disperato e accettabile. La resa dei conti arriverà con il terzo romanzo della trilogia. A maggio.
mercoledì 13 marzo 2013
Il nuovo romanzo di Dan Brown il 6 giugno a Firenze
Dan Brown presenterà a Firenze il suo nuovo romanzo, "Inferno", ispirato a
Dante Alighieri e alla sua Divina Commedia. Il libro uscirà il 14 maggio in
contemporanea negli Stati Uniti e in Canada da Doubleday, in Gran Bretagna e
Irlanda da Transworld e in Italia da Mondadori. Lo scrittore statunitense autore
del bestseller "Il Codice Da Vinci" (80 milioni di copie nel mondo) sarà a
Firenze il 6 giugno per una conferenza stampa. Il giorno dopo, il 7 giugno,
Brown sarà a Pietrasanta, in provincia di Lucca, per l'apertura del festival
'Anteprime'.
Ancora una volta protagonista del romanzo di Brown sarà Robert Langdon, lo studioso dei simboli di Harvard, reso famoso da "Il Codice Da Vinci", che arriverà in Italia per risolvere un mistero legato al Sommo Poeta e al suo capolavoro poetico. Sarà un viaggio in un mondo straziato, a tratti inquietanti, popolato da codici, segni e da più di un passaggio segreto.
fonte: AdnKronos
Ancora una volta protagonista del romanzo di Brown sarà Robert Langdon, lo studioso dei simboli di Harvard, reso famoso da "Il Codice Da Vinci", che arriverà in Italia per risolvere un mistero legato al Sommo Poeta e al suo capolavoro poetico. Sarà un viaggio in un mondo straziato, a tratti inquietanti, popolato da codici, segni e da più di un passaggio segreto.
fonte: AdnKronos
giovedì 7 marzo 2013
Trattato di culinaria per donne tristi
Un ricettario per donne tristi o afflitte da problemi: se l’amato è lontano o ha tradito, se la giovinezza se ne va e il viso appare stanco, se non dormi o sei in ansia, ecco i rimedi che risollevano le signore a dieta di felicità, salse, bevande, piatti gustosi, semplici decotti. E' così che dalle pagine del "Trattato di culinaria per donne tristi" si solleva intensa, facendosi spazio tra la leggerezza e l’ironia, un’intelligenza e un bisogno di ragionare con chi legge filosofia.
«Nessuno conosce le ricette della felicità - dice l'autore, il colombiano Héctor Abad Faciolince -. Tuttavia,
nella mia lunga pratica con frutti e verdure, con erbe e radici, con muscoli e
viscere delle varie bestie selvatiche e domestiche, ho trovato in certe
occasioni vie di consolazione. Sono preparati semplici e molto poco rischiosi.
Diffida di me, non cucinare i miei decotti se ti assale l'ombra di un dubbio. Ma
leggi questo tentativo fallace di stregoneria: lo scongiuro, se serve, non è
altro che il suono: ciò che cura è l'aria che esalano le parole».
Dunque, in questo ricettario, il vero nutrimento, per le signore a dieta di felicità, saranno le pillole di saggezza che le ricette trasmettono. Ciascuna di loro risponde a un’esigenza che non è della pancia: la prima ricetta è destinata a quella che dell’amato patisce «il peso invisibile dell’assenza», l’ultima per chi «un giorno sentirà, se non è ancora arrivata, la tremenda desolazione della convivenza». E (esempio a caso) per l’insonnia e per l’oblio non si offre alcuna ricetta, perché per dormire e dimenticare i rimedi sono troppo simili alla morte che non ha bisogno di nutrirsi. Invece esiste il rimedio per la dama ammalata di parole: «se un giorno ti ammalerai di parole... se avrai la nausea quando senti “orribile” o “fantastico”».
Un titolo accattivante caratterizza questo breviario rivolto a destinatari di sesso femminile, ma che potrebbe suggerire interessanti spunti di riflessione anche a un pubblico maschile. Questo trattato utilizza il veicolo della ricetta (qualcuna anche succulenta e realizzabile) come metafora dal sapore antico per disquisire in modo disinvolto e giocoso di piccoli e grandi assilli della sfera emotiva quotidiana ed esistenziale. Così come un ricettario contiene istruzioni per piatti dolci e salati, minestre e pastasciutte, carni e pesci, salse, sughi e bevande, anche qui, in ordine volutamente caotico, si alternano riflessioni, consigli, suggerimenti e consolazioni per un campionario piuttosto variegato di eventi e di situazioni tra i quali ci si può muovere spilluzzicando: invecchiamento, nervosismo, insonnia, vedovanza, verginità, nubilato, seduzione, tradimento, godimento, gravidanza, maschilismo, mestruazioni, solo per citarne una manciata.
Héctor Abad, in tono divertito e poetico, viene incontro alle sue lettrici con la benevolenza rara, e perciò consolatoria, di uomo emancipato e solidale con l'universo degli affanni femminili. E se alcune sentenze possono a prima vista apparire scontate, alla fine di ogni "ricetta" si trova sempre qualche ingrediente stuzzicante a stravolgerne completamente il sapore, o anche solo a lasciarci un retrogusto impensato. Come dire, un cofanetto pieno di sorprese, di minime verità o curiosità da centellinare. Un sapiente" divertissement". Un libro da regalare all'amica. O all'amico.
Un titolo accattivante caratterizza questo breviario rivolto a destinatari di sesso femminile, ma che potrebbe suggerire interessanti spunti di riflessione anche a un pubblico maschile. Questo trattato utilizza il veicolo della ricetta (qualcuna anche succulenta e realizzabile) come metafora dal sapore antico per disquisire in modo disinvolto e giocoso di piccoli e grandi assilli della sfera emotiva quotidiana ed esistenziale. Così come un ricettario contiene istruzioni per piatti dolci e salati, minestre e pastasciutte, carni e pesci, salse, sughi e bevande, anche qui, in ordine volutamente caotico, si alternano riflessioni, consigli, suggerimenti e consolazioni per un campionario piuttosto variegato di eventi e di situazioni tra i quali ci si può muovere spilluzzicando: invecchiamento, nervosismo, insonnia, vedovanza, verginità, nubilato, seduzione, tradimento, godimento, gravidanza, maschilismo, mestruazioni, solo per citarne una manciata.
Héctor Abad, in tono divertito e poetico, viene incontro alle sue lettrici con la benevolenza rara, e perciò consolatoria, di uomo emancipato e solidale con l'universo degli affanni femminili. E se alcune sentenze possono a prima vista apparire scontate, alla fine di ogni "ricetta" si trova sempre qualche ingrediente stuzzicante a stravolgerne completamente il sapore, o anche solo a lasciarci un retrogusto impensato. Come dire, un cofanetto pieno di sorprese, di minime verità o curiosità da centellinare. Un sapiente" divertissement". Un libro da regalare all'amica. O all'amico.
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lunedì 4 marzo 2013
Dove sono gli uomini?
Dopo aver vissuto in prima persona e raccontato la personale esperienza del downshifting in "Adesso basta. Lasciare il lavoro e cambiare vita", per Chiarelettere torna Simone Perotti con "Dove sono gli uomini?", in cui l’autore si domanda "Perché le donne sono rimaste sole?"
Dove sono gli uomini, fisicamente e psicologicamente? Soprattutto a fare cosa, dove se non qui, e perché? Perché le donne sono tutte in giro, tutte in viaggio, tutte da qualche parte, spesso tra di loro, intente a fare o progettare qualcosa, mentre gli uomini sembra che si siano chiusi in casa, a doppia mandata, e non rispondano neppure a chi bussa con forza alle loro porte? Dove sono i protagonisti della scena, gli uomini del Mediterraneo, quelli che trovavi sempre al centro della piazza, al centro della spiaggia, al centro del bar, al centro della scena? Perché sul palco ora sembra che ci siano soltanto donne? Perché gli uomini non escono dai percorsi codificati del lavoro e della società? Perché sono sempre protetti da convenzioni e ruoli codificati, e quando non lo sono entrano subito in difficoltà? Perché gli uomini non parlano (se non di alcuni, pochi, argomenti estranei tanto a loro quanto a me), perché non chiamano, perché sembrano chiusi, rassegnati, stanchi prima ancora di aver iniziato a fare qualsiasi cosa? Per parlare degli uomini, oggi più che mai, occorre parlare con le donne, ascoltare le loro storie, farsi raccontare le loro avventure e disavventure, sfidando le leggi della riservatezza, tentando di collegare fatti e circostanze che ogni donna considera isolati, per cui spesso prova sentimenti di colpa, e che invece sono profondamente collegati tra loro.
L’85% delle donne accetta l’invito di una vacanza in barca contro il 15% degli uomini. Ai corsi di formazione aziendale la frequentazione femminile sfiora il 95%. Anche al corso di free climbing e di yoga le donne non si tirano indietro e sono una massiccia predominanza. In aeroporto, al ristorante, le donne sole o in compagnia sono una presenza fissa. Le donne affollano i corsi di sommelier e quelli di cucina (pensate al vincitore della seconda edizione di Masterchef Italia). I grandi acquirenti di libri – e, pare, anche di giornali e riviste – sono per l’80% donne. In un momento di piena crisi l’imprenditoria femminile è in crescita. Insomma, mentre la presenza delle donne in tutti i settori appare straripante, la figura maschile, da sempre protagonista della scena sociale, sembra nascosta. Perché? Uomini impauriti, senza sogni, inerti.
Che succede agli uomini? Mentre psicologi e sociologi divagano sulle più svariate teorie, mancava ancora uno sguardo dal basso fatto di storie e racconti di donne che da anni parlano della scomparsa del maschio (“o sono gay o sono impegnati”, “non si trova più un uomo decente”). L’uomo è assente, incapace di trovare una collocazione sociale, massacrato dal lavoro, frustrato nelle sue aspirazioni, in crisi sessuale...
Anche in questo nuovo libro Perotti centra un argomento scottante del nostro tempo e, direi, del nostro Paese. Un libro sugli uomini e sul mondo maschile sempre più frustrato e depresso, incapace di decisione e fagocitato dal quotidiano, scritto sulla base delle testimonianze del gentil sesso, che reclama a gran voce l'assenza di uomini con la U maiuscola. Da leggere. Consigliato soprattutto ai maschietti.
“Per parlare degli uomini, oggi più che mai, occorre ascoltare le donne, farsi raccontare le loro disavventure, sfidando le leggi della riservatezza e della buona educazione.” (Simone Perotti)
Dove sono gli uomini, fisicamente e psicologicamente? Soprattutto a fare cosa, dove se non qui, e perché? Perché le donne sono tutte in giro, tutte in viaggio, tutte da qualche parte, spesso tra di loro, intente a fare o progettare qualcosa, mentre gli uomini sembra che si siano chiusi in casa, a doppia mandata, e non rispondano neppure a chi bussa con forza alle loro porte? Dove sono i protagonisti della scena, gli uomini del Mediterraneo, quelli che trovavi sempre al centro della piazza, al centro della spiaggia, al centro del bar, al centro della scena? Perché sul palco ora sembra che ci siano soltanto donne? Perché gli uomini non escono dai percorsi codificati del lavoro e della società? Perché sono sempre protetti da convenzioni e ruoli codificati, e quando non lo sono entrano subito in difficoltà? Perché gli uomini non parlano (se non di alcuni, pochi, argomenti estranei tanto a loro quanto a me), perché non chiamano, perché sembrano chiusi, rassegnati, stanchi prima ancora di aver iniziato a fare qualsiasi cosa? Per parlare degli uomini, oggi più che mai, occorre parlare con le donne, ascoltare le loro storie, farsi raccontare le loro avventure e disavventure, sfidando le leggi della riservatezza, tentando di collegare fatti e circostanze che ogni donna considera isolati, per cui spesso prova sentimenti di colpa, e che invece sono profondamente collegati tra loro.
L’85% delle donne accetta l’invito di una vacanza in barca contro il 15% degli uomini. Ai corsi di formazione aziendale la frequentazione femminile sfiora il 95%. Anche al corso di free climbing e di yoga le donne non si tirano indietro e sono una massiccia predominanza. In aeroporto, al ristorante, le donne sole o in compagnia sono una presenza fissa. Le donne affollano i corsi di sommelier e quelli di cucina (pensate al vincitore della seconda edizione di Masterchef Italia). I grandi acquirenti di libri – e, pare, anche di giornali e riviste – sono per l’80% donne. In un momento di piena crisi l’imprenditoria femminile è in crescita. Insomma, mentre la presenza delle donne in tutti i settori appare straripante, la figura maschile, da sempre protagonista della scena sociale, sembra nascosta. Perché? Uomini impauriti, senza sogni, inerti.
Che succede agli uomini? Mentre psicologi e sociologi divagano sulle più svariate teorie, mancava ancora uno sguardo dal basso fatto di storie e racconti di donne che da anni parlano della scomparsa del maschio (“o sono gay o sono impegnati”, “non si trova più un uomo decente”). L’uomo è assente, incapace di trovare una collocazione sociale, massacrato dal lavoro, frustrato nelle sue aspirazioni, in crisi sessuale...
Anche in questo nuovo libro Perotti centra un argomento scottante del nostro tempo e, direi, del nostro Paese. Un libro sugli uomini e sul mondo maschile sempre più frustrato e depresso, incapace di decisione e fagocitato dal quotidiano, scritto sulla base delle testimonianze del gentil sesso, che reclama a gran voce l'assenza di uomini con la U maiuscola. Da leggere. Consigliato soprattutto ai maschietti.
“Per parlare degli uomini, oggi più che mai, occorre ascoltare le donne, farsi raccontare le loro disavventure, sfidando le leggi della riservatezza e della buona educazione.” (Simone Perotti)
domenica 3 marzo 2013
"Van der Graaf Generator - La biografia italiana" di Paolo Carnelli
Si sciolsero nel
1972, dopo solo quattro anni di vita, quattro album pubblicati e
all'inizio di una carriera musicale che, almeno in Italia, prometteva
essere davvero strepitosa. Si riunirono quindi nel 1975, incidendo
tre album in dodici mesi, e nel 1977, quando il nome venne
temporaneamente modificato; ma poi ognuno se ne andò per la propria
strada.
Fino al novembre del 2004, quando l'annuncio auspicato per anni dai fans arrivò tanto inatteso quanto gradito: i Van der Graaf Generator - il gruppo rock progressive inglese che in Italia aveva avuto un notevole successo - tornavano ufficialmente a esistere. E il loro passaggio nel Bel Paese, terra che li aveva amati e applauditi, era pressoché scontato. La notizia della reunion del gruppo creò ovviamente grande fermento e aspettativa anche se, in realtà, per alcuni appassionati non si trattò di una novità. Già dal 2002 in Italia era attivo infatti un gruppo di studio per le opere di Peter Hammill - il leader della band - e i VdGG, che si occupava di tenere vivo l'interesse attorno alla musica del Generatore.
E fu proprio in concomitanza con il ritorno della band inglese nello Stivale che uscì “Dark figures running”, il libro del roveretano Marco Olivotto e Luca Fiaccavento contenente le traduzioni in italiano di tutti i testi originali, spesso complessi, dei VdGG, con una breve prefazione a cura dello stesso Hammill. Nel giugno del 2005, dopo il primo positivo debutto alla Royal Festival Hall di Londra, i Van der Graaf fecero quindi la loro ricomparsa in Italia - dopo 30 anni esatti di assenza - per due concerti, a Milano e Roma. Entrambe le date andarono sold out. Ma, un mese dopo, Peter Hammill, David Jackson, Hugh Banton e Guy Evans tornarono a suonare per il pubblico italiano e questa volta le location scelte per i concerti furono suggestive: la Valle dei Templi a Taormina e il Vittoriale a Gardone Riviera. E fu nell'anfiteatro dannunziano, dirimpetto al lago di Garda, che Marco Olivotto ebbe nuovamente una parte non indifferente nel contesto dei rapporti, già molto solidi, tra la band e l’Italia: «A dir la verità già nel 2002 avevo prodotto un dvd per Jackson - racconta il titolare di quella che allora era la LoL Productions di Nogaredo - e, pochi mesi prima del ritorno dei VdGG in Italia, avevo mixato e prodotto “The Full English”, il cd di Judge Smith, membro fondatore del gruppo, che presentammo al Cobden Club di Londra il giorno prima del concerto alla Royal Festival Hall. In quell'occasione ebbi modo di incontrare anche Nic Potter, storico bassista dei primi lp che, come Smith, non faceva più parte del gruppo. La sera del concerto a Gardone anche Potter era tra il pubblico, ospite qualche giorno a casa mia. Negli anni a seguire feci parte per un po' di tempo di un gruppo embrionale fondato da Jackson e Potter e, nel 2007 e 2008, suonai nel David Jackson Project. L'ultimo contatto professionale con i membri del VdGG avvenne nell'estate del 2008, quando portai il saxofonista a Suoni delle Dolomiti».
Fino al novembre del 2004, quando l'annuncio auspicato per anni dai fans arrivò tanto inatteso quanto gradito: i Van der Graaf Generator - il gruppo rock progressive inglese che in Italia aveva avuto un notevole successo - tornavano ufficialmente a esistere. E il loro passaggio nel Bel Paese, terra che li aveva amati e applauditi, era pressoché scontato. La notizia della reunion del gruppo creò ovviamente grande fermento e aspettativa anche se, in realtà, per alcuni appassionati non si trattò di una novità. Già dal 2002 in Italia era attivo infatti un gruppo di studio per le opere di Peter Hammill - il leader della band - e i VdGG, che si occupava di tenere vivo l'interesse attorno alla musica del Generatore.
E fu proprio in concomitanza con il ritorno della band inglese nello Stivale che uscì “Dark figures running”, il libro del roveretano Marco Olivotto e Luca Fiaccavento contenente le traduzioni in italiano di tutti i testi originali, spesso complessi, dei VdGG, con una breve prefazione a cura dello stesso Hammill. Nel giugno del 2005, dopo il primo positivo debutto alla Royal Festival Hall di Londra, i Van der Graaf fecero quindi la loro ricomparsa in Italia - dopo 30 anni esatti di assenza - per due concerti, a Milano e Roma. Entrambe le date andarono sold out. Ma, un mese dopo, Peter Hammill, David Jackson, Hugh Banton e Guy Evans tornarono a suonare per il pubblico italiano e questa volta le location scelte per i concerti furono suggestive: la Valle dei Templi a Taormina e il Vittoriale a Gardone Riviera. E fu nell'anfiteatro dannunziano, dirimpetto al lago di Garda, che Marco Olivotto ebbe nuovamente una parte non indifferente nel contesto dei rapporti, già molto solidi, tra la band e l’Italia: «A dir la verità già nel 2002 avevo prodotto un dvd per Jackson - racconta il titolare di quella che allora era la LoL Productions di Nogaredo - e, pochi mesi prima del ritorno dei VdGG in Italia, avevo mixato e prodotto “The Full English”, il cd di Judge Smith, membro fondatore del gruppo, che presentammo al Cobden Club di Londra il giorno prima del concerto alla Royal Festival Hall. In quell'occasione ebbi modo di incontrare anche Nic Potter, storico bassista dei primi lp che, come Smith, non faceva più parte del gruppo. La sera del concerto a Gardone anche Potter era tra il pubblico, ospite qualche giorno a casa mia. Negli anni a seguire feci parte per un po' di tempo di un gruppo embrionale fondato da Jackson e Potter e, nel 2007 e 2008, suonai nel David Jackson Project. L'ultimo contatto professionale con i membri del VdGG avvenne nell'estate del 2008, quando portai il saxofonista a Suoni delle Dolomiti».
Questo e tanto
altro è riportato in “Van der
Graaf Generator - La Biografia Italiana”
(Arcana Edizioni, €19.50) ad opera di Paolo
Carnelli, volume di 244 pagine con
prefazione di David Jackson dedicato al gruppo di punta del movimento
rock progressivo inglese che, dopo sei anni di lavoro e di ricerche,
ha visto la pubblicazione nelle settimane scorse. Non una semplice
narrazione della vita della band ma piuttosto un'accurata
ricostruzione cronologica del rapporto tra il Generatore e il nostro
Paese; una saga appassionante, fatta di concerti, sommosse,
scioglimenti e ricostituzioni, partite a calcio, location
improbabili, inaspettati ritorni. Un libro caratterizzato da una
vasta sezione iconografica composta da ben 112 immagini, in gran
parte inedite, comprendenti foto d’epoca e materiale d’archivio
(locandine, annunci e articoli di giornale, biglietti di concerti),
oltre che da un’appendice dedicata alla discografia del gruppo con
tutte le uscite in lp, 45 giri, cd e dvd, e una sezione in cui sono
riportate con dovizia di particolari le date e le scalette di tutti i
concerti italiani tenuti dalla band.
Una corposa raccolta storica di
materiale e ricordi, testimonianze inedite e rare di chi in 40 anni
ha avuto modo di interagire con i VdGG - compresi promoter,
musicisti, giornalisti, come Armando Gallo, Guido Bellachioma,
Marcello Capra, Beppe Crovella, Tony Pagliuca, Claudio Rocchi,
Maurizio Salvadori, Claudio Simonetti, Aldo Tagliapietra, Pino
Tuccimei - oltre a quelle di decine di fan e appassionati che ebbero
la fortuna di assistere ai concerti tenuti dal gruppo inglese nel
nostro Paese tra il 1972 e il 2011. «Conobbi i Van der Graaf
Generator quando avevo circa 12 anni - spiega Carnelli - grazie a uno
speciale trasmesso da Radiorai che proponeva una panoramica
dell'universo del rock progressivo inglese degli anni '70. Dal 1988
iniziai quindi a collezionare materiale sulla band e i suoi
componenti: vinili originali, articoli, foto, ma in particolare
nastri di concerti ed esibizioni radiofoniche, fino ad arrivare a
possedere più di 500 registrazioni. Nel gennaio 2001 ho fondato la
mailing list Hammillitalia e dal 2003 faccio parte del consiglio
direttivo del Peter Hammill & VdGG Study Group. Il libro è nato
con il desiderio di raccontare non solo la storia del gruppo ma anche
quella di un’intera generazione di giovani italiani, affascinati
dall’epopea del rock progressivo, dai grandi raduni e dalla musica.
Il rapporto tra i VdGG e il pubblico del nostro Paese è sempre stato
speciale e unico, anche se movimentato e non privo di imprevisti: in
mezzo ci sono state però le collaborazioni, le amicizie e i
concerti. Che non aspettavano altro che essere raccontati».
fonte: Paola Malcotti - l'Adige di sabato 2 marzo 2013
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